Movimento dei Focolari
Ungheria: alle radici dei volontari di Dio

Ungheria: alle radici dei volontari di Dio

“Dio! Dio! Dio! Risuoni questo ineffabile nome, fonte di ogni diritto, giustizia e libertà, nei Parlamenti, nelle piazze, nelle case e nelle officine…”. Nel desiderio di rispondere a questo accorato appello pronunciato da Pio XII in radiomessaggio del 10 settembre 1956, a causa della repressione in Ungheria, Chiara Lubich scrive una lettera che diventerà la “magna carta” di una nuova vocazione nel Movimento dei focolari: i “volontari di Dio”. Uomini e donne di tutto il mondo – dove è presente il Movimento –, formati dalla spiritualità dell’unità, che s’impegnano a portare Dio nella società, con la propria vita, nei vari ambiti dove agiscono.

2006 – A Budapest

“C’è stata – scrive Chiara il 15 gennaio 1957– una società capace di togliere il nome di Dio… l’amore di Dio dal cuore degli uomini. Ci deve essere una società capace di rimetterlo al Suo posto. (…) Ci sia chi Lo santifica con tutte le sue forze e si riunisce a quelli che sentono identica chiamata per fare un blocco agli ordini di quella eterna Parola che nessuno potrà mai cancellare dalla terra. Occorre gente che segua Gesù come vuole essere seguito: rinunciando a se stessi e prendendo la sua croce. Che crede quest’arma: la croce, più potente delle più potenti bombe atomiche perché la croce è un varco nelle anime, mediante la quale Dio entra nei cuori… Fare un blocco di uomini di tutte le età, condizioni, legati dal vincolo più forte che esista: l’amore reciproco lasciatoci dal Dio umanato morente, come testamento… Amore reciproco che fonde i cristiani in un’unità divina… che sola può opporsi all’unità provocata dall’interesse, da motivi di questa terra, dall’odio. Amore reciproco che significa: fatti concreti, proiezione di tutto il nostro amore verso i fratelli per amore di Dio. Insomma occorrono discepoli di Gesù, autentici nel mondo, non solo nei conventi. Discepoli che volontariamente Lo seguano, spinti solo da un illuminato amore verso di Lui, in quest’ora tenebrosa… Un esercito di volontari, perché l’amore è libero. (…) Occorre… edificare una società nuova, rinnovata dalla Buona Novella, dove splendano con l’amore la giustizia e la verità. (…) Una società che testimoni un nome solo: Dio.” (altro…)

Ungheria: alle radici dei volontari di Dio

Croazia: a scuola di Umanità Nuova

“Faro” è il nome profetico della cittadella croata, centro di formazione per persone di varie nazioni, chiese, religioni e uomini di buona volontà. Così l’aveva pensata Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei focolari, quando, negli anni ’80 alcuni ettari di terreno e case in disuso vennero messe a disposizione del Movimento a Križevci, a 60 km da Zagabria. Faro oggi è riconosciuta come luogo privilegiato di incontro tra persone provenienti da tutti i Balcani, soprattutto dopo l’azione volta a favorire la riconciliazione fra le varie etnie durante la guerra degli anni novanta. E’ in questa cittadella in Croazia che si è svolta nell’Aprile scorso una scuola di formazione promossa dal Movimento Umanità Nuova, e rivolta a partecipanti di 12 nazioni dell’Europa orientale. Alcuni di questi Paesi sono stati in guerra tra loro in un recente passato, altri invece caratterizzati da enormi problemi economici e una difficile transizione verso la democrazia. Situazioni delicate, non sempre facile da conciliare, ed è proprio per questo che dal 15 al 17 Aprile ci si è focalizzati sulla conoscenza dei valori che animano l’impegno di Umanità Nuova, l’espressione sociale dei Focolari. L’obiettivo è stato quello di fornire competenze concrete per l’applicazione di questi valori nelle diverse sfide che i professionisti devono affrontare nei vari ambiti sociali: dai medici, agli educatori, ai politici, agli economisti, ai magistrati: ognuno con un preciso compito, ma tutti insieme testimoni di fraternità. E’ questa la realtà più vera emersa dal fitto dialogo tra i partecipanti e i membri della segreteria centrale di Umanità Nuova arrivata da Roma e altre regioni d’Italia. Delia da Spalato scrive: «Penso che questa scuola sia stata per ognuno un’occasione nuova per sentirsi protagonista nel vivere per la fraternità nel proprio ambiente e per rimboccarsi le maniche per migliorare la realtà in cui vive. Perché nulla è piccolo di ciò che è fatto per amore». Le fa eco Sanja Jurić che racconta: «Tornando a casa ho parlato a tutti di quanto avevo vissuto: in famiglia, alle colleghe nel lavoro, e ho cominciato a vivere con più intensità cercando di fare bene tutta la mia parte lì dove mi trovo». Sono solo alcune delle conferme al messaggio che Maria Voce, presidente del Movimento, aveva inviato il primo giorno: «Vi auguro che possiate attingere alla forte e illuminante presenza di Gesù fra voi, il Suo modo di pensare e di agire per lavorare per il “bene comune”, sapendo che – come ci ha ricordato spesso Chiara – : “Il mondo è di chi più lo ama e meglio sa dargliene la prova». (altro…)

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Messaggio di Chiara Lubich al Movimento Umanità Nuova

Messaggio rivolto da Chiara Lubich alla Giornata del Movimento Umanità Nuova

Roma (EUR), 20/03/1983(…) Il nostro Movimento – come sappiamo – è sorto perché un piccolo numero di persone, una cellula di umanità si è imbattuta in una sorgente, s’è lasciata imbevere da una polla di acqua viva: una nuova, più profonda comprensione della buona novella: Dio è Amore! Dio ci ama. Dio ama tutti gli uomini. Nella nostra vita, anche in quella concreta di tutti i giorni, con i suoi problemi e progetti, coi suoi dolori e le sue gioie, noi non siamo soli. Se lo vogliamo, se l’accogliamo, può giocarvi questa Presenza superiore e straordinaria, in grado di aiutare in maniera imprevista, di arricchire e di sublimare il nostro vivere quotidiano in tutte le sue manifestazioni. Un Padre, una Provvidenza divina è sopra di noi e ci segue. Certamente questa fede nell’amore di Dio non è assente, nemmeno oggi, dal cuore di molti. Tuttavia non se ne traggono spesso tutte le conseguenze e si conduce la propria vita, si costruisce la città terrena, si vuole rinnovare il mondo, come se in questo sforzo dovessimo far tutto da noi. (…) Una delle più grandi convinzioni, che s’è fatto, ad esempio, il nostro Movimento in questi quarant’anni di vita, convinzione suffragata dall’esperienza quotidiana, è questa: vivere secondo la Buona Novella, scatenare nel mondo la rivoluzione evangelica è sinonimo di scatenare anche la più potente rivoluzione sociale. Ci sono oggi dislivelli sociali nel mondo? Ci sono ancora, su due fronti, i ricchi e i poveri? Noi crediamo, come Maria, – e l’abbiamo visto per grazia di Dio realizzarsi in più posti del nostro pianeta – che la legge del Vangelo praticata sa veramente arricchire di beni quanti hanno fame e “rimandare a mani vuote i ricchi” (Lc.l,53). Noi siamo testimoni di come la beatitudine della povertà (cf. Lc.6,20) e la minaccia del “guai a voi, o ricchi” di Gesù (Lc.6,24), prese sul serio, possono dare una solenne spinta per ristabilire gli equilibri sociali. Abbiamo oggi il problema della disoccupazione, degli anziani, degli emarginati, degli handicappati, della fame, i molti problemi nel Terzo Mondo? Non ammonisce forse tutta la storia cristiana che la pagina del Vangelo riguardante l’esame finale di ogni cristiano “Ho avuto fame e mi hai dato da mangiare…” (Mt. 25,35 ss) ha offerto straordinarie soluzioni? Non abbiamo forse sperimentato anche noi che, messa in atto, con impegno quotidiano, secondo le esigenze attuali e con metodi consoni al nostro tempo, può risolvere molti di questi problemi? E il “dare”, che il Vangelo domanda (“Date e vi sarà dato”) e che assicura la promessa di “misure piene, pigiate e traboccanti” (cf. Lc. 6,38), che il nostro Movimento tante volte ha costatato, non è anch’esso un atteggiamento concreto che può sollevare chi è nella miseria, nella fame, nella solitudine, bisognoso di ogni cosa? E’ un’esperienza quotidiana poi che “chiedendo”, come il Vangelo insegna, si ottiene (cf. Lc.11,10); che “il resto” (e questo resto può essere per gli uni: la salute, per altri: il posto di lavoro, per altri ancora: la casa, o un figlio, o quanto necessita) viene in sovrappiù (cf. Mt. 6,33). L’abbiamo costatato con i nostri occhi poi, tante volte, a gloria di Dio, quel “centuplo”, che Cristo ha promesso a quanti si staccano da ogni cosa per Lui (cf. Mt. 19,23). (…) E se arriva qui, per il poco che, con la grazia di Dio si fa, per il poco che si ama, perché non può arrivare dappertutto?

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Egitto, la speranza di Piazza Tahrir

   

La comunità dei Focolari in Egitto

Si sono recati nel Paese arabo per incoraggiare il nuovo impegno che come cittadini gli egiziani si stanno prendendo, ma soprattutto per portare il calore e il sostegno di tutto il Movimento sparso nel mondo alla comunità egiziana in un momento storico di straordinaria intensità. “Sono al settimo cielo dopo aver dato per la prima volta il mio voto. Nella mia fabbrica ci sono tanti operai, probabilmente appartenenti all’organizzazione dei ‘Fratelli musulmani’, e sapevo che il loro voto sarebbe stato contrario al mio… Siccome la fabbrica chiude dopo la chiusura delle urne, quando non ci sono più autobus ho sentito la spinta a portarli io al seggio, facendo due viaggi con la mia macchina. Non ho voluto indottrinarli, l’unico mio consiglio è stato: votare per il bene del Paese.” Ecco una delle testimonianze che ci arrivano dalla comunità de Il Cairo a ridosso del recente referendum costituzionale, che racconta la vivacità di un popolo che si sta riscoprendo protagonista del proprio cambiamento. Lucia Fronza Crepaz e Franco Pizzorno sono appena rientrati da un viaggio durato quattro giorni nel Paese arabo: li abbiamo incontrati nella sede della segreteria centrale del Movimento Umanità Nuova, di cui sono corresponsabili. Un viaggio organizzato in poco tempo e forse non previsto: com’è maturata la scelta di partire per l’Egitto? FP: “In effetti abbiamo deciso venerdì 11 Marzo e cinque giorni dopo eravamo già sul posto. L’occasione è stata una lettera che ci è arrivata dalla comunità dei Focolari presente a Il Cairo: il racconto della situazione che stanno vivendo ci ha fatto capire che era necessario far sentire loro l’appoggio e il calore di tutto il Movimento sparso nel mondo. Oltre al fatto che c’era una precisa richiesta di aiuto per formare al vivere sociale una comunità da troppi anni oppressa e che sta riscoprendo solo ora la sua identità di popolo”. Che situazione avete trovato al vostro arrivo? LFC: “Questa richiesta  è nata dal senso di responsabilità che anche i membri del Movimento hanno sentito verso il loro Paese. Abbiamo trovato uno splendido fermento, tipico di chi finalmente, dopo anni di dittatura, può respirare e pensare; c’è un grande entusiasmo nella gente che è cosciente di  farsi carico delle sorti della propria nazione, a cominciare dalla propria strada, dal proprio quartiere: la domanda era “come fare?”. Abbiamo portato le esperienze e le riflessioni maturate in questi anni in tutto il mondo e, assieme a loro, cercato di capire come ci si possa muovere, ognuno nell’ambiente dove opera, con la fraternità nel cuore, nella mente, e nella forza delle braccia”. Rientrati a Roma, cosa rimane di questo viaggio? LFC: “Il senso di una scommessa vinta, se pensiamo che loro stessi si sono scoperti pronti più di quanto pensassero. Ci ha colpito molto un fatto: il Movimento dei focolari lì può attuare la sua vocazione, quella di mettersi dentro la ferita fra cristiani e musulmani. I Focolari hanno scelto la loro frontiera che è quella di credere nella possibilità di rapporto tra questi due gruppi, nonostante le ferite profondissime che secoli di storia e di incomprensioni vorrebbero vedere vincenti. Chi vive lì per la fraternità universale è chiamato a stare dentro questa piaga e a dare un contributo fattivo al suo risanamento”. FP: “E in questo percorso penso sia fondamentale puntare sulle nuove generazioni e sulla possibilità di una nuova fiducia nelle istituzioni, che con il tempo dovrà maturare. Abbiamo visto nella comunità del Movimento e particolarmente nei giovani, grande gioia, sicurezza e voglia di fare, pur nelle difficoltà  che vivono da sempre e che li rendono particolarmente sensibili a vivere per la fraternità universale”.

A cura di Paolo Balduzzi

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Ungheria: alle radici dei volontari di Dio

I “mondi” per… muovere il mondo

Rocca di Papa, centro congressi “Mondo Migliore”: non sarà un caso che si sia tenuto proprio qui il congresso che il movimento Umanità Nuova ha promosso nelle giornate dell’ 8 e 9 Gennaio 2011,  e dedicato proprio ai cosiddetti “mondi”. “Il Movimento Umanità Nuova si articola non tanto per categorie, quanto per “mondi”– ha detto Chiara Lubich già nel 1983- “nei quali convergono quelle persone che operano quotidianamente gomito a gomito”. I “mondi” dunque  – 8 in totale – rappresentano  l’insieme dei vari ambiti della vita sociale con tutte le persone e le diverse categorie in essi operanti: ecco i medici, gli infermieri, i malati per il “mondo” della salute; i professori, i bidelli e genitori per il “mondo” della scuola; gli imprenditori, i commercianti, gli artigiani, i sindacalisti e gli operai per il “mondo” dell’economia e del lavoro. E si potrebbe continuare ancora. Oltre 230 partecipanti, prevalentemente italiani ma con alcune significative presenze daFrancia,  Croazia, Spagna e Portogallo, per prendere coscienza che i “mondi” rappresentano uno strumento privilegiato ed efficace per andare incontro all’umanità. Leggere le ferite di un particolare ambito sociale e riconoscerne allo stesso tempo le opportunità  è stato uno dei compiti principali dei congressisti: una comunione di esperienze e di intuizioni per mettersi a servizio delle città, delle comunità, delle scuole, degli ospedali, dei consigli comunali,  delle fabbriche, degli uffici e dei quartieri, trovando insieme le risposte migliori alle sfide che la società di oggi è chiamata ad affrontare, avendo sempre davanti agli occhi lo scopo ultimo: la fratellanza universale. Oltre ai momenti in plenaria, il lavoro si è svolto soprattutto per gruppi, con impegno, passione, vivacità e ascolto profondo. Questo ha permesso ai partecipanti non solo di conoscersi, ma anche di trarre coraggio dall’esperienza di un collega o di un vicino. Si è profilato così anche un iniziale lavoro per delineare le “idee forza” che è possibile evincere dalle varie testimonianze, individuando allo stesso tempo alcune priorità di impegno nei diversi ambiti. E’ significativo il commento di Rosamaria Milisenna, impegnata nel mondo dell’educazione e della cultura in Sicilia: “La bellezza di questi giorni è stata scoprire che con la tua vita, le tue competenze professionali e le tue passioni, essendo pienamente dentro e per l’umanità, puoi dare un’idea, una soluzione, una risposta che quel pezzetto di mondo in cui vivi attende. Non da sola, ma insieme”. (altro…)