13 Lug 2018 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Spiritualità
Nel seguente testo, pubblicato integralmente sulla rivista Nuova Umanità XXXIV (2012/6) 204, Chiara Lubich narra il “patto di unità” stretto con Igino Giordani (che lei chiamava Foco) il 16 luglio 1949, preludio all’esperienza spirituale e mistica di quell’estate. «[…] Vivevamo queste esperienze quando venne in montagna Foco. Foco, innamorato di santa Caterina, aveva cercato sempre nella sua vita una vergine da poter seguire. Ed ora aveva l’impressione d’averla trovata fra noi. Per cui un giorno mi fece una proposta: farmi il voto d’obbedienza, pensando che, così facendo, avrebbe obbedito a Dio. Aggiunse anche che, in tal modo, potevamo farci santi come san Francesco di Sales e santa Giovanna di Chantal. Io non capii in quel momento né il perché dell’obbedienza, né questa unità a due. Allora non c’era l’Opera e fra noi non si parlava molto di voti. L’unità a due poi non la condividevo perché mi sentivo chiamata a vivere il “che tutti siano uno”. Nello stesso tempo però mi sembrava che Foco fosse sotto l’azione d’una grazia, che non doveva andar perduta. Allora gli dissi pressappoco così: “Può essere veramente che quanto tu senti sia da Dio. Perciò dobbiamo prenderlo in considerazione. Io però non sento quest’unità a due perché tutti devono essere uno”. E aggiunsi: “Tu conosci la mia vita: io sono niente. Voglio vivere, infatti, come Gesù Abbandonato che si è completamente annullato. Anche tu sei niente perché vivi nella stessa maniera. Ebbene, domani andremo in chiesa ed a Gesù Eucaristia che verrà nel mio cuore, come in un calice vuoto, io dirò: ‘Sul nulla di me patteggia tu unità con Gesù Eucaristia nel cuore di Foco. E fa in modo, Gesù, che venga fuori quel legame fra noi che tu sai’”. Poi ho aggiunto: “E tu, Foco, fa altrettanto” […]». Continua su: Centro Chiara Lubich (altro…)
8 Lug 2018 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Sono davvero felice di vivere qui il Genfest con voi e con quelli che sono collegati. Vi saluto tutti con tutto il cuore! Sono testimone del rapporto di Chiara con migliaia di giovani di tutto il mondo: il suo dialogo con loro è stato sempre appassionante, aperto, sincero, caratterizzato dalla fiducia. Era esigente così come voi lo siete e convinta che le nuove generazioni con in cuore l’ideale dell’unità formano uomini e donne nuovi che irradiano questa luce, testimoniando che il mondo unito è possibile, perché è già presente e vivo tra noi, come qui, oggi. Anch’io ho avuto il dono di conoscere giovani di tutte le parti del mondo e sono sempre stata affascinata e arricchita dalla vostra vitalità, creatività, coraggio. Chiara vi ha sfidati ad essere uomini e donne dell’unità, che riescono a portare nel proprio cuore i tesori caratteristici di ogni cultura e a donarli agli altri: donne e uomini mondo. Al Genfest del 2012 avete lanciato un progetto ambizioso, il Progetto Mondo Unito. In questi anni avete portato avanti tante concretizzazioni e la proposta fondamentale del progetto – promuovere e diffondere la cultura della fraternità – si è estesa a molti altri, anche adulti e ragazzi. So che tra poco verrà lanciato un nuovo percorso in continuità con il progetto già in atto, che ci incamminerà tutti nelle molte vie per realizzare un mondo unito. Abbiamo un obiettivo grandissimo, ma sappiamo che sono i grandi ideali che fanno la storia. Il nostro obiettivo è: “che tutti siano uno”. Quel “tutti” è il nostro orizzonte! Fare nostro quel sogno di Dio ci lega al Cielo e nello stesso tempo ci inserisce fortemente nella storia dell’umanità per farne emergere il cammino verso la fraternità universale. Co
n la proposta, che ora verrà lanciata, il Genfest si conclude; tutti torniamo nei nostri Paesi, nelle nostre città. Cosa faremo? Quel mondo unito, che qui stiamo vivendo, lo porteremo dappertutto, lì dove andiamo per realizzarlo nella nostra famiglia, nell’ambiente di studio, di lavoro, nello sport … C’è un segreto per non perdere più questa mèta, che qui al Genfest ci appare così bella, così viva, così affascinante. Vorrei riassumerlo in tre parole: Amare, ricominciare e condividere! Amare è il segreto di una vita felice, piena, interessante, sempre nuova, mai noiosa, sempre sorprendente! Ricominciare quando le difficoltà, lo scoraggiamento, i fallimenti, ci sconvolgono, facendo vacillare la nostra passione per il mondo unito. I campioni del mondo si allenano e si rialzano dopo ogni caduta fino a raggiungere il traguardo. Condividere le nostre esperienze, le nostre gioie, le nostre difficoltà, i nostri talenti, i nostri beni. Usiamo tutti i mezzi utili per fare rete; lanciamo le più varie iniziative per costruire l’unità: operazioni su vasta scala, locale e mondiale, e rendiamo visibile la fraternità universale. Sappiamo che la parte emersa di un iceberg poggia su una base sommersa: così la fraternità si costruisce su gesti quotidiani e azioni fatte con la forte convinzione che il mezzo più potente, che possiamo usare per rinnovare il mondo, è il nostro cuore. Finché il nostro cuore batte, possiamo amare, possiamo ricominciare, possiamo condividere. La fraternità universale comincia dal mio – dal nostro cuore. È la sfida affascinante che vogliamo vivere assieme, perché il mondo unito diventi un sogno realizzato». (altro…)
29 Giu 2018 | Centro internazionale
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21 Giu 2018 | Centro internazionale, Chiesa, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Il rapporto tra i giovani e Chiesa vive un momento particolarmente felice. Una nuova occasione di confronto e scambio di esperienze su “giovani, fede e discernimento vocazionale” viene dall’incontro annuale dei movimenti ecclesiali, organizzato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, della Santa Sede. L’incontro coincide con la pubblicazione dello “Strumento di lavoro” su cui i vescovi si confronteranno durante il prossimo Sinodo di ottobre, tutto dedicato ai giovani. Si tratta di un documento articolato e ricco, frutto anche del contributo dei giovani di tutto il mondo.
Introdotta da Kevin Farrell, il cardinale prefetto del Dicastero, la giornata ha visto i contributi di monsignor Carlos Simón Vázquez, delegato per la Famiglia e la Vita, che ha presentato gli aggiornamenti relativi al IX Incontro Mondiale delle Famiglie, che avrà luogo a Dublino dal 21 al 26 agosto, e di p. Alexandre Awi Mello, segretario del Dicastero, che ha aggiornato sugli sviluppi della preparazione al Sinodo di ottobre, mentre Giovanna Guerrieri Nalin, dell’Ufficio Giovani, sulla preparazione della Giornata mondiale della Gioventù, in calendario a gennaio 2019 a Panama. Nel pomeriggio, il segretario generale del Sinodo dei vescovi, cardinale Lorenzo Baldisseri, ha illustrato le finalità, le attese e le prospettive del Sinodo.
Tra i partecipanti, anche il Movimento dei Focolari, nelle persone di un giovane, Nelson Vanegas del Salvador, e della stessa presidente, Maria Voce, che spiega: «Le iniziative apostoliche rivolte ai giovani nei due diversi ambiti dell’annuncio della fede e della vocazione mettono radici nell’esperienza caratteristica che nasce dal carisma dell’unità». Era ai giovani, in particolare, che si rivolgeva Chiara Lubich, fin dagli anni ‘60. Suo l’appello ad un nuovo tipo di rivoluzione, ispirata all’amore evangelico (“Giovani di tutto il mondo unitevi”), che ha dato vita, nel tempo, a strumenti e luoghi di formazione e testimonianza, vissuti insieme ai giovani stessi, lungo tre direzioni: il dono reciproco tra giovani e adulti, il binomio tra vita e pensiero, la fraternità vissuta concretamente per rispondere alle esigenze e problematiche del mondo di oggi. Nelson, già presente alla riunione presinodale di marzo, espone quanto viene portato avanti dai Focolari: «Negli annuali corsi estivi di formazione per giovani – è la sua testimonianza – si aprono percorsi di approfondimento teologico e morale, frutto di un cammino insieme, secondo uno stile di accompagnamento che trova conferma in quello suggerito da Papa Francesco. Una esperienza analoga si ritrova nelle cosiddette “Scuole di discernimento vocazionale”, un vero e proprio percorso di formazione e accompagnamento per giovani dai 23 ai 30 anni, una fascia d’età cruciale per affrontare scelte decisive nel personale progetto di vita». Ma, spiega, ci sono anche le occasioni in cui i giovani sperimentano che la vita e lo studio sono un tutt’uno: «L’Istituto Universitario Sophia, con sede a Loppiano, nasce per favorire l’interazione tra i saperi in un orizzonte sapienziale, con un progetto accademico centrato sull’esperienza di una comunità di studio in cui si condividono ricerca, pensiero e vita, non solo tra studenti di diversa provenienza, ma anche tra studenti e docenti». Non mancano altri spazi, come le scuole gen o i congressi nazionali e internazionali. Infine, i Genfest: «un’esperienza formativa, che si fonda sullo sforzo continuo di inclusione, accoglienza e ascolto dell’altro, che porta al dialogo vero e alla costruzione di rapporti profondi. Sono soprattutto una profonda esperienza spirituale, in cui tanti giovani hanno sentito o maturato la chiamata di Dio, a vivere per qualcosa di grande, a realizzare il sogno di Gesù». Il prossimo è imminente. A Manila, dal 6 all’8 luglio, avrà per titolo “Beyond all borders”. Chiara Favotti Vedi la breve intervista a Maria Voce (altro…)
15 Giu 2018 | Centro internazionale, Cultura, Spiritualità
Non raccoglieremo allori, certo, per quel che facciamo; ma in compenso abbiamo la coscienza tranquilla. Io non riesco a capacitarmi che, entrando in politica, entrando nell’orbita della collettività, uno debba cessar di fatto di essere cristiano; debba in quel terreno, separare la fede dalle opere; debba ridurre l’apostolato a una negazione che oggi si chiama anticomunismo, e in passato si chiamava antiliberalismo, antiluteranesimo …Va bene la negazione, ma appena posta, vale – deve agire – anche e più ancora l’affermazione. E l’affermazione essenziale è questa: che, incontrando un uomo, o in chiesa o in strada o in parlamento, io incontro un fratello, un figlio di Dio, un redento dal sangue senza prezzo; gli debbo amore, comunque egli sia catalogato, vestito o gallonato. Ridursi alla negazione è un accordarsi un assurdo diritto di odiare, un evadere dai positivi obblighi di servizio sociale, un impoverire il Vangelo; così almeno a me pare. Credere che il cristianesimo possa acconciarsi a deformazioni, per cui legittimi l’odio, è credere che il cristianesimo sia un lubrificante di passioni umane, d’avarizia e di omicidio. (Igino Giordani, Lettera a don Primo Mazzolari, 2 febbraio 1951) Servire il popolo è servire Dio, servire un cittadino, un lavoratore, una massaia, degli scolari, dei popoli, è lavorare per Cristo. “Quel che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me” (Mt. 25,40): l’ha assicurato Lui stesso. Vista così la politica perde certi caratteri d’ostilità, d’odio, d’esclusivismo: anche nella pluralità delle opinioni, che vuol dire altresì ricchezza d’idee, il cristiano vede un fratello anche nel tesserato d’altro partito e, seppur ne respinga le opinioni, non ne respinge l’anima, nata dal medesimo Padre Celeste e perciò erede del diritto all’amore di Lui. (Igino Giordani, Difficoltà del cristiano oggi, Città Nuova, Roma, 1976, p.129) I cattolici in politica devono propugnare la creazione di una società ispirata al Vangelo. Ma questo impegna a una povertà interiore, a un dispregio della ricchezza e della boria, a una moralità che è in politica quel che è l’ossigeno nella respirazione, a un esercizio del potere come di un servizio, a un’effrazione delle caste e dei privilegi; impegna a una rivoluzione… (Igino Giordani, «La via», giugno 1950, p.1) A cura del Centro Igino Giordani (altro…)
10 Giu 2018 | Centro internazionale, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il Creato è “un dono condiviso e non un possesso privato”, e l’averne cura “implica sempre il riconoscimento dei diritti di ogni persona e di ogni popolo”. È uno dei passaggi centrali del messaggio con cui Papa Francesco ha voluto essere presente al Simposio internazionale sulla tutela dell’ambiente promosso nelle Isole Saroniche (Grecia), dal 5 all’8 giugno, dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, guidato da Bartolomeo I. Sul tema“Verso un’Attica più verde. Preservare il pianeta e proteggere il suo popolo”, l’incontro – svoltosi a tre anni dall’Enciclica Laudato Si’ ed in concomitanza con la Giornata mondiale dell’ambiente – ha visto presenti circa 250 persone fra leader religiosi, politici, esperti di ambiente e clima, accademici e giornalisti provenienti da diversi continenti, chiamati a cercare risposte condivise alla attuale crisi ecologica. Figlia – è il pensiero comune – di una più profonda crisi antropologica e spirituale.
Fra gli invitati anche la Presidente del Movimento dei Focolari Maria Voce, che ha osservato: “È bello vedere persone che vengono da tutto il mondo, e fra queste tante autorità religiose delle diverse chiese, molto motivate a cercare insieme delle soluzioni affinché il pianeta possa vivere una vita più serena e possa essere tutelato e conservato per le future generazioni”. E ancora: “Mi piace sentire che c’è tanta attenzione a tutti gli aspetti dell’ecologia, da quella dell’ambiente a quella delle persone, e anche che sia venuto in rilievo che tutto il pianeta partecipa di questa ecologia, e che tutta la natura è un dono che noi riceviamo da Dio e in quanto tale deve essere accolto con rispetto e gratitudine, e trasmesso nella maniera migliore ai nostri fratelli che verranno dopo”. Anche la formula del convegno – ha aggiunto la Presidente del movimento fondato da Chiara Lubich, da tempo impegnato per la salvaguardia del pianeta in tutto il mondo – esprime un approccio ‘ecologico’: “le sessioni sono continue ma anche inframmezzate da viaggi nelle isole vicine e negli spostamenti c’è la possibilità di incontrarsi, di parlare gli uni con gli altri, ed è più facile stabilire rapporti in questa atmosfera un po’ di studio, un po’ di relax e di amicizia internazionale. Mi sembra che da questo convegno giunga una speranza per il futuro del pianeta”. Una risposta alle preoccupazioni del Santo Padre, che nel suo messaggio, portato al Simposio dal Cardinale Peter Turkson, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha sottolineato il rischio che le future generazioni siano condannate “a vivere in una casa comune ridotta a rovine”, o a lasciare la terra natia a causa dei cambiamenti climatici e dei disastri prodotti anche dall’avido sfruttamento delle risorse ambientali.
Citando il Messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per il Creato (1° settembre) scritto insieme a Bartolomeo I, Francesco ha ricordato che “il dovere di prendersi cura del Creato sfida tutte le persone di buona volontà e invita i cristiani a riconoscere le radici spirituali della crisi ecologica e cooperare nell’offrire una risposta inequivocabile”. Obiettivo prioritario dunque – è la replica del Patriarca – è il ripensamento dell’attuale sistema economico che “ignora i bisogni degli esseri umani e porta inevitabilmente allo sfruttamento dell’ambiente naturale”, ma soprattutto – aggiunge – il vero cambiamento può nascere solo dal cuore dell’uomo: “la distruzione dell’ambiente naturale può essere invertita solo attraverso un cambiamento radicale della nostra prospettiva verso la natura che deriva da un cambiamento radicale della nostra auto-comprensione come esseri umani”. Claudia Di Lorenzi (altro…)