Nov 1, 2012 | Chiara Lubich, Cultura
In un fitto dialogo con persone di convinzioni non religiose, Chiara Lubich, nel 1995 si trova a spiegare perché, senza i non credenti, i Focolari perderebbero la loro identità. «Questo è assolutamente vero! Perché noi abbiamo, come Movimento, come nuova Opera sorta nella Chiesa, una vocazione universale. Perciò il nostro motto è: “che tutti siano uno”. Ora, nei ‘tutti’ ci siete dentro anche voi. Noi non possiamo fare a meno di voi, perché ci siete nei ‘tutti’, altrimenti taglieremmo via mezzo mondo o almeno un terzo di mondo, e lo escluderemmo, mentre noi diciamo: “che tutti siano uno”. Naturalmente dobbiamo «essere uno» come possiamo: saremo uno nei valori, saremo uno in altre idee, saremo uno in qualche cosa di concreto». Chiara Lubich agli amici di convinzioni non religiose, Loppiano 7 maggio 1995 Pubblicato su DiaLogos 02, CNx, settembre 2012 (altro…)
Ott 25, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il sito è azzeccato, la grafica è accattivante, ma è soprattutto il gusto a non tradire mai: tre ingredienti che hanno fatto la fortuna di Terre di Loppiano, un’azienda nata per promuovere e commercializzare, anche attraverso un negozio online (www.terrediloppiano.com) il lavoro di alcune imprese che operano nel settore agro alimentare. Il “paniere” è composto da circa 200 prodotti qualificati, certificati, tracciabili, garantiti e testati, e provengono da varie parti del mondo. L’imprenditore Giorgio Balduzzi è l’ideatore e tra i fondatori dell’azienda. Con lui scambiamo qualche impressione su questo progetto. Terre di Loppiano…perché questo nome? «Il brand Terre di Loppiano non esprime tanto un legame territoriale, quanto il valore intrinseco della “terra” che, se rispettata, sa dare dei frutti di altissima qualità; mentre “Loppiano” è il riferimento del nostro agire che affonda le radici nell’humus della spiritualità dell’unità di cui la cittadella è testimonianza».
Le aziende che fanno parte di Terre di Loppiano aderiscono al progetto dell’Economia di Comunione (EdC)? «Contrariamente a quanto si possa pensare delle 15 aziende che ne fanno parte solo alcune aderiscono all’EdC; mentre altre sono state scelte sul mercato per caratteristiche professionali ed etiche simili alle nostre: Anche se adesso queste imprese hanno chiesto di far parte del progetto di EdC». Quale valore aggiunto ha portato al vostro lavoro il rapporto con queste aziende? «In realtà è proprio dal rapporto nato con alcune di queste aziende che non fanno parte dell’EdC, che è nata l’idea di promuovere alcuni loro progetti mirati al sociale. È importante far conoscere queste possibilità e soprattutto metterle “in rete”, non solo per superare i possibili rapporti di concorrenza reciproca, ma soprattutto per mettere le esperienze di ciascuna impresa al servizio del bene comune». Sinergie, rapporti, fare rete, fare squadra: sembra un’unica mission la vostra… «Sì. Abbiamo sperimentato che con l’aiuto e la ricerca del bene comune fra le stesse aziende, è possibile uscire perfino dalla crisi. Nel 2010, ad esempio, Terre di Loppiano si è imbattuta in un’azienda produttrice di miele a rischio chiusura. L’incontro con noi è stato una boccata di ossigeno: noi abbiamo acquistato presso questa azienda una partita di miele annuale, grazie a questa “rete” l’abbiamo diffusa sul mercato, evitando il fallimento dell’azienda».
Siete già oltre l’Italia? «Abbiamo aperto otto negozi a nostro marchio in Corea, grazie al contatto casuale con un importatore coreano che ha sposato la nostra stessa sfida; e adesso si adopera per far conoscere questo agire economico in Corea». Sono richiesti quindi grande impegno e responsabilità… «È vero, le cose vanno fatte bene, e se si fanno anche per amore di chi ci passa accanto, che magari vive una situazione difficile, i risultati non mancano. Le esperienze sono continue: un negozio agro-alimentare che rivende alcuni nostri prodotti ha affermato di aver capito lo spirito di questo tipo di aziende guardando il rapporto tra noi; alcuni nostri fornitori adesso chiedono di fare il percorso formativo di questa nuova cultura economica. Noi cerchiamo di lanciare il sasso e fare la nostra parte, poi se la semina è stata buona, il raccolto non può mancare». A cura di Paolo Balduzzi (altro…)
Ott 24, 2012 | Cultura
Il 7 ottobre 2012 Ildegarda viene proclamata Dottore della Chiesa. Scrittrice, musicista, cosmologa, poetessa, drammaturga, naturalista, filosofa, consigliera di pontefici e imperatori – tra i quali Federico il Barbarossa –, predicatrice, monaca benedettina e fondatrice di un monastero femminile, veggente fin dalla più tenera età, Ildegarda di Bingen (1098-1179) è, nel panorama delle donne illustri della storia, una figura affascinante per il carattere poliedrico della sua genialità. Questa Vita Hildegardis, in cui la pupilla Adelheidis raccoglie e mette per iscritto le parole della venerabile maestra, ci restituisce con la piacevolezza di un romanzo e la veridicità di una biografia storica il ritratto di una donna e santa, modello di una femminilità forte e moderna. Lucia Tancredi è nata nel 1963 a San Marco in Lamis, nel Gargano. Vive a Macerata dove insegna letteratura. Ha fondato e diretto «EV – mensile di scrittura ricreativa». Ha scritto Donne in posa (Ed. UniTre) e Racconti di viaggio – le città d’arte della marca maceratese (Ed. QuodLibet). Per Città Nuova ha pubblicato: Io, Monica, le confessioni della madre di Agostino (2007). Fonte: www.cittanuova.it (altro…)
Ott 23, 2012 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Ero un marito poco presente a casa: il mio lavoro comportava assenze prolungate. Quando sono arrivati i figli, dopo qualche tempo mia moglie ha lasciato il lavoro. Tutto sembrava rasserenato e più gestibile, invece proprio allora cominciai a notare qualche cambiamento in lei: difficoltà di comunicazione, freddezza, peggioramento della nostra vita affettiva con un suo allontanamento da me. Finché pensai che il nostro destino fosse come quello di tante coppie che non hanno più niente da dirsi. Mi colpevolizzavo per la mia poca presenza a casa, cercavo di parlarle, ma ci sfuggivamo: una totale incomunicabilità. Sulle amicizie o i familiari non potevamo contare. Dopo un anno, ero ormai convinto che la cosa migliore fosse separarci. Finché un giorno mi disse: «Dobbiamo parlare». Iniziò un discorso delirante. Un banale diverbio con la madre di un compagno di scuola di nostro figlio: un fatto insignificante, ma per lei devastante. Si sentiva minacciata, in una situazione senza uscita. Rimasi stupefatto: «Stai interpretando in modo sbagliato gli avvenimenti, le cose che pensi non sono reali». La sua reazione fu molto negativa; secondo lei non volevo comprendere la situazione. Cercai di convincerla ad andare da un medico, ma rispondeva che non era pazza. Dopo qualche tempo ci rivolgemmo ad uno psichiatra. L’obiettivo delle sedute era convincerla che le fantasie erano il prodotto di alterazioni elettrochimiche del cervello, da risolvere ricorrendo ai farmaci. Dopo molte insistenze cominciò ad assumere medicine. Ero di fronte ad una malattia di cui non sapevo nulla. Lei era diversa dalla persona che avevo sposato, i figli soffrivano e il tunnel sembrava senza uscita. Andammo anche da uno psicanalista, senza però abbandonare i farmaci, quindi le due terapie, analitica e farmacologica, procedevano in parallelo. Si susseguirono delusioni a raffica. In più lei ingrassava, per cui andò invano in vari centri dietetici pieni di profittatori. Scoprii, con stupore e sdegno, un incredibile mondo di ciarlatani che approfittano di queste situazioni. Decisi di studiare il trattato di psichiatria usato da mio figlio all’università per comprendere meglio la situazione. Lei era contenta di vedermi impegnato nel sostenerla, voleva guarire, anche se riteneva reali i suoi deliri. Alla fine trovammo una brava psichiatra, impegnata nel sociale. Era convinta che la cosa migliore fosse la socializzazione, per cui mia moglie conobbe altre persone che vivevano problematiche analoghe e la cosa le giovò. Si susseguivano periodi di relativa attenuazione della malattia e periodi più gravi, in cui cambiava aspetto, piangeva, stava sempre a letto, trascurava la casa.
Per me quello era il periodo di maggiore impegno al lavoro, ero da poco diventato dirigente. Ho avuto più volte la tentazione di andarmene, possibilmente portandomi i figli. Sentivo il peso di una situazione senza uscita. Mi ha fatto rimanere l’amore per lei e, soprattutto per i figli. Poi la situazione si aggravò e per la prima volta dovetti ricoverarla per un mese. Trasformai allora il mio rapporto di lavoro da dirigente a consulente, per avere maggiore flessibilità nel gestire il mio tempo. Una scelta dolorosa dal punto di vista professionale, ma scoprii di avere dentro una positività che avevo sottovalutato: ero capace di affrontare la situazione in un rapporto quasi di complicità con i figli, cercavo di far sentire mia moglie la persona più importante della mia vita. Una spinta importante mi venne anche dagli amici focolarini. Poi una notte, tentò di suicidarsi. Dopo il nuovo ricovero, venne seguita da una dottoressa che prese a cuore il suo caso. Da allora, soprattutto per la capacità della psichiatra di seguire mia moglie aggiustando la terapia, le cose sono migliorate. A poco a poco abbiamo trovato un equilibrio, lei ha ripreso capacità operativa in casa, esce con me o altre persone ad affrontare quel mondo ostile da lei tanto temuto. E visto che le idee deliranti tornano, cerchiamo di tenere la sua mente sempre impegnata. Questa sua sofferenza mi ha fatto maturare. Ero e sono non credente, ma ho imparato a distinguere il piano etico da quello metafisico. Il piano etico è la relazione con l’altro, prescinde da qualsiasi credo, attiene all’umanità, e può darci la chiave per vivere serenamente. Invece, prima della malattia davo priorità al piano metafisico, quello delle idee e convinzioni, finendo per criticare le persone che non la pensavano come me. Adesso, separati i due piani, sono libero di avere rapporti con tutti. Questo è importante anche nel legame con mia moglie. Per il futuro, sono consapevole che dovrò gestire questa situazione per tutta la vita, mi aspetto ricadute, ma adesso so come affrontarle. A cura di (Tratto da Città Nuova, n. 19 – 2012) (altro…)
Ott 21, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
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“Chi è forte, non ha bisogno di violenza“, è il motto scelto dalla scuola Werkrealschule di Isny (Allgäu-
Germania), tra i primi partner della nuova edizione del progetto educativo del complesso internazionale
Gen Rosso e dell’associazione Starkmacher. Non più, quindi, il noto “
Forti senza Violenza”, ma
“Starkmacher Schule”, e cioè “Scuola che rende forti”.
Dall’8 al 12 ottobre, studenti e insegnanti della Werkrealschule Isny sono stati coinvolti in un progetto che li ha portati sul palco, insieme al Gen Rosso, con il musical “Streetlight”. E tutto in soli tre giorni di prove! Follia? “Forse sì – dice Tomek, uno dei componenti della band –, ma tutti ci hanno creduto e le prove sono andate avanti senza tregua”. “Un progetto che integra tutta la scuola, non capita tutti i giorni – sostiene il preside Grimm -; per questo motivo Starkmacher Schule è stato introdotto in tutte le classi”.
Il progetto educativo-musicale prevede la convivenza con il Gen Rosso per rappresentare il musical dopo tre giorni di workshop in diverse discipline; e la formazione delle competenze attraverso un training sviluppato nell’Università di Heidelberg per insegnanti e studenti, che aiuta a scoprire gli strumenti e le qualità personali che si possono usare per raggiungere lo scopo. “Già nello scorso anno, alcuni insegnanti e studenti sono stati formati con questo sistema“, confida Anita Heumos, assistente sociale che si trovava l’anno scorso in veste di traduttrice ed ora organizzatrice del progetto nella sua città. “Per molti giovani non risulta scontato salire su un palco ed esibirsi davanti ai coetanei – spiega Tomek -, per questo è importante il sistema di formazione che li aiuta, proponendo loro nuove sfide e competenze. Così si garantisce la sostenibilità del progetto. È una delle novità di questa nuova edizione”.
Günther Kreutzer, insegnante, aggiunge: “Uno spettacolo ha bisogno di tante persone che operano intorno ad esso. Nei workshop, ad esempio, ci sono stati dei traduttori, perché i membri del Gen Rosso provengono da Paesi diversi, un fattore molto coinvolgente e creativo“. “Il 9 ottobre siamo stati ricevuti dalla vice-sindaco della città di Isny, entusiasta di quanto è stato svolto nella scuola; e alcune aziende, due parrocchie (cattolica e protestante) e gente comune, hanno voluto sostenere il progetto con offerte in denaro o doni in natura”, racconta ancora Anita; e continua: “Anche il preside era molto soddisfatto dalla risposta di alcuni genitori, anche essi parte attiva del progetto”. Con l’aiuto della musica e dei diversi laboratori creativi del Gen Rosso, i giovani hanno raggiunto un buon livello di preparazione al progetto, sia come consapevolezza della gravità della violenza di tutti i giorni che della forza interiore per poter affrontare e risolvere i problemi quotidiani. La standing ovation finale dei più di 1000 partecipanti ai due Musical nella Rotmooshalle di Isny, sembrava una ricompensa al grande lavoro svolto da tutti. Un giornale locale ha scritto: “Il Musical fa la scuola felice”. “Lo spirito di unità – conclude Tomek – ha lasciato un forte segno in ciascuno… I volti luminosi sembravano confermarlo!”.
Foto galleria Starmacher Schule Project in Isny
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Ott 19, 2012 | Centro internazionale, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
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Ci sentiamo chiamati ad essere protagonisti nella costruzione di Sophia, progetto niente affatto margin-right: 10px; border: 0px;concluso, ma che necessita del contributo di ciascuno di noi”. Così Ines Tolentino Da Silva, portoghese e rappresentante nel Consiglio di sede ha portato la voce degli studenti all’inaugurazione del quinto anno accademico dell’Istituto Universitario Sophia, che si è svolta il 18 ottobre a Loppiano. Ad oggi, gli studenti che hanno conseguito la laurea magistrale in “Fondamenti e prospettive di una cultura dell’unità” sono 49; 80 gli iscritti attualmente ai diversi anni, indirizzi e gradi di specializzazioni di 27 nazioni diverse. Puntuale è arrivato il messaggio di saluto della Vice Gran Cancelliere, Maria Voce, presidente dei Focolari, impossibilitata ad essere presente perché impegnata nei lavori del Sinodo dei Vescovi. Indicando la condicio sine qua non dell’esperienza di Sophia, ha affermato che: «Il progetto è ardito ma non per questo meno appassionante: domanda reciproca capacità di ascolto, profonda condivisione di intenti, rinnovata fedeltà all’intuizione originaria, comune sguardo proteso verso un futuro da costruire insieme. In una parola, domanda ancor più decisamente a tutti noi l’amore, di vivere, di essere l’uno per l’altro amore».

Il teologo Piero Coda, preside dello IUS
È toccato poi al neo rieletto preside dello IUS, il teologo Piero Coda, indicare le direttrici d’impegno del prossimo quadriennio. Sono decollate tre nuove specializzazioni in Economia e Management, Ontologia trinitaria e Studi politici; una commissione sta lavorando alla revisione degli Statuti che reggono l’Istituto in vista dell’approvazione definitiva. Inoltre, al fine di concretizzare di più e meglio quell’ “unità di vita e di pensiero” caratteristica, sono state avanzate le proposte di costituzione del Senato accademico quale punto di convergenza dei rappresentanti di tutte le componenti e di un Consiglio per la vita della comunità degli studenti che vada ad affiancare il già collaudato consiglio accademico. 
prof. Pasquale Ferrara
Infine, la prolusione quest’anno è stata affidata al prof. Pasquale Ferrara, docente presso lo IUS, diplomatico di lungo corso e Segretario Generale dell’Istituto Universitario Europeo. Con un ampio excursus storico-politico, Ferrara ha trattato il tema della “pace costituente” che di recente ha ricevuto un’autorevole e più che legittima conferma con il conferimento del Nobel per la Pace assegnato all’Unione Europea.
Discorso del Preside, prof. Piero Coda Messaggio della Presidente dei Focolari, Vice Gran Cancelliere dello IUS, Maria Voce Discorso dell’Arcivescovo di Firenze, Gran Cancelliere dello IUS, Mons. Betori
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