


A Man (Costa d’Avorio), le Giornate della Misericordia
«“Un incendio non incomincia mai con un grande fuoco, ma sempre con una piccola fiamma. Oggi, qui siamo venuti ad accendere questa fiamma” queste parole di Mons. Gaspard Béby Gnéba nelle “Giornate della misericordia e della fraternità tra i popoli”, dicono cosa è stata l’esperienza vissuta», scrivono Vitoria Fransiscati e Bertin Lubundi dalla cittadella dei Focolari a Man, la Mariapoli Victoria, a conclusione delle “Giornate della Misericordia” organizzate dai Focolari su iniziativa del Vescovo di Man, dal 24 al 26 giugno scorsi. La preparazione ha permesso una serie d’incontri tra le categorie più svariate, in una diocesi che conta solo il 6% di battezzati. Le occasioni di dialogo, quindi, non mancano di certo! Alla giornata di formazione sulla Fraternità in politica, il 25 mattina, ad esempio erano presenti 15 capi tradizionali e 18 imam dei 33 quartieri della città. Risoluzione dei conflitti, pensiero ed esperienze sulla “pratica del potere” secondo la spiritualità dell’unità, sono tra gli argomenti trattati insieme, e che hanno suscitato un vivace dibattito. Tra tutte, una testimonianza interessante, quella dell’Imam Rev. Koné, della più importante moschea di Man. Parla del suo rapporto con il vescovo cattolico: “È stato lui che è venuto per primo da me, lui mi ha amato per primo. Abbiamo fatto anche un piano di azione; adesso è arrivato il momento per metterlo in pratica: dovremo istruire i nostri fedeli, imparare a rispettarci, accettare le nostre differenze e conoscere la fede dell’uno e dell’altro”. Il via era stato dato la sera precedente (venerdì 24 giugno) con un concerto dal titolo: “Molti popoli, una famiglia” che ha visto le prestazioni di alcuni gruppi artistici di diverse etnie. Le Giornate della Misericordia hanno svegliato Man con una marcia per la pace: cristiani e musulmani insieme, per 7 km a piedi dal centro città alla cittadella dei Focolari. Poi una serie di visite, per portare doni a 32 famiglie in necessità, toccando praticamente tutti i quartieri di Man. Protagonisti: il vescovo, con la sua delegazione e le famiglie. «Momenti di emozione e di gioia delle persone visitate, anche per la sorpresa di vedere il vescovo in persona portare un dono senza aspettarsi niente in cambio, come invece succede spesso purtroppo, soprattutto da parte di alcuni politici per “comprare” un voto», scrivono da Man. Un inizio, per arrivare a realizzare un sogno, come ha espresso il Vescovo: «Un progetto di formazione per chi ha responsabilità nella società: politici, amministratori, chi opera nel dialogo interreligioso», per continuare a «vivere la misericordia nella vita sociale». Il servizio di RTI (Radio Televisione Ivoriana) in francese https://www.youtube.com/watch?v=yvsr0KwISTs&feature=player_embedded Maria Chiara De Lorenzo (altro…)

Migranti: fare sistema oltre l’accoglienza
«Una vena di illusione e di sogno percorre l’idea di questo progetto», racconta Flavia Cerino, avvocato, coordinatrice delle attività in Sicilia. Nella realtà complessa delle migrazioni, si è imbattuta in uno dei problemi più urgenti: quello dei minori stranieri non accompagnati (MSNA) che approdano sulle coste italiane stremati per i lunghi viaggi ma ancora pieni di speranza nel futuro. Fra i migranti che raggiungono l’Europa, i minori non accompagnati sono senz’altro i più bisognosi di sostegno. Nei primi 5 mesi del 2016 (fonte UNICEF) si sono registrati in Italia 7.000 nuovi arrivi, il doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. «Per poter rimanere legalmente in Italia, aggiunge Flavia, questi ragazzi hanno la necessità di inserirsi nel mondo del lavoro nel più breve tempo possibile. Se non riescono a farlo e non regolarizzano i documenti, una volta raggiunta la maggiore età per legge diventano clandestini, con il rischio concreto di entrare nei circuiti della malavita».
«Insieme abbiamo riflettuto a lungo sulla situazione e sui possibili interventi, aggiunge Francesco Tortorella di AMU – Azione per un Mondo Unito, uno dei promotori del progetto. Ci siamo confrontati anche con diversi professionisti che conoscono il problema nei minimi dettagli. La Cooperativa Fo.Co., altro ente promotore, da anni lavora con i giovani migranti e li affianca nei loro percorsi di vita. Poi, fin dall’inizio, è stato fondamentale il contributo di AFN – Azione per Famiglie Nuove: i ragazzi hanno bisogno anzitutto di una famiglia, nel senso più ampio e profondo del termine». La prima fase del progetto “Fare Sistema oltre l’Accoglienza” è iniziata ufficialmente il 6 giugno scorso, a Catania e a Ragusa, con l’avvio della formazione professionale. Sono stati selezionati 43 giovani, di cui una decina italiani che, per varie situazioni di disagio sociale, vivono in strutture di accoglienza. La presenza anche di ragazzi italiani è un punto di forza del progetto, che vuole occuparsi di giovani in condizioni di vulnerabilità, indipendentemente dalla loro cittadinanza. La formazione durerà fino ad ottobre, inclusi i primi tirocini aziendali; la seconda fase del progetto, forse quella più innovativa, prevede il coinvolgimento in tutte le regioni italiane sia di imprese disponibili ad inserire i giovani in percorsi lavorativi sia di famiglie presso cui i giovani potranno trovare un nucleo di relazioni stabili indispensabile per la loro inclusione sociale. In tutta Italia sono stati costituiti nodi territoriali: una vera e propria rete di sicurezza per poter incrociare la disponibilità di famiglie e aziende con i bisogni formativi e lavorativi dei ragazzi. Avranno un ruolo fondamentale le aziende che aderiscono all’Economia di Comunione e all’AIPEC: è a partire da queste reti che si punta ad offrire opportunità di inserimento lavorativo ai giovani che partecipano al progetto.
Dal canto suo, già da diversi mesi AFN onlus ha attivato la sua rete di famiglie, promuovendo la disponibilità all’accoglienza dei giovani, già sperimentata finora per periodi di vacanza. «A fine 2015, scrive Paola Iacovone, 7 ragazzi che vivono in comunità hanno potuto fare un’esperienza di famiglia che è stata per tutti, anche per chi li accoglieva, molto positiva. Provenivano da Egitto, Mali e Senegal, cristiani copto ortodossi e musulmani, e sono stati accolti da famiglie di Roma, Lanciano, Ancona e Cosenza». Insomma, l’avventura è appena iniziata! Il progetto ha avuto un’ottima accoglienza presso le istituzioni; se questo primo modello sperimentale funzionerà potrà essere senz’altro proposto e realizzato su scala più larga, come tutti si augurano. Sul sito del progetto tutti i dettagli e le informazioni per aderire e contribuire. (altro…)

Ucraina, guerra dimenticata
Da quando, a fine 2013, sono cominciati i disordini a Kiev sfociati, nell’aprile 2014, nella rivolta dell’Ucraina orientale, tutto è rimasto inalterato. Situazioni che occupavano le prime pagine dei quotidiani, e di cui ormai i media non parlano più. Ma la violenza continua a tenere paralizzata la popolazione che vive in condizioni drammatiche. In Ucraina vivono piccole comunità dei Focolari (Mukachevo, Leopoli, Kiev), che cercano di rispondere al male che li circonda. Negli ultimi mesi si sono realizzati vari viaggi, e la visita di un piccolo gruppo dei Focolari della Slovacchia nella capitale Kiev ed a Kharkiv, città nel nordest del Paese. Elena Vladova e Martin Uher condividono la loro esperienza diretta. «Con l’esodo della gente in età lavorativa, nelle famiglie sono rimasti gli anziani, forse uno dei genitori, bambini di varie età. Questi bambini sono “orfani sociali”, come afferma Sua Batitudine Svjatoslav Sevcuk, arcivescovo maggiore della chiesa greco-cattolica: “sanno cosa è la famiglia solo da internet e anche in futuro non sapranno creare una famiglia vera e sana”». Fra le entità che coraggiosamente cercano di dar vita a iniziative umanitarie è la Chiesa cattolica attraverso la Caritas e gli Istituti religiosi. Grazie anche ai ripetuti appelli di Papa Francesco – il più recente lo scorso 3 aprile – è stato possibile mettere in piedi una rete di aiuto e di sostegno alle fasce più colpite, ampiamente riconosciuta con gratitudine anche dalle autorità governative, con mense per i poveri, centri di riabilitazione, case di accoglienza per ragazzine-madri e i loro bambini nati dalla violenza. Significativa in questo senso l’azione delle suore di Don Orione che hanno allestito una casa per prendersi cura di loro. Anche i Focolari cercano di esprimere la loro vicinanza alle persone ucraine con cui sono in contatto, attraverso le comunità della Slovacchia. Recentemente un gruppo della Slovacchia in maggio si è recato alla capitale Kiev per incontrare le famiglie ed altre persone. «Visitare i luoghi dove si è svolta “la rivoluzione” due anni fa, è sempre impressionante. Fa parte della cultura contemporanea ucraina: ci sono i nomi delle persone morte durante i combattimenti a piazza Maydan o quelle morte nella guerra in Ucraina orientale (che dura ancora). La gente è orgogliosa di loro», scrivono al rientro. «Tanti colloqui personali, tanto dolore con varie paure da portare insieme… E così le famiglie cercano di mettere in pratica l’invito di S.B. Svjatoslav Sevcuk: “Abbiamo bisogno di famiglie che siano “medici” per le nostre famiglie”».

L’unità è possibile
«“L’unità è possibile” è un’affermazione assurda oggi in una Europa segnata dal terrorismo globale, dal moltiplicarsi di guerre, da migrazioni di dimensioni bibliche, da crescente intolleranza? Parliamo di un sogno, di un’utopia? No. Parliamo di un’esperienza che vari Movimenti e comunità cristiane d’Europa vivono già da oltre 15 anni, testimoniando che l’unità è possibile. Abbiamo fatto l’esperienza che c’è qualcosa di intramontabile, indistruttibile, che ci lega: è l’Amore, è Dio Amore. Quest’Amore ha spalancato i nostri occhi e il nostro cuore per abbracciare le paure, le lacrime, le speranze di questo continente. In tutto il negativo, che sembra sovrastarci, riconosciamo il dolore che Dio, fatto uomo, ha sofferto sulla croce, dimostrandoci così il suo amore senza misura e aprendoci la speranza della risurrezione.
Video messaggio di papa Francesco a Insieme per l’Europa
https://www.youtube.com/watch?v=N1Xkpmj7IVw&feature=youtu.be (altro…)