Gen 30, 2014 | Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
È un anno speciale per l’ecumenismo il 2014: sono passati infatti 50 anni dalla pubblicazione della Unitatis Redintegratio, il documento del Concilio Vaticano II che promuove l’unità fra tutti i cristiani. In esso si denuncia la divisione, che “non solo si oppone apertamente alla volontà di Cristo, ma è anche di scandalo al mondo e danneggia la più santa delle cause: la predicazione del Vangelo ad ogni creatura”. 50 anni in cui tanti passi sono stati fatti da parte delle Chiese cristiane: nel chiedersi scusa, nel riconoscersi fratelli, nel provare a superare – anche dal punto di vista teologico – le questioni più spinose. 50 anni di dialogo della vita. E così, la Settimana di Preghiera 2014 – preparata dai cristiani del Canada – assume un significato speciale, dove anche le piccole manifestazioni, lette in questo orizzonte più grande, acquistano e danno potenza al cammino comune.
“A Cáceres abbiamo vissuto un’ora di preghiera con i fratelli della Chiesa evangelica”, scrivono Paco e Pilar, cattolici, dalla Spagna. “È stato bello pregare in unità il Padre Nostro. Una grande esperienza”. “Anche in Ecuador”, scrive Jackeline Reyes, “abbiamo partecipato ad un ottavario di celebrazioni ecumeniche. Si sente un forte spirito di fraternità e gioia profonda. È un cammino di speranza”. A Pozzuoli (NA), si è vissuto un intenso momento ecumenico tra cattolici ed evangelici della Chiesa battista, con un’inaspettata partecipazione. Maria Clara Tortorelli racconta: “Per la prima volta c’era non solo il Pastore, ma il “popolo”. Eravamo tante “persone della porta accanto”. E ci siamo riconosciuti, poi, nel posto di lavoro, nel proprio rione, al mercato, in ospedale…e tutto è stato più semplice. È scattato un rapporto di fiducia. I canti sono stati animati dai musicisti dei vari gruppi. Un’orchestra improvvisata, ma affiatata perché ognuno aveva imparato i canti dell’altro. Momento suggestivo è stato la presentazione dei doni: la Bibbia come segno della Parola, un fascio di fiori esprimenti la bellezza e l’armonia dell’unità nella diversità, una pergamena con il testamento di Gesù, il TAO e un grembiule come segno del servizio”.
E restando in Italia, in Sardegna, nella chiesa greco ortodossa di Quartu Sant’Elena, erano presenti, per l’occasione, contemporaneamente i pastori e i rappresentanti di tutte le chiese di Cagliari: la chiesa luterana, la chiesa battista, la chiesa avventista, e i sacerdoti della chiesa greco ortodossa, della chiesa russa ortodossa e di quella rumena ortodossa. Durante l’ottavario le varie chiese hanno promosso incontri di preghiera secondo il proprio stile: i battisti hanno realizzato uno studio biblico della lettera di Paolo ai Corinzi, gli avventisti un momento di riflessione e canti sui testi suggeriti per la settimana di Preghiera, così pure i seminaristi cattolici del seminario regionale di Cagliari. Gli ortodossi hanno proposto i vespri, mentre domenica 19 si è svolta la celebrazione ecumenica, preparata da una commissione mista delle varie chiese e animata da un coro ecumenico. Una settimana, scrivono Anna e Vittorio, “in cui sono cresciuti moltissimo i rapporti personali con i rappresentanti delle chiese, rapporti che pure vanno avanti fraternamente da tanti anni”. E chissà ancora quanti fatti di (stra)ordinaria fraternità si sono vissuti in tutto il mondo durante la Settimana Ecumenica. Ti invitiamo a raccontare la tua storia di ecumenismo inviando un commento a www.focolare.org! (altro…)
Gen 28, 2014 | Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Liberi dai pregiudizi Con una piccola e viva comunità evangelica metodista della nostra città abbiamo deciso di metterci a servizio dei numerosi immigrati del Nord Africa che vivono nel nostro territorio: tunisini che lavorano come braccianti nella sericoltura, senegalesi e marocchini che lavorano come venditori ambulanti… Molti di loro non hanno un pasto caldo durante la settimana. Progettiamo così un servizio di mensa a cui invitiamo gli immigrati che arrivano settimanalmente per la fiera-mercato. A turno facciamo la spesa, cuciniamo serviamo e consumiamo i pasti con loro. Tra un piatto e l’altro vediamo crollare pregiudizi e luoghi comuni. S. F.- Italia Un seme di unità In ospedale per un piccolo intervento, ho letto un libro che la mia fidanzata mi aveva dato. Erano fatti di Vangelo vissuto, bellissimi, ma, dicevo tra me: «È impossibile vivere davvero così». Poi lei mi ha fatto conoscere qualcuna di queste persone, e parlando con loro ho capito e ho visto che invece si poteva. Da lì si è aperta per noi una nuova via. Ci siamo sposati per formare una famiglia aperta agli altri. Prima io non ero religioso, pur appartenendo alla Chiesa evangelica, mentre Anna è cattolica. Cominciando a vivere il Vangelo, ho capito che dovevo cercare di testimoniare prima di tutto nella mia Chiesa. Così ho fatto. Ho allacciato dei rapporti ed ora faccio parte del consiglio parrocchiale. Vorremmo mostrare ai nostri figli e a tutti, con la vita, la bellezza del cristianesimo, essendo come famiglia un seme di unità. D. J. K. –Germania La pace Gli scontri sempre più violenti all’interno del Paese avevano suscitato in me un grande senso di rivolta e di rabbia. Soffrivo per la mia impotenza davanti a tante ingiustizie e dolori. Innocenti uccisi, famiglie cacciate da casa, villaggi in rovina. Avevo l’impressione di allontanarmi da Dio, come se sperimentassi una specie di morte interiore. La sera, parlando con mia moglie del mio stato d’animo, lei mi ha proposto di fare ancora uno sforzo di volontà e di andare all’alba ad accogliere alcune famiglie rifugiate che avevano lasciato il loro villaggio devastato. Siamo andati e una di queste famiglie con tre bambini è venuta a stare da noi. La pace è di nuovo tornata nel mio cuore. J.P. – Libano Fonte: Il Vangelo del giorno, Città Nuova Editrice. (altro…)
Gen 21, 2014 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Sono cresciuta vicino a Liverpool nel nord-ovest dell’Inghilterra. Ricordo quando ero ragazza che la domenica c’erano delle processioni, o dei cattolici o dei protestanti, e io andavo con altri ragazzi a buttare i sassi addosso ai cattolici. A 18 anni ho cominciato a lavorare nel nascente mondo dell’ ecumenismo che, in Inghilterra, iniziava fra le varie Chiese. Non era facile perché tanti adulti temevano l’apertura verso i cattolici, per cui ci mettevano degli ostacoli. In un momento di scoraggiamento, ho lanciato una sfida a Dio: “Fammi conoscere delle persone entusiaste dell’unità”. Il giorno dopo vado in chiesa ad una funzione per i giovani. Il predicatore ci racconta una storia: “Erano i tempi di guerra e tutto crollava …”. È la storia di Chiara Lubich e della nascita del Movimento dei Focolari. Mentre parla mi brucia il cuore. Interrompo il suo discorso: “Dove sono adesso quelle ragazze? Sono forse morte?”. “No – risponde – Non lo sai? Sono qui a Liverpool”. Sono andata di corsa a cercarle. Più che tre giovani straniere, in focolare ho trovato il Vangelo vivo. Mi sembrava di nascere di nuovo e di iniziare da capo la mia vita. Volevo cominciare anch’io a vivere il Vangelo, a mettere Dio al primo posto. Ma c’erano tanti pregiudizi da superare! Intanto, cominciavo a sperimentare che l’amore supera le barriere. In quel lontano 1965 cattolici e persone di varie Chiese, desiderose di vivere la spiritualità dell’unità, si sono raccolte a formare una famiglia.

Londra, 11 novembre 1996: Chiara Lubich con le focolarine e i focolarini anglicani, il vescovo anglicano Robin Smith, e l’Arcivescovo George Carey – allora Primate della Chiesa d’Inghilterra.
Ora è normale per noi trovare persone di diverse Chiese in tutte le vocazioni del Movimento. Ma allora l’idea di una protestante in una comunità di cattolici era inaudita. I tempi non erano ancora maturi per andare ad abitare insieme in focolare, come avevo sognato. Mi è parso, allora, che il mio mondo stesse crollando. Avevo scelto Dio e lui mi rifiutava. Avevo scelto il focolare e la sua porta mi si chiudeva. La mia vita divenne assurda, grigia, senza motivo. Ma in quel momento di buio, ho avvertito come una voce che parlava al mio cuore: “Tu non hai scelto me, io ho scelto te. Ma ti voglio intera, come io mi sto dando a te, intero. Non dare il tuo cuore al focolare, alla tua vocazione. Dallo a me. Sono io il tuo unico Bene”. In un lampo ho intravisto il fascino della vita di ogni persona che vuole portare l’unità. Una vita di aderenza totale a Gesù. Mi sono resa conto, pur tra le lacrime, che volevo scegliere, più di tutto, Lui, specie nel momento del suo abbandono. Quell’ombra, allora, si è sciolta in una grande luce. “Sì – mi sono detta – torno a casa mia, ma vado con Te”. La mattina dopo, però, vengo a sapere che a Londra mi aspetta una delle prime compagne di Chiara che mi propone di andare ad abitare con lei nel focolare! E così è stato. Gli anni successivi sono un capitolo a parte. La nascita del focolare anglicano dove abito con altre focolarine anglicane, altrettanto. Alla base della mia vita, però, rimane la scelta ogni giorno di Dio come l’unico mio Bene». (altro…)
Gen 18, 2014 | Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Vancouver. Preghiera nella Chiesa anglicana
A Vancouver, in un contesto ricco di comunità cristiane di diverse Chiese, la Settimana di preghiera per l’unità si costruisce insieme. Avviare rapporti di reciproca conoscenza e collaborare in azioni concrete, vedendo in ogni esponente di un’altra Chiesa un fratello o una sorella da amare: nasce da questa esigenza il percorso di Marjeta Bobnar, incaricata dal 2012 di coordinare le relazioni ecumeniche e interreligiose dell’Arcidiocesi di Vancouver, Canada. Il territorio affidatole è costellato dalla presenza di comunità cristiane di numerose Chiese: anglicani, pentecostali, luterani, mennoniti e non solo. “I primi passi – racconta – si sono diretti sia nell’allacciare rapporti nuovi con le diverse comunità, sia nella sensibilizzazione ecumenica tra i cattolici”. In questo cammino determinante e costante è stato il sostegno dell’Arcivescovo J. Michael Miller e della comunità dei Focolari cui Marjeta appartiene. Già durante la preparazione della Settimana Ecumenica dello scorso anno, si sono colti alcuni frutti di questo rinnovato slancio: “La maggioranza delle parrocchie cattoliche – prosegue – non aveva contatti con le altre chiese ma hanno comunque mostrato il desiderio di raggiungere ed invitare i membri delle altre comunità cristiane presenti nei loro quartieri. Così ad esempio si è stabilito il contatto con un pastore luterano molto aperto al dialogo ecumenico”. 
Vancouver. Preghiera nella Chiesa cattolica
Durante i momenti di preghiera proposti molti testimoniavano la gioia di essere insieme, ed il desiderio di dialogare e conoscersi di più. Tanti hanno voluto mantenere i contatti per approfondire i rapporti e coinvolgere più persone per i successivi incontri. “Per la Settimana di preghiera che è ormai alle porte – continua Marjeta –, insieme alla diocesi anglicana abbiamo programmato alcuni incontri che daranno la possibilità di riunire anglicani e cattolici per condividere le esperienze ma anche per porsi interrogativi. Dall’inizio del 2013 si è formato un gruppo misto di preparazione composto da 3 anglicani e 3 cattolici: è stata una bellissima esperienza costruire i rapporti del gruppo, ascoltandoci fino in fondo. Inoltre, siamo in contatto costante con i responsabili delle Chiese e comunità ecclesiali luterana, United Church of Canada, mennonita, pentecostale e Chiesa apostolica armena. Nel collaborare a costruire i vari momenti di preghiera o di approfondimento, riceviamo risposte molto entusiaste ed anche gratitudine per l’unità sperimentata”. (altro…)
Gen 15, 2014 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Spiritualità
Hai avuto contatti con molti cristiani non cattolici. Come li vedevi prima questi fratelli e come li consideri ora? «Ecco: di fronte ad una bottiglia riempita per tre quarti si possono avere le due note reazioni: Ah! ne manca ancora un quarto! Oppure: È già riempita per tre quarti! La prima espressione dice come vedevo io una volta i miei fratelli non cattolici, e cioè quindici anni fa, prima che iniziassi a lavorare, con tutto il Movimento dei Focolari, per l’ecumenismo. La seconda reazione è quella che ho in cuore in questi ultimi anni. Non so infatti come ringraziare Dio d’avermi portata in contatto con cristiani delle denominazioni più varie e importanti. Il vivere con loro, il trattare con loro, soprattutto il conoscerli, da quando essi si sono aperti perché hanno accettato di stabilire con noi un rapporto di carità reciproca in Cristo, mi ha messo nel cuore un grande senso di stupore e di gratitudine verso la Provvidenza per aver vegliato in queste Chiese o comunità ecclesiali su le tante ricchezze di fede, di speranza a volte, delle liturgia altre, sul valore della parola di Dio… (leggi tutto) (altro…)
Gen 12, 2014 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Difensore della pace ad ogni costo, Igino Giordani divenne ufficiale nella prima guerra mondiale, dove fu ferito e decorato. Insegnante, antifascista, bibliotecario, sposato e padre di quattro figli, era un noto polemista dell’area cattolica, pioniere dell’impegno dei cristiani in politica, scrittore e giornalista. Dopo la seconda guerra mondiale, vissuta da antifascista costretto all’esilio, venne anche eletto alla Costituente. Fu deputato, laico illuminato, pioniere dell’ecumenismo. Fu ancora lui, a portare le realtà dei laici sposati e della famiglia all’interno del focolare, aprendolo – in certo modo – all’intera umanità. Chiara Lubich, per questi e altri motivi ancora, considerò Giordani, familiarmente chiamato “Foco”, uno dei “cofondatori” del Movimento dei Focolari.
L’incontro con Chiara avvenne nel suo ufficio alla Camera dei deputati, a Montecitorio, nel settembre del 1948. Giordani attraversava un momento particolarmente difficile della sua vita, sia spirituale che politica: «Studiavo temi religiosi con passione – scriverà nel suo postumo Memorie di un cristiano ingenuo –, ma anche per non pensare alla mia anima, del cui aspetto non ero edificato: pesava su di essa la noia; e per non confessare questa sua paresi, io mi ingolfavo nello studio e mi stancavo nell’azione. Credevo che non ci fosse altro da fare; possedevo in qualche modo tutti i settori della cultura religiosa: l’apologetica, l’ascetica, la mistica, la dogmatica, la morale…; ma li possedevo culturalmente. Non li vivevo interiormente».
Quel giorno, dinanzi alla sua scrivania, si accomodò una compagnia eterogenea, che apparve subito originale fin dalla sua composizione per un uomo esperto di vita ecclesiale com’era Giordani: un conventuale, un minore, un cappuccino, un terziario e una terziaria francescana, cioè Chiara stessa. Infatti scriverà più tardi: «Vederli uniti e concordi mi parve già un miracolo di unità». Chiara prese la parola, accolta dal cortese scetticismo del deputato: «Ero sicuro di ascoltare una sentimentale propagandista di qualche utopia assistenziale». E invece non fu assolutamente così. «C’era un timbro inusitato in quella voce – commenterà –: il timbro d’una convinzione profonda e sicura che nasceva da un sentimento soprannaturale. Perciò, di colpo la mia curiosità si svegliò e un fuoco dentro prese a vampare. Quando, dopo mezz’ora, ella ebbe finito di parlare, io ero preso in un’atmosfera incantata: come in un nimbo di luce e di felicità; e avrei desiderato che quella voce continuasse. Era la voce che, senza rendermene conto, avevo atteso. Essa metteva la santità a portata di tutti». Giordani chiese a Chiara di mettere per iscritto quanto veniva dicendo, cosa che lei fece rapidamente. Ma personalmente volle approfondire la conoscenza fatta. Poco alla volta riconobbe nell’esperienza del focolare l’attuazione del desiderio di Giovanni Crisostomo: che i laici vivessero come dei monaci, ma senza il celibato. «L’avevo coltivato tanto, dentro di me, quel desiderio – proseguirà nel suo racconto –: e perciò avevo amato l’istruzione del francescanesimo in mezzo al popolo e la direzione verginale di santa Caterina da Siena sui caterinati, e avevo assecondato iniziative che parevano sfociare verso la rimozione dei confini frapposti fra monachesimo e laicato, tra consacrati e gente comune: confini dietro cui la Chiesa pativa come Cristo al Getsemani. Una cosa avvenne in me. Avvenne che quei pezzi di cultura, giustapposti, presero a muoversi e animarsi, ingranandosi a formare un corpo vivo, percorso da un sangue generoso. Era penetrato l’amore e aveva investito le idee, traendole in un’orbita di gioia». E, per esplicitare questa “scoperta”, usava ripetere una frase che racconterà a tanti negli ultimi anni della sua vita, trascorsi, una volta deceduta l’amatissima moglie Mya, in quel focolare che tanto amava, a Rocca di Papa: «Movevo dalla biblioteca intasata di libri, verso la Chiesa abitata da cristiani». Fu una vera e propria conversione, una nuova conversione, che « svellendomi dalla stasi in cui parevo murato, urgeva ad immettermi in un paesaggio nuovo, sconfinato, tra cielo e terra, sollecitandomi a nuovamente camminare». È attualmente in corso la causa di canonizzazione di Igino Giordani, detto familiarmente “Foco”. Biografia di Igino Giordani www.iginogiordani.info (altro…)