Feb 5, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Mumbai è il centro economico dell’India ed una delle più grandi e popolose città del Paese. Ma gran parte dei suo venti milioni di abitanti vive per strada o negli slums, le baraccopoli che costellano il panorama urbano. In alcuni di essi, situati a quaranta minuti di treno dal centro città nell’area nord ovest, abitano in condizioni di estrema povertà circa quattrocentomila persone. Proprio qui nel 1997 dal desiderio di aiutare alcune famiglie dello slum è nato un progetto sociale in collaborazione con il “Sostegno a distanza” di Azione per Famiglie Nuove (AFN). Nel 2001, durante la sua prima visita in India, Chiara Lubich incoraggiò a proseguire e sviluppare questa attività come “risposta concreta alla povertà che ci circonda”. Da allora il progetto è cresciuto: oggi i bambini ed i ragazzi che vi partecipano sono 115, dai 4 ai 22 anni. Le attività mirano a sostenere la formazione scolastica, curare la nutrizione e la salute, migliorare la qualità della vita dei ragazzi e delle famiglie. Nel 2004 il progetto ha preso il nome di “Udisha” che significa “Il raggio di sole che annuncia una nuova alba”. Oggi Udisha partecipa anche al progetto Schoolmates, ideato per promuovere una rete tra classi e gruppi di ragazzi di vari Paesi e sostenere micro-progetti di solidarietà. Il team che co
ordina il progetto è formato da alcuni focolarini affiancati da insegnanti e collaboratori. Tra loro una psicologa e un medico che mette dispo sizione il suo ospedale pediatrico lavorando anche gratuitamente. Il Cardinale ed i vescovi della città più volte hanno espresso appre zzamento per la testimonianza data da Udisha dove si concretizza la linea di azione in favore dei poveri emersa nel sinodo diocesano. Anche a livello parrocchiale si è creata una intensa collaborazione con le diverse associazioni presenti. Grazie ad alcuni gen 2 Udisha è riconosciuta dall’università come centro nel quale poter svolgere le ore di “servizio sociale” richieste dal programma scolastico. Principali attività:
- Formazione scolastica. In India le scuole hanno 70 – 80 alunni per classe. Questo rende difficile seguire i ragazzi individualmente e tu tti, per superare gli esami, sono costretti a frequentare costose ripetizioni private. I ragazzi più poveri, non potendo permetters i queste spese, sono costretti ad abbandonare gli studi. Per questo ad Udisha si offrono gratuitamente ripetizioni delle diverse materie. Inoltre si provvede a coprire le spese per le tasse scolastiche, l’acquisto di materiale didattico e divise per i ragazzi. Periodicamente si organizzano attività extra/scolastiche a scopo culturale e ricreativo.
- Formazione interculturale. A Udisha convivono diverse religioni, ci sono cristiani, indù e musulmani. Tra gli obiettivi del progetto: contribuire ad una costruttiva integrazione culturale, religiosa e linguistica fra ragazzi, ma anche fra generazioni diverse. Per questo si promuovono scambi di esperienze e attività, collaborando in particolare con lo Shanti Ashram di Coimbatore.
- Assistenza medica. Molti ragazzi sono vittime di malnutrizione. Sono anche soggetti a rischio per epidemie stagionali legate a piogge o alluvioni. Per questo durante l’anno si effettuano visite mediche collettive coinvolgendo medici della zona e collaborando con altre organizzazioni. Si provvede anche ad integrare la dieta domestica con proteine e vitamine mediante la distribuzione di cibo adeguato e medicinali ricostituenti. Da qualche tempo è iniziata un’attività di counseling per ragazzi e genitori.
- Formazione per i genitori. Incontri di approfondimento e confronto su tematiche familiari sono organizzati periodicamente per i genitori. Sono occasioni per un arricchente scambio di esperienze, consigli e punti di vista.
- Microcredito. Da un anno è iniziata a Udisha una piccola esperienza di microcredito che coinvolge sessanta mamme dei ragazzi. Raccolte in tre gruppi attraverso incontri mensili sono state formate sul microcredito in un clima di fiducia reciproca indispensabile per il buon funzionamento dell’attività. Da quest’anno inizierà l’erogazione dei prestiti.
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Feb 4, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
«Il Genfest avrà come messaggio centrale: l’Unità. Anche per questo è stato scelto il titolo “let’s bridge”», racconta Ark Tabin, 23 anni, filippino. Sarà, infatti, la metafora della costruzione di un ponte, simbolo della ‘costruzione’ di rapporti autentici, il filo conduttore del programma che si svolgerà nella Sportaréna di Budapest (palazzetto che può contenere fino a 12.500 persone) e sui ponti che sovrastano il Danubio, dal 31 agosto al 2 settembre 2012. L’organizzazione dell’evento è già un’esperienza di unità che si fonda sullo sforzo continuo di accoglienza e ascolto dell’altro, che porta al dialogo vero e alla costruzione di rapporti profondi. Una nuova tappa di questa esperienza si svolgerà nei prossimi 11 e 12 febbraio, con una settantina di giovani che si troveranno a Sassone (Roma), per continuare la preparazione del programma della sua 10°edizione.
“Ma, anche se lo aspettiamo da tanto, sentiamo che non può restare solo un evento, anche se un grande evento, ma che deve diventare una tappa di un percorso, punto di arrivo e di partenza per la costruzione del Mondo Unito. Oggi c’è bisogno di questa testimonianza di unità, non possiamo tirarci indietro”, ricorda Thyrseane Tupinambá, 23 anni, brasiliana che lavora nell’organizzazione centrale del Genfest, insieme ad altri giovani e adulti di provenienza molto variegata – Stati Uniti, Ungheria, Argentina, Italia, Brasile… –. Giovani dai 17 anni in su, di più di 40 paesi, hanno già confermato la loro presenza all’evento in Ungheria. Un’anteprima del programma è disponibile nella pagina web www.genfest.org In inglese, portoghese, polacco, italiano e spagnolo potrai trovare la pagina facebook ufficiale del Genfest. Seguici! (altro…)
Feb 1, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Mi chiamo F., e vengo da Jos, in Nigeria. Nella nostra città, dal 2001 fino ad oggi, è in corso una crisi politica, etnica e religiosa. Sono state perse migliaia di vite, moltissime proprietà, e oggi c’è una profonda divisione tra cristiani e musulmani, al punto da vederci come nemici e guardarci con grande sospetto.
Viviamo costantemente nella paura, senza conoscere quale sarà la nostra sorte il momento successivo. Un mio collega è stato coinvolto in un incidente e ci è stato chiesto di andarlo a trovare. Essendo lui musulmano, nessuno si è offerto di andare, proprio perché siamo a Jos, e i cristiani non vanno nelle zone musulmane, così come i musulmani non visitano i cristiani. Mi sono offerta volontaria per andare da lui, sebbene all’inizio fossi un po’ riluttante, ma una voce dentro di me continuava a dirmi di andare. Sono riuscita – con un po’ di insistenza – anche a convincere un’amica a venire con me. Siamo arrivate a casa del mio collega con tanta paura. Entrando, siamo state, invece, ricevute calorosamente da lui e dalla sua famiglia. Erano veramente contenti di vederci!
Qualche tempo dopo, stavo tornando a casa dal lavoro, di sera tardi, con questa stessa amica, quando improvvisamente la sua macchina è andata in panne poco distante da una postazione musulmana. Entrambe eravamo senza credito sul cellulare per chiedere aiuto. Da qualche parte, lì nel buio, c’erano alcuni gangster che sbrigavano i loro affari. La nostra preghiera in quel momento è stata: “Signore, mandaci un aiuto il prima possibile!”. Eravamo così spaventate che non sapevamo se fosse meglio rimanere in macchina, o saltare fuori e fermare la prima macchina che passava.
Ad un certo punto notiamo qualcuno venire verso di noi, e cominciamo a rabbrividire. Ho detto la mia ultima preghiera, perché ho sentito che era arrivata la fine. Quando erano proprio a pochi metri di distanza, improvvisamente una macchina ha parcheggiato di fronte a noi, e chi ho visto? Il collega che avevamo visitato pochi giorni prima… Il capo dei gangster gli ha chiesto se eravamo dei loro: “musulmani”, per sapere se poteva lasciarci andare, e lui ha risposto affermativamente. Ecco come ci siamo salvate… Lui stesso poi, ha messo la macchina in un posto sicuro e ci ha accompagnato a casa. Inoltre il giorno successivo, dopo averla aggiustata, l’ha riportata alla mia amica». (altro…)
Gen 31, 2012 | Cultura
La crisi economica e finanziaria che la società occidentale sta attraversando ha rivoluzionato profondamente il mondo del lavoro: contratti a termine, precari, co.co.co. sono espressioni ormai entrate nel vocabolario comune. Questo libretto vuole aiutarci a metterci tutti nei panni di chi, soprattutto i giovani, ha la precarietà come orizzonte di tutta una vita. Per fare esperienza di cosa significhi guardare il mondo da quel punto di vista, quello dei nostri figli a tempo determinato. E fornire un piccolo contributo che disinneschi la bomba sociale più pericolosa dei nostri tempi: il conflitto generazionale. L’autore – Gianni Bianco, giornalista Rai, da cronista si occupa di scandali al sole e guerrieri della notte, crimini e misfatti, segreti e bugie, eroi per un giorno e giorni di ordinaria follia. Anche lui ha dovuto però affidarsi per un po’ di anni alla protezione di San Precario. Nel frattempo per la collana Passaparola ha scritto anche Padre papà (2010) e Passi nella notte (2011). La collana – Passaparola. Libretti per la famiglia. Brevi, agili, intensi. Approfondimenti, riflessioni, esperienze di vita dalla prospettiva di una cultura relazionale.
Gen 31, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Punta Alta è una vivace città del sud argentino, con abitanti dotati di molta iniziativa. Vi ha sede la Base Navale di “Puerto Belgrano”, il porto militare più grande del paese, che nel secolo scorso ha avuto il suo momento di splendore con la presenza di migliaia di giovani che vi trascorrevano il periodo di servizio militare (attualmente non più obbligatorio) in marina.
Proprio in questa città di 60.000 abitanti, gente aperta e generosa, si trova un gruppo del “dialogo fra persone di convinzioni diverse”, amici dei Focolari. Per aprire ad altri questo spazio, ricco di dialogo e comunicazione, hanno organizzato una serie di cineforum. Non hanno optato per un teatro, e neppure per la buia e silenziosa sala di un cinema… hanno scelto il bar più emblematico della città: il “Bar Centrale”, con i suoi quasi 100 anni di vita, i tipici tavolini da bar in un ampio salone, i tavoli da biliardo, ed anche un piccolo palco, dove negli anni ’30 si esibivano piccole orchestre e ballerine. Attualmente è stato installato uno schermo gigante, con vari televisori distribuiti in tutto il locale, principalmente per seguire le partite di calcio: una struttura che sembra studiata apposta per gli scopi dei nostri amici. Un film e come biglietto d’ingresso un prodotto alimentare non deperibile (collaborando così con la mensa di un Centro sociale); “gli inviti si fanno personalmente, per mail, o con locandine non molto grandi, però vistose, preparate dai proprietari del locale e collocate nelle vetrine dei negozi vicini; la media di presenze va da 30 a 50 persone”, mi spiega Héctor Correa, l’appassionato esperto di cinema del gruppo. Fra i partecipanti c’erano studenti, adulti, qualche giovane recluta della Marina in uniforme e non mancavano neppure i clienti abituali del bar, che si lasciavano coinvolgere nella riunione.
Quando tutto era pronto, la proiezione era preceduta da una breve introduzione per presentare il senso di questo incontro e le motivazioni del gruppo di dialogo, organizzatore dell’evento. “Poi mio fratello Luis ed io (continua Hector) presentavamo il film, ed alla fine coordinavamo il dibattito, che sempre è stato molto partecipato ed interessante. Non scendevamo tanto negli aspetti tecnici o estetici del film, però cercavamo di offrire dettagli sulle idee ed il pensiero dell’autore, sulla presentazione dei personaggi e sul contesto storico dove si svolgeva la storia. Così i partecipanti si sentivano più interessati ai contenuti”.
““Mettere l’accento su realtà e storie che hanno in sé concetti e concezioni del mondo che molte volte non coincidono con le nostre idee (spiega Sisi Deramo), è un esercizio che ci obbliga prima di tutto ad ascoltare attentamente quello che vuole esprimere l’altro, e poi a cercare di farsi capire, nell’ambito di un dialogo fruttuoso e cordiale, perché dall’incontro di diverse opinioni si arricchiscono i partecipanti e si nutrono nella comprensione collettiva”. Chiedo a Kiki Deramo quali film sono stati scelti. “Abbiamo scelto film sui quali potevamo poi dialogare: Cinema Paradiso, Il postino o El cartero de Neruda, The Truman show, The wall de Alan Parker e La sociedad de los poetas muertos. Credo che non ci siamo sbagliati”. “È stata un’esperienza molto utile e interessante per tutti. Speriamo sia possibile ripeterla anche quest’anno”, si augura Sisi. (Carlos Mana) (altro…)
Gen 30, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Vuoi sapere cosa fa la differenza nella vita? Fondarla sulla Parola vissuta. Questa potrebbe essere la sintesi di un appuntamento nazionale che ha visto convergere 700 giovani, tanti giovanissimi, da ogni angolo del Portogallo al Centro Comunitario Sra Da Boa Nova, un auditorium di recente costruzione situato a Estoril, pochi chilometri fuori Lisbona.
Il giorno prima erano arrivati anche dalle lontane Isole Azzorre e da Madeira. Quelli che scendono dai pullman provenienti dal nord del Paese tradiscono una faccia assonnata, visto il viaggio di 4-5 ore e quindi la levataccia fatta per non mancare all’appuntamento, ma quando alle 11 si aprono le porte dell’auditorium esplode la vivacità tipica di questa terra: la sala è subito compatta, attenta, partecipe. Tutti sono “sincronizzati”, come dice la canzone d’apertura.
Chi li ha invitati e preparato il programma, denso di contributi di ogni genere, con canti, coreografie, testimonianze, riflessioni, ha lavorato per mesi e in un periodo che qui in Portogallo rappresenta il clou della vita universitaria, con esami a raffica. Anche per questo una sala con 700 giovani ha dello straordinario. Tanti dei presenti nei prossimi giorni affronteranno un esame e qualcuno l’ha rinviato, pur di esserci.
Sul palco, oltre al complesso, li accoglie una scritta di cinque lettere su grandi pannelli: ID GEN. Nell’epoca degli sms e di twitter, bastano poche lettere per capirsi; le 5 citate dicono tutto un programma, e non solo quello della giornata: identità gen, ovvero la vita, gli ideali, le azioni dei gen, i giovani del Movimento dei focolari che animano la giornata. Joao, Adrian, Tiago, Rita, Violeta, Antonio, Ana, Ricardo, Joana, Ines e Nuno raccontano il gusto di vivere il Vangelo nelle diverse situazioni della loro esistenza. C’è chi è riuscito ad andare oltre le ingiustizie all’università, chi ha provato a non lasciarsi travolgere dalla competizione nel mondo del lavoro, chi ha capito che il cambiamento dei rapporti comincia da qualche rinuncia alle proprie comodità. Effetti dell’amore dagli innumerevoli risvolti.
Violeta racconta come ha vissuto un periodo di studi a Barcellona, dove ha condiviso l’esperienza con altre 18 ragazze di diverse nazionalità. Una di queste viene dall’Egitto ed è musulmana. Non sempre le sue abitudini vengono capite dagli altri, ma per Violeta amare vuol dire non solo rispettare tali usanze. “Questo era il minimo che potevo fare. Mi sono ricordata di quel passaggio del Vangelo che dice di fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi”, e così non lascia da sola la sua amica in alcune situazioni in cui tutti gli altri lo fanno. Gesti che non rimangono isolati, ma che coinvolgono pian piano uno, due, tre e più colleghi. Un mondo più unito e fraterno passa anche da qui. Quello di cui si parla è un amore per il quale ci si sporca le mani. È successo nel vero senso della parola a Tiago che, invitato da un sacerdote, fa un periodo di volontariato a favore di persone che vivono per strada. Difficile all’inizio stringere le loro mani maleodoranti, lavare le posate che usavano, pulire i bagni del centro dove un po’ alla volta cominciavano a lavarsi. Anche in quest’occasione è il Vangelo che viene in soccorso. “In verità vi dico, ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me”. E non solo migliora decisamente la situazione di queste persone che ritrovano la loro dignità, ma anche Tiago alla fine dei cinque mesi trascorsi con loro può affermare: “Potevo guardarli come ‘professori’ che mi hanno insegnato ad amare, ad allargare il cuore”.
Amare, anche quando il dolore bussa forte, come racconta Ana Filipa nell’esperienza con due fratelli affetti da distrofia muscolare. Un’esperienza condivisa con gli altri gen della città fino alla morte di uno dei due, conferma Ricardo che testimonia quanto siano vere le parole con le quali Chiara Lubich, in una risposta data nel 2000 spiega che “il più grande dolore, se abbracciato, lascia nel cuore l’amore”. E allora, anche quella che viene chiamata “generazione senza futuro”, perché si imbatte nella precarietà della vita di oggi, scopre che in quest’amore più grande c’è una via d’uscita, che quella di un mondo più unito è una meta forse lontana per tanti, ma anche alla portata di chi ama. Chiedere a Joana che sin da piccola voleva cambiare il mondo e lo fa adesso vivendo all’evangelica il suo lavoro nel Parlamento del Paese.
La presidente dei Focolari, Maria Voce, non ha voluto mancare all’appuntamento e ha registrato un messaggio video per i giovani presenti. “Oggi avete sentito parlare di un sogno, un grande sogno – ha detto la presidente –: il mondo unito. E vi è stato presentato un cammino per realizzarlo, uno stile di vita, basato su una rivoluzione, sulla rivoluzione dell’amore evangelico. […]. Si sarà fatto chiaro in voi qual è il cammino da percorrere, un cammino da prendere con coraggio, senza esitazione”. Se “il sogno è grande”, il cammino non è facile né privo di ostacoli, ma è comunque “entusiasmante”, assicura Maria Voce e “garantisce una felicità che nessun’altra esperienza umana, per quanto bella, per quanto ricca, per quanto grande possa essere, può eguagliare”. È comunque una rivoluzione, questa, che ha “garanzia di successo, perché non si fonda su di noi, si fonda sulla Parola di Dio”. È questo che fa la differenza nella vita di un gen, di un giovane. E non solo! Chiude la giornata una telefonata tra i giovani e Maria Voce collegata durante il programma via internet. La presidente dà a tutti i presenti un appuntamento: il Genfest a Budapest dal 30 agosto al 2 settembre prossimo.
di Aurora Nicosia, inviata
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