Mar 16, 2018 | Cultura
Si fece un silenzio denso, interrotto solo dal volo di un moscone che solcava lo spazio soffocante dell’ufficio. «Nguyen Van Thuan ti abbiamo fatto portare qui perché sei colpevole di causare problemi al Governo del popolo sovrano del Vietnam. Sei accusato di propaganda imperialista e di essere un infiltrato delle potenze straniere». È il 1975. Con queste parole François Xavier Nguyen van Thuan, da poche settimane nominato arcivescovo coadiutore di Saigon (Hochiminhville, Vietnam), viene accusato di tradimento e arrestato. Trascorrerà in prigione 13 anni di cui 9 in isolamento. Una vita spesa nell’adesione coerente ed eroica alla propria vocazione, come dirà di lui Papa Giovanni Paolo II. Una storia che merita di essere raccontata.
Collana: Biografie grandi santi
Editrice Città Nuova
Mar 15, 2018 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Il tuo giorno, mio Dio, io verrò verso di Te… Verrò verso di Te, mio Dio, (…) e con il mio sogno più folle: portarti il mondo fra le braccia». Inizia con questa citazione del teologo Jacques Leclercq l’intervento di Jesús Morán, copresidente del Movimento dei Focolari, in occasione dell’evento “La grande attrattiva del tempo presente”: «Siamo ancora oggi stupiti dalla profezia sociale di questa donna straordinaria che, con il suo ideale dell’“ut omnes” (Gv 17,21), dalla sua Trento è arrivata in tutto il mondo». A partire dalla storia del protagonista di una favola, che convive con altri personaggi pensati ma poi scartati dagli autori dei racconti, destinati ad abitare in un altro pianeta, Morán riflette sul ruolo dei profeti: «Essi sono grandi tanto quanto sono piccoli o si fanno tali agli occhi degli uomini. Scartati da essi, derisi, spesso uccisi, sono prediletti da Dio per compiere ciò che nessun altro è capace di fare. I profeti sono infatti i piccoli di Dio: ecco la loro grandezza, anche se spesso sembrano vivere “in un altro pianeta”. Come si sa, la parola “profeta” viene dal greco e indica non tanto colui che predice il futuro ma il portavoce, il messaggero di Dio. Nella Bibbia troviamo anche delle profetesse. I profeti d’Israele parlano al popolo in nome di Dio; e tutto può essere oggetto della loro parola, perché la parola di Dio non ha limiti. […] La vita di Chiara Lubich sa anche di profezia. Ma non si può comprendere il carattere profetico della sua persona a prescindere dal contesto storico in cui è nata e vissuta e dalla sua partecipazione ai destini dell’umanità: la nascita nel Trentino, allora una periferia esistenziale di grande significato storico e sociale, l’esperienza della povertà, il dramma delle guerre mondiali. In mezzo alle vicende del suo tempo – che evocano, appunto, la storia dei profeti, ma anche la sapienza biblica e l’apocalittica – ecco il manifestarsi, in lei, di un carisma particolare, quello dell’unità, che l’ha portata a puntare chiaramente e decisamente alla fratellanza universale». In alcuni suoi appunti del dicembre 1946, sottolinea Morán, «si possono cogliere i capisaldi della profezia sociale di Chiara. Lei, infatti, non è stata una riformatrice sociale, come non lo è stato Gesù. Il sogno di Chiara, in effetti, punta più in alto e più in profondità, e cioè al fondamento antropologico e teologico di ogni riforma sociale: la fratellanza universale e l’unità così come l’ha pensata l’uomo-Dio, Gesù».
«La piccola comunità di Trento che si andava formando attorno alla fondatrice dei Focolari e che di mese in mese cresceva sempre di più vivendo alla lettera quanto era scritto negli Atti degli Apostoli (At 2, 42-48)» è la prima opera sociale messa in atto dal primo gruppo di focolarine. La comunità, spiega Morán, «viveva la comunione radicale dei beni e si prodigava ad accudire i poveri e la moltitudine di sofferenti che il conflitto aveva lasciato alle spalle. Questa radice non si è mai persa, anzi è la fonte ispiratrice di tutte le operazioni e progetti sociali attivati in tutti questi anni da lei e da tutti quelli che al suo seguito hanno fatto proprio l’Ideale dell’unità. In tutto ciò si evidenzia il genio umano ed ecclesiale di Chiara». Anche noi, continua Morán, «abbiamo davanti una storia. Chiara è quell’autrice che ci ha riscattati dall’anonimato per farci protagonisti di un sogno; tutti protagonisti, nessuno escluso». Citando Guislain Lafont, il grande teologo domenicano che, riassumendo la filosofia pratica di papa Francesco, parla del “principio della piccolezza” (“la salvezza viene piuttosto dal basso che dall’alto”) Jesús Morán conclude: «Chiara ha saputo declinare magistralmente questo “principio della piccolezza” nell’impegno di un vero rinnovamento sociale che è stato da lei scatenato col e dal paradigma dell’unità. Questa è la sua grandezza». (altro…)
Mar 13, 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Nosso novo perfil do Facebook em português está no ar: Facebook em Português | @ focolare.org.pt Tal como acontece com outras línguas, o perfil do Facebook em português também irá propor, todos os dias, o “Passa palavra”, a Palavra de Vida, os artigos publicados no site, mas também informações, notícias e eventos – especialmente aqueles em Portugal e no Brasil – com a possibilidade de interagir com muitas pessoas que acreditam em um mundo mais fraterno e solidário. Convide seus amigos a visitá-lo e segui-lo. Divulgue você também as idéias e os valores que podem contribuir para a construção de um mundo mais unido!
Mar 13, 2018 | Cultura
Los comienzos de la experiencia mística de Chiara Lubich
Este libro da a conocer el corazón del pensamiento y de las intuiciones místicas originarias de Chiara Lubich, sacadas de sus cartas de juventud escritas entre 1943 y 1949, que fueron publicadas por esta editorial en 2010. Escritas con un lenguaje joven y apasionado, desvelan nuevas perspectivas para la mística y la espiritualidad, sorprendentes en una joven maestra de primaria, con una sólida fe formada en la tradicional sociedad católica de Trento. De enorme actualidad porque el mundo está cambiando a gran velocidad y se necesitan testigos para este mundo posmoderno y globalizado, donde el ansia de vida espiritual no ha desaparecido. Si bien se ha quedado fuera de las instituciones afortunadamente no ha muerto tal y como podría vaticinar aquella noche de toda una época que fue el conflictivo siglo XX. Ante un mundo occidental ampliamente secularizado, se abre la esperanza de poder unirse a Dios uniéndose al destino de los hombres y “participando de los designios de Dios sobre la humanidad, trazar sobre la multitud estelas de luz y, al mismo tiempo, compartir con el prójimo la injuria, el hambre, los golpes, las breves alegrías” (Chiara Lubich). Ella, deslumbrada, desvela un rostro de Jesús desconcertante que nos ama hasta el extremo de haber experimentado el alejamiento de Dios-Padre con el cual estaba íntimamente unido: “¡Un Dios abandonado por Dios!”. Para ella la unidad de los hombres en Dios es el fruto de la resurrección de Jesús y desde su experiencia vital nos desvela la experiencia mística de la unidad. “¡Oh, la unidad, qué diviniza belleza!”, exclamaba extasiada. Ella dilata el «Castillo interior» de Teresa de Ávila al «Castillo exterior» y añade a las noches de Juan de la Cruz la «noche de Dios». La contemplación de Dios en medio del mundo, de sus grandes miserias y sus fascinantes conquistas es posible. El encuentro con Dios se puede realizar no solo en la intimidad de la interioridad sino también entre el ruido ensordecedor de las calles, en las luchas por mejorar la sociedad, en las relaciones con todo hombre, en el sufrimiento compartido. Cada vez más autores están descubriendo a CHIARA LUBICH como una de las grandes místicas católicas del siglo XX. Editorial Ciudad Nueva
Mar 13, 2018 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Maria Voce. Foto © CSC Audiovisivi
Il modello dei nostri rapporti interpersonali e sociali è l’amore trinitario. Dio, pur essendo Uno, non è solo, ma è una realtà d’amore che dice pluralità, modello di ogni convivenza umana: relazioni sociali a immagine della Trinità. Una espressione di queste relazioni può essere la città che Chiara Lubich ha sempre guardato con un interesse particolare. Ogni città ha una “vocazione”, un disegno specifico che può divenire dono, una nota nella sinfonia dell’insieme. È con questo sguardo che lei, nei suoi molti viaggi, come nell’accogliere le numerose onorificenze e cittadinanze onorarie, ha voluto scoprire e far conoscere l’anima di ogni città. Forse anche per questo ha sempre desiderato vedere realizzate piccole cittadelle, laboratori di convivenza umana, bozzetti di mondo unito, testimonianza di come potrebbe essere la società basata sull’amore reciproco del Vangelo, sulla fraternità vissuta. Venticinque le cittadelle del Movimento presenti in tutti i continenti, nei più svariati contesti sociali e culturali, come negli Stati Uniti, nel Cameroun, nelle Filippine, in Germania, Brasile, Argentina, ecc. Chiara Lubich ne è stata l’ispiratrice, ne ha seguito e illuminato gli sviluppi. Il prototipo di esse, la cittadella internazionale di Loppiano, in Toscana, avrà la gioia e l’onore di ricevere il prossimo 10 maggio la visita di Papa Francesco. 
Foto © CSC Audiovisivi
Guardando ad esse, Chiara le indicava come un “piano inclinato” verso chi soffre per dubbi, incertezze, mancanza di futuro. A tutti questo modello di città, diceva, «dà sicurezza e speranza. Una mano tesa verso chi, oggi, cerca la felicità in modo errato, nella droga, nell’erotismo, nella ricchezza… Dice a tutti e dimostra che la vera e perfetta gioia sta nel seguire Gesù. Illumina chi soffre le varie disunità in famiglia o nel proprio ambiente perché offre l’esempio e il segreto dell’unità. Disarma chi è tentato di violenza in tutti i campi perché dimostra, ad esempio, con l’internazionalità dei suoi abitanti, che è con la mitezza, frutto dell’amore, che si può conquistare il mondo». Chi visita queste cittadelle vi trova una casa, una famiglia, una madre: Maria! È lei che forma e informa la socialità di tutto il Movimento dei Focolari. Nel Magnificat Chiara da sempre ci ha indicato un programma di vita e di azione: «la “magna carta” della dottrina sociale cristiana inizia là dove Maria canta: “ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi”. L’abbiamo sperimentato fin dall’inizio del Movimento e continua tutt’ora: c’è chi mette in comune i gioielli, chi terreni, chi beni di ogni tipo, chi i propri bisogni. Scegliendo uno stile di vita sobrio, ci si aiuta tutti ad avere il necessario. Nel Vangelo sta la più alta e travolgente rivoluzione. E forse è nei piani di Dio che anche in quest’epoca, immersa nella soluzione dei problemi sociali, sia la Madonna a dare a noi tutti cristiani una mano per edificare, consolidare, erigere e mostrare al mondo una società nuova in cui riecheggi potente il Magnificat». Vorremmo che la comunione dei beni fra singoli e famiglie si estendesse a città, stati, popoli, continenti, per far strada alla civiltà dell’amore. (altro…)
Mar 12, 2018 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale
«Sono stata anch’io, con mio marito, al congresso per coppie di volontari. 600 persone, 14 lingue. Uno spaccato di società, con partecipanti dai 5 continenti. Ma cominciamo… dall’inizio. Il giorno prima do uno sguardo al programma. Sapevo che, il 3 marzo, il congresso avrebbe visto la felice concomitanza con l’evento dedicato al decimo anniversario della morte di Chiara Lubich. Ma gli altri giorni? La vita di famiglia e di coppia, scandagliata da diverse sfaccettature, sarebbe stata al centro di vari momenti di approfondimento, con la guida di esperti. Siamo sposati da quasi vent’anni e abbiamo due figli di 18 e 16 anni. Superato il “tunnel” delle notti in bianco, dei pannolini e degli asili, finita la fase delle scuole elementari e medie, delle cartine geografiche da disegnare e della storia antica da ripetere, stiamo veleggiando nella loro adolescenza di figli e nella nostra di genitori alla ricerca di un presente sereno e di un futuro che si sgrana giorno per giorno. Un intreccio di affetti, difficoltà e gimcane, stupore davanti alle novità, dolore per gli eventi tristi, a volte avvilimenti e maniche rimboccate per ricominciare, ma anche gioie, passione sociale, gusto per il bello, apertura alle novità e agli imprevisti, corse a ostacoli tra i mille impegni di tutti. Una famiglia normale, insomma. Leggo il programma e mi avvilisco un po’. L’insistenza sui temi della “coppia” mi causa un senso di soffocamento: e il mondo? La realtà del nostro tempo? L’arte, la cultura, le relazioni sociali? Saremo concentrati a guardare solo “dentro”, ad analizzarci ancora e ancora, dopo tanti anni? Sono una volontaria, abituata a guardare “fuori” più che “dentro”, a sognare in grande, ad agire a stretto contatto con la realtà e le fatiche di tutti, cercando di offrire un contributo, come Chiara Lubich ci ha insegnato, per un mondo più unito. Il primo giorno fatico un po’ a “rodare”. Oltretutto mio marito non c’è per impegni di lavoro. E la sera, lo confesso, scappo volentieri all’inaugurazione di una mostra al Vittoriano, nel centro di Roma. È la mia cura per “ossigenare” la mente. Un po’ disillusa affronto il secondo giorno, questa volta in coppia. Provo a fare un “reset” dei miei pensieri e mi metto in gioco, con tutta me stessa. Scopro che mio marito sta facendo lo stesso sforzo. Questo atteggiamento mutato ci fa cogliere gli interventi che si susseguono con occhi nuovi. È come se per la prima volta ricevessimo delle chiavi di lettura per rinnovare dal di dentro il “nostro” sì, pronunciato tanti anni fa, e la nostra famiglia, il mattoncino con cui anche noi componiamo la società, in questo momento storico. Non posso essere una brava mamma e una professionista e dare il mio piccolo contributo se non a partire dal rapporto con il mio primo e unico compagno di vita, dalla rinnovata unità tra noi. Come sta in piedi una casa se le sue fondamenta non sono profonde, solide, forti, sane?
Il terzo giorno rinnoviamo tutti insieme, solennemente, il nostro “sì” per sempre, nella cornice del Santuario del Divino Amore. Non un atto formale, ma sostanziale e libero, con 598 testimoni. Nel pomeriggio, mentre gradualmente si riempie la sala che accoglierà l’evento del decennale, mi siedo per caso accanto a due dei partecipanti. Una coppia, al congresso come noi. Non li avevo mai visti ancora. Poche battute di presentazione. Vengo a sapere che da due anni hanno perso un figlio. Esce una sua foto: un ragazzo splendido, occhi chiari, barba castana. Aveva solo 25 anni, era nel fiore della giovinezza. Gli occhi si velano di lacrime. In quella mamma scorgo le sembianze della Madre, raffigurata da Michelangelo nella celebre Pietà. Ecco cos’è una famiglia. Un baluardo, una roccia. Eroiche fondamenta della società, senza le quali tutto può crollare. Occorreva fermarsi e focalizzarsi sulla coppia. Certo che occorreva». Chiara Favotti (altro…)