Gen 28, 2017 | Centro internazionale, Ecumenismo, Spiritualità
«Il miracolo della casa di Nazaret si ripete, in qualche modo, in ogni casa di cristiani, se essa «genera» Cristo agli uomini. «Chiesa domestica» è chiamata dal Concilio la famiglia: e Chiesa significa convivenza nell’amore, e quindi in Dio; convivenza al cui centro è il Signore. Se si parte da questa coscienza, la casa – ogni casa cristiana – diviene una germinazione di nuova vita morale e fisica per la società e insieme un «focolare» e cioè una centrale di calore per vivificare l’ambiente. Come insegna il Concilio: «Dalla sanità e dalla pienezza di vita spirituale della famiglia dipendono la vita fisica e morale dell’umanità, e più ancora la dilatazione reale del Regno di Dio». Così – dice Paolo VI – «per mezzo del matrimonio e della famiglia, Iddio ha sapientemente unite due fra le maggiori realtà umane: la missione di trasmettere la vita e l’amore vicendevole e legittimo dell’uomo e della donna». Mai poeta elevò a più sublime altezza l’amore coniugale. Qui davvero la religione di Cristo si esprime anche come poesia, mettendo la famiglia al centro – alla fonte – della socialità. C’è la vita se c’è l’amore, condizione prima dell’unione matrimoniale. Se gli sposi si amano, sono «i cooperatori dell’amore di Dio creatore e come i suoi interpreti», dice il Concilio. Se sanno questo, essi sposandosi si accingono a svolgere un mandato di sacerdozio regale, un mistero grande, come lo definisce San Paolo. Amandosi, si santificano; si ricambiano Dio, che è amore. E lo testimoniano. Se due sposi si amano, è segno per la gente che essi sono realmente cristiani e vivono la vita di Dio. Il mondo antico si convertì vedendo come i cristiani, a cominciar dalla casa, si amassero. Si amavano; dunque era vera la loro religione, ed era presente Dio in loro. Amandosi, gli sposi fanno la loro felicità e fabbricano la loro santità. La casa si fa tempio: si fa Paradiso. Nell’amore è il segreto della forza delle famiglie, della loro concordia; e vi è la soluzione delle difficoltà dell’esistenza. Mancando l’amore fallisce, con la famiglia, la stessa esistenza. Così la santità si rivela sanità dello spirito, che agisce anche sul fisico, mentre si riversa, come onda pura di risanamento, nell’orbita di tutta la società. Da una casa cristiana esce il popolo di Dio». (altro…)
Gen 27, 2017 | Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
La celebrazione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani a L’Avana ha avuto, come uno dei momenti forti, il “Festival ecumenico dei Giovani”. Evento giunto quest’anno alla terza edizione. Nato con lo spirito di coinvolgere i giovani più attivamente nel movimento ecumenico, il festival ha cominciato a prendere corpo e a diventare un appuntamento annuale dei giovani cristiani di L’Avana. La “Settimana” è stata animata dai settori giovanili del Movimento dei Focolari, della Comunità di Sant’Egidio e del Consiglio delle Chiese di Cuba. Ispirati dal tema scelto per quest’anno “L’amore di Cristo ci spinge” (cfr 2 Cor 5, 14-20) e preso come motto del festival, i numeri di danza, musica, drammatizzazione, hanno composto questa edizione che ha visto la presenza di circa 150 giovani. Provenienti da varie comunità di una decina di denominazioni cristiane, i ragazzi si sono trovati domenica 22 gennaio, nella sede della Comunità di Sant’Egidio, nel centro storico della capitale cubana. All’evento, fra gli altri, hanno partecipato rappresentanti del Consiglio delle Chiese di Cuba e Mons. Juan García, Arcivescovo di L’Avana, il quale, in un breve saluto, ha incoraggiato i giovani a riconoscersi membri di uno stesso corpo, di una stessa famiglia.
Una caratteristica di quest’anno è stato l’atmosfera di famiglia che si respirava nelle varie attività. Non era solo uno spettacolo dove ogni chiesa o comunità rappresentava un numero, così com’era nato il festival. Ma un evento realizzato da persone che si riconoscono sempre più fratelli, grazie al rapporto che si è andato costruendo ogni anno, tra un festival e l’altro, attraverso incontri, cene, celebrazioni e aiuto reciproco. Il gruppo che animava il festival era costituito da cattolici, battisti e pentecostali; il coro, formato da giovani di diverse chiese, accompagnava sia la canzone presentata da un cattolico sia la drammatizzazione ideata da una giovane pentecostale ed eseguita da un gruppo di ragazze cattoliche. «Il desiderio e la certezza di vivere l’unità, sono già una realtà», ha detto uno dei partecipanti. Alla conclusione è sorta spontanea l’idea che “il prossimo anno dovremmo fare il festival in un teatro pubblico”. Impressione che esprime il desiderio di testimoniare ad altri l’esperienza di unità vissuta. L’Avana, 22 gennaio 2017 (altro…)
Gen 26, 2017 | Focolari nel Mondo
Le date del Tour: Burgos 11 febbraio:workshop artistici per giovani presso il seminario Diocesano San José – Paseo del Empecinado, 5, Burgos, dalle 14 alle 20 ore. 12 febbraio: Concerto Acustico La Vita LIVE ore 19.00 presso il Salón de Actos de la Fundación Cajacírculo. Jaén 15, 16 e 17 febbraio: workshop “START NOW” con i giovani, nel Seminario Diocesano di Jaén – Calle Juan Montilla, 1 – dalle 17:00 alle 20:00 ore. 18 febbraio: concerto On the Other Side + giovani del progetto Start Now nel Teatro Infanta Leonor – Calle Molino de Condesa, s/n – alle 20:00 ore. 19 febbraio: feedback con i giovani e messa cantata.
Murcia 22, 23, 24 febbraio: Workshop con i giovani. 25 febbraio: Concerto ore 20:00 26 febbraio: feedback con i giovani.
Albacete 6, 7, 8 marzo: workshop con i giovani. 9 marzo: concerto al Palacio de Congresos de Albacete 10 marzo: feedback con i giovani. Bilbao 17 marzo: concerto acustico:LA VITA LIVE Azpeitia 22, 23 e 24 marzo: workshop con i giovani. 25 marzo: concerto On the Other Side + giovani del progetto Start Now 26 marzo: feedback con i giovani. 26 marzo: concerto On the Other Side + giovani del progetto Start Now Talavera de la Reina 29, 30, 31 marzo: workshop con i giovani. 1° aprile: concerto al Teatro Palenque 2 aprile: feedback con i giovani
Gen 25, 2017 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«A sei anni ho perso mio padre, è morto in guerra – racconta Ivona, della Croazia –. Questo è stato il periodo più difficile della mia vita che mi ha fatto chiudere in me stessa. Nel 2003 ho conosciuto il Movimento dei Focolari ed ho sperimentato l’atmosfera di gioia, l’amore, e ho trovato la forza per affrontare tutto e amare la vita anche quando è difficile. Quando avevo 13 anni il giorno prima di Capodanno ho perso conoscenza e sono finita in ospedale. Mentre aspettavo i risultati delle analisi improvvisamente nella mia mano ho trovato un piccolo rosario. Quando ci penso, oggi, credo che sia stato un segno di Dio per quanto avrei dovuto vivere. Mi è stata diagnosticata una forma emotiva di epilessia a causa dello shock che ho vissuto quando è morto mio padre. Per due mesi le mie notti sono trascorse nelle lacrime. Una sera quando stavo pregando il rosario, ho sentito che non ero sola, che Gesù capiva il mio dolore. In quel momento ho compreso il significato delle parole di Chiara Lubich quando si riferisce a Gesù nel momento del suo abbandono in croce: “… Il Suo è mio e nient’altro. E Suo è il Dolore universale e quindi mio … Ciò che mi fa male è mio … Mio il dolore delle anime accanto (è quello il mio Gesù)”. Da quel momento sono andata avanti nella vita con pace e gioia, ma soprattutto ho vissuto con Gesù. Attraverso la malattia, ho sperimentato che Gesù abbandonato ha illuminato ogni tenebra – come dice Chiara – e accompagnato ogni mia solitudine. Ho accettato la mia malattia e mi sento amata da Lui».
«Mi chiamo Zin del Myanmar e sono una Gen buddhista. Da settembre mi trovo nella Scuola Gen di Montet, in Svizzera. Quando dico che sono buddhista, la gente mi chiede com’è vivere con le altre Gen che sono tutte cristiane. Per me è facile accettare che seguiamo delle diverse religioni. Solo quando le altre Gen pregano o vanno alla messa, mi accorgo di essere diversa. Per il resto siamo uguali: delle sorelle che abitano nella stessa casa. Ci piace amarci a vicenda secondo come ognuna intende l’Amore: nel buddhismo è piuttosto compassione, gentilezza e dimenticanza di sé. Per i cristiani è ‘l’amore al prossimo’, ‘al nemico’, ‘l’amore reciproco’, ‘a Gesù abbandonato’. Pur costatando la diversità nel nostro modo di manifestare l’amore, “essendo l’amore” come meta comune, esperimentiamo l’unità». «Sono Lilia Mayrleny, della etnia Maya Kaqchikel del Guatemala, originaria del popolo di Patzun. Sono maestra di educazione infantile interculturale bilingue Kaqchikel (la mia lingua madre) e spagnolo (la mia seconda lingua). Il mio paese è multiculturale e multilingue. Multiculturale perché costituito da quattro culture: Maya, Garifuna, Xinca e ladino; e multilingue perché si parlano 22 lingue maya. Ho conosciuto il Movimento dei Focolari quando ero piccola negli incontri Gen 4. Cerco di portare l’ideale dell’unità nella vita quotidiana. Studio all’Università grazie ai miei genitori, che vivono con me la spiritualità del Focolare, e che mi hanno sostenuto per continuare i miei studi. Questa è una grande conquista, perché non tutte le donne della mia comunità possono continuare gli studi, per la cultura maschilista che esiste. Per noi della cultura Maya sono importanti la verità, la lealtà, il rispetto e l’amore. In alcuni momenti mi sono sentita molto sola e senza risposte ai miei “perché?”. Cercando, però, di vivere il Vangelo ho scoperto che il dolore, le tristezze, le delusioni, i dubbi, le situazioni impreviste o di debolezza, le prove della vita, perfino l’inganno, sono tanti volti che Gesù ha sofferto in croce abbandonato. Quando riesco a riconoscerlo e ad amarlo, le situazioni difficili si trasformano e mi nasce la pace». (altro…)
Gen 24, 2017 | Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Fiorella:«Fin da subito scopro che Andrea è ateo e molto popolare fra le ragazze. Mi sento attratta da lui ma non voglio essere una delle tante. In cuor mio decido che un tipo così è meglio lasciarlo perdere ma poi, in discoteca, mi ritrovo tra le sue braccia». Andrea: «Fiorella era davvero una delle tante. Prima di dirle, stupito di me stesso, che forse io avrei anche potuto considerare che stavo con lei perché le volevo bene, sono passati due anni». Fiorella:« Ero consapevole che quel rapporto non portava da nessuna parte. Non c’era dialogo, né facevamo progetti. Ero diventata l’ombra di Andrea, senza più personalità e sogni. Delusa decido di lasciarlo. Per evadere cambio lavoro e città ma dopo un po’ mi sento sola e piena di tristezza. Una mattina, quasi disperata, mi trovo sulla porta di una chiesetta a ‘gridare’ il mio perché a quel Dio che avevo lasciato da tempo. Terminato il contratto lavorativo torno a casa dai miei. Qualche giorno dopo, un’amica che non vedevo da tempo mi parla di Dio e mi invita ad una convivenza di alcuni giorni con persone che s’impegnano a vivere il Vangelo. Entrando in sala mi colpisce una scritta: Dio è amore. Mi chiedo come Dio possa amare una come me: trucco pesante, tacco 12, capelli rosso fuoco. Ma fin dal primo giorno avverto la sua presenza. Scopro di aver trovato quello che da sempre cercavo e corro a svuotare le mie miserie nel confessionale col proposito di mettere in pratica il Vangelo. Dopo quella mia prima “Mariapoli”, l’Eucaristia diventa la mia forza vitale». Andrea: «Fiorella è cambiata. Ora parla, ma quel che è peggio – secondo il mio punto di vista di allora – è che parla di Dio. Per voler essere tollerante decido di non piantarla, ma sono geloso di questo Dio che me la sta rubando. Mi stupisce la sua serenità, la sua gioia di vivere, il suo nuovo volermi bene che mi riempie il cuore. Adesso ci scambiamo opinioni, valorizzando le esigenze interiori dell’uno e dell’altro. E se l’amassi per davvero? Stupito di me stesso arrivo a chiederle di sposarmi, accettando di farlo in chiesa. Dopo il matrimonio, un infortunio sul lavoro mi obbliga all’immobilità. L’unico diversivo sono le visite di quelle famiglie che Fiorella ha iniziato a frequentare. Appena ne sono capace decido di recarmi da una di esse per capire le ragioni di questo interesse per me. Parliamo di tutto, anche della fede, fino alle tre del mattino. Ne sono affascinato. «Questi fanno sul serio! mi dico, voglio vivere anch’io come loro, voglio anch’io amare per primo». Un sabato vedo il lavello pieno di piatti. Fiorella è fuori per lavoro. Per non farmi vedere dai vicini chiudo le persiane e comincio a rigovernare, per dirle coi fatti tutto il mio amore. Provo pure a stirare, anche se impiego due ore per una sola camicia. E mentre sto facendo tutto questo, avverto affiorare in me una certezza: Dio c’è, Dio è Amore. Con la fede nasce in me anche il bisogno di pregare. Lo dico a Fiorella proponendole di farlo insieme. Con un po’ di vergogna, a luci spente, ciascuno ai due lati del letto, quella stessa sera preghiamo insieme per la prima volta».
Fiorella:« Dopo dodici anni di traguardi, passi indietro, nuovi inizi e tanta gioia per l’amore nuovo che andava crescendo tra di noi, e per la nascita dei nostri due figli Maria Giovanna e Ivan, riceviamo la proposta di trasferirci in Honduras per sostenere la nascente comunità dei Focolari. Gesù chiedeva alla nostra famiglia di seguire Lui solo, lasciando concretamente casa, lavoro, parenti. A Tegucigalpa ci attende un mondo a noi sconosciuto, con costumi, lingua e cultura differenti, con la difficile realtà del popolo honduregno che bussa ogni giorno alla nostra porta». Andrea: «Impariamo il ‘farsi uno’ più profondo, immergendoci nelle loro vite in una forte esperienza di inculturazione. I frutti di evangelizzazione sono innumerevoli: vocazioni, matrimoni regolarizzati, famiglie ricomposte, ritorni a Dio, passi di fraternità fra persone di diverso ceto sociale. Dopo otto anni lasciamo una comunità costruita pezzo dopo pezzo sull’amore concreto che abbiamo cercato di donare, coinvolgendo anche i nostri figli che, nel frattempo, sono diventati tre. Mentre siamo in Honduras nasce, infatti, Juan Diego che abbiamo chiamato con questo nome in onore del santo a cui è apparsa la Vergine di Guadalupe, alla quale continuiamo ad affidare questo popolo così generoso che ci ha cambiato la vita». (altro…)