16 Giu 2012 | Centro internazionale, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Un luogo di frontiera, Belfast, con il ricordo vivo di una divisione vissuta per anni: i reticolati, i muri, sulle vie principali teatro dei troubles, i disordini degli anni ’70/’90. Proprio sullo scenario di questa storia, dove la lotta politica si è mescolata alla lotta di religione, ha un grande impatto quanto vissuto in questo 14 giugno. Nella Cattedrale di Sant’Anna, cuore della Chiesa d’Irlanda (denominazione ufficiale della chiesa anglicana locale), sono circa 300 le persone che hanno risposto all’invito del reverendo John Mann, Decano della Cattedrale. È stato lui a proporre a Maria Voce di venire a Belfast, estendendo così i confini del Congresso Eucaristico. Erano presenti i leader delle 4 denominazioni cristiane maggiormente rappresentate nell’Irlanda del nord: il presidente Metodista, Rev. Lindsay; il vescovo anglicano di Connor (la diocesi in cui si trova Belfast), Rev. Abernethy; il già moderatore presbiteriano, Rev. Dr Dunlop – che tanto ha operato per la pace nell’Irlanda del Nord; il vescovo cattolico di Down & Connor, Mons. Treanor. Vederli insieme parlava da sé. Importante il patto solenne che hanno sottoscritto con l’impegno ad amarsi reciprocamente come Gesù stesso ci ha amato. Hanno chiesto la grazia dell’unità, di essere capaci di considerare i dolori degli altri come i propri e di condividere le gioie.
Questo “Patto dell’amore reciproco” è stato ripetuto da tutti i presenti. Parla di “sacramento dell’incontro” Ruth Patterson, ministro nella chiesa presbiteriana in Irlanda, per descrivere questo momento: “Mi è sembrato che quanto dicevano stava già succedendo. È un passo avanti verso la riconciliazione”.
Nel suo discorso, Maria Voce ha proposto di vivere una cultura della fiducia, come base per costruire rapporti di fraternità: “In questi giorni ho ascoltato tante storie, conosciuto molte persone. Tanti con le lacrime agli occhi sono venuti a dirmi il desiderio di ripartire da questa fiducia verso l’altro”. Per spiegare come promuovere questa cultura Maria Voce si sofferma su tre elementi, propri della spiritualità dell’unità – l’arte d’amare che si può scoprire nel Vangelo; l’amore reciproco che sboccia in un patto; e Gesù Crocefisso e Abbandonato, modello e chiave dell’amore – costellandoli di testimonianze sia dell’Irlanda che di varie parti del mondo
E come suona tra i presenti la ‘provocazione’ a convertirsi ad una cultura della fiducia? “È il modo per progredire oltre le barriere che ci siamo imposti e che troppo spesso ci circondano” – ha dichiarato il reverendo Mann. Conleth, 14 anni: “Noi giovani non siamo così condizionati dal passato, perciò possiamo vivere per primi la cultura della fiducia verso tutti e su questo costruire una società migliore. Come una fenice che rinasce dalle sue ceneri, vedo in questo una speranza per Belfast e per l’Irlanda del Nord”. “Parto di qui con una grande immensa gratitudine per chi per anni ha vissuto per questa speranza, per chi ha costruito ponti di carità, di rapporto – dichiara il copresidente dei Focolari Giancarlo Faletti. Certamente questa non è un’opera ancora conclusa, ma è un’opera profetica; questo è un luogo simbolo per l’Europa, per l’umanità”. Una di queste persone che ha già vissuto la cultura della fiducia è Gerry Burns. Con la moglie Mary, ad Armoy, un paesino nell’estremo nord dell’Irlanda, a partire dagli anni ’90 ha costituito un’associazione per unire le persone al di là della religione e della politica. Non si sono arresi di fronte alle difficoltà, né quando nel 2000 la loro sede è stata bruciata, né quando venivano visti come traditori dalla loro stessa comunità. Adesso il loro centro è ancora più grande, e le persone convivono pacificamente. Sono molti i progetti in corso. “Dalla spiritualità del focolare – racconta Gerry – abbiamo imparato non solo a superare le differenze, ma che possiamo beneficiare delle diversità”. Dall’inviata Maria Chiara De Lorenzo (altro…)
11 Giu 2012 | Centro internazionale
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11 Giu 2012 | Centro internazionale, Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Partecipanti al 50° Congresso Eucaristico Internazionale (C) CSC Audiovisivi
Le attese su questi giorni irlandesi sono tante, ma forse non ci si aspettava che la prima giornata del congresso avesse un timbro spiccatamente ecumenico. E invece sì: è una delle caratteristiche più interessanti di questo 50° Congresso Eucaristico internazionale (Dublino, 10-17 giugno), promosso dalla chiesa cattolica, ma che – proprio per il suo tema principale, la comunione – registra un’apertura al dialogo vitale tra battezzati. Già nei giorni precedenti, durante il Simposio teologico (Maynooth, 6-9 giugno), il dialogo ecumenico era entrato in campo per la prima volta in un contesto simile. Hanno parlato esponenti di varie chiese, tra cui il Metropolita Emmanuel (Adamakis) di Francia, presidente della Conferenza Europea delle Chiese, e il Cardinal Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, intervenuto proprio sulla visione ecumenica della relazione tra Eucaristia e comunione ecclesiale.
È in questo contesto che si inserisce l’intervento di Maria Voce, tra i relatori della manifestazione. A precederla è il priore di Taizé, Frère Alois, che – ricordando la storia di Frère Roger Schutz, fondatore della Comunità – ha sottolineato come “la passione che riempie i loro cuori” è proprio l’appello a lavorare incessantemente per “l’unità del Corpo di Cristo”. A seguirla è invece il reverendo Jackson, arcivescovo anglicano di Dublino, con la liturgia della Parola e dell’acqua, per ricordare il comune battesimo. Le parole di Maria Voce sul tema della “Comunione in un solo battesimo” sono di testimonianza, a partire dalla propria esperienza di Vangelo, cominciata quando da giovane studentessa alla facoltà di legge, rimane affascinata da altri giovani che avevano trovato nel vivere le Parole di Gesù una via per la piena realizzazione. È l’esperienza iniziata da Chiara Lubich nel 1943, e che ha coinvolto milioni di persone in tutto il mondo, nella riscoperta del fascino di quelle parole. Cita Lutero, Maria Voce: “Dobbiamo essere certi che l’anima può fare a meno di ogni cosa, fuorché della Parola di Dio”. Parola, tramutata in vita, che dà testimonianza. Ne ha esperienza diretta la presidente dei Focolari, che ha vissuto 10 anni in Turchia, un Paese dove nonostante i segni esterni del cristianesimo fossero assenti, ha potuto “sperimentare la bellezza della famiglia che Gesù è venuto a comporre sulla terra. Nei 70 anni di vita dei Focolari si è sperimentato inoltre che questa spiritualità tipicamente comunitaria ed ecumenica lega chi la vive, in modo da sentirsi un solo popolo cristiano. È il dialogo della vita: “Non bastano le conclusioni e le prese di posizione anche avanzate tra i teologi, se poi il popolo non è preparato – afferma ancora Maria Voce, fino ad osare: Uniti da questa spiritualità, vorremmo essere lievito tra tutte le Chiese e contribuire ad accelerare il loro cammino verso la piena comunione anche visibile, anche eucaristica”. Anche il cardinale Ouellet – inviato da Benedetto XVI come suo rappresentante per questo congresso – ha affermato in questi giorni che il futuro della missione della Chiesa passa attraverso la sua testimonianza di unità e il suo dialogo con tutta l’umanità. E mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino e presidente del Congresso, ha rivolto un pensiero ai giovani irlandesi, aggiungendo che “la Chiesa in Irlanda è sulla strada del rinnovamento”. La giornata ecumenica dell’11 giugno prosegue con una serie di workshop, fra questi: “Il dialogo della vita in una nuova fase dell’ecumenismo”. Lo conduce Renate Komorek, del Movimento dei Focolari, con vari ospiti: Rev. Bronwen Carling, anglicana, due presidi dell’Irlanda del Nord, di una scuola protestante e di una scuola cattolica, che hanno fatto un lungo cammino insieme, membri dell’Arche, di Corrymeela e della comunità carismatica. Aggirarsi fra gli stand della Royal Dublin Society, fra i 20.000 partecipanti che sono passati in questa giornata fa proprio ripensare al “pezzo forte” che ci tiene insieme, per usare ancora le parole di Maria Voce: “L’amore reciproco vissuto, che permette la presenza di Gesù fra più cristiani uniti nel suo nome. Gesù fra un cattolico e un anglicano, fra un’armena e una riformata… Così la Chiesa oltrepassa in certo modo i confini degli edifici di culto e, nella piena comunione fra tutti, si fa più vicina all’umanità di oggi per rispondere a tutte le sue esigenze e domande con quelle risposte che solo il Vangelo può offrire”. Dall’inviata Maria Chiara De Lorenzo
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10 Giu 2012 | Centro internazionale, Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Un Paese ricco di storia, in cui anche il cristianesimo ha radici profonde: risale infatti ai primi secoli dopo Cristo (432) l’evangelizzazione dell’isola ad opera di San Patrizio. Conosciuta per le antiche tradizioni celtiche, per il successo della musica nazionale con gli U2 e tradizionale con i Riverdance, per i grandi autori letterari fra cui quattro premi Nobel, l’Irlanda ha anche vissuto pagine dolorose nella sua storia recente: il dramma della guerra di indipendenza, le violenze tra cattolici e protestanti, e lo scandalo degli abusi sessuali all’interno della chiesa cattolica, ferita ancora aperta. A rileggerle, le parole di Benedetto XVI nella lettera ai cattolici irlandesi del marzo 2010, risuonano ancora forti: “‘Mentre affrontate le sfide di questo momento, vi chiedo di ricordarvi della “roccia da cui siete stati tagliati” (Is 51, 1). Ed è in questo contesto – cioè nel percorso di purificazione e rinascita della Chiesa irlandese – che si situa il 50° Congresso Eucaristico Internazionale (10-17 giugno 2012). Terreno irrigato anche dalla vita e dalla proposta di autenticità evangelica del Movimento dei Focolari, da quando nel 1969, una donna – Margaret Neylon – di ritorno dall’Inghilterra, “contagia” a macchia d’olio tante persone con la nuova vita appena scoperta: l’amore (quello insegnato da Gesù) alla base di ogni azione. Insieme al figlio Eddie, affetto da distrofia muscolare, diventano l’anima della prima comunità focolarina, che attirerà poi la nascita del primo focolare in Irlanda (1971), seguito da un secondo nel 1976. Oggi sono 5 nel Paese e si è sviluppato negli anni anche un centro stabile di formazione, la cittadella “Lieta”. Prende il nome dalla focolarina argentina Lieta Betoño, che con dedizione e amore ha speso 30 anni della sua vita per donare l’ideale dell’unità a tanti irlandesi, fino al 2002, anno in cui si è spenta per un grave male. Molte storie si intrecciano nel ripercorrere le tappe dello sviluppo dei Focolari in Irlanda: tra queste quella di Suor Anna, che nel 1973 decide di portare un gruppo di giovani cattolici e protestanti ad un meeting internazionale: il Genfest. Fra loro c’è Sally Mc Allister, che diventerà la prima focolarina irlandese. Originaria dell’Irlanda del Nord, aveva deciso di abbracciare la lotta armata: nel Vangelo scopre la rivoluzione più grande, che riempie di senso anche il dolore della divisione e delle lotte fratricide della sua terra.
Oggi il Movimento dei Focolari è diffuso a vari livelli e fra persone di tutte le vocazioni; va sviluppandosi il lavoro comune con altri movimenti cattolici, con membri di altre Chiese e con membri della comunità Sikh. Dal 1991, anno di nascita dell’Economia di Comunione, alcune imprese aderiscono al progetto, per esempio: Paul Connolly Optometrist, Nettraffic (Telecomunicazioni) e la scuola di inglese Language e Leisure Internazionale. I Ragazzi per l’Unità hanno realizzato molteplici azioni per riportare pace e speranza nelle loro città: un video in cui presentano le loro attività per ‘colorarne’ gli angoli grigi; la staffetta mondiale ‘Run4Unity’, la cui tappa irlandese si è svolta a Belfast, il 12 maggio 2012, di fronte alla sede del Parlamento dell’Irlanda del nord. Sia Run4Unity, con la promozione della Regola d’oro attraverso lo sport in tante scuole di tutto il Paese, sia il programma per bambini del dado dell’amore, sono diventati dei programmi pastorali per la preparazione del Congresso Eucaristico. Chiara Lubich ha visitato l’Irlanda nel 2004, incontrando il Primate di tutta l’Irlanda Sean Brady, l’Arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin e altri Vescovi, l’allora presidente irlandese Mary Mc Aleese, l’allora primo ministro e Presidente dell’Unione Europea, Bertie Aherne tutte le persone dei Focolari dell’isola. In quell’occasione Chiara ha detto: “Abbiamo bisogno di favorire l’unità, l’unità dei cristiani nel testimoniare la fede in maniera oggi diversa (…) e credo che la testimonianza viva e autentica di vita familiare e di vita di fede è una delle cose più importanti che abbiamo da offrire per il futuro del nostro Paese”. Nel 2012 è la volta di Maria Voce, che dal 10 al 17 giugno, insieme al copresidente Faletti, è in Irlanda, in concomitanza con il Congresso Eucaristico internazionale, dove è chiamata a intervenire con una testimonianza sulla Parola vissuta. Molti sono gli avvenimenti sponsorizzati dai Focolari nel ricco mosaico del congresso: dallo spazio giovani “Chiara Luce”, ai workshop su Economia di Comunione e Chiesa Comunione; dall’incontro aperto, all’appuntamento ecumenico che si svolgerà a Belfast nella Cattedrale anglicana di Sant’Anna il 14 giugno, e che apporterà all’insieme del Congresso Eucaristico un contributo di dialogo fra le chiese. Visita l’Irlanda in Focolare Worldwide! (altro…)
31 Mag 2012 | Centro internazionale, Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Intervista di Lucetta Scaraffia (L’Osservatore Romano)
Ci tenevamo che il nuovo inserto dedicato alle donne de «L’Osservatore Romano» uscisse con una sua intervista: lei è l’unica donna alla testa di un movimento di così grande importanza. Questa singolarità le pesa nei contatti con le gerarchie ecclesiastiche? Non solo non mi pesa, ma è una peculiarità sempre più riconosciuta dal Papa, da cardinali e vescovi, secondo il suo significato originario espresso da Giovanni Paolo II: essere segno e garanzia di quel profilo mariano che dice primato dell’amore soprannaturale, della santità, coessenziale al profilo apostolico-petrino. Dimensioni che concorrono, ha detto Wojtyła, «a rendere presente il Mistero di Cristo e la sua opera salvifica nel mondo». Non così nel primo ventennio della nostra storia: era una tale novità! Dietro c’è un lungo iter non privo di sofferenza. Anche la sua successione a Chiara Lubich è stata diversa dalla prassi: nessuna designazione, ma voto democratico. Anche nelle decisioni il movimento sembra seguire un iter democratico. Succedeva anche quando era in vita Chiara? La successione è avvenuta attraverso un’elezione, ma non si può dire che si sia seguito un iter democratico. Se ci fosse stato avremmo poi dovuto accettare un compromesso per comporre la polarizzazione, il che sarebbe stato in contrasto con il nostro carisma che chiede l’unità. Da quel momento abbiamo capito meglio il senso dell’eredità di Chiara: Gesù che si fa presente quando «due o più sono uniti nel mio nome». In quell’ora cruciale ne abbiamo sperimentato la forza trasformante e la luce che è guida. Ci è richiesto quell’amore scambievole che non misura, che anzi punta alla misura stessa di Gesù: dare la vita. A oggi non conosciamo altro modo nel prendere decisioni: ciò significa ascolto, condivisione di pesi, conquiste, esperienze, punti di vista, pronti a perdere tutto nell’altro. Soprattutto fedeltà allo sposalizio con Gesù crocefisso per trasformare dolori, dubbi, divisioni e ricomporre l’unità. Quando Lui c’è risplendono i doni dello Spirito: pace, nuova forza, luce; risplende l’uguaglianza, senza vanificare “il dono dell’autorità”. Mi sembra che fra i movimenti voi siate i più restii alla pubblicità: «umiltà e reticenza, mai mettersi in mostra» diceva Chiara. Quindi le persone vi conoscono quando vengono in contatto con qualcuno di voi, attraverso un rapporto personale. Questa modestia vi rende però poco noti all’esterno: ha qualcosa a che fare con la guida femminile? Siamo restii alla pubblicità, non alla comunicazione! Significativo che Chiara abbia voluto che la grande parabolica per i collegamenti intercontinentali fosse sistemata nel suo giardino: era per lei il «monumento all’unità». È vero, c’è stato un lungo periodo di silenzio, quando il Movimento era sotto studio da parte della Chiesa. Ma negli anni successivi non sono mancate grandi manifestazioni internazionali irradiate nel mondo dai satelliti, si sono moltiplicate riviste e siti web, è in funzione un ufficio stampa. Ciò che ci muove non è ricerca di notorietà, ma il detto evangelico che chiede di non tenere la lampada sotto il moggio, ma di metterla sul tavolo per far luce nella casa. Lo spirito focolarino risente della sua matrice femminile. Quali altre caratteristiche femminili si possono rintracciare nel vostro carisma? Il focolare ha una matrice femminile perché è «opera di Maria». Maria, la più alta espressione dell’umanità redenta, “tipo” del cristiano e della Chiesa tutta, come sancito dal Concilio. È lei che ha impresso a tutto il movimento il suo timbro: interiorità che lascia spazio a Dio e ai fratelli, fortezza, fede senza se e ma, Parola vissuta, canto di quel Magnificat che annuncia la più potente rivoluzione sociale, quella maternità possibile oggi nel generare ovunque la presenza misteriosa, ma reale, del Risorto che fa nuove tutte le cose. Nel movimento vi sono, come membri o simpatizzanti, esponenti delle gerarchie ecclesiastiche. Come risolvete il confronto fra autorevolezza della guida del movimento e autorità delle gerarchie che essi rappresentano? Nei rapporti con i vescovi non c’è mai stato conflitto d’autorità, ma scambio di doni: dal carisma dell’unità i vescovi attingono quella spiritualità così incoraggiata dai Papi, per dare alla Chiesa il volto delineato dal Concilio, la Chiesa comunione. Nel carisma proprio delle gerarchie ecclesiastiche, riconosciamo l’evangelico «chi ascolta voi ascolta me». Oltre agli scritti della fondatrice, a cui ovviamente vi ispirate, che rapporto avete con le sante e con i testi che hanno scritto? Due esempi: Chiara ha assunto il nome della santa d’Assisi perché affascinata dalla sua radicalità evangelica. Per anni, alla festa della santa, abbiamo approfondito aspetti paralleli delle due spiritualità. Teresa d’Avila ha fatto luce per leggere, nel nuovo carisma donato alla Chiesa, una via autentica di santità, che ha come meta non solo edificare il “castello interiore”, ma anche “il castello esteriore”, al cui centro è la presenza di Gesù nella comunità.
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25 Mag 2012 | Centro internazionale, Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Abbiamo sperimentato che la nostra diversità non è un motivo di divisione, ma rappresenta una molteplicità di doni e una risorsa”. È uno stralcio del Manifesto che è stato letto allo Square Meeting Center di Bruxelles, a conclusione della giornata di Insieme per l’Europa 2012. Più di mille persone riunite a Bruxelles da ogni parte d’Europa e altre decine di migliaia collegate via satellite in 22 Paesi, hanno rivolto un messaggio di speranza, unità e pace all’Europa. “Insieme per l’Europa” ha una caratteristica inedita che la rende originale da tutte le altre manifestazioni europee: è la realizzazione – in contemporanea all’incontro di Bruxelles – di una capillare rete di eventi promossi in altre 144 città di tutta l’Europa. Piccole e grandi manifestazioni realizzate in punti di alto profilo simbolico per i singoli Paesi e città. Hanno avviato percorsi di collaborazione tra movimenti e comunità ecclesiali. Rapporti che aprono oggi spiragli di speranza per future iniziative da promuovere insieme per il bene comune delle comunità locali. Da Breslavia, Polonia, a Belfast, Irlanda. Da Oslo, Norvegia, a Malta. Molteplici sono state le iniziative che hanno coinvolto persone di tutte le età, condizioni e convinzioni.
Ad Augsburg, in Germania, il programma è iniziato con un flashmob nella piazza centrale della città: si sono lanciati in aria sette palloni giganti ognuno contraddistinto da uno dei sette “Si” che hanno caratterizzato fino ad oggi l’impegno dei movimenti e delle comunità per la famiglia, la vita, la pace ed un’economia più equa. A Breslavia, in Polonia, l’iniziativa ha voluto mettere in rilievo il delicato processo di incontro e di riconciliazione tra i popoli della Polonia e della Germania (ferito durante la seconda guerra mondiale) con una manifestazione dal titolo “I cristiani della Germania e Polonia insieme per l’Europa”. Ad Ischia, in Italia, una catena umana “ha abbracciato” il perimetro dell’isola come simbolo insieme di difesa dell’ambiente e di accoglienza. Ancora in Italia, a Firenze, è la Sala dei Cinquecento, a Palazzo Vecchio, ad ospitare il collegamento in diretta con lo Square Meeting Center di Bruxelles. E se, per una parte dei Movimenti e Comunità cristiane il percorso di fraternità di “Insieme per l’Europa” ha un’esperienza di anni, per altri l’edizione del 2012 è stata l’occasione di provare dal vivo il significato di conoscersi meglio e di lavorare insieme. Così si esprime una coppia di Laudau, in Germania: “Bruxelles 2012 è stata la scusa per conoscerci meglio, interessarci di Movimenti dei quali prima non conoscevamo nemmeno il nome. Si sente grande entusiasmo e voglia di concentrare le nostre forze per rinforzare l’anima cristiana dell’Europa cominciando dalla nostra città”.
Sono queste storie di collaborazione e di fraternità che danno oggi la possibilità di credere che è possibile dare all’Europa quella speranza di cui Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, parlava nel suo intervento a Bruxelles: “La più grande miseria europea è la mancanza di speranza”. Per questo “si deve generare un clima di simpatia e di solidarietà, un senso del destino comune deve risorgere, reti sociali debbono rinascere”. “Insieme per l’Europa – ha sottolineato Maria Voce nel suo discorso – è un’impresa affascinante: abbiamo la possibilità, anche attraverso la manifestazione di oggi, di testimoniare alle donne ed agli uomini del nostro tempo che abitare la terra in uno spirito di comunione apre un futuro di fraternità e di pace ai singoli, ai popoli, al nostro continente e all’umanità intera”.
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