Lug 18, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
[:zh] https://vimeo.com/131558377 好景不常,生意不景,困難重重,但我們本着這精神來生活,因為我們聽說有一位『幕後股東』,我們確信不疑。真的是可行!每次我們遇上困難都會一起商討,分擔困難,一起解決,彼此鼓勵,分工合作。現在已經從一千雞隻增加到四千……,四年內,一共有32個家庭從我們的利潤中受惠。事實上,由於人們生活困苦,許多家庭都是營養不良,尤其缺乏動物的蛋白質。 因為人們確實缺乏日常所需,所以我們每次出售的雞隻,一隻或兩隻,都按他們家庭的人數計算。事實上,我們沒有虧本,反而獲利,可以提供整家公司的電力供應,事半功倍。我想共融經濟帶給我們一個深刻的體驗,因為『共享』的意念在我們的文化中已存在。現在,我只希望擴大我們人際關係這方面的『本錢』。」 [:]
Lug 15, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo
Um encontro muda a vida de Alberto. Leva-o a sair de sua pequena Salto (Uruguai), rumo à Argentina. Mais tarde, rumo à Itália, à África e ao Brasil. Leva-o, principalmente, a comprometer a própria vida com Deus e com o próximo. Médico, ele aprende a captar o sofrimento humano. https://vimeo.com/132712963 Este livro narra as duas longas semanas entre o desaparecimento até o encontro de seu corpo, contrapondo a voz dos que acompanham as investigações à voz de Alberto que, em seus últimos instantes, relembra sua vida, descobrindo o “fio de ouro” que liga toda essa trajetória: tudo é amor, e por amor vale a pena doar-se integralmente. vendas@cidadenova.org.br Coleção Retratos da Vida
Lug 15, 2015 | Cultura
Riconoscere che l’amore ha una dimensione pubblica e non solo intima nella società globalizzata di oggi sembra un azzardo. Eppure, la nostra quotidianità è costellata di azioni, interazioni e relazioni che hanno come caratteristica fondante l’eccedenza, l’incondizionalità e la non contabilizzazione. Sta qui la sfida del libro: trovare ciò che già esiste nel sociale, per dargli un nome: amore-agape. Il libro è il risultato di un progetto avviato alcuni anni fa da un gruppo di studiosi di Social-One, con l’obiettivo di dare inizio ad un dialogo con la cultura e, in particolare, con alcuni tra i più autorevoli autori contemporanei della sociologia e del servizio sociale. I CURATORI Vera Araújo è coordinatrice del gruppo di sociologi e studiosi del servizio sociale Social-One. Gennaro Iorio è professore associato di sociologia all’Università di Salerno. Silvia Cataldi, ricercatrice di Sociologia all’Università di Cagliari. CONTRIBUTI DI: Axel Honneth, esponente di terza generazione della prestigiosa Scuola di Francoforte. Paulo Henrique Martins, Presidente dell’Associazione Latino-Americana di Sociologia. Luc Boltanski, Direttore di ricerca presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS) di Parigi. Michael Burawoy, già Presidente dell’International Sociological Association. Annamaria Campanini, già Presidente della European Association of Schools of Social Work.
Lug 9, 2015 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Mary Robinson, Lorna Gold
180 persone di oltre 40 nazioni: attivisti, ONG, movimenti sociali, scienziati, congregazioni religiose, attivisti dal mondo cattolico e non solo, insieme per cercare come rispondere concretamente all’Enciclica di papa Francesco Laudato Si’. Lorna Gold e John Mundell, rispettivamente da Irlanda e Stati Uniti, professionisti nel settore ambientale, hanno partecipato come rappresentanti del Movimento dei Focolari ed Eco-One. Lorna Gold lavora da più di 13 anni nell’area dell’ambiente a Trocaire – Agenzia di sviluppo estero della Chiesa cattolica in Irlanda – e John Mundell è il presidente di una ditta di consulenza ambientale a Indianapolis, la Mundell & Associates, Inc., che aderisce all’Economia di Comunione. «La cosa più importante di questa conferenza sono le diverse persone, organizzazioni, enti che si sono messi insieme per dare una risposta immediata all’Enciclica del Papa – afferma Lorna Gold. Siamo venuti qui da tutto il mondo e in rappresentanza della società civile. Ci sono attivisti come Naomi Klein – riconosciuta scrittrice a livello mondiale sui temi di ecologia ed economia nell’era della globalizzazione -, ci sono persone dei movimenti ecologici, come il capo di Greenpeace – Kumi Naidoo -, c’è tutta la rete del CIDSE – ONG cattoliche che lavorano per la giustizia sociale e globale». I 3 giorni di convegno hanno fatto sentire un movimento in atto, per aiutare a concretizzare gli ideali dell’Enciclica Laudato Si’. Tra le esperienze presentate, anche quella del Dado della Pace ™ ideato da Eco-One, la rete di professionisti nel campo dell’ambiente che si ispirano alla spiritualità dell’unità.
La difficoltà e complessità del problema dell’ambiente era nella coscienza di tutti: un problema non solo della scienza e della terra, ma anche dell’economia e della politica. Spesso le scelte in questi ambiti vanno proprio contro la natura e generano più povertà ma, secondo Naomi Klein, molto si può ancora fare: «Possiamo prevenire moltissima sofferenza. Non possiamo giustificare il fare niente, perché è difficile».«Abbiamo bisogno di cose difficili ma possibili; invece che facili ma riprovevoli», ha affermato. «Dobbiamo smettere di fare del difficile un limite per il possibile, e lasciare che il possibile diventi realtà». E l’inversione di rotta è possibile se c’è la forza per affrontare il problema. La presenza di persone impegnate su fronti così diversi ha dato speranza e fatto sperimentare ciò che papa Francesco afferma nell’Enciclica: il tutto è più della somma delle parti. E un’altra novità nel convegno, come ha sottolineato John Mundell, è stato «Il ruolo protagonistico delle donne nel discutere e parlare dei cambiamenti climatici. Abbiamo sentito in questo congresso quasi come una visione futura della Chiesa: aperta al dialogo con il mondo, nella quale si cercano rapporti con tutte le persone di buona volontà, per portare avanti un mondo più unito e più in contatto con il pianeta». La Laudato Si’ ci chiama a ripensare il nostro stile di vita: «L’Enciclica del Papa non è soltanto per il mondo cattolico», sostiene con forza Naomi Klein. «Anche io, come femminista, ebrea secolare, posso dire che ho sentito che l’Enciclica parla anche a me». https://vimeo.com/133043698 (altro…)
Lug 2, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
https://vimeo.com/132331626 Chi ne sperimenta gli effetti afferma che l’Economia di Comunione (EdC) sia un modo di vivere, oltre che un modo di gestire un’azienda. E forse è proprio per questo che imprese, le più varie, decidono di amministrare la propria attività in pieno spirito EdC. Complex Projekt, il cui business è la progettazione e la costruzione di strade, autostrade, ponti, è una di queste. Quando agli inizi degli anni ’90 in Brasile è nata l’EdC, l’azienda polacca era in una situazione molto difficile. L’uscita dal regime comunista generava forti dubbi e incertezze e la transizione al sistema capitalistico suscitava continue domande e sfiducia. Lo stesso concetto di proprietà creava negli imprenditori inquietudine e disagio interiore. Andrzej Miłkowski, presidente di Complex Projekt, ha trovato nell’EdC la risposta al suo bisogno di «liberarsi dalla pressione della proprietà», come lui stesso l’avvertiva. Grazie all’EdC egli ha scoperto di essere «semplicemente un amministratore» e che – sono ancora parole sue, comprensibili in tale contesto – «il proprietario della ditta era Dio». Da qui Milkowski si è reso conto che nell’impresa ciò che più conta è il capitale umano. E che una buona gestione dipende dai valori in cui si crede. Nel suo caso si trattava di quelli evangelici, messi in pratica applicando l’insegnamento di S. Giovanni Paolo II: “essere più che parlare”. Un linguaggio questo che può sembrare lontano dal mondo dell’impresa, ma che a lungo andare in Complex Project ha davvero fatto la differenza.
«Il nostro lavoro consiste nel realizzare progetti infrastrutturali complessi e ciò comporta un’elevata responsabilità – spiega Milkowski. Nella proposta EdC ho trovato la necessaria libertà interiore e la distanza da me stesso, valori questi che mi hanno portato a prendere decisioni non più solo mie, ma frutto di intese condivise. Decisioni che poi si rivelavano quelle giuste per lo sviluppo della ditta». Milkowski racconta che con i colleghi e il personale cercano di vivere sulla base del reciproco rispetto, cercando di diffondere un clima di fiducia e mettendo al primo posto le relazioni interpersonali. Sul regolamento interno infatti è ripresa la Regola d’Oro presente in quasi tutti i testi sacri delle varie religioni: ‘Tutto quello che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro’, «come un’opportunità – spiega il presidente – data a ciascun dipendente per fare delle scelte in libertà». Da 2 anni Andrzej Miłkowski ha cominciato a consegnare gradualmente la gestione della ditta a suo figlio Stanisław: anche questo passaggio generazionale sta avvenendo alla luce dei valori acquisiti in questi anni. «Penso – riflette Andrzej – che ciò sia un risultato dello stile di vita lavorativo che tutti in azienda, il personale e l’amministrazione, riceviamo da Dio. Se ogni giorno facciamo un tentativo, anche piccolo, di vivere i valori evangelici praticando la preghiera e accostandoci all’Eucaristia – conclude l’imprenditore polacco – riceviamo dal Creatore un ‘di più’ di capacità anche di fronte ai problemi di progettazione, come pure nel risolvere questioni professionali e famigliari; per ascoltare e per parlare. Così costruiamo il Regno di Dio… e il resto ci sarà dato in aggiunta. Questo lo sperimentiamo ogni giorno. Infatti, nonostante la crisi, la ditta continua a svilupparsi e a crescere». (altro…)
Giu 30, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Quando parliamo di migrazioni, i numeri dicono più delle parole: da un rapporto pubblicato a ottobre del 2014, si deduce che nel mondo siamo 7 miliardi e 124 milioni di persone. Se la ricchezza fosse ripartita in maniera equa, ogni persona disporrebbe di un reddito medio annuo di circa 14.000 dollari USA. In realtà, 2 miliardi e 700 milioni di persone hanno un reddito di 2 dollari e mezzo al giorno. Ora, questa disuguaglianza economica, che è una disuguaglianza sociale, ha un impatto molto forte sul fenomeno migratorio: popoli interi si spostano verso i Paesi più ricchi». Chi è il migrante? Nel 2013, l’ONU ha ritenuto che nel mondo si siano spostate 232 milioni di persone. E definisce il migrante come “una persona che lascia il proprio Paese per motivi di lavoro e si stabilisce in un altro posto per un periodo superiore a 12 mesi”. «È l’unica definizione che si trova … che ritengo piuttosto riduttiva – sottolinea Flavia Cerino –. Infatti, ci sono i rifugiati (quelli che hanno bisogno di un asilo politico presso un altro Paese), i profughi che fuggono da situazioni di guerra, i cosiddetti “clandestini” (che si spostano senza avere un documento idoneo a entrare in un altro Stato). E anche le ragioni sono le più diverse: guerra, povertà, studio, interessi culturali, catastrofi naturali … Quindi le condizioni umane che si racchiudono in una sola parola, migrante, sono molto diverse».
Quali sono le parole più ricorrenti nei report dei lavori di gruppo svolti durante la scuola internazionale di Umanità Nuova in cui si è affrontato questo tema? Durante i workshop ne sono venute alcune in particolare evidenza. «La prima è “paura”; una paura di qualcosa che è diverso da me – continua Cerino –. In realtà la diversità (lo vediamo nella natura, anche la diversità biologica), è una grande ricchezza. Perdendola saremmo destinati all’estinzione. Bisogna considerare ovviamente la paura che nasce dell’insicurezza e che ci porta al tema dell’ordine pubblico, della sicurezza nazionale. Un conto, quindi, è l’ordine pubblico e un conto è la paura della diversità. Un altro aspetto che è stato ripreso con frequenza è quello della famiglia. Il migrante che parte da solo lasciando la famiglia, difficilmente descrive le difficoltà che trova per non far preoccupare i suoi cari. Invece si dovrebbe arrivare a riferire alla propria famiglia la situazione reale in cui vive, per una piena consapevolezza di ciò che implica la migrazione, anche in vista della riunificazione della famiglia, perché in genere le famiglie mirano a rimanere insieme. Un’altra parola emersa: intercultura. E cioè la capacità di superare la paura della diversità per creare luoghi, spazi, ambienti di incontro e di conoscenza. Che non è solo di tipo culturale, ma appunto esistenziale, di condivisione di problemi. Il migrante deve essere messo in condizione di dare: invece lui stesso ritiene di non avere niente da dare quando non è riconosciuto come persona, quando non può esercitare cittadinanza attiva e quindi è escluso a priori».
Flavia Cerino cita una domanda che Igino Giordani si poneva già tanti anni fa: “Che faccio io per costui?”, riferita proprio all’immigrato. «È la domanda che ci facciamo ora noi. Cosa facciamo? Ci sono miriadi di esperienze, grandi iniziative. La mia esperienza e quella di tanti di voi si muove su due elementi: il primo è che tutto nasce da una sensibilità personale. Cioè io, persona, mi sento interpellata e messa in discussione da un problema che vedo nel mio vicino di casa, nella realtà in cui vivo. E cerco di capire cosa posso fare, rivolgendomi alle persone e istituzioni che hanno la competenza per agire. Perché si tratta di alleviare, di rendere più leggera la presenza dell’immigrato nella mia città. In pratica, alla domanda “cosa posso fare io?”, possiamo rispondere cominciando ad agire secondo ciò che è alla mia portata; quindi, mettendoci insieme a chi condivide questo desiderio, cominciamo da piccoli gesti, possiamo intrecciare i nodi di una rete, lì dove siamo; gesti semplici che generano un’umanità rinnovata intorno a noi». Fonte: “Riflessioni su migrazioni e intercultura”, intervento svolto durante la scuola internazionale di Umanità Nuova (febbraio 2015), coordinato da Flavia Cerino, esperta di immigrazione – www.umanitanuova.org (altro…)