Movimento dei Focolari
Il patto di unità

Il patto di unità

Nel seguente testo, pubblicato integralmente sulla rivista Nuova Umanità XXXIV (2012/6) 204, Chiara Lubich narra il “patto di unità” stretto con Igino Giordani (che lei chiamava Foco) il 16 luglio 1949, preludio all’esperienza spirituale e mistica di quell’estate. «[…] Vivevamo queste esperienze quando venne in montagna Foco. Foco, innamorato di santa Caterina, aveva cercato sempre nella sua vita una vergine da poter seguire. Ed ora aveva l’impressione d’averla trovata fra noi. Per cui un giorno mi fece una proposta: farmi il voto d’obbedienza, pensando che, così facendo, avrebbe obbedito a Dio. Aggiunse anche che, in tal modo, potevamo farci santi come san Francesco di Sales e santa Giovanna di Chantal. Io non capii in quel momento né il perché dell’obbedienza, né questa unità a due. Allora non c’era l’Opera e fra noi non si parlava molto di voti. L’unità a due poi non la condividevo perché mi sentivo chiamata a vivere il “che tutti siano uno”. Nello stesso tempo però mi sembrava che Foco fosse sotto l’azione d’una grazia, che non doveva andar perduta. Allora gli dissi pressappoco così: “Può essere veramente che quanto tu senti sia da Dio. Perciò dobbiamo prenderlo in considerazione. Io però non sento quest’unità a due perché tutti devono essere uno”. E aggiunsi: “Tu conosci la mia vita: io sono niente. Voglio vivere, infatti, come Gesù Abbandonato che si è completamente annullato. Anche tu sei niente perché vivi nella stessa maniera. Ebbene, domani andremo in chiesa ed a Gesù Eucaristia che verrà nel mio cuore, come in un calice vuoto, io dirò: ‘Sul nulla di me patteggia tu unità con Gesù Eucaristia nel cuore di Foco. E fa in modo, Gesù, che venga fuori quel legame fra noi che tu sai’”. Poi ho aggiunto: “E tu, Foco, fa altrettanto” […]». Continua su: Centro Chiara Lubich (altro…)

Sulla Terra c’è una sola umanità

Sulla Terra c’è una sola umanità

«I muri dividono nazioni, culture e persone. Sono cresciuto di fronte al muro che separa Stati Uniti e Messico. Mi chiamo Noé Herrera e sono nato in una città del Messico il cui nome, Mexicali, sta per Messico e California. Fin da piccolo, mi chiedevo perché fosse così difficile attraversare il confine con gli Stati Uniti. Questi due paesi hanno molti tratti in comune nella loro cultura, come il cibo, la lingua e persino aspetti economici. Ho molti amici da entrambi i lati e molte persone, come me, vanno avanti e indietro dal Messico agli Stati Uniti e viceversa. Tuttavia, ho visto come questo confine rappresenti motivo di grandi sofferenze per i nostri paesi. L’ho visto nelle molte famiglie che sono separate, negli immigrati che lottano per trovare un futuro migliore, nei molti pregiudizi che abbiamo creato. Eppure, ho visto che le persone sono indifferenti a questa situazione. Perché? Perché ci siamo abituati a vedere questa divisione». «Non ho avuto la stessa esperienza di Noè con il muro, posso dire che dagli Stati Uniti è più facile attraversare il confine verso il Messico, che non viceversa. Mi chiamo Josef Capacio. Vengo da una città nel sud della California, San Diego, vicino al confine. Anche io ho visto la divisione negli Stati Uniti, ma per fortuna ho imparato, fin da quando ero molto giovane, a vivere per l’unità. Nel corso degli anni, una nuova percezione del mondo si è fatta strada dentro me. Crescendo, esposto alla multiculturalità, non solo ora la tollero, ma l’ho fatta mia! Penso sia parte del motivo per cui Noé e io siamo diventati amici. Io non sono solo Josef, americano, nato in una famiglia emigrata dalle Filippine, e lui Noé, della grande stirpe messicana. Siamo tutto questo e altro ancora. Siamo due cittadini del mondo. E non dimenticherò mai come ci siamo incontrati. Dopo aver passato un anno lontano da casa, e frequentato una scuola di formazione per i giovani dei Focolari in Italia, ero entusiasta di tornare a casa e sostenere le nostre iniziative in California. Un amico mi ha suggerito di unirmi agli sforzi per un progetto a Mexicali. In tutta onestà, all’inizio ero riluttante. Tuttavia, mi sono morso un labbro e l’ho ascoltato. Fortunatamente, dopo aver incontrato Noé, mi sono deciso ad andarci con alcuni amici. Quella giornata non si può descrivere a parole. Una meraviglia!» «L’obiettivo era quello di mostrare la nostra visione di un mondo unito attraverso una corsa in simultanea lungo i due versanti del muro. C’erano circa 200 persone da entrambe le parti, con un unico messaggio: “Possiamo essere divisi da un muro, ma siamo insieme a costruire un mondo unito”. Molte persone di tutte le età hanno aderito e da allora sta diventando un appuntamento annuale in cui abbiamo coinvolto i governi locali, da entrambi i lati. Dopo quel primo grande evento, il nostro obiettivo è diventato più visibile. Josef ed io, con altri amici dei nostri paesi, abbiamo avuto molte opportunità di lavorare insieme in molte attività sociali, ma anche, nel tempo, abbiamo sviluppato rapporti di fraternità e di vera amicizia con i nostri vicini oltre confine. Ho scoperto che i nostri valori, obiettivi e visione del mondo sono molto simili. Siamo tutti uguali e posso amare il suo paese come il mio». «Ho scattato questa foto durante uno dei nostri eventi, che mi ha ispirato questo pensiero: “Ci sono, per vari motivi, confini fisici, geopolitici, economici, di sicurezza. Ma nei nostri cuori non ci sono barriere. Siamo un unico popolo e vogliamo un mondo unito!”. Quelli che hanno avuto il privilegio di guardare il nostro pianeta dallo spazio parlano spesso di questa nuova percezione della vita umana, sulla Terra. Da lassù non ci sono confini. Svaniscono. Sono invisibili, inesistenti. I motivi per cui continuiamo a farci la guerra diventano piccoli. Un astronauta ha persino detto: “Da quassù è chiaro che sulla Terra siamo una sola umanità”». A cura di Chiara Favotti (altro…)

La dottrina spirituale

La dottrina spirituale

Chiara Lubich e il carisma dell’unità.

“Il nome di Chiara Lubich è ormai entrato nella storia della spiritualità dei secoli XX e XXI, fra i maestri più prestigiosi e ascoltati, per la sua genuina ispirazione evangelica e per la dimensione di universalità umana e culturale che caratterizza la sua dottrina e la sua opera” (dall’Introduzione di p. Jesus Castellano Cervera, OCD). Il presente volume offre l’occasione per un incontro diretto con tale spiritualità attraverso la raccolta di numerosi scritti della fondatrice, molti di quali inediti. Tale raccolta va dal 1943 (anno di fondazione del Movimento) ai nostri giorni, e racchiude l’intera varietà dei generi letterari nei quali ha preso vita la spiritualità di Chiara Lubich: lettere personali e manifesti programmatici, lezioni accademiche, discorsi pubblici e colloqui intimi e personali. La sua dottrina spirituale viene presentata in 3 grandi momenti: il primo concentrato sul cuore del carisma; il secondo sull’originale modalità di vivere e pensare la fede; il terzo sulla visione del mondo nei suoi aspetti più diversi: politici, economici, filosofici alle scienze dell’educazione).

Collana
Verso l’unità – Sez.Spiritualità

Città Nuova Ed.

Amare, ricominciare, condividere

Amare, ricominciare, condividere

«Sono davvero felice di vivere qui il Genfest con voi e con quelli che sono collegati. Vi saluto tutti con tutto il cuore! Sono testimone del rapporto di Chiara con migliaia di giovani di tutto il mondo: il suo dialogo con loro è stato sempre appassionante, aperto, sincero, caratterizzato dalla fiducia. Era esigente così come voi lo siete e convinta che le nuove generazioni con in cuore l’ideale dell’unità formano uomini e donne nuovi che irradiano questa luce, testimoniando che il mondo unito è possibile, perché è già presente e vivo tra noi, come qui, oggi. Anch’io ho avuto il dono di conoscere giovani di tutte le parti del mondo e sono sempre stata affascinata e arricchita dalla vostra vitalità, creatività, coraggio. Chiara vi ha sfidati ad essere uomini e donne dell’unità, che riescono a portare nel proprio cuore i tesori caratteristici di ogni cultura e a donarli agli altri: donne e uomini mondo. Al Genfest del 2012 avete lanciato un progetto ambizioso, il Progetto Mondo Unito. In questi anni avete portato avanti tante concretizzazioni e la proposta fondamentale del progetto – promuovere e diffondere la cultura della fraternità – si è estesa a molti altri, anche adulti e ragazzi. So che tra poco verrà lanciato un nuovo percorso in continuità con il progetto già in atto, che ci incamminerà tutti nelle molte vie per realizzare un mondo unito. Abbiamo un obiettivo grandissimo, ma sappiamo che sono i grandi ideali che fanno la storia. Il nostro obiettivo è: “che tutti siano uno”. Quel “tutti” è il nostro orizzonte! Fare nostro quel sogno di Dio ci lega al Cielo e nello stesso tempo ci inserisce fortemente nella storia dell’umanità per farne emergere il cammino verso la fraternità universale. Con la proposta, che ora verrà lanciata, il Genfest si conclude; tutti torniamo nei nostri Paesi, nelle nostre città. Cosa faremo? Quel mondo unito, che qui stiamo vivendo, lo porteremo dappertutto, lì dove andiamo per realizzarlo nella nostra famiglia, nell’ambiente di studio, di lavoro, nello sport … C’è un segreto per non perdere più questa mèta, che qui al Genfest ci appare così bella, così viva, così affascinante. Vorrei riassumerlo in tre parole: Amare, ricominciare e condividere! Amare è il segreto di una vita felice, piena, interessante, sempre nuova, mai noiosa, sempre sorprendente! Ricominciare quando le difficoltà, lo scoraggiamento, i fallimenti, ci sconvolgono, facendo vacillare la nostra passione per il mondo unito. I campioni del mondo si allenano e si rialzano dopo ogni caduta fino a raggiungere il traguardo. Condividere le nostre esperienze, le nostre gioie, le nostre difficoltà, i nostri talenti, i nostri beni. Usiamo tutti i mezzi utili per fare rete; lanciamo le più varie iniziative per costruire l’unità: operazioni su vasta scala, locale e mondiale, e rendiamo visibile la fraternità universale. Sappiamo che la parte emersa di un iceberg poggia su una base sommersa: così la fraternità si costruisce su gesti quotidiani e azioni fatte con la forte convinzione che il mezzo più potente, che possiamo usare per rinnovare il mondo, è il nostro cuore. Finché il nostro cuore batte, possiamo amare, possiamo ricominciare, possiamo condividere. La fraternità universale comincia dal mio – dal nostro cuore. È la sfida affascinante che vogliamo vivere assieme, perché il mondo unito diventi un sogno realizzato». (altro…)

Vangelo vissuto: “La forza si manifesta nella debolezza”

Caporeparto Il responsabile del nostro settore da qualche tempo sembrava un motore al massimo dell’accelerazione. Tutti cercavamo di evitarlo. Un giorno, parlando con mia nonna, lei mi racconta del nonno, che aveva attraversato un periodo di esaurimento durante il quale sembrava un cavallo senza freni. La guarigione era stata facilitata dall’atmosfera di serenità che la famiglia aveva saputo creargli intorno. Il giorno dopo ho raccolto colleghi e colleghe e ho proposto di aiutare il capo, cercando di ascoltarlo con serenità e di prevenirlo in ogni desiderio. Non tutti sono stati d’accordo, ma la maggioranza ha capito. Dopo qualche tempo il capo ci ha confidato le tragedie che stava vivendo in famiglia. E ci ha ringraziato dicendo: «Con il vostro aiuto non mi è venuta meno la speranza». C.M. – Spagna Cambiamento di rotta Avevo 61 anni quando ho conosciuto dei giovani impegnati a mettere in pratica il Vangelo. Mi stupiva la loro serenità e concordia. Ero stato marinaio e sapevo bene quanto fosse difficile vivere insieme. Questo mi ha convinto a volerne sapere di più, così ho comprato un Vangelo. Leggendolo per la prima volta, ho capito che dovevo cambiare rotta: non bastava essere onesti, non rubare, per sentirmi a posto. Dovevo anche amare gli altri, nessuno escluso. Questo ha comportato un cambiamento radicale nel modo di pensare e di essere, a cominciare dalla famiglia. Mentre infatti con le persone estranee ero tutto sorrisi e mi intrattenevo volentieri, in casa parlavo poco, il solo necessario, e anche in modo autoritario. G.– Italia Bullismo Ho sperimentato sulla mia pelle il bullismo. Quando ero un ragazzo, alcuni studenti della mia scuola avevano deciso di prendere a botte il primo con i capelli rossi che sarebbe andato verso i bagni. Ed ero passato io. Ora sono un insegnante. Un giorno, prima della lezione, un alunno viene a cercarmi in sala professori. Mi confida che è stato incaricato di tendere una trappola al suo migliore amico, e se non lo farà dovrà subire lui lo stesso trattamento. È spaventato e trema. Durante la lezione, racconto quello che era successo a me. Chiedo ai miei allievi come giudicano questo fatto e le mie parole sono seguite da parole e lunghi silenzi. Dopo qualche giorno vengo a sapere che la trappola non è più attuale. H.N. – Ungheria Il ritorno di papà La notizia che papà era tornato in Italia con la nuova moglie, per un periodo di vacanza, aveva sconvolto la vita di noi due sorelle. Dopo la separazione dei nostri genitori erano trascorsi anni difficili. Dal ritorno nel nostro Paese con la mamma, fino alla sua scomparsa, per un male incurabile. Il rapporto tra noi sorelle era sereno, ma l’annuncio dell’arrivo di papà riportava a galla sentimenti dimenticati e sofferenze sopite. “Non lo voglio vedere!” fu il primo impulso. Poi un pensiero: Dio, riscoperto come valore unico, ci ricordava di amare i nostri nemici. L’incontro con papà è andato bene, abbiamo cercato solo di amarlo. Un ponte tra noi è stato gettato. E.R. – Italia (altro…)