Gen 31, 2012 | Cultura
La crisi economica e finanziaria che la società occidentale sta attraversando ha rivoluzionato profondamente il mondo del lavoro: contratti a termine, precari, co.co.co. sono espressioni ormai entrate nel vocabolario comune. Questo libretto vuole aiutarci a metterci tutti nei panni di chi, soprattutto i giovani, ha la precarietà come orizzonte di tutta una vita. Per fare esperienza di cosa significhi guardare il mondo da quel punto di vista, quello dei nostri figli a tempo determinato. E fornire un piccolo contributo che disinneschi la bomba sociale più pericolosa dei nostri tempi: il conflitto generazionale. L’autore – Gianni Bianco, giornalista Rai, da cronista si occupa di scandali al sole e guerrieri della notte, crimini e misfatti, segreti e bugie, eroi per un giorno e giorni di ordinaria follia. Anche lui ha dovuto però affidarsi per un po’ di anni alla protezione di San Precario. Nel frattempo per la collana Passaparola ha scritto anche Padre papà (2010) e Passi nella notte (2011). La collana – Passaparola. Libretti per la famiglia. Brevi, agili, intensi. Approfondimenti, riflessioni, esperienze di vita dalla prospettiva di una cultura relazionale.
Gen 31, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Punta Alta è una vivace città del sud argentino, con abitanti dotati di molta iniziativa. Vi ha sede la Base Navale di “Puerto Belgrano”, il porto militare più grande del paese, che nel secolo scorso ha avuto il suo momento di splendore con la presenza di migliaia di giovani che vi trascorrevano il periodo di servizio militare (attualmente non più obbligatorio) in marina.
Proprio in questa città di 60.000 abitanti, gente aperta e generosa, si trova un gruppo del “dialogo fra persone di convinzioni diverse”, amici dei Focolari. Per aprire ad altri questo spazio, ricco di dialogo e comunicazione, hanno organizzato una serie di cineforum. Non hanno optato per un teatro, e neppure per la buia e silenziosa sala di un cinema… hanno scelto il bar più emblematico della città: il “Bar Centrale”, con i suoi quasi 100 anni di vita, i tipici tavolini da bar in un ampio salone, i tavoli da biliardo, ed anche un piccolo palco, dove negli anni ’30 si esibivano piccole orchestre e ballerine. Attualmente è stato installato uno schermo gigante, con vari televisori distribuiti in tutto il locale, principalmente per seguire le partite di calcio: una struttura che sembra studiata apposta per gli scopi dei nostri amici. Un film e come biglietto d’ingresso un prodotto alimentare non deperibile (collaborando così con la mensa di un Centro sociale); “gli inviti si fanno personalmente, per mail, o con locandine non molto grandi, però vistose, preparate dai proprietari del locale e collocate nelle vetrine dei negozi vicini; la media di presenze va da 30 a 50 persone”, mi spiega Héctor Correa, l’appassionato esperto di cinema del gruppo. Fra i partecipanti c’erano studenti, adulti, qualche giovane recluta della Marina in uniforme e non mancavano neppure i clienti abituali del bar, che si lasciavano coinvolgere nella riunione.
Quando tutto era pronto, la proiezione era preceduta da una breve introduzione per presentare il senso di questo incontro e le motivazioni del gruppo di dialogo, organizzatore dell’evento. “Poi mio fratello Luis ed io (continua Hector) presentavamo il film, ed alla fine coordinavamo il dibattito, che sempre è stato molto partecipato ed interessante. Non scendevamo tanto negli aspetti tecnici o estetici del film, però cercavamo di offrire dettagli sulle idee ed il pensiero dell’autore, sulla presentazione dei personaggi e sul contesto storico dove si svolgeva la storia. Così i partecipanti si sentivano più interessati ai contenuti”.
““Mettere l’accento su realtà e storie che hanno in sé concetti e concezioni del mondo che molte volte non coincidono con le nostre idee (spiega Sisi Deramo), è un esercizio che ci obbliga prima di tutto ad ascoltare attentamente quello che vuole esprimere l’altro, e poi a cercare di farsi capire, nell’ambito di un dialogo fruttuoso e cordiale, perché dall’incontro di diverse opinioni si arricchiscono i partecipanti e si nutrono nella comprensione collettiva”. Chiedo a Kiki Deramo quali film sono stati scelti. “Abbiamo scelto film sui quali potevamo poi dialogare: Cinema Paradiso, Il postino o El cartero de Neruda, The Truman show, The wall de Alan Parker e La sociedad de los poetas muertos. Credo che non ci siamo sbagliati”. “È stata un’esperienza molto utile e interessante per tutti. Speriamo sia possibile ripeterla anche quest’anno”, si augura Sisi. (Carlos Mana) (altro…)
Gen 30, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Vuoi sapere cosa fa la differenza nella vita? Fondarla sulla Parola vissuta. Questa potrebbe essere la sintesi di un appuntamento nazionale che ha visto convergere 700 giovani, tanti giovanissimi, da ogni angolo del Portogallo al Centro Comunitario Sra Da Boa Nova, un auditorium di recente costruzione situato a Estoril, pochi chilometri fuori Lisbona.
Il giorno prima erano arrivati anche dalle lontane Isole Azzorre e da Madeira. Quelli che scendono dai pullman provenienti dal nord del Paese tradiscono una faccia assonnata, visto il viaggio di 4-5 ore e quindi la levataccia fatta per non mancare all’appuntamento, ma quando alle 11 si aprono le porte dell’auditorium esplode la vivacità tipica di questa terra: la sala è subito compatta, attenta, partecipe. Tutti sono “sincronizzati”, come dice la canzone d’apertura.
Chi li ha invitati e preparato il programma, denso di contributi di ogni genere, con canti, coreografie, testimonianze, riflessioni, ha lavorato per mesi e in un periodo che qui in Portogallo rappresenta il clou della vita universitaria, con esami a raffica. Anche per questo una sala con 700 giovani ha dello straordinario. Tanti dei presenti nei prossimi giorni affronteranno un esame e qualcuno l’ha rinviato, pur di esserci.
Sul palco, oltre al complesso, li accoglie una scritta di cinque lettere su grandi pannelli: ID GEN. Nell’epoca degli sms e di twitter, bastano poche lettere per capirsi; le 5 citate dicono tutto un programma, e non solo quello della giornata: identità gen, ovvero la vita, gli ideali, le azioni dei gen, i giovani del Movimento dei focolari che animano la giornata. Joao, Adrian, Tiago, Rita, Violeta, Antonio, Ana, Ricardo, Joana, Ines e Nuno raccontano il gusto di vivere il Vangelo nelle diverse situazioni della loro esistenza. C’è chi è riuscito ad andare oltre le ingiustizie all’università, chi ha provato a non lasciarsi travolgere dalla competizione nel mondo del lavoro, chi ha capito che il cambiamento dei rapporti comincia da qualche rinuncia alle proprie comodità. Effetti dell’amore dagli innumerevoli risvolti.
Violeta racconta come ha vissuto un periodo di studi a Barcellona, dove ha condiviso l’esperienza con altre 18 ragazze di diverse nazionalità. Una di queste viene dall’Egitto ed è musulmana. Non sempre le sue abitudini vengono capite dagli altri, ma per Violeta amare vuol dire non solo rispettare tali usanze. “Questo era il minimo che potevo fare. Mi sono ricordata di quel passaggio del Vangelo che dice di fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi”, e così non lascia da sola la sua amica in alcune situazioni in cui tutti gli altri lo fanno. Gesti che non rimangono isolati, ma che coinvolgono pian piano uno, due, tre e più colleghi. Un mondo più unito e fraterno passa anche da qui. Quello di cui si parla è un amore per il quale ci si sporca le mani. È successo nel vero senso della parola a Tiago che, invitato da un sacerdote, fa un periodo di volontariato a favore di persone che vivono per strada. Difficile all’inizio stringere le loro mani maleodoranti, lavare le posate che usavano, pulire i bagni del centro dove un po’ alla volta cominciavano a lavarsi. Anche in quest’occasione è il Vangelo che viene in soccorso. “In verità vi dico, ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me”. E non solo migliora decisamente la situazione di queste persone che ritrovano la loro dignità, ma anche Tiago alla fine dei cinque mesi trascorsi con loro può affermare: “Potevo guardarli come ‘professori’ che mi hanno insegnato ad amare, ad allargare il cuore”.
Amare, anche quando il dolore bussa forte, come racconta Ana Filipa nell’esperienza con due fratelli affetti da distrofia muscolare. Un’esperienza condivisa con gli altri gen della città fino alla morte di uno dei due, conferma Ricardo che testimonia quanto siano vere le parole con le quali Chiara Lubich, in una risposta data nel 2000 spiega che “il più grande dolore, se abbracciato, lascia nel cuore l’amore”. E allora, anche quella che viene chiamata “generazione senza futuro”, perché si imbatte nella precarietà della vita di oggi, scopre che in quest’amore più grande c’è una via d’uscita, che quella di un mondo più unito è una meta forse lontana per tanti, ma anche alla portata di chi ama. Chiedere a Joana che sin da piccola voleva cambiare il mondo e lo fa adesso vivendo all’evangelica il suo lavoro nel Parlamento del Paese.
La presidente dei Focolari, Maria Voce, non ha voluto mancare all’appuntamento e ha registrato un messaggio video per i giovani presenti. “Oggi avete sentito parlare di un sogno, un grande sogno – ha detto la presidente –: il mondo unito. E vi è stato presentato un cammino per realizzarlo, uno stile di vita, basato su una rivoluzione, sulla rivoluzione dell’amore evangelico. […]. Si sarà fatto chiaro in voi qual è il cammino da percorrere, un cammino da prendere con coraggio, senza esitazione”. Se “il sogno è grande”, il cammino non è facile né privo di ostacoli, ma è comunque “entusiasmante”, assicura Maria Voce e “garantisce una felicità che nessun’altra esperienza umana, per quanto bella, per quanto ricca, per quanto grande possa essere, può eguagliare”. È comunque una rivoluzione, questa, che ha “garanzia di successo, perché non si fonda su di noi, si fonda sulla Parola di Dio”. È questo che fa la differenza nella vita di un gen, di un giovane. E non solo! Chiude la giornata una telefonata tra i giovani e Maria Voce collegata durante il programma via internet. La presidente dà a tutti i presenti un appuntamento: il Genfest a Budapest dal 30 agosto al 2 settembre prossimo.
di Aurora Nicosia, inviata
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Gen 27, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Insieme a personalità del mondo politico e culturale, eravamo in 9.000 inchiodati alle sedie – ci scrivono dal Gen Verde a evento concluso – davanti alle immagini dell’olocausto nei campi di concentramento. Il 26 gennaio a Firenze, al Nelson Mandela Forum, un palco nudo dove s’intervallavano testimoni sopravvissuti alla Shoah, il racconto dei quali fa sanguinare le loro ferite ancora aperte». Come quelle di tanti che nel mondo sono ancora oggi vittime di genocidi, violenze, discriminazioni. Una scrittrice parla della madre che l’ha abbandonata a 4 anni per servire Hitler. Il male è una realtà che ancora insidia il mondo. I nostalgici neo-nazisti ancora mietono vittime per le strade, anche di una città bellissima come Firenze.
Così, con il titolo del meeting “Noi figli di Eichmann?”, gli organizzatori hanno fatto sì che ognuno si chiedesse “potrebbe succedere ancora?”. Giunta alla quarta edizione, l’iniziativa è rivolta agli studenti degli istituti superiori di tutte le province toscane, e si è svolta alla vigilia del Giorno della Memoria (27 gennaio), una data che viene ricordata contemporaneamente in molti Paesi europei. Tutto alla presenza del Sindaco del Comune di Firenze Matteo Renzi, del Presidente UPI Toscana Andrea Pieroni, del Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, il quale ha ribadito l’impegno affinché non si verifichino ancora, come purtroppo spesso apprendiamo dai giornali, atti di razzismo e persecuzione di minoranze etniche. Il Presidente ha chiesto che questo impegno lo prendessero tutti i presenti incominciando, ad esempio, a bandire dal linguaggio comune, espressioni offensive verso culture e popoli diversi.
Al Gen Verde, in collaborazione con un’orchestra multietnica di Arezzo, è stata affidata la conclusione dell’evento con canzoni e coreografie per testimoniare che la dimensione della reciprocità e dello scambio fra culture diverse è possibile. E l’attenzione dei ragazzi che in silenzio e con rispetto hanno accolto ogni intervento fa sperare che si possa dire con forza “mai più”.
E in primavera, nuove mete attendono il Gen Verde: la prima è la Spagna, dove da fine marzo a metà maggio il gruppo sarà in tournée, toccando fra l’altro le città di Jeréz, Granada e Jaén, – mentre altre tappe si vanno confermando – con lo spettacolo “Maria”. Per info: www.genverde.it (altro…)
Gen 25, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Una volta innescata, la fraternità genera una reazione a catena positiva, diffondendosi in modo esponenziale nelle relazioni interpersonali, nei rapporti quotidiani tra compagni di liceo e colleghi di lavoro, diventando stile di vita. Si costruisce così un mondo diverso: ognuno si impegna e assume la sua parte di responsabilità e di lotta “Sii tu stesso il cambiamento che vuoi vedere intorno a te”, diceva Gandhi.
Si può sintetizzare così l’esperienza fatta da studenti e insegnanti in un liceo ginnasio di Sarcelles, una città emblematica della periferia parigina. A scuola due ragazze, entrambe di origine straniera, litigano con grande violenza. È il 28 settembre 2007. Che fare? Rassegnarsi e chinare la testa? Pierre Benoit, l’insegnante di italiano, decide di reagire. Propone agli allievi “il metodo della fraternità”. Di cosa si tratta? Ogni mattina si lancia il “dado della fraternità” dove su ognuna delle sei facce è scritta una frase differente. Per esempio: “Considero ogni uomo un fratello, ogni donna una sorella”; “Guardo l’altro in maniera positiva”; “Faccio il primo passo verso l’altro”; “Vado anche verso il mio nemico”; “Capisco l’altro” e questo fino a quando “anche l’altro mi considera come un fratello”. Ogni giorno dunque un proposito diverso da mettere in pratica. Poi a fine settimana, ci si racconta come è andata.
La proposta trae ispirazione dal “dado dell’amore”: un gioco lanciato da Chiara Lubich ai bambini per rendere il gesto della fraternità più ludico. Nella scuola parigina, il “dado della fraternità” è proposto in una versione più universale, senza riferimenti al linguaggio religioso, dunque alla portata di tutti. I ragazzi accettano e ne diventano da subito i primi protagonisti. Il bilancio è entusiasmante: la scuola diventa scenario di un mondo diverso dove per la prima volta si intrecciano storie di amicizie e di riconciliazione. Una ragazza commenta: “Per una parola, per uno sguardo, per una frase ripetuta da un altro… è troppo stupido arrivare a distruggersi”.
Presto, l’esperienza vissuta diventa oggetto di cortometraggi: sono i ragazzi stessi a lavorarci, raccontando storie in cui una parola di riconciliazione ha saputo rompere cerchi di violenza e inimicizia. Quello stesso anno, nel 2007, si propone un Festival dal titolo emblematico: “La Fraternità nella scuola, la Fraternità nella città”. Vi partecipano più di 250 persone tra cui anche tre Sindaci.
Un anno dopo si fonda un’associazione, che si chiamerà Fratern’Aide; l’obiettivo è di aiutare a costruire pace, fraternità e solidarietà fra tutti. È il 6 giugno 2008. Molte iniziative sono state promosse in questi anni. I giovani di Sarcelles vincono il Primo Premio del Concorso Nazionale istituito dalla Lega per i Diritti dell’Uomo: “Scritti per la fraternità”. I ragazzi vanno a presentare il loro metodo ad altre scuole del territorio parigino finché l’Associazione è invitata a fine ottobre 2010 dalla Rete delle Scuole di Cittadini (RECIT). All’esperienza si interessa anche il filosofo Bruno Mattei, professore all’Università di Lille, autore, tra l’altro, di un libro intitolato “È possibile, la fraternità?”. Il “metodo” arriva addirittura all’Unesco (che nel 1996 aveva consegnato a Chiara Lubich il Premio per l’Educazione alla Pace) dove è presentato ad un pubblico di ambasciatori. Come dire: quando la fraternità si mette in moto, nulla può fermarla! (altro…)
Gen 24, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Il progetto sui linguaggi della comunicazione pubblicitaria è arrivato al quarto degli 8 appuntamenti previsti.
Fino ad oggi hanno partecipato complessivamente 600 giovani. Dopo il percorso introduttivo, sviluppatosi con l’analisi di spot e campagne pubblicitarie italiane e straniere, il progetto è continuato con due laboratori di approfondimento: sull’utilizzo dell’immagine femminile nella pubblicità (con la psicologa Anna Granata e l’antropologa Anna Casella) e sull’influenza della moda nei comportamenti giovanili (con la ballerina Liliana Cosi e lo psicologo Ezio Aceti).
Nella quarta tappa Raffaele Cardarelli, pubblicitario ed esperto di comunicazione e membro di Net-One, ha portato i giovani – 400 studenti degli istituti superiori – all’analisi approfondita degli studi e meccanismi che stanno “dietro le quinte” di uno spot, svelando le strategie messe in atto al fine di convincere i destinatari della comunicazione. “Siamo entrati nella parte tecnica del percorso – commentava uno dei presenti – ora cominciamo ad avere più elementi per proseguire nel lavoro che ci attende”. “Interessante e quasi inquietante scoprire cosa sta dietro uno spot – ha esordito un altro -; sono da conoscere questi meccanismi per avere più senso critico e incidere nel nostro mondo!”
Il progetto “Spot, si gira!” arriva con questo appuntamento al giro di boa: dalle analisi teoriche i giovani passeranno nei prossimi mesi alla messa a punto di una vera e propria campagna pubblicitaria incentrata su questioni sociali di particolare rilevanza nella loro città (le dipendenze; il rapporto uomo-donna; la multiculturalità) che saranno analizzate, in un confronto a più voci, anche con i rappresentanti delle istituzioni e dei media locali. Per ognuna delle 3 tematiche verrà poi realizzato uno spot che susciti fraternità e che costituirà il messaggio conclusivo del progetto offerto alla cittadinanza dai Giovani per un mondo unito. Nel corso dell’incontro è stato proposto ai giovani il Genfest 2012, come un’ulteriore occasione per vivere da protagonisti e contribuire a realizzare un mondo più unito. (altro…)