21 Mar 2012 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
I colori la fanno da padroni in questa terra del Guatemala. Basta osservare i vestiti delle donne indigene o fare un giro al mercato della frutta. È giocando coi colori che la popolazione locale usa comporre dei tappeti “provvisori”, composti da ramoscelli, petali, foglioline e segatura colorata, a formare figure allegoriche, disposte a mo’ di tappeto, appunto. Qui in Guatemala vengono stesi al suolo in primo luogo per manifestare la devozione a Gesù Cristo e ai santi nelle processioni; ma non solo, perché servono anche per esprimere riguardo e accoglienza festosa a persone che si vuol onorare. Era un tappeto del genere l’ultimo breve tratto di sentiero che hanno percorso a piedi, all’interno del Centro Mariapoli “Maria dei focolarini” della capitale guatemalteca, Maria Voce con Giancarlo Faletti, scendendo dalle auto fino alle loro residenze. E, affianco al tappeto, i saluti del folto gruppo di amici della comunità locale del Movimento: volti commossi, sprizzanti di gioia, braccia stese a stringere mani, abbracci insistiti. Con un ingrediente insolito, quello dei petardi, dei botti, sparati lì accanto a testimonianza del giubilo e per rendere l’ambiente ancora più festoso. Se possibile… Poco prima Maria Voce e Giancarlo Faletti erano in effetti arrivati all’Aeroporto emozionati, consci che era scoccata l’ora d’inizio di un altro dei loro grandi viaggi, in regioni lontane in quanto a chilometraggio, ma vicinissime al loro cuore, popolate da quella “famiglia di Chiara” che la presidente sin dall’inizio si è promessa di visitare per conoscerla, per sostenerla nella fedeltà e nel servizio alla Chiesa e all’umanità. Nel corso della tappa guatemalteca, la delegazione incontrerà, oltre ad autorità civili ed ecclesiali, in primo luogo i membri, gli aderenti e gli amici dei Focolari di Guatemala, Honduras, El Salvador, Nicaragua e Belize. Vi saranno incontri anche con i rappresentanti delle organizzazioni laicali locali. Il tutto accompagnato da un’immersione nelle millenarie culture di queste regioni, a cominciare da quella maya. di Filippo Casabianca, da Ciudad del Guatemala
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16 Mar 2012 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Una società che partisse dal nulla, arriverebbe al nulla, tratta da impulsi di nullificazione. Una società, che partisse dalla brama di denaro, porterebbe alla rissa per conquistarlo. Una, che partisse dal ventre, finirebbe in un canale. Ma, la vita muove dalla vita. La politica è guidata dalla giustizia. Ma se fosse solo giustizia rimarrebbe sterile per quei cittadini che fossero vinti nelle competizioni dell’esistenza. Viceversa s’integra della carità; e per questa l’autorità si fa servizio; un servizio reso con rispetto alla persona umana e con un senso di debito verso la miseria. Così concepita la politica si sente responsabile del bene di tutti i cittadini, anche degli ultimi: non si esaurisce ad impedire il male, a mantenere l’ordine esterno, ma si sforza di suscitare il bene, con un ordine interno, divenendo un’attività supremamente benefica. La politica fuori della legge di Dio si trasforma in una maledizione per gli amministrati; nella legge di Dio diviene un aiuto vigoroso a raggiungere i fini individuali, familiari, professionali. E, se traduce la legge di Dio, edifica la città di Dio. In essa la carità esclude l’egoismo del tenersi in disparte e dà a ciascuno il dovere di assistere la comunità; e vede l’interesse pubblico, non come una categoria esterna, ma come interesse comune, in cui sono inclusi i destini delle rispettive famiglie e persone. Si chiama difatti “bene comune”. L’uomo pacifico non ignora la lotta; l’uomo della carità non ignora l’odio. Appena esce dalla “cella del proprio sé” incontra l’avversario. E’ un fratello, ma ridotto a nemico. E spesso riceve tanto male per quanto bene fa: e spesso è istigato a vendetta; e forse per dieci, sedici, venti ore, non fa che vivere dentro stimoli d’ambizione e allettamenti di corruzione. Sì che il suo è tutto un combattere contro la lussuria e la guerra e l’odio: ma combattere è: un vivere da segno di contraddizione.
Igino Giordani, Le due città, Città Nuova, 1961.
Centro Igino Giordani
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5 Mar 2012 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Spiritualità
«Si avvicina la ricorrenza del 14 marzo, anniversario della nascita al Cielo di Chiara Lubich. Quest’anno vorremmo dedicare le celebrazioni in modo particolare all’impatto del suo carisma sulle nuove generazioni: giovani di oggi e di ieri testimonieranno in varie regioni del mondo cosa ha suscitato nella loro vita l’incontro con lei.
Chiara ha fiducia nei giovani e in ciascuno di noi. Insieme, tutti uno, vogliamo guardare ad un futuro pieno di speranza perché Dio ci ha dato un grande Ideale. Sarà ancora un’occasione per esprimere la nostra riconoscenza a colei che, corrispondendo in pienezza alla luce del carisma che Dio le ha messo in cuore, ha aperto la strada a molti per essere portatori di uno spirito nuovo.
Facciamo di questa data un punto di partenza: grati di tale dono, comunichiamolo a nostra volta a quanti ci circondano per contribuire all’edificazione della fraternità universale: la realizzazione del suo sogno, l’anelito di Gesù: “Che tutti siano uno”». Maria Voce, 5 marzo 2012 (altro…)
17 Feb 2012 | Centro internazionale, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«La venuta di Maria Voce è stata per noi come una pioggerella fresca, adesso qui tutto rifiorisce». È un giovane algerino, che riassume in queste poche parole la visita della presidente del Movimento dei focolari, agli algerini che ne condividono lo spirito. Negli anni ‘90, quando cominciava a formarsi la comunità, Chiara Lubich rispondendo alla domanda di qualcuno che la invitava a visitarla, aveva risposto: “Bisogna lavorare a questo”. Un cammino di dialogo durato anni e tuttora in corso. La visita di Maria Voce – dal 9 al 14 febbraio – è stata quindi un avvenimento molto importante per la comunità dei Focolari in Algeria, e non solo. Il dialogo con i musulmani è, infatti, in questo Paese, una punta avanzata, riconosciuto dalla Chiesa locale e ben al di là: la visita a Mons. Ghaleb Bader, arcivescovo di Algeri, lo ha confermato.
L’Algeria non è più una destinazione turistica, l’immagine dell’Islam ai nostri giorni è offuscata da molti avvenimenti che spesso non hanno nulla a che vedere con la religione. La visita di Maria Voce va al di là di tutto questo. Come Chiara ricordava spesso, il dialogo è un’“autostrada” per avanzare verso il mondo unito, e questa piccola comunità di musulmani, che ha fatto sua la spiritualità dei Focolari, suscita interrogativi. Come è possibile? “Bisogna viverlo per capire”, dirà Maria Voce ad un certo punto. In questo freddo siberiano che attraversa l’Europa, l’Africa del Nord non è risparmiata: Tlemcen, arroccata a 900 metri di altitudine, è abituata al freddo, che quest’anno è comunque eccezionale. Una città dal passato culturale e religioso molto ricco ed è qui – dove nel 1966 si è aperto il primo focolare in Algeria – che, nel tardo pomeriggio del 10 febbraio, arriva la presidente dei Focolari.
L’attende un’accoglienza alla tlemceniana, con due stupendi cavalli arabi e i loro cavalieri, che fanno la guardia d’onore, i bambini in abito tradizionale che offrono latte e datteri, secondo l’usanza di queste regioni prossime al deserto; Maria Voce si presta volentieri al rito e abbraccia tutti. I colpi di fucile la fanno sussultare, l’emozione è molto grande. Non è minore l’indomani, quando entra nella piccola sala del Centro Mariapoli con i 130 invitati, tutti musulmani, ad eccezione dei membri del focolare, quattro studenti africani, due vescovi e due religiosi domenicani di Tlemcen, invitati per l’occasione. Sono presenti anche alcuni dal Marocco e dalla Tunisia. Dopo una breve storia dell’arrivo dell’ideale dei Focolari nel Maghreb, inizia il dialogo e si vive un momento di ‘primavera’: “I veri protagonisti di questa ora sono stati i giovani”, commenta al suo rientro in Italia. Cominciano per primi, raccontando le loro esperienze e ponendo alcune domande, alle quali Maria Voce risponde in francese con una grande semplicità. Negli adulti presenti, una profonda commozione, nata dalla certezza che il futuro è assicurato. E le risposte sono valide per tutti, “anche per i vescovi”, come afferma Mons. Henri Teissier, arcivescovo emerito di Algeri, che si è ritirato nel “Centro Mariapoli Ulisse” dei Focolari a Tlemcen, e che partecipa all’incontro. Il tono delle domande, mette in luce la difficoltà di far conoscere quest’ideale nella vita di tutti i giorni, in Algeria come in altre parti del mondo; l’impegno necessario per andare contro corrente.
Nelle risposte di Maria Voce è spesso presente la parola “amore”, sintesi della spiritualità focolarina: “Se si è nell’Amore verso l’altro, non c’è più niente che ci separa”. Sottolinea quindi l’importanza della relazione fra le persone: “La crisi nel mondo di oggi, prima che economica e politica, è una crisi dei rapporti”. Da qui l’importanza di “un amore gratuito, che non aspetta niente in cambio, totalmente disinteressato, totalmente Amore per Dio attraverso il fratello”. La gioia è al culmine. Musica algerina, Andalusa, molto popolare a Tlemcen, e abiti tradizionali ornano il pomeriggio di festa. Le parole di numerosi canti sono anche lodi a Dio che mostrano tutta la profonda religiosità di questo popolo. Come è tradizione in Algeria tutto si conclude danzando.
Tlemcen, capitale internazionale della cultura islamica per l’anno 2011-2012, ospite di numerose manifestazioni culturali e religiose, si mostra in tutta la sua bellezza. Il sole si affaccia quando è il momento di visitarla per completare il viaggio. Fouad, l’accompagnatore – originario di Tlemcen – ne è innamorato. La fa scoprire, con tutti i suoi santi musulmani, parte del patrimonio della città, di cui il più famoso è Sidi Boumediene, molto conosciuto in tutto il mondo islamico. Sulla sua tomba Maria Voce prega perché tutti i musulmani della comunità algerina possano seguire l’esempio di questi santi. Fouad, all’uscita, intona qualche verso di un canto che riporta un insegnamento del santo: “Lascia la tua tristezza, lascia la tua vita e donati a Me”. E uno scambio di battute conclude la visita. Fouad: «Tutto è di Dio, noi siamo niente». Maria Voce: «Sì, ma apparteniamo a Dio». Fouad: «Ecco, questa è la parola: “appartenere”». (altro…)
17 Feb 2012 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Spiritualità
«Il Vangelo piace a leggersi; ma a metterlo in pratica provoca scandalo tra la gente per bene. Il Vangelo non tollera stasi, non assicura riposo. Egli, il “segno di contraddizione”, non promette sinecure: “sono venuto a portar fuoco sulla terra e che altro desidero se non che divampi?” La storia di Cristo in terra, in venti secoli, è un filare di patiboli, fra galere e gogne: e non sempre si vede l’onda di lacrime piante nel nascondimento. E tuttavia, su quel silenzio desolato e buio, vale la fede. Vale il credere anche senza vedere. Il ricordare il monito di Lui: – Non temete, gente di poca fede. Io ho vinto il mondo. Per un poco Egli sparisce e noi peniamo, fatti soli, ma poi torna. Nella mistica questa notte oscura termina in una fiammante irruzione di sole. E’ la prova: e chi la sostiene con forza ha vittoria. Si tratta di un soffrire che produce vita: d’un grano che muore nella zolla per fruttificare nel sole. “Giacché come abbondano sopra di noi i patimenti di Cristo, così per Cristo sovrabbonda la nostra consolazione e salvezza nostra” (I Cor 1, 50). Chi accoglie Gesù crocifisso, accoglie il dolore per amore: e in quello stesso farne un atto d’amore, trova gioia. Occorre un allenamento di Spirito Santo per questo. E dunque la esistenza appare un dramma crudo, con apparenti sconfitte e atroci delusioni: ma resistere bisogna. Nulla va sciupato di quello che si dà in dolore: il frutto d’una resistenza nella razionalità e nella fede, con virilità e carità, giova sia nell’ordine civile che nell’ordine spirituale, in cui il popolo diventa anche con questi mezzi Corpo sociale di Cristo mistico. Si semina nelle lacrime, si raccoglie nell’esultazione». (altro…)
12 Gen 2012 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Erano più di 200 i giovani rappresentanti di 21 paesi dell’Africa sub-sahariana. “Parliamo molte delle lingue presenti sul suolo Africano, però ci capiamo benissimo!” scrivono, “perché Chiara ci ha insegnato una lingua sola: quella dell’amore”. Per la prima volta alcuni rappresentanti dei e delle Gen africani hanno potuto incontrarsi e riconoscersi parte del sogno di Chiara Lubich, quasi una profezia, da lei espresso vent’anni fa proprio in questa cittadella: che un giorno questa terra sarebbe stata una testimonianza viva della luce del carisma del Movimento dei Focolari: l’unità. L’apertura ufficiale – alla presenza dei responsabili centrali del Movimento Gen, Geppina Pisani e Marius Müller, e dei responsabili della cittadella Piero, Else Castellitto e Joseph Kinini – è una vera esplosione di gioia e di colori, con la presentazione di ciascuna area geografica. A gruppi i Gen, salendo sul palco, staccano da un grande pannello con la forma del continente africano, il tassello corrispondente alla propria nazione e depongono la loro bandiera. Il risultato: la foto di Chiara Lubich sorridente, vestita da africana, e davanti a lei le varie bandiere. Scrivono: “Chiara ci sorride, ci sembra proprio che porti tutti i nostri popoli a Dio!”
Nel pieno di una crisi mondiale che naturalmente non ha risparmiato l’Africa, un continente già duramente provato, i Gen non si sono tirati indietro e hanno con determinazione superato mille difficoltà per raggiungere il Kenya provenendo da luoghi anche lontani migliaia di chilometri, alcuni compiendo viaggi di tre giorni in pullman su strade dissestate, come i giovani di Congo, Malawi, Etiopia e Sud-Sudan. “Quando abbiamo sentito di questo congresso ci siamo subito resi conto che servivano tanti soldi” – raccontano i Gen nigeriani – “Questa volta però non volevamo chiedere fondi senza aver fatto la nostra parte. Abbiamo svolto diversi lavori, anche se tanti di noi studiano all’Università: vendite, lavori nei campi, preparazione di un calendario dove abbiamo raccontato le nostre esperienze, tra cui la vita di Chiara Luce, che tanti hanno apprezzato. Così siamo potuti venire in 12”. “Il nostro Paese sta attraversando una gravissima crisi economica e politica – ci dicono quelli della Costa d’Avorio – ma la nostra presenza è prova della Provvidenza di Dio che ci ha accompagnato”.
Il 29 dicembre, un collegamento Internet 2 ways con la presidente dei Focolari, Maria Voce: un momento di immensa gioia per lei e per tutti i presenti. “Sento tanta gioia di vedervi così numerosi e di sentirvi così impegnati per il nostro Ideale: questa è la cosa che mi dà più gioia di tutte. Mi sembra che la vostra presenza sia un segno di grande speranza, perché le nuove generazioni sono la speranza dell’Opera, sono la speranza della Chiesa, sono la speranza dell’umanità; e ho visto che non sono solo io che lo sento, perché anche il Papa continua a dire questa cosa…”. Una mezz’ora di dialogo e comunione intenso con lei nella quale i Gen esprimono la loro gioia di fare questa esperienza di unità e le raccontano i propositi presi in questi giorni. Alla conclusione di questo momento le cantano una canzone dedicata a Chiara Lubich: ‘Chiara, luce dell’Africa’. Rispondendo, Maria Voce dice:“Fate ancora più calcolo di questa luce forte che è la presenza di Gesù in mezzo a voi ed è Lui che vi aiuterà a testimoniare questa vostra unità, anche in mezzo alle difficoltà, senza paura”.
Nel messaggio che le inviano a conclusione, le scrivono: “Per tanti di noi che non hanno conosciuto Chiara personalmente, oggi, il nostro incontro con te ha confermato che Chiara è sempre fra noi, è sempre con noi. Abbiamo sentito il suo amore personale attraverso il tuo incoraggiamento, la tua fiducia. Sentiamo che ci capisci fino in fondo, sei molto vicina ad ogni Gen…Siamo coscienti che la vera battaglia incomincia ora che torniamo nei nostri paesi, ma qui abbiamo avuto tutte le risposte di cui avevamo bisogno… Le tue parole «non abbiate paura», ci aiuteranno a portare Gesù a tutti. Partiamo con la gioia della riscoperta della chiamata a lavorare per portare l’unità nel mondo attorno a noi ”. In tutti i giovani c’era la consapevolezza di vivere un momento storico, di fare un’esperienza di vita e di unità che superi le divisioni fra paesi in conflitto da tempo, le disuguaglianze e le ingiustizie in campo sociale ed economico, sentendosi protagonisti, insieme a tanti, del destino dell’Africa, e lavorando perché essa possa sempre più dare il proprio contributo, specifico e insostituibile, ad un mondo più unito. [nggallery id=83] (altro…)