Turchia: uniti nel dolore

© Foto: AFP
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Melodie orientali, versetti del Corano ed il Padre Nostro cantati, una traduzione in turco… C’era tutto il necessario, all’incontro del 9 febbraio presso il Centro Eckstein (Baar, Svizzera), per creare un’atmosfera calorosa e accogliente. In sala, presenti 90 musulmani e cristiani che hanno risposto all’invito del Movimento dei Focolari ad approfondire insieme i valori della famiglia, come cellula fondante della società. Pur abitando in Svizzera, le radici di tanti dei partecipanti sono altrove: Tunisia, Marocco, Algeria, Madagascar, Albania, Kosovo, Iran, Siria, Somalia, Turchia, Egitto, Senegal e Sri Lanka. Per introdurre il tema della famiglia, alcuni brani di una video conferenza di Chiara Lubich in cui racconta le origini del Movimento, durante la Seconda Guerra mondiale; ed il legame fra le parole italiane «focolare» e «famiglia». Attraverso l’apertura alle differenti religioni e culture, questa «famiglia» dei Focolari ha creato uno spazio di unità e di dialogo fra persone di differenti confessioni cristiane e fedeli di altre religioni. Le testimonianze dei presenti, alcune anche dolorose, hanno espresso: la difficile integrazione in un paese straniero, come per la giovane algerina abbandonata dal marito dopo due anni di matrimonio; o di altro tipo, come quella coppia svizzera con uno dei tre figli in preda alla droga; o quei giovani genitori che perdono il loro primo figlio…; e ancora, un giovane egiziano che ha dovuto lasciare il suo paese d’origine e la sua famiglia. In tutti i racconti, è emersa la forza che si attinge dalla fede in Dio ed il sostegno della comunità: puntelli essenziali per superare le difficoltà. «La famiglia non si ferma ai limiti parentali: anche il prossimo può diventare fratello o sorella», così Chiara sottolineava nell’intervento video al Congresso Internazionale sulla famiglia a Lucerna (1999). E aggiungeva che quanto succede nel suo ambito può essere vissuto come un’attesa e una grazia di Dio: così come un edificio ha bisogno delle fondamenta per elevarsi, la famiglia si consolida attraverso le prove ma anche condividendo le gioie. Infatti, è una scuola d’amore che contiene tutte le sfumature: dal perdono reciproco, all’invito a ricominciare sempre. In sintesi: la famiglia è vista come una sorgente di stimoli positivi e di vitalità in favore delle singole persone ma anche della comunità. Molto intenso il collegamento internet con una coppia musulmana del Movimento in Algeria, che si è presentata con una esperienza personale sul perdono: «La sera non ero d’accordo con mia moglie su una decisione da prendere per l’indomani. Ma, la mattina, la voce di Dio nella coscienza: “Perché sei arrabbiato? Io non sono in collera con te, eppure è da una settimana che non reciti la preghiera”. Allora, anziché prendermela con mia moglie, mi sono messo ad aiutarla». Hanno, inoltre, raccontato delle altre numerose famiglie musulmane che s’impegnano con loro a vivere la spiritualità dell’unità. Nel messaggio di saluto, l’Imam Mustapha Baztami di Teramo (Italia) si è detto convinto «che cristiani e musulmani possono rendere un immenso servizio all’umanità se si impegnano insieme per i valori della famiglia». A conclusione, una dei partecipanti così si è espresso: «Secondo la mia educazione, era chiaro che noi possedevamo la verità e gli altri erano in torto. Oggi, qui, ho imparato ad aprirmi; ho scoperto che muri e pregiudizi devono essere distrutti». (altro…)
[:it] [:zh] http://vimeo.com/75092270[:ot]
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http://vimeo.com/74808105 (altro…)
1° settembre: accorato “grido” di papa Francesco per la pace in Medio Oriente. 30 e 31 agosto: ad Amman s’incontrano 500 giovani ed adulti, laici e sacerdoti, religiosi e vescovi, che rappresentano il Movimento dei Focolari in questa parte di mondo. Sono arrivati dalla Grecia fino all’Algeria (eccezion fatta per Libia e Tunisia). Presenti anche dal Marocco, dalla Siria, dall’Iraq e da alcuni Paesi del Golfo Persico, dagli Emirati Arabi. Sono momenti tutt’altro che facili in questa terra, e molti hanno fatto l’impossibile per essere presenti alla visita di Maria Voce e Giancarlo Faletti. Dalla Siria è arrivata una lettera accolta da un applauso scrosciante. “Sapete che viviamo un tempo difficile […] in mezzo a questo dolore, continuiamo nonostante tutto a costruire ponti di amore e di unità con gli altri […] seminiamo la speranza nell’umanità sofferente attorno a noi, riempiamo i cuori tristi con la presenza di Dio, facciamo di tutto per portare l’amore agli altri. […] Preghiamo oggi con voi per la Pace tanto minacciata nel mondo e nel Medio oriente, soprattutto in Siria, Egitto, Libano ed Iraq e perché trionfi l’amore di Dio nel mondo”. C’erano cristiani di un mosaico di Chiese (cattolici, copto-ortodossi, greco-ortodossi e greco-cattolici, maroniti, armeni, caldei, siro-ortodossi e siro-cattolici), ed una nutrita rappresentanza di musulmani provenienti dall’Algeria, ma anche da Marocco, Turchia e Giordania. Uno spaccato che fa dire che l’idea dell’unità non è utopia; come ha detto Maria Voce: «Vedendovi, come si fa a dubitare del mondo unito!» Si è respirata per due giorni aria di fratellanza vera. Chiara Lubich era stata in visita ad Amman nel novembre 1999; ma già nel ‘69 aveva affermato che “in tutto il Medio Oriente ci sono i focolai di guerra, per cui la pace è sempre in pericolo: cosa possiamo fare noi che portiamo l’ ideale dell’unità? Dobbiamo fare che questi fratelli si amino, questo corpo deve risanarsi. Qui ci deve essere la salute dell’umanità.”
Le esperienze dei diversi Paesi hanno sottolineato come i passi fatti dai Focolari siano mirati a questa finalità: portare il dialogo come via alla pace. Si è partiti dall’Algeria e Turchia, a raccontare come si è sviluppato il dialogo con i musulmani e quello ecumenico con gli ortodossi. Non è stato un cammino facile: tutt’altro! Chi partecipa a questa esperienza non ha reticenze nell’evidenziarne le criticità, ma anche la decisione di andare avanti. Fino al febbraio del 2012, quando nella sua visita a Tlemcen, Maria Voce ha confermato che in Algeria c’è la presenza di musulmani dei Focolari. Non meno profetiche sono le piccole grandi storie di come il Movimento è iniziato in Turchia, Grecia, Cipro, Libano, Terra Santa, Giordania, Siria, Iraq e Egitto. Si tratta di Paesi, dilaniati in un momento o nell’altro, dalla guerra, dove, nonostante le difficoltà, questo spirito ha trovato le strade per svilupparsi anche con attività di assistenza sociale, oltre che di impegni nel quotidiano per guarire ferite dolorose. E come ha fatto notare Mons. Giorgio Lingua, nunzio per la Giordania e l’Iraq, il dialogo è un rischio, ma costruisce rapporti di fiducia reciproca che si cementano nel tempo. Dal canto suo il Prof. Amer Al Hafi, musulmano, vice-direttore del prestigioso Royal Institute for Inter-faith Study di Amman, ha affermato: “Il dialogo è una grazia di Dio per noi. Attraverso il dialogo, io capisco quanto è grande Dio che ci permette di gustare la diversità”.
L’incontro con Maria Voce e Giancarlo Faletti ha affrontato le problematiche attuali di questa parte di mondo… che toccano tutti da vicino, come difficoltà quotidiane e la morte, per arrivare ai problemi che la guerra crea a famiglie e al loro futuro. Sono emerse anche le barriere esistenti fra i vari Paesi della regione e si è approfondito il rapporto fra musulmani e cristiani ed il ruolo dei musulmani all’interno dei Focolari. Alla conclusione, Maria Voce ha invitato tutti ad un momento di silenzio per chiedere il dono della pace: “mettendoci di fronte a Dio per porci al suo servizio, dicendogli di usarci come strumenti di pace […] in tutti questi Paesi”. Dall’inviato Roberto Catalano Foto: Claude Gamble (altro…)