Ago 8, 2014 | Chiesa
200 giovani, 6 nazionalità diverse, in una cittadina del sud Italia, Benevento. Credono che un mondo nuovo sia ancora possibile, nonostante i conflitti in corso e la sfiducia verso un futuro migliore. Ci provano, partendo dalle piccole realtà, anche nelle parrocchie e nelle diocesi di tutto il mondo. Come? “Impegnati nell’amore”. È questo, infatti, il motto della settimana iniziata il 4 Agosto scorso. Giorni di comunione, frutto di una maturazione ideativa e realizzativa di 3 anni. Il programma è stato costruito con una convinzione: la fede ed il bene comune devono essere intessuti prima da rapporti veri, da esperienze di vita concreta e dal contatto con l’altro.
Nel Centro Mariapoli “La Pace”, a Benevento, si vuole sperimentare una palestra di vita concreta e pratica senza trascurare il contatto con figure ispiratrici, e testimoni della spiritualità del Movimento dei Focolari: durante la mattinata sono infatti fondamentali i momenti di riflessione e introspezione accompagnati dalle parole di Chiara Lubich, lettere di Chiara Luce Badano e testimonianze della giovane Maria Orsola Bussone (per la quale è in corso il processo di beatificazione).
Numerose sono le attività che danno spazio alla concretezza, in collaborazione con la Caritas locale: portare la colazione ai senzatetto della zona, una fattoria didattica, oltre che gli ordinari compiti di manutenzione e servizio nell’edificio, svolti direttamente dai giovani divisi per piccoli gruppi di lavoro. La formazione della persona è al centro della riflessione di questi giorni: formando chi si vuole impegnare nella chiesa locale, si formano di conseguenza parrocchie più solide, diocesi più unite. Inoltre in questa esperienza, vissuta con partecipanti provenienti anche dall’Argentina, Brasile, Romania, Portogallo, Slovacchia e Slovenia, dà l’opportunità di non sentirsi soli nella lotta per un mondo migliore e per un futuro con più possibilità e speranza.
Ago 7, 2014 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Coreografie di hip hop, jazz, danza contemporanea e danza aerea su tessuto: è lo spettacolo del 14 luglio dal titolo “Gli occhi di chi ci crede”. Duecento gli spettatori, in un posto davvero speciale: Betlemme. È stata la realizzazione di un sogno: portare il messaggio di pace del “progetto Armonia” in Palestina, una terra dove sembra impossibile anche solo stare insieme e conoscersi. In marzo la Custodia di Terra Santa, nella persona di Padre Ibrahim Faltas OFM, aveva invitato l’associazione DanceLab Armonia a tenere proprio lì il Campus 2014. Quindi, ospiti presso la Fondazione Giovanni Paolo II di Betlemme ed in collaborazione con l’Associazione “Children without borders” [Bambini senza confini], ballerini e insegnanti, dal 1 al 16 luglio, hanno vissuto un Campus di danza e arti figurative con bambini e ragazzi palestinesi. Un evento con il sapore della straordinarietà e di grande intensità emotiva, che si vorrebbe diventasse annuale. La sindaco di Betlemme, Vera Baboun, soddisfatta dell’iniziativa, ha ringraziato P. Ibrahim Faltas e la direttrice di Dance Lab Armonia Antonella Lombardo per «questa grande idea che dà speranza e felicità ai bambini in questi giorni difficili di guerra».
Nei Campus Internazionali di alta formazione nella Danza (l’associazione DanceLab Armonia ne conta 5 all’attivo) vengono coinvolti ragazzi di diversi Paesi, e si scopre insieme come l’arte aiuti ad infrangere le barriere di cultura e religione: i ragazzi sudano e lavorano insieme ritrovando gli stessi sogni e gli stessi bisogni e creando così un clima di vera fraternità. Quest’anno il cuore del progetto è stato il 5° Campus d’arte che ha visto impegnati cinquanta bambini e ragazzi palestinesi dai 5 ai 16 anni, musulmani e cristiani che, attraverso lo studio della danza e della pittura, hanno vissuto momenti di pace e di armonia. Al termine dello spettacolo, tanti i genitori che sono venuti
a ringraziare: «Un momento di spettacolo, grande ed emozionante che sicuramente resterà impresso nel cuore dei nostri bambini – afferma un papà – ma vi ringrazio soprattutto per ogni giorno in cui avete dato loro felicità vera. Tornavano a casa soddisfatti di aver sperimentato qualcosa di grande e di bello. Avete portato una ventata di novità in questa terra. Avete dato l’opportunità ai nostri figli di aprire le loro menti ed avere nuovi orizzonti». «Nonostante la guerra i palestinesi hanno dimostrato di essere liberi nella loro forza di volontà e nel loro lavoro» dichiara Antonella Lombardo al rientro dalla Terra Santa. Per il Campus è giunto anche l’incoraggiamento di Papa Francesco che, con una lettera, ha inviato la sua benedizione «quale pegno di pace e prosperità» spronando a «perseverare perché si realizzi il vero bene delle persone». (altro…)
Ago 2, 2014 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«I giovani sono in genere, nell’oggi, l’avanguardia del domani. Dalle domande e dai desideri spesso impetuosi, dalle loro opinioni ed esigenze spesso impazienti ed eccedenti, si può apprendere qualcosa di ciò che passa nella coscienza degli uomini di una data epoca. Chi è molto a contatto con i giovani, incontra due tendenze che sembrano contraddirsi: da una parte i giovani vogliono la vicinanza, l’uguaglianza, l’immediatezza, e chi è lontano da loro o troppo in alto non viene né accettato né capito. Essi desiderano che chi ha da dire qualcosa non sia troppo diverso da loro, ma che conosca allo stesso tempo dal di dentro la loro situazione; vogliono insomma che non si senta al di sopra degli altri, e che non faccia cadere le risposte dall’alto. Nello stesso tempo però – ed è questa l’altra tendenza – scopriamo in loro una grande fame di originalità, di avere un modello davanti, di seguire un Ideale di vita accettabile. I giovani vogliono attingere la loro vita da una profondità che loro stessi non sono più in grado di raggiungere, da una fonte dalla quale si sentono tagliati fuori. Cercano qualcuno che sia loro vicinissimo e che nello stesso tempo “venga dalla terra delle lontane sorgenti” per fargliene bere l’acqua. Cercano qualcuno che sia uguale a loro e nello stesso tempo tutto diverso. Cercano qualcuno che sia piccolo e nello stesso tempo porti con sé una grandezza senza la quale la vita è piatta, frivola e vuota. In un senso più lato di quello specificamente religioso e cristiano possiamo dire: la gioventù, anzi l’umanità di oggi è attirata nello stesso tempo da: pratica e mistica, vicinanza e autorità, fraternità e mandato. Non si tratta forse di nostalgia di Gesù Cristo? del Figlio di Dio che ci viene incontro come figlio di Maria, del Messia che appartiene alla famiglia del falegname? Sì. E questa nostalgia di Gesù Cristo è nello stesso tempo anche nostalgia del sacerdote: di quel sacerdote che rende credibile il suo messaggio con la sua vita personale, e lo testimonia con la sua propria esperienza, pur avendo avuto una investitura da Gesù Cristo stesso. Il sacerdote in sé è un uomo come gli altri; non si eleva al di sopra di essi come uno che è più in su e migliore; ma è anche vero che Gesù Cristo, da parte sua, si è impresso in lui, lo ha preso e lo ha mandato perché avvicini e testimoni Lui stesso e trasmetta il suo Messaggio e la sua Vita. Se nel sacerdote c’è qualcosa di diverso, questa diversità può giustificarsi soltanto a causa di Gesù Cristo e per Lui. Quindi occorre coraggio: coraggio di distinguersi e coraggio di esser vicini; coraggio di vivere in contemplazione e coraggio di servire con semplicità e umiltà; coraggio di salire il monte Tabor e coraggio di lavare i piedi al prossimo: è questa la figura del sacerdote oggi. E questa figura corrisponde ai desideri del nostro tempo, alla nostalgia di quel Gesù Cristo che viene dal Padre che è nei Cieli e nello stesso tempo vive la vita giornaliera della gente semplice. Vivere Cristo, vivere la sua missione, vivere la sua autorità sullo sfondo di Maria serva del Signore, questo significa essere sacerdoti oggi […]». (Continua) Klaus Hemmerle : Il sacerdote oggi/1 Prossimo evento per il mondo sacerdotale:
19 agosto 2014 – 22 agosto 2014
Appuntamento con giovani sacerdoti e diaconi, seminaristi e giovani orientati al sacerdozio, promosso dal Movimento dei Focolari.
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Lug 26, 2014 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Se cerchi un sismografo che possa registrare le scosse del nostro tempo, conoscere gli sviluppi positivi e negativi della coscienza della nostra epoca, le minacce incombenti e le nuove speranze, prendi la figura del sacerdote. Egli è in un certo modo il Cuore del Signore, posto da Lui stesso nella storia dell’umanità proprio con questa speciale vocazione: avere sensibilità nei confronti del Signore e degli uomini con i quali vuole farsi uno e ai quali vuole essere vicino; ma a questa sensibilità è congiunta anche una grande vulnerabilità. Chi affronta il tema «Il sacerdote oggi», problema essenziale per la vita della Chiesa, si trova di fronte ad una quantità difficilmente calcolabile di teorie, esperimenti e progetti. I documenti del Concilio Vaticano II e del Sinodo dei Vescovi del ‘71, i discorsi e le lettere degli ultimi Papi, offrono un sostegno e indicano la strada. Ma non ci dispensano dalla fatica di tradurli in vita che sia comprensibile e pertanto in luminosa testimonianza per gli uomini, sia dentro che fuori della Chiesa. Con in cuore le direttive della Chiesa, puntando lo sguardo sulle esperienze e i problemi degli uomini, ho cercato un’immagine, una risposta, una figura viva che possa, forse, mettercelo in luce, il sacerdote oggi. Chi è? Quale volto ci mostra? In questa ricerca mi sono imbattuto in un testo che può dare la risposta alla domanda sul sacerdote oggi, pur non parlando per niente del sacerdote: “Ecco la grande attrattiva del tempo moderno: penetrare nella più alta contemplazione e rimanere mescolati fra tutti, uomo accanto a uomo. Vorrei dire di più: perdersi nella folla, per informarla del divino, come s’inzuppa un frusto di pane nel vino. Vorrei dire di più: fatti partecipi dei disegni di Dio sull’umanità, segnare sulla folla ricami di luce e, nel contempo, dividere col prossimo l’onta, la fame, le percosse, le brevi gioie. Perché l’attrattiva del nostro, come di tutti i tempi, è ciò che di più umano e di più divino si possa pensare, Gesù e Maria: il Verbo di Dio, figlio d’un falegname; la Sede della Sapienza, madre di casa”. Questo testo di Chiara Lubich mi parla dell’oggi, fa risplendere il sacerdote come risposta di Dio al nostro “oggi” e mi fa capire il sacerdote partendo da Cristo. Questo testo mi parla dell’esser cristiano e mi dischiude l’esistenza del sacerdote partendo dall’esistenza del cristiano in genere. Questo testo mi parla della Chiesa e mi mostra il posto e il significato del sacerdote nella Chiesa». (Continua) Prossimo evento per il mondo sacerdotale: Loppiano – “Networking “ 19 agosto 2014 – 22 agosto 2014 Appuntamento con giovani sacerdoti e diaconi, seminaristi e giovani orientati al sacerdozio, promosso dal Movimento dei Focolari. (altro…)
Lug 21, 2014 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Un dialogo aperto tra economisti “alternativi”, mondo della finanza e società transnazionali: tra i 50 partecipanti c’erano, infatti, il Nobel per la Pace Yunus (“il banchiere dei poveri”), il segretario generale della Caritas internazionale Michel Roy e Juan Grabois, (l’argentino fondatore del movimento degli esclusi del lavoro), ma anche il segretario generale dell’OCSE José Ángel Gurría e i massimi rappresentati del Fondo Monetario internazionale, della Banca Mondiale, della banca d’affari Goldman Sachs e di aziende multinazionali come Ferrero e Nestlè. E c’erano anche gli economisti Stefano Zamagni, Leonardo Becchetti e Luigino Bruni (coordinatore del progetto di Economia di Comunione), tra i sostenitori dell’evento. Una proposta, quella del convegno «Bene comune globale. Per un’economia sempre più inclusiva» nata all’indomani dell’Evangelii Gaudium, così attenta ai temi sociali, in particolare nei punti in cui stigmatizza l’economia globale come una economia dell’esclusione. E così, sulla scia di queste riflessioni, si sono ritrovati in Vaticano, l’11 e il 12 luglio i 50 esperti sotto l’alveo del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, per approfondire il dialogo che ha portato alla firma di un documento per un’economia con al centro l’uomo, firmato da tutti i partecipanti, e dal titolo “Oltre la globalizzazione dell’indifferenza, per una economia più inclusiva”. In esso si sottolinea l’importanza di riportare oggi il mercato alla sua vocazione inclusiva e di creazione di lavoro e ricchezza. Si invitano perciò i responsabili delle istituzioni ad una più decisa azione contro i paradisi fiscali, di salvaguardia della ‘biodiversità’ nelle forme economiche e finanziarie, minacciata oggi da un pensiero unico che appiattisce le specificità locali e territoriali, di dar spazio in particolare a nuove istituzioni finanziarie che garantiscano l’inclusione dei più poveri, di rifondare la teoria economica su ipotesi antropologiche più umane e realistiche, di “combattere la discriminazione delle donne, il traffico di esseri umani, la criminalità internazionale, la corruzione e il riciclaggio di denaro”. L’evento ha suscitato l’attenzione del noto quotidiano economico Wall Street Journal, che in un articolo sottolinea come “il dibattito interessa oltre la chiesa. I cattolici costituiscono il 17% della popolazione mondiale e una grande parte in America Latina e vaste zone dell’Europa. Quindi gli insegnamenti della Chiesa in campo economico possono influenzare la finanza a livello mondiale”.
«Riflettere senza paura, riflettere con intelligenza» è stato l’invito di Papa Francesco ai partecipanti. E ancora ha puntato l’attenzione al cuore del problema che la crisi ha messo in evidenza: «il riduzionismo antropologico». L’uomo che perde la sua umanità «diventa uno strumento del sistema, sistema sociale, economico, sistema dove spadroneggiano gli squilibri» che conducono all’ «atteggiamento “dello scarto”: si scarta quello che non serve, perché l’uomo non è al centro». «Di Papa Francesco mi hanno colpito molte cose – commenta Luigino Bruni -. Innanzitutto il suo ascolto, come se fosse lì tutto per noi, dimentico anche del pasto. E poi la sua gratitudine: la parola che più ha pronunciato è stata ‘grazie’. “Non ci sono al mondo oggi persone più autorevoli del papa”, mi ha detto Carney, il governatore della Bank of England, seduto accanto a me. È vero, e in questa ‘Davos dei poveri’ il Papa ci ha insegnato a scegliere il punto di osservazione sul mondo. Lui ha scelto quello di Lazzaro, che sta sotto il tavolo con i cagnolini, e da lì guarda verso l’alto, e vede il ricco epulone sopra, ma vede anche il cielo. Il suo invito è a guardare il mondo, e il cielo, insieme ai Lazzari di oggi. Ho proposto al termine di rendere biennale questa “Davos dei poveri”, un invito che ha buone probabilità di essere accolto». Leggi anche Francesco e i dogmi traballanti dei professori (altro…)
Lug 8, 2014 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«La solitudine, nel silenzio, non spaventi: essa è fatta per proteggere, non per spaurire. Comunque, si sfrutti anche un tal soffrire. La grandezza massima del Cristo è la croce. Mai fu tanto vicino al Padre e tanto vicino ai fratelli come quando nudo, ferito, gridò dal patibolo: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Con quella sofferenza redense: in quella frattura ricongiunse gli uomini con Dio. Quindi non si pensi che le sofferenze, immancabili anche in questa fase di sosta, siano d’intralcio: sono di stimolo. Quindi […] ascolta quella Voce, per avviarti a colloquiare: una Voce che sale dal profondo della tua anima e cala dall’altezza dei cieli. Non sei assuefatto ad ascoltarla e perciò, nei primi incontri, ti parrà che sfugga, quasi vi s’interponga una parete spessa o una lontananza cosmica. Ed è che viene dall’intimo tuo e tu sei abituato ai rumori che vengono dal di fuori. Viene dai pianeti, dal sole, dalla natura […] e trasporta una voce profonda: quella dell’autore del cielo e della terra. […] Mettiti ad ascoltare. Mettiti a contemplare, dentro il silenzio nel quale Dio parla. È questa, nella giornata della vita, l’ora serale della contemplazione, quando le creature si raccolgono a fare il bilancio del lavoro compiuto e predispongono l’azione del domani: un domani affondato nell’eternità. […] Distacco dal mondo, dunque, e attacco a Dio: non separazione perciò dagli uomini, in quanto fratelli, componenti della stessa famiglia divina e umana. Ad essi giova il tesoro d’esperienze di chi ha passato l’esame della vita: ma sopra tutto giova quella saggezza, che in religione si chiama santità. Il mistico immette per le arterie del Corpo mistico le virtù della contemplazione: germi di divino, che si espandono per il corpo sociale. Questo ne ha bisogno come non mai. […] Allora ci […] si distacca dalle creature per ritrovarle in Dio, dove non si separano più. Messo il Signore – la Trinità – a vivere in te, col suo amore ami le creature: e amarle è unirsi a loro. […] E siccome Dio è nella quiete, questa si raggiunge più facilmente nella distensione di spirito e possibilmente di corpo di questo periodo, cercando la distensione nello stabilir pace con tutte le creature, perdonando e dimenticando, sì che il pensiero su nessuna si fermi turbandosi, ma tutte aduni nella casa del Signore comunicandosi. […] In questa stazione ci s’incontra con animosi compagni di viaggio, i quali, messi di fronte al dilemma: l’Eterno o il mondo?, scelsero, con sbalordimento di parenti e scandalo di conoscenti, l’Eterno. Essi fecero dell’opera assegnata loro nel tempo una marcia d’appressamento – quasi d’assalto – all’Eterno e strapparono brani di cielo: così diedero alle generazioni una idea dell’Infinito. Paolo, Agostino, Bernardo, Francesco. Tommaso, Dante, Caterina… E poi Giovanni della Croce e Teresa e Pascal e Newman e Manzoni…[…] La meditazione dei loro scritti – sino all’assimilazione – avvia l’anima alla divinità. Si scala la vetta con loro, che sanno la strada, e forniscono strumenti. E la vetta è il soggiorno della pace e anche della gioia, perché sfiora il paradiso». (Stralci da “Città Nuova” XXIII/13 10 luglio 1979, pp.32-33) (altro…)