26 Ago 2018 | Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sposati da 31 anni, con cinque figli e la prima nipotina in arrivo, Gianni e Maria Salerno ne avrebbero tante di storie da raccontare e anche di suggerimenti pratici da offrire, specie alle coppie più giovani, sul tema dell’educazione dei figli. Ma per il loro contributo al Panel sulla “gioia e le sfide dei genitori nell’educare oggi”, tema centrale all’incontro di Dublino, che sta affrontando in un clima di festa e di preghiera argomenti importanti – quali il ruolo della tecnologia nella famiglia, il rapporto con la fede, le molteplici connessioni con il lavoro, l’economia, l’ambiente – hanno scelto di farsi portavoce del patrimonio di vita e di esperienza maturata in tanti anni dalle Famiglie Nuove dei Focolari, di cui da due anni sono i responsabili. Una “famiglia di famiglie”, che attinge alla spiritualità dell’unità di Chiara Lubich come una bussola che segna il nord nel cammino a volte faticoso della vita. Intervistati dal quotidiano cattolico “Avvenire”, Gianni e Maria hanno sintetizzato il loro intervento a Dublino: «Vorremmo sottolineare alcune “parole chiave” che ci sembrano molto utili nel rapporto con i figli e che possono essere vissute ovunque, in tutti i Paesi del mondo, indipendentemente dalla cultura cui apparteniamo. La prima è distacco. I figli non sono nostri, sono prima di tutto figli di Dio. È un atteggiamento che spinge a cercare il loro bene, nel rispetto della libertà di ciascuno, aiutandoli a scoprire il disegno di Dio per la loro felicità. Un’altra parola centrale è accompagnamento: facendo sentire la nostra vicinanza, i figli possono affrontare le difficoltà senza sentirsi soli, e si formano in questo modo alla responsabilità, all’impegno, all’allenamento costante della volontà. Vi è poi un verbo che è sempre stato fondamentale, nell’esperienza nostra e in quella di tante famiglie in tutto il mondo con cui siamo in contatto. Ed è ricominciare. Quando si sbaglia, quando vi è una difficoltà o l’amore viene a mancare, possiamo sempre mettere un punto e andare a capo, chiedendo scusa se magari abbiamo esagerato in un rimprovero, che spesso per i genitori è più un’occasione di sfogo che un intervento educativo.
Dovremmo cercare sempre di calarci in quello che i figli stanno vivendo. Solitamente usiamo un’espressione, camminare nelle loro scarpe, che esprime il desiderio dei genitori di sentire sulla propria pelle le loro emozioni, paure e difficoltà, esercitando un ascolto profondo e accogliente, prima di dare risposte affrettate. L’esempio, la condivisione e il dialogo sono fondamentali: in una famiglia si dovrebbe poter parlare di qualsiasi argomento e i genitori dovrebbero darne prova, captando con le loro antenne i messaggi anche non verbali lanciati dai figli che a volte, specie in età adolescenziale, suonano come delle vere e proprie provocazioni. Ancora: dedicare loro del tempo. Quanta fatica richiede, magari la sera, al termine di una giornata di lavoro, specie quando le idee non coincidono. Dovremmo lasciarci interpellare senza paura da loro e dal loro “mondo”, anche quando incalzano preoccupazioni di vario genere sulla salute, le compagnie che frequentano, la scuola o il futuro. Quando ciò avviene noi cerchiamo di fare tesoro di un consiglio prezioso: quello di occuparsi e non preoccuparsi, per evitare che la nostra ansia li renda più insicuri e meno liberi. Ciò che possiamo fare sempre, alla fine, è pregare per loro, affidandoli all’amore di Dio. Ci sono casi in cui i figli diventano ribelli, rifiutano il rapporto con i genitori, mettendo in atto comportamenti violenti, scelte discutibili, a volte gravi. Questo fa soffrire e destabilizza. La ferita dell’insuccesso educativo brucia e ci si chiede, come genitori: dove abbiamo sbagliato? Anche in questi casi dobbiamo ricordarci che si è genitori per sempre, e che la porta del nostro cuore va mantenuta sempre aperta. Non è facile, ma possiamo prendere come esempio da imitare Gesù crocifisso e abbandonato, che ha offerto il Suo dolore, trasformandolo in Amore. Come Lui, anche noi possiamo consumare la nostra sofferenza continuando ad amare concretamente i nostri figli e ogni prossimo che ci passa accanto, nella certezza che alla fine sarà l’Amore a vincere». (altro…)
22 Ago 2018 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
È giunta nei giorni scorsi dal distretto di Lebialem, in Camerun, a firma del presidente dell’organizzazione Lecudo (Lebialem Cultural Development Organisation), Mbeboh John, una lettera di saluto e ringraziamento alla presidente dei Focolari, Maria Voce, e al copresidente Morán, per la scelta dei focolarini di rimanere sul posto, accanto a «vecchi, malati, bambini, uomini e donne che si sono rifugiati nel centro Mariapoli», nonostante i rischi che tale scelta comporta. Da quasi due anni, nelle regioni anglofone del Camerun, situate nel Nord-ovest e nel Sud-ovest, dove si trova anche la cittadella di Fontem con l’ospedale “Mary Health of Africa”, fondato nel 1964 per volere di Chiara Lubich, è in atto un conflitto armato tra gruppi separatisti anglofoni ed il governo centrale del Paese, a maggioranza francofona. Lo scorso anno un gruppo radicale ha dichiarato l’indipendenza della zona anglofona. Sono seguite – come hanno denunciato i vescovi del Camerun – “violenze disumane, cieche, mostruose e una radicalizzazione delle posizioni”. È in questo contesto che s’inserisce la scelta dei Focolari di restare accanto al popolo Bangwa, che «ci riporta – scrive il presidente Mbeboh John – all’arrivo del Movimento, quando Chiara decise di combattere tre guerre: contro la malattia del sonno indotta dalla mosca tse-tse, contro la povertà educativa e contro quella materiale» del popolo Bangwa. Leggi la lettera (in inglese) (altro…)
20 Ago 2018 | Chiara Lubich, Cultura, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Nuova edizione
A cura di R. Scotto, M. Scotto, D. Zanzucchi e A. M. Zanzucchi.
Collana: CNx
Città Nuova Ed.
17 Ago 2018 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Foto © CSC Audiovisivi
«Vi ringrazio per questo incontro straordinario. Ho potuto visitare il vostro centro, la Mariapoli, che abbraccia tutti i Focolari del mondo; ho potuto parlare con Chiara e con le sue collaboratrici e con i suoi collaboratori, e vedere rapidamente come vive e si sviluppa il Movimento, come compie la sua missione, il suo apostolato in tutti i continenti. Dopo questo colloquio ho potuto partecipare alla seconda parte dell’incontro, durante la quale sono state presentate tre testimonianze molto commoventi, che ci hanno portato al centro, direi, al cuore di quello che è il Movimento dei Focolari. C’è stata poi una testimonianza artistica, nella quale si è visto come quell’amore che pulsa dentro il vostro Movimento sappia animare tutti i valori umani, i valori della bellezza, i valori dell’arte, che perennemente sono destinati a esprimere tutto quello che è più profondo nell’uomo, più spirituale, che è umano e anche divino, perché l’uomo è fatto a somiglianza di Dio. Durante le diverse fasi del nostro incontro, ho fatto molte riflessioni. Cerco adesso di riassumere tutto in una constatazione e in un augurio. La constatazione tocca il nucleo centrale del vostro Movimento: l’amore. Certamente, l’amore è l’inizio di tante istituzioni e strutture di tutto l’apostolato, di tutte le famiglie religiose. L’amore è ricco, porta in sé diverse potenzialità e diffonde nei cuori umani i diversi carismi. Con quest’incontro ho potuto avvicinarmi un po’ di più a quello che forma il carisma proprio del vostro Movimento o, direi diversamente, comprendere meglio come l’amore – che è dono dello Spirito Santo, da lui diffuso nei nostri cuori, la sua più grande virtù – costituisca la via più eccellente, l’animazione principale del vostro Movimento. È bene che abbiate trovato tale strada, questa vocazione all’amore. Ascoltando le testimonianze mi sono convinto ancora maggiormente di ciò di cui da tanti anni e ogni giorno mi rendo conto: nel mondo di oggi, nella vita delle nazioni, delle società, dei diversi ambienti, delle persone, l’odio, la lotta sono molto forti. Sono programmatici. Allora ci vuole l’amore. Si può dire che l’amore è senza programma, ma ne crea anche di bellissimi e ricchissimi come il vostro. Ci vuole la presenza dell’amore nel mondo per affrontare il grande pericolo che insidia l’umanità, che minaccia l’uomo: quello di trovarsi senza amore, con l’odio, con la lotta, con diverse guerre, con diverse oppressioni, con diverse torture, come abbiamo sentito. L’amore è più forte di tutto e questa è la vostra fede, la scintilla ispiratrice di tutto quello che si fa con il nome Focolari, di tutto quello che voi siete, di tutto quello che voi fate nel mondo. L’amore è più forte. È una rivoluzione. In questo mondo tanto travagliato dalle rivoluzioni, di cui l’odio e la lotta costituiscono il principio, ci vuole la rivoluzione dell’amore; è necessario che tale rivoluzione si dimostri più forte. Questo è anche il radicalismo dell’amore. Ci sono stati nella storia della Chiesa tanti radicalismi dell’amore, quasi tutti contenuti nel supremo radicalismo di Cristo Gesù. C’è stato il radicalismo di san Francesco, di sant’Ignazio di Loyola, di Charles de Foucauld e tanti altri fino ai nostri giorni. C’è anche il vostro radicalismo dell’amore, di Chiara, dei Focolarini: un radicalismo che scopre la profondità dell’amore e la sua semplicità, tutte le esigenze dell’amore nelle diverse situazioni e cerca di far vincere sempre questo amore in ogni circostanza, in ogni difficoltà; e dove l’uomo – umanamente parlando – potrebbe essere superato dall’odio, tanto non permette a quest’uomo, a questo cuore umano e fa vincere l’amore». […] «Vi auguro pertanto di continuare sulla stessa strada. Avete già un indirizzo molto chiaro, una caratteristica profondamente marcata, un carisma nella ricchezza dell’amore che ha la sua sorgente in Dio stesso, nello Spirito Santo. Avete già trovato il vostro campo, la vostra dimora. Vi auguro di sviluppare sempre di più questa realtà, propria della vostra vocazione, e di portare al mondo di oggi, che ne ha tanto bisogno, l’amore e, per il tramite dell’amore, di portare Dio. Questo è il mio augurio». Leggi il testo integrale (altro…)
14 Ago 2018 | Chiara Lubich, Cultura, Spiritualità
Marie, première disciple du Christ, Parole de Dieu en actes, mère ouverte sur toute l’humanité dans sa diversité, si grande et pourtant si proche, elle est si belle, Marie. “On ne saurait parler d’elle : on la chante”, écrit dans l’un de ses plus beaux textes de méditations Chiara Lubich, fondatrice du mouvement des Focolari, mouvement également connu dans l’Eglise catholique sous le nom d’Oeuvre de Marie. Loin des clichés, ce livre dévoile en Marie la plus belle des fleurs de l’humanité et la propose simplement comme modèle. A la suite de Chiara Lubich, laissons-nous guider par Jésus qui, du tabernacle devant lequel elle lui demandait pourquoi il ne l’avait pas laissée sur terre comme il le fit pour lui-même dans l’Eucharistie, lui répondit : ” Je ne l’ai pas laissée parce que je voudrais la revoir en toi (en vous). Même si vous n’êtes pas immaculés, mon amour vous purifiera, vous rendra vierges. Et vous ouvrirez un coeur de mère à l’humanité qui, aujourd’hui comme alors, a soif de Dieu et de sa mère.” Nouvelle Cité
14 Ago 2018 | Chiara Lubich, Spiritualità
«Maria non è facilmente capita dagli uomini, anche se tanto amata. È più facile infatti trovare in un cuore lontano da Dio la devozione verso di Lei che la devozione verso Gesù. È universalmente amata. E il motivo è questo, che Maria è Madre. Le madri, in genere, specie dai figli piccoli, non sono «capite», sono amate, e non è raro il caso, anzi frequentissimo, che anche un uomo di ottant’anni muoia pronunciando come ultima parola: «mamma». La mamma è più oggetto d’intuizione del cuore che di speculazione dell’intelletto, è più poesia che filosofia, perché è troppo reale e fonda, vicina al cuore umano. Così è di Maria, la Madre delle madri, che la somma di tutti gli affetti, le bontà, le misericordie delle mamme del mondo non riesce ad eguagliare. Gesù sta in certo modo più di fronte a noi: le sue divine e splendenti parole sono troppo diverse dalle nostre per confondersi con esse; sono anzi segno di contraddizione. Maria è pacifica come la natura, pura, serena, tersa, temperata, bella; quella natura lontana dal mondo, in montagna, in campagna, al mare, nel cielo azzurro o stellato. Ed è forte, vigorosa, ordinata, continua, inflessibile, ricca di speranza, perché nella natura è la vita che riaffiora perennemente benefica, ornata dalla vaporosa bellezza dei fiori, caritatevole nella ricca abbondanza dei frutti. Maria è troppo semplice e troppo vicina a noi, per esser «contemplata». Ella è «cantata» da cuori puri e innamorati che esprimono così quello che di meglio è in loro. Porta il divino in terra soavemente come un celeste piano inclinato che dall’altezza vertiginosa dei Cieli scende alla infinita piccolezza delle creature. È la Mamma di tutti e d’ognuno, che sola sa balbettare e sorridere al suo bimbo in una maniera unica e tale che, pur piccolo, ognuno sa già godere di quella carezza e rispondere col suo amore a quell’amore. Maria non si comprende perché è troppo vicina a noi. Lei, destinata dall’Eterno a portare agli uomini le grazie, gioielli divini del Figlio, è lì appresso a noi ed attende, sempre sperando, che ci si accorga del suo sguardo e si accetti il suo dono. E se qualcuno, per sua ventura, la comprende, lo rapisce nel suo Regno di pace, dove Gesù è re e lo Spirito Santo è il respiro di quel Cielo. Di là, purificati dalle nostre scorie e illuminati nelle nostre oscurità, la contempleremo e la godremo, paradiso aggiunto, paradiso a parte. Di qua meritiamo che ci chiami per la «sua via» onde non rimanere piccoli nello spirito, con un amore che è solo supplica, implorazione, richiesta, interesse, ma, conoscendola un po’, poterla glorificare». Fonte: Centro Chiara Lubich (altro…)