Movimento dei Focolari
Lettera dalla terra dei Bangwa

Lettera dalla terra dei Bangwa

È giunta nei giorni scorsi dal distretto di Lebialem, in Camerun, a firma del presidente dell’organizzazione Lecudo (Lebialem Cultural Development Organisation), Mbeboh John, una lettera di saluto e ringraziamento alla presidente dei Focolari, Maria Voce, e al copresidente Morán, per la scelta dei focolarini di rimanere sul posto, accanto a «vecchi, malati, bambini, uomini e donne che si sono rifugiati nel centro Mariapoli», nonostante i rischi che tale scelta comporta. Da quasi due anni, nelle regioni anglofone del Camerun, situate nel Nord-ovest e nel Sud-ovest, dove si trova anche la cittadella di Fontem con l’ospedale “Mary Health of Africa”, fondato nel 1964 per volere di Chiara Lubich, è in atto un conflitto armato tra gruppi separatisti anglofoni ed il governo centrale del Paese, a maggioranza francofona. Lo scorso anno un gruppo radicale ha dichiarato l’indipendenza della zona anglofona. Sono seguite – come hanno denunciato i vescovi del Camerun – “violenze disumane, cieche, mostruose e una radicalizzazione delle posizioni”. È in questo contesto che s’inserisce la scelta dei Focolari di restare accanto al popolo Bangwa, che «ci riporta – scrive il presidente Mbeboh John – all’arrivo del Movimento, quando Chiara decise di combattere tre guerre: contro la malattia del sonno indotta dalla mosca tse-tse, contro la povertà educativa e contro quella materiale» del popolo Bangwa. Leggi la lettera (in inglese)   (altro…)

Marie fleur de l’humanité

Marie fleur de l’humanité

Marie, première disciple du Christ, Parole de Dieu en actes, mère ouverte sur toute l’humanité dans sa diversité, si grande et pourtant si proche, elle est si belle, Marie. “On ne saurait parler d’elle : on la chante”, écrit dans l’un de ses plus beaux textes de méditations Chiara Lubich, fondatrice du mouvement des Focolari, mouvement également connu dans l’Eglise catholique sous le nom d’Oeuvre de Marie. Loin des clichés, ce livre dévoile en Marie la plus belle des fleurs de l’humanité et la propose simplement comme modèle. A la suite de Chiara Lubich, laissons-nous guider par Jésus qui, du tabernacle devant lequel elle lui demandait pourquoi il ne l’avait pas laissée sur terre comme il le fit pour lui-même dans l’Eucharistie, lui répondit : ” Je ne l’ai pas laissée parce que je voudrais la revoir en toi (en vous). Même si vous n’êtes pas immaculés, mon amour vous purifiera, vous rendra vierges. Et vous ouvrirez un coeur de mère à l’humanité qui, aujourd’hui comme alors, a soif de Dieu et de sa mère.” Nouvelle Cité

Maria, «come un celeste piano inclinato»

«Maria non è facilmente capita dagli uomini, anche se tanto amata. È più facile infatti trovare in un cuore lontano da Dio la devozione verso di Lei che la devozione verso Gesù. È universalmente amata. E il motivo è questo, che Maria è Madre. Le madri, in genere, specie dai figli piccoli, non sono «capite», sono amate, e non è raro il caso, anzi frequentissimo, che anche un uomo di ottant’anni muoia pronunciando come ultima parola: «mamma». La mamma è più oggetto d’intuizione del cuore che di speculazione dell’intelletto, è più poesia che filosofia, perché è troppo reale e fonda, vicina al cuore umano. Così è di Maria, la Madre delle madri, che la somma di tutti gli affetti, le bontà, le misericordie delle mamme del mondo non riesce ad eguagliare. Gesù sta in certo modo più di fronte a noi: le sue divine e splendenti parole sono troppo diverse dalle nostre per confondersi con esse; sono anzi segno di contraddizione. Maria è pacifica come la natura, pura, serena, tersa, temperata, bella; quella natura lontana dal mondo, in montagna, in campagna, al mare, nel cielo azzurro o stellato. Ed è forte, vigorosa, ordinata, continua, inflessibile, ricca di speranza, perché nella natura è la vita che riaffiora perennemente benefica, ornata dalla vaporosa bellezza dei fiori, caritatevole nella ricca abbondanza dei frutti. Maria è troppo semplice e troppo vicina a noi, per esser «contemplata». Ella è «cantata» da cuori puri e innamorati che esprimono così quello che di meglio è in loro. Porta il divino in terra soavemente come un celeste piano inclinato che dall’altezza vertiginosa dei Cieli scende alla infinita piccolezza delle creature. È la Mamma di tutti e d’ognuno, che sola sa balbettare e sorridere al suo bimbo in una maniera unica e tale che, pur piccolo, ognuno sa già godere di quella carezza e rispondere col suo amore a quell’amore. Maria non si comprende perché è troppo vicina a noi. Lei, destinata dall’Eterno a portare agli uomini le grazie, gioielli divini del Figlio, è lì appresso a noi ed attende, sempre sperando, che ci si accorga del suo sguardo e si accetti il suo dono. E se qualcuno, per sua ventura, la comprende, lo rapisce nel suo Regno di pace, dove Gesù è re e lo Spirito Santo è il respiro di quel Cielo. Di là, purificati dalle nostre scorie e illuminati nelle nostre oscurità, la contempleremo e la godremo, paradiso aggiunto, paradiso a parte. Di qua meritiamo che ci chiami per la «sua via» onde non rimanere piccoli nello spirito, con un amore che è solo supplica, implorazione, richiesta, interesse, ma, conoscendola un po’, poterla glorificare». Fonte: Centro Chiara Lubich (altro…)