Nata nel 1997, l’iniziativa “Hanno sloggiato Gesù” scaturisce da una riflessione di Chiara Lubich, Fondatrice del Movimento dei Focolari che, colpita dall’assenza di riferimento al significato del Natale invita a riportare Gesù al centro.
In tutto il mondo, migliaia di gen 4 – i bambini dei Focolari – hanno accolto questo appello e ogni anno si impegnano nella realizzazione di piccoli Gesù bambino di gesso che poi vengono donati ai passanti agli angoli delle strade nel periodo natalizio. Le offerte ricevute si utilizzano per progetti rivolti ai loro coetanei in necessità o che vivono in Pesi in guerra in varie parti del mondo.
50 anni fa ad Ascoli Piceno, un comune nel centro Italia, due sacerdoti focolarini, don Pino e don Mario, decisero di iniziare insieme una normale attività di apostolato proponendo alcuni incontri per i giovani. Dopo qualche settimana con sorpresa si ritrovarono centinaia di ragazzi intorno, desiderosi di vivere il Vangelo nella quotidianità. Stava nascendo il Movimento diocesano, espressione del Movimento dei Focolari che aveva ed ha il compito di animare attraverso la spiritualità dell’unità dei Focolari, le articolazioni della Chiesa locale. Un Movimento che in questi 50 anni ha visto realizzarsi opere di Dio in diocesi e tante vocazioni nate alla vita sacerdotale, laicale, religiosa.
Il 13 e 14 dicembre 2025 in città si è svolta una cerimonia commemorativa alla presenza di Margaret Karram e Jesùs Moràn – Presidente e Copresidente dei Focolari – al Card. Giuseppe Petrocchi, co-fondatore del Movimento diocesano insieme a Chiara Lubich, vari vescovi, sacerdoti focolarini e focolarine originari del posto.
“Il rapporto che ho con il Movimento diocesano è positivo perché qui ad Ascoli è molto radicato – ha affermato Mons. Gianpiero Palmieri vescovo della diocesi, durante l’incontro con Margaret Karram e Jesús -. I sacerdoti, i laici e i diaconi del Movimento diocesano contribuiscono nella vita della nostra diocesi nel suo compito missionario ed evangelizzatore. Quello che il Movimento diocesano può dare in più e che darà, nel presente e nel futuro, è proprio questo contributo secondo il suo Carisma – che è quello dell’unità – all’evangelizzazione stessa, con la capacità di dialogare con tutti”.
Nel pomeriggio del 13 dicembre le comunità dei Focolari di Ascoli Piceno, Teramo, Fermo, Pesaro, Macerata e Cuneo – diocesi nel nord Italia dov’è nato ultimamente il Movimento diocesano – si sono ritrovate insieme. “Mi stupisce sempre la vivacità e la gioia delle vostre comunità – ha affermato MargaretKarram– perché avete saputo varcare le porte delle chiese, delle parrocchie e mettervi in rete con persone e organizzazioni laiche delle vostre città, dimostrando coerenza nella scelta evangelica, moltiplicando iniziative di prossimità verso gli ultimi, gli immigrati e gli emarginati. Grazie alla fedeltà di tantissimi di voi, oggi possiamo dire che il Movimento diocesano è una grazia per la Chiesa e per l’Opera di Maria”. E JesúsMorán ha aggiunto: “Il Movimento diocesano è frutto del genio ecclesiale di Chiara Lubich. È la capacità di far nascere la Chiesa in un gruppo di anime nella comunità. Qui ad Ascoli lo abbiamo visto sperimentato. Chiara con il suo genio ecclesiale ha fatto nascere una comunità, tutta Chiesa al servizio della Chiesa”.
Il Card. Giuseppe Petrocchi, per tutti don Pino, ha ripercorso alcune tappe degli inizi, cogliendo i segni dello Spirito Santo. Ha poi aggiunto: “La spiritualità dell’unità che il Signore ha dato a Chiara Lubich e la sua testimonianza offrono un’intensa luce carismatica anche per esplorare inediti orizzonti, teologici, pastorali e sociali, avendo al nostro fianco l’umile vergine di Nazareth, come madre, maestra e modello. Per lei e con lei innalziamo il nostro Magnificat di lode e di riconoscenza. Voi oggi siete questo Magnificat”.
Nelle varie testimonianze raccontate da alcuni membri delle varie comunità locali traspirava l’esperienza di Chiesa-comunione, nel saper porre legami di carità tra strutture e membra della Chiesa locale, tra carismi e ministeri e con tutti.
Il 14 dicembre presso il prestigioso teatro comunale si è tenuta una tavola rotonda dal titolo “Il Carisma del Movimento diocesano dell’Opera di Maria nella Chiesa e nella società oggi”. All’evento hanno partecipato istituzioni laiche e religiose con il sindaco e il vescovo, ma anche alcuni rappresentanti di movimenti ed associazioni cattoliche e di altre Chiese, e vari cittadini desiderosi di conoscere qualcosa in più.
Mons Piero Coda, Segretario Generale della Commissione teologica internazionale della Santa Sede, nel suo intervento iniziale ha affermato: “Il Movimento diocesano si accredita come un’originale e propizia declinazione e una tempestiva ‘messa a terra’ del rinnovamento messo in moto e indirizzato dal Concilio: a partire dal riconoscimento e dalla valorizzazione della Chiesa locale – la diocesi – quale luogo concreto e insostituibile di esperienza comunitaria del Vangelo nell’esercizio della sua profetica incarnazione a livello culturale e sociale. E con il cuore e la mente aperti a tutti: in sintonia con lo spirito del Vaticano II e del carisma dell’unità, possono far parte del Movimento diocesano cristiani di altre Chiese o Comunità ecclesiali e vi possono partecipare persone di altre religioni e persone di convinzioni non religiose. Non è tutto questo entusiasmante?”
Quindi il Movimento diocesano può essere un ponte tra il Vangelo e la città e tra le sue varie componenti sociali. “Ecco – ha aggiunto MargaretKarram – la sua portata, oggi: custodire e accendere legami, aprire cammini di missione nelle nostre Chiese e nei tanti contesti civili e cittadini: tutto comincia dall’amore reciproco che, se vissuto, genera più comunione nella Chiesa, più fraternità nei nostri ambienti, più speranza per il mondo”.
Un’esperienza nata 50 anni fa non per caso, ma grazie ad un percorso che ha alimentato l’anima della comunità locale in Cristo. “Chiara Lubich non ha fondato il Movimento diocesano a tavolino – ha ribadito Jesùs Moràn -. Piuttosto, lei ha visto nell’esperienza che si stava svolgendo nella Chiesa di questa città (Ascoli) negli anni 70, il timbro indelebile della sua anima ecclesiale, del suo carisma. Chiara l’ha potuto riconoscere perché qui, anche attraverso quel gruppo di sacerdoti e giovani, la Chiesa di Ascoli stava sperimentando Cristo in sé stessa. Così è stato e così dovrà essere sempre”.
Il Movimento diocesano già negli anni ‘70 stava avviando un processo di sinodalità nella Chiesa locale. E oggi può e deve essere uno strumento affinché il cammino sinodale che la Chiesa sta percorrendo diventi vita nelle Chiese locali. Ma “la sinodalità della Chiesa ha bisogno, oltre che di attrezzate aule dottrinali, anche di palestre esistenziali – ha affermato il Card. Giuseppe Petrocchi nel suo intervento -. Il Movimento diocesano in questo senso può essere un laboratorio dove si apprende a vivere questa comunione così come lo Spirito Santo la disegna davanti al nostro sguardo nella Chiesa di oggi”.
“Io sono uno di quei giovani che ha conosciuto l’ideale dell’unità dei Focolari ad Ascoli attraverso il Movimento diocesano – ha affermato Luigino Bruni, economista e docente universitario -. Andai in parrocchia perché cercavo Dio. L’esperienza di quegli anni – eravamo circa 200 giovani – era molto intensa, ricca di idealità. Non si entrava in un Movimento, ma nel futuro della Chiesa e del mondo. Da Ascoli sentivamo che stavamo cambiando la Chiesa, il mondo, l’economia, tanto che poi ho scelto tutto questo negli anni successivi”.
“Impressiona vedere, nella quotidianità del Movimento diocesano, generazioni diverse vivere e lavorare insieme per sostenere e contribuire alla vita nelle parrocchie – ha ribadito Marie Therése Henderson, del focolare di Ancona. – Poi, vedere nel rapporto tra laici e sacerdoti, quella realtà semplice e profetica che la Chiesa attende e spera: la dimensione della sinodalità, dell’unità, propria della Chiesa stessa”.
Gli interventi dei relatori sono stati intervallati da momenti artistici con Alessandro Cappella, Enrico Mazzuca, Silvia Capponi, Elena Piermarini, Laura Ubaldi.
(…) “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere…” (Mt 25,35) “Quando, Signore…?” “Ogni qual volta che avete fatto queste cose a unosolo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me” (Mt 25,40).
(…)
per l’amore praticato verso i poveri, sempre illuminante, ecco che lo Spirito ci fa comprendere la necessità di amare non solo i poveri, ma tutti: “Ama il prossimo tuo come te stesso”, chiunque esso sia.
Ed ecco una splendida idea e una decisione: trasformare la nostra vita quotidiana, al contatto con ogni genere di persone, in un ventaglio di opere di misericordia materiali e spirituali, perché anche qui vale: “L’hai fatto a me”.
Quanti fratelli ci passavano accanto, in ognuno si vedeva Cristo, che chiedeva aiuto, conforto, consiglio, ammonimento, istruzione, luce, pane, alloggio, vesti, preghiere…
(…)
Speriamo che Gesù risponda un giorno ad ognuno che (…) gli chiederà: “Quando, Signore, ti ho sfamato, dissetato, consolato?”, “Ogni volta che hai fatto questo al più piccolo dei miei fratelli l’hai fatto a me”.
L’anno 2025, ormai tutti lo sanno, è stato un anno ricco di anniversari e avvenimenti ecumenici. L’incontro di papa Leone XIV e del patriarca Bartolomeo a Nicea con i leaders delle varie Chiese e Organismi ecumenici e, in seguito i vari appuntamenti ad Istanbul, hanno testimoniato il desiderio e impegno delle Chiese nel continuare il cammino verso l’unità. Un altro avvenimento ecumenico di grande importanza di cui ricorreva il 60° anniversario è la revoca delle scomuniche tra Roma e Costantinopoli avvenuta il 7 dicembre 1965 da parte di papa Paolo VI e del patriarca Athenagoras I, un evento che dette inizio ad una nuova stagione di rapporti tra cattolici e ortodossi. Paolo VI e il Patriarca Athenagoras uomini santi, di grandi vedute e amanti soltanto della volontà di Cristo per la sua Chiesa, hanno avuto la fortezza di rompere la spirale di ostilità e inimicizia trovandosi da fratelli a Gerusalemme nel gennaio 1964, preparando, così, il terreno per la revoca di quelle scomuniche scambiate tra i legati del Papa e l’allora patriarca di Costantinopoli ancora nel 1054. L’evento segnò l’inizio di un dialogo della carità che ha visto i due pionieri in un continuo e crescente impegno perché le due Chiese, cattolica e ortodossa, si riconoscessero nuovamente come Chiese sorelle.
La Cattedra ecumenica patriarca Athenagoras – Chiara Lubich, dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano ha promosso un Seminario per evidenziarne l’importanza. Hanno aperto i lavori i messaggi del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, di papa Leone XIV a firma del cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, e di Margaret Karram, vice gran cancelliere dell’Istituto Universitario Sophia e Presidente del Movimento dei Focolari.
Papa Leone XIV ha sottolineato l’importanza non solo di “riflettere su quanto accaduto in passato”, ma anche di “suggerire nuovi passi concreti che possiamo compiere insieme”.
Il Patriarca Bartolomeo, ricordando la centralità della Resurrezione di Cristo per la fede cristiana celebrata a Pasqua, lamenta il fatto che celebriamo questa festa ancora raramente nella stessa data e osserva quanto hanno fatto lui e papa Francesco per risolvere la questione della data comune della Pasqua.
Margaret Karram, nel suo video-messaggio, mentre guardando indietro nella storia ringrazia Dio per i miracoli compiuti, invita a guardare avanti e a rinnovare la nostra speranza che l’unità tra le Chiese avverrà nel tempo e nel modo a Lui noti, riprendendo il pensiero del Patriarca Atenagora: “L’unione avverrà. Sarà un miracolo. Quando? Non lo sappiamo. Ma dobbiamo prepararci. Perché un miracolo è come Dio: sempre imminente”.
I vari interventi hanno illustrato gli aspetti storici, spirituali, teologici e canonici di questo cammino. Mons. Piero Coda, professore eSegretario Generale della Commissione Teologica Internazionale; membro della Commissione mista per il dialogo tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa e della Commissione dei teologi per il cammino sinodale, ha sottolineato che quel gesto profetico della revoca delle scomuniche ci esorta a vivere, pensare, dialogare, agire in quella luce e in quell’amore in cui possiamo preparare e accogliere, gli uni e gli altri, gli uni con gli altri, il giorno benedetto in cui lo Spirito Santo ci farà trascendere – con un miracolo del suo amore, sotto lo sguardo tenero e forte di Maria, la piena di grazia e la ‘Theotokos’ – tutto ciò che ancora ci separa dallo straripare della piena condivisione tra noi della comunione in Cristo.
Sandra Ferreira Ribeiro, teologa ecumenista attuale co-responsabile del Centro “Uno” del Movimento dei Focolari, ha delineato il contesto storico che ha preceduto e preparato la revoca delle scomuniche e gli atti che l’hanno concretizzata nel 1965 inaugurando un nuovo clima di dialogo.
Declan O’Byrne, professore e rettore dell’Istituto Universitario di Sophia, cotitolare della cattedra ecumenica dell’Istituto Sophia, ha sottolineato l’importanza che la professione di fede proclamata a Nicea diventi una realtà vissuta attraverso la carità tra i cristiani e l’impegno per la ricerca di una chiarezza teologica.
Il metropolita Maximos Vgenopoulos di Selyvria co-titolare dela cattedra ecumenica e membro della Commissione mista internazionale per il Dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, ha illustrato il tema Primato e Sinodalitànel secondo Millennio e oggi, tema dell’ultimo Documento della Commissione mista di Dialogo trovatasi ad Alessandria d’Egitto a giugno del 2023, concludendo che mentre le due Chiese procedono «nell’amore e nella verità» verso l’unità, il Documento apre vie e prospettive positive per il futuro riguardo all’autentica comprensione del Primato e della Sinodalità, specialmente nel contesto delle discussioni ufficiali in corso sulla Sinodalità all’interno della Chiesa cattolica romana.
Dimitrios Keramidas– professore di ecumenismo e teologia ortodossa all’Istituto Angelicum di Roma, ha ricordato che la condivisione della benedizione comune del Papa e del Patriarca ecumenico a Fanar, la recita del Padre Nostro e la preghiera ecumenica tenutasi a Nicea sono stati ulteriori segni del riconoscimento dell’ecclesialità delle due Chiese: una condivisione spirituale vera e visibile.
AugustinosBairachtaris, professore associato di Studi ecumenici all’accademia ecclesiastica patriarcale di Creta ha enfatizzato la necessità di una teologia della croce e lo spirito di metanoia che devono sempre accompagnare il dialogo ecumenico.
A sottolineare l‘armonia che l’unità ricercata tra le Chiese rappresenta, è stato il pianista don Carlo Seno, con un pezzo musicale di rara bellezza.
La realizzazione del seminario ha messo in luce il ruolo irrinunciabile che può avere la Cattedra ecumenica Patriarca Athenagoras – Chiara Lubich nel promuovere l’ecumenismo e la crescente reciproca conoscenza e apprezzamento dei cristiani gli uni degli altri, considerando l’esortazione di papa Leone XIV e del patriarca Bartolomeo nella loro Dichiarazione congiunta: “Esortiamo vivamente tutti i fedeli delle nostre Chiese, e in particolare il clero e i teologi, ad accogliere con gioia i frutti finora conseguiti e a impegnarsi per il loro continuo incremento”.
Sandra Ferreira Ribeiro (Centro “Uno” per l’unità dei cristiani)
[…] il 7 dicembre del 1943. Vado da sola, infuriava una grande bufera. Io avevo l’impressione proprio di aver il mondo contro.
[…] Mi era stato preparato un panchetto vicino all’altare e avevo un messalino in mano piccolino, piccolino. E mi fanno pronunciare la formula con la quale mi dono totalmente a Dio per sempre. Io ero talmente felice di quella cosa che non mi rendevo conto neanche forse di quello che facevo perché ero giovane. Ma quando ho pronunciata la formula ho avuto l’impressione che un ponte cadesse dietro di me, che non potevo più tornare indietro perché ormai ero tutta di Dio, quindi non potevo più scegliere. E lì è caduta una lacrima sul messalino.
Però la felicità era immensa! E sapete perché? Sposo Dio quindi mi aspetto tutto il bene possibile. Sarà fantastica, sarà una divina avventura, straordinaria. Io sposo Dio! E dopo abbiamo visto che è stato proprio così.
[…] Qual è il mio consiglio? Il mio consiglio lo direi a me stessa: abbiamo una vita sola, puntiamo in alto, puntiamo in alto, giochiamo il tutto per il tutto, merita, merita. […] in quanto sta a voi, fate questo atto di generosità: puntate in alto, voi non risparmiate!