Mar 26, 2012 | Centro internazionale, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Tra i quattro dialoghi della Chiesa cattolica – nella stessa Chiesa, tra Chiese diverse, tra fedeli di religioni diverse e con persone di buona volontà ma senza un credo religioso – il primo dialogo è quello più tipico della regione del Centroamerica. Anche qui in Guatemala, come testimonia il semplice ma caloroso incontro che si è svolto al Centro Mariapoli di Ciudad de Guatemala in un sabato assolato, lo scorso 24 marzo. Vi partecipano i rappresentanti di una decina di movimenti, che solitamente hanno il loro punto d’incontro nella “Comisión de Movimientos Laicales y Nuevas Comunidades”, organismo della Conferenza episcopale guatemalteca che riunisce i rappresentanti dei movimenti e delle nuove comunità. i sono i Neocatecumenali e i Cursillos, la Comunità di Sant’Egidio, il Rinnovamento nello Spirito e altre comunità carismatiche, oltre a gruppi di ispirazione domenicana e francescana e il Movimiento de Restauracion Matrimonial. È presente il vescovo che segue questa commissione, mons. Victor Hugo Palma Paúl, vescovo di Escuintla, sulla costa pacifica, zona di contrasti e povertà. È lui ad accogliere Maria Voce e Giancarlo Faletti con una triplice nota: «Primo, i movimenti nella Chiesa cattolica sono una presenza mariana dello Spirito, nati per il bisogno di rispondere a una mancanza di fede nella popolazione. Secondo, rispondiamo all’invito di Benedetto XVI di accogliere ed appoggiare i movimenti e le nuove comunità, come “scuole della Parola”; i Focolari sono una delle scuole più vive. Terzo, il vostro è un carisma che accende, accoglie e riscalda la vita cristiana, mettendo l’accento sull’unità».
Dopo una breve ma calorosa presentazione dei singoli presenti, Maria Voce ha raccontato, su invito della segretaria generale della commissione, la genesi dell’amore per la Parola tipico dei Focolari. Ha detto tra l’altro: «Essere insieme agli altri movimenti e comunità per noi non è solo una gioia, ma è anche una necessità. Sapere che ogni carisma ha una sua Parola evangelica specifica per l’umanità, di cui oggi c’è bisogno, ci dice che abbiamo bisogno gli uni degli altri». E ancora: «I carismi si riconoscono perché sanno aprirsi agli altri carismi». Ha quindi accennato al nostro concetto di nuova evangelizzazione: «Anche il Guatemala, che pur è evangelizzato da secoli, ha oggi bisogno che il cristianesimo diventi più vitale, che sia più formativo della persona umana e che incida nella vita delle singole persone e della società nel suo complesso». di Michele Zanzucchi, dal Guatemala (altro…)
Mar 24, 2012 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Non è una terra facile da vivere, l’America Centrale. Terra di contrasti, di colori, di vita sociale ricca e complessa. Terra d’insicurezza, anche. Tre amici focolarini provenienti da San Salvador in auto, poco dopo il passaggio della frontiera guatemalteca, sono stati assaltati da una delle tante bande armate che rendono le strade insicure da queste parti: minacce con le pistole, tutti a terra, nessun si muova, fuori i portafogli, via orologi, computer e telefonini. È andata bene, gli hanno lasciato almeno i documenti e la macchina… «Un po’ di paura, ma grazie a Dio non è andata poi così male – spiega uno di loro, Edmar che abita a San Salvador –, poteva anche andarci male. Ho cercato di fare il punto mentalmente, con la faccia a terra, un esame di coscienza, e ho fatto una sorta di auto-unzione degli infermi. Poi ho pensato che Dio mi aveva dato una vita così straordinaria che anche se ci avessero ucciso avrei potuto tracciare un bilancio positivo. Ma l’amico sposato accanto a me, con tanti figli piccoli, no, quello doveva restare in vita! Oggi il sole splende di nuovo, e Dio ci ha visitato. Siamo allegri». Aggiunge addirittura Gregorio del Nicaragua: «Ho pensato che dovevo dare la vita per quelle persone che mi stavano legando le mani». Commenta Maria Voce, ascoltando il racconto: «Forse quello è stato l’ultimo momento di una parte della vostra vita. Dio vuole farvi ripartire, convertirvi di nuovo al suo amore e andare avanti. Anzi, possiamo ora ricominciare una vita nuova tutti insieme». Sono una quarantina le focolarine e i focolarini presenti nel Centro Mariapoli di Ciudad de Guatemala, da Guatemala, Honduras, El Salvador e Nicaragua (ma con origini anche argentine, ecuadoregne, messicane, colombiane, italiane…). È il “cuore” del Movimento dei focolari di questa terra, ma anche un suo spaccato fedele: etnie, censo, professione, sensibilità politica, sociale, economica. C’è chi era dalla parte dei rivoluzionari e chi del governo, chi viene da un ambiente maya katchiquel e chi è ladino, chi era ricco e chi povero.
Gente che ha amato ed ama Dio, fino a dargli la vita, da vergine o da sposato, e che ha amato ed ama il suo popolo, anzi i suoi popoli. C’è chi è gravemente ammalato, e che si ritrova a centellinare ogni momento «non per “fare” ma per “vivere”, per indirizzare la propria vita alla sola cosa che conta, l’amore per Dio e per gli altri». C’è chi ha figli a iosa e una nidiata di nipoti, e che cerca ancora «il Dio dell’amore e non della giustizia vendicativa», perché «da queste parti bisogna essere rivoluzionari per seguire Gesù. Dio dà molto, ma esige anche tanto». Maria Voce, udendo tutte queste vicende personali e comunitarie, avanza l’idea della promozione di una “cultura della fiducia” e non del sospetto. Ciò vale ovviamente per il movimento: «Si tratta di avere fiducia assoluta nell’altro, nel fratello: l’altro vuole quello che io voglio, cioè l’unità. Quel che ognuno fa non lo fa per farsi ammirare, farsi valere o primeggiare. Lo fa per l’unità. Ognuno lavora in modo diverso ma, diversamente da me, lavora anch’egli per l’unità. Affidarsi a Dio e fidarsi dell’altro è quindi imperativo. Vuol dire credere che Dio sta lavorando: non gli servono persone perfette, ma quelle persone di cui lui ha bisogno». «Promuovere questa “cultura della fiducia” – confida una giovane honduregna – vale quindi in chi si riconosce nello spirito dell’unità; ma, a ben guardare, vale anche per tutta la società centroamericana, in cui la fiducia dell’altro, proprio per via dell’insicurezza generalizzata, sembra un lusso, un rischio eccessivo: bisogna al contrario diffidare dell’altro, bisogna sospettare di chiunque bussa alla porta o chiede un favore». Bisogna arrivare a comportarsi come Gregorio, che pregava per i suoi assalitori… Maria Voce e Giancarlo Faletti, rispondendo alle domande dei presenti, hanno pure sottolineato l’importanza di una profonda inculturazione del carisma dell’unità nelle culture mesoamericane, così come in ogni cultura; inculturazione che passa non tanto e non solo dallo studio che gli europei, iniziatori del Movimento, possono fare di questa o quella cultura, quanto attraverso le persone locali toccate dallo stesso carisma, che lo esprimeranno vissuto ed elaborato a confronto con la loro tradizione. Così è la fiducia che prende il posto del sospetto, che scalza ogni spirito colonialista. (altro…)
Mar 21, 2012 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
I colori la fanno da padroni in questa terra del Guatemala. Basta osservare i vestiti delle donne indigene o fare un giro al mercato della frutta. È giocando coi colori che la popolazione locale usa comporre dei tappeti “provvisori”, composti da ramoscelli, petali, foglioline e segatura colorata, a formare figure allegoriche, disposte a mo’ di tappeto, appunto. Qui in Guatemala vengono stesi al suolo in primo luogo per manifestare la devozione a Gesù Cristo e ai santi nelle processioni; ma non solo, perché servono anche per esprimere riguardo e accoglienza festosa a persone che si vuol onorare. Era un tappeto del genere l’ultimo breve tratto di sentiero che hanno percorso a piedi, all’interno del Centro Mariapoli “Maria dei focolarini” della capitale guatemalteca, Maria Voce con Giancarlo Faletti, scendendo dalle auto fino alle loro residenze. E, affianco al tappeto, i saluti del folto gruppo di amici della comunità locale del Movimento: volti commossi, sprizzanti di gioia, braccia stese a stringere mani, abbracci insistiti. Con un ingrediente insolito, quello dei petardi, dei botti, sparati lì accanto a testimonianza del giubilo e per rendere l’ambiente ancora più festoso. Se possibile… Poco prima Maria Voce e Giancarlo Faletti erano in effetti arrivati all’Aeroporto emozionati, consci che era scoccata l’ora d’inizio di un altro dei loro grandi viaggi, in regioni lontane in quanto a chilometraggio, ma vicinissime al loro cuore, popolate da quella “famiglia di Chiara” che la presidente sin dall’inizio si è promessa di visitare per conoscerla, per sostenerla nella fedeltà e nel servizio alla Chiesa e all’umanità. Nel corso della tappa guatemalteca, la delegazione incontrerà, oltre ad autorità civili ed ecclesiali, in primo luogo i membri, gli aderenti e gli amici dei Focolari di Guatemala, Honduras, El Salvador, Nicaragua e Belize. Vi saranno incontri anche con i rappresentanti delle organizzazioni laicali locali. Il tutto accompagnato da un’immersione nelle millenarie culture di queste regioni, a cominciare da quella maya. di Filippo Casabianca, da Ciudad del Guatemala
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Feb 17, 2012 | Centro internazionale, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«La venuta di Maria Voce è stata per noi come una pioggerella fresca, adesso qui tutto rifiorisce». È un giovane algerino, che riassume in queste poche parole la visita della presidente del Movimento dei focolari, agli algerini che ne condividono lo spirito. Negli anni ‘90, quando cominciava a formarsi la comunità, Chiara Lubich rispondendo alla domanda di qualcuno che la invitava a visitarla, aveva risposto: “Bisogna lavorare a questo”. Un cammino di dialogo durato anni e tuttora in corso. La visita di Maria Voce – dal 9 al 14 febbraio – è stata quindi un avvenimento molto importante per la comunità dei Focolari in Algeria, e non solo. Il dialogo con i musulmani è, infatti, in questo Paese, una punta avanzata, riconosciuto dalla Chiesa locale e ben al di là: la visita a Mons. Ghaleb Bader, arcivescovo di Algeri, lo ha confermato.
L’Algeria non è più una destinazione turistica, l’immagine dell’Islam ai nostri giorni è offuscata da molti avvenimenti che spesso non hanno nulla a che vedere con la religione. La visita di Maria Voce va al di là di tutto questo. Come Chiara ricordava spesso, il dialogo è un’“autostrada” per avanzare verso il mondo unito, e questa piccola comunità di musulmani, che ha fatto sua la spiritualità dei Focolari, suscita interrogativi. Come è possibile? “Bisogna viverlo per capire”, dirà Maria Voce ad un certo punto. In questo freddo siberiano che attraversa l’Europa, l’Africa del Nord non è risparmiata: Tlemcen, arroccata a 900 metri di altitudine, è abituata al freddo, che quest’anno è comunque eccezionale. Una città dal passato culturale e religioso molto ricco ed è qui – dove nel 1966 si è aperto il primo focolare in Algeria – che, nel tardo pomeriggio del 10 febbraio, arriva la presidente dei Focolari.
L’attende un’accoglienza alla tlemceniana, con due stupendi cavalli arabi e i loro cavalieri, che fanno la guardia d’onore, i bambini in abito tradizionale che offrono latte e datteri, secondo l’usanza di queste regioni prossime al deserto; Maria Voce si presta volentieri al rito e abbraccia tutti. I colpi di fucile la fanno sussultare, l’emozione è molto grande. Non è minore l’indomani, quando entra nella piccola sala del Centro Mariapoli con i 130 invitati, tutti musulmani, ad eccezione dei membri del focolare, quattro studenti africani, due vescovi e due religiosi domenicani di Tlemcen, invitati per l’occasione. Sono presenti anche alcuni dal Marocco e dalla Tunisia. Dopo una breve storia dell’arrivo dell’ideale dei Focolari nel Maghreb, inizia il dialogo e si vive un momento di ‘primavera’: “I veri protagonisti di questa ora sono stati i giovani”, commenta al suo rientro in Italia. Cominciano per primi, raccontando le loro esperienze e ponendo alcune domande, alle quali Maria Voce risponde in francese con una grande semplicità. Negli adulti presenti, una profonda commozione, nata dalla certezza che il futuro è assicurato. E le risposte sono valide per tutti, “anche per i vescovi”, come afferma Mons. Henri Teissier, arcivescovo emerito di Algeri, che si è ritirato nel “Centro Mariapoli Ulisse” dei Focolari a Tlemcen, e che partecipa all’incontro. Il tono delle domande, mette in luce la difficoltà di far conoscere quest’ideale nella vita di tutti i giorni, in Algeria come in altre parti del mondo; l’impegno necessario per andare contro corrente.
Nelle risposte di Maria Voce è spesso presente la parola “amore”, sintesi della spiritualità focolarina: “Se si è nell’Amore verso l’altro, non c’è più niente che ci separa”. Sottolinea quindi l’importanza della relazione fra le persone: “La crisi nel mondo di oggi, prima che economica e politica, è una crisi dei rapporti”. Da qui l’importanza di “un amore gratuito, che non aspetta niente in cambio, totalmente disinteressato, totalmente Amore per Dio attraverso il fratello”. La gioia è al culmine. Musica algerina, Andalusa, molto popolare a Tlemcen, e abiti tradizionali ornano il pomeriggio di festa. Le parole di numerosi canti sono anche lodi a Dio che mostrano tutta la profonda religiosità di questo popolo. Come è tradizione in Algeria tutto si conclude danzando.
Tlemcen, capitale internazionale della cultura islamica per l’anno 2011-2012, ospite di numerose manifestazioni culturali e religiose, si mostra in tutta la sua bellezza. Il sole si affaccia quando è il momento di visitarla per completare il viaggio. Fouad, l’accompagnatore – originario di Tlemcen – ne è innamorato. La fa scoprire, con tutti i suoi santi musulmani, parte del patrimonio della città, di cui il più famoso è Sidi Boumediene, molto conosciuto in tutto il mondo islamico. Sulla sua tomba Maria Voce prega perché tutti i musulmani della comunità algerina possano seguire l’esempio di questi santi. Fouad, all’uscita, intona qualche verso di un canto che riporta un insegnamento del santo: “Lascia la tua tristezza, lascia la tua vita e donati a Me”. E uno scambio di battute conclude la visita. Fouad: «Tutto è di Dio, noi siamo niente». Maria Voce: «Sì, ma apparteniamo a Dio». Fouad: «Ecco, questa è la parola: “appartenere”». (altro…)
Nov 8, 2011 | Centro internazionale
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Essere fuoco: la giornata dei giovani olandesi 7 novembre 2011Con i giovani cattolici olandesi, le comunità dei Focolari dei Paesi nordici, gli abitanti della cittadella Marienkroon: la terza giornata di Maria Voce e Giancarlo Faletti in Olanda. Gioia tra fratelli. |
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Buon compleanno, Olanda! 7 novembre 2011 La festa per il cinquantesimo dei Focolari nei Paesi Bassi. |
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Olanda: con le comunità dell’Europa del nord
6 novembre 2011 La presidente dei Focolari incontra le comunità del Movimento della Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Islanda e Olanda. Colloquio con alcuni vescovi cattolici. Incontro a tu per tu con i giovani. |
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Olanda: con le comunità dell’Europa del nord 6 novembre 2011 La presidente dei Focolari incontra le comunità del Movimento della Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Islanda e Olanda. Colloquio con alcuni vescovi cattolici. Incontro a tu per tu con i giovani. |
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Una cittadella per l’Olanda 4 novembre 2011 I responsabili del Movimento dei focolari in visita alle comunità dell’Olanda. S’inizia da Marienkroon, già centro di spiritualità cistercense e ora cittadella dei Focolari. |
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