Movimento dei Focolari
Insieme per il Messico

Singapore: l’amore che circola e sana

“Lo scorso settembre – racconta Ivan – sono andato con mia moglie Alve ad Hong Kong, dove abitano i miei genitori, perché a mia madre era stato diagnosticato un tumore alla pelle. Era necessario intervenire d’urgenza. Lei era particolarmente angosciata. Avrei voluto rimanerle accanto, ma dovevo rientrare a Singapore per lavoro. Due settimane dopo ci chiamano per avvertirci che la mamma aveva inghiottito del sonnifero ed era ricoverata in ospedale. Siamo ritornati ad Hong Kong l’indomani. L’abbiamo incontrata nel reparto psichiatrico. Ho provato a mettermi nei suoi panni e ho incominciato a capire come poteva sentirsi. Abbiamo pregato per lei e fatto del nostro meglio per convincerla a non ripetere quel folle gesto. Quando siamo dovuti rientrare a Singapore ho chiesto a Dio con fede che si prendesse cura dei miei genitori”. “Dopo averne parlato in famiglia – continua Alve –, sono ripartita per Hong Kong da sola per assistere mia suocera dopo l’intervento. Vi sono rimasta cinque settimane lasciando lavoro e famiglia. L’operazione è andata bene e dopo cinque giorni è stata dimessa. Tuttavia, a causa di un accumulo di fluido linfatico, i punti di sutura hanno ceduto ed è stata di nuovo ricoverata in ospedale. La ferita si era infettata e le complicanze erano dolorose; tutti i suoi pensieri negativi sono tornati ed è diventata molto esigente. Per esempio, non le piaceva il cibo dell’ospedale. Allora, con mio suocero preparavamo i pasti a casa e glieli portavamo ogni giorno. Ma anche la mia cucina non soddisfaceva il suo gusto e si lamentava che era troppo salata. Mi sono rivolta a mio suocero chiedendogli quale cibo fosse di suo maggior gradimento. Il rapporto tra loro non era facile. Un giorno lei mi disse che il cibo che avevo preparato era buono; le risposi che era stato cucinato da suo marito… che lui, anche se non sapeva esprimersi con tante parole, dimostrava il suo amore attraverso i fatti. Un’altra volta si lamentava perché le faceva male una gamba e non riusciva a muovere le dita dei piedi. Allora ho iniziato a massaggiarli – anche se mi sentivo un po’ a disagio -, ricordandomi che Gesù aveva lavato i piedi ai suoi discepoli. Farle il bagno e massaggiarla sono diventate le mie attività quotidiana e vedevo che lei era felice e confortata. Attraverso questi gesti d’amore concreto abbiamo costruito un bel rapporto. Ora si rendeva conto che lei era più fortunata di molti altri pazienti del suo reparto, e allora ha incominciato a trasmettere loro speranza e pregare per ciascuno. Anche il rapporto con suo marito è migliorato molto perché ha imparato ad apprezzarlo di più.” (altro…)

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Adozione internazionale – “Se ami il mio paese, ami me”

“Non ci spaventa un figlio che viene da lontano e che avrà tratti somatici, colore della pelle, cultura e modi di vivere diversi dai nostri – dicono Maria Pina e Angelo Caporaso – Anzi, ci entusiasma poter donare il nostro amore, aprire la nostra casa e il nostro cuore a bambini toccati dal dramma dell’abbandono.” La voce delle famiglie, gli aspetti socio-culturali e politico-istituzionali dell’intercultura al convegno dal titolo Se ami il mio paese, ami me – percorsi interculturali nell’adozione internazionale (11 e 12 giugno 2011 Castel Gandolfo Roma), svolto sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. L’incontro promosso da Azione per Famiglie Nuove onlus era rivolto agli addetti ai lavori (assistenti sociali, psicologi, insegnanti, operatori del settore, politici, ecc.) e, in modo particolare, alle coppie orientate all’adozione. Gli interventi di rappresentanti e referenti esteri di alcuni Paesi in cui AFN opera hanno messo in luce il lavoro che viene svolto nel Paese d’origine dei bambini dalle Autorità centrali estere e dagli operatori di AFN. Il punto di vista dei bambini e ragazzi adottati è emerso dalle varie riflessioni e in particolare dalle testimonianze di due ragazze gemelle brasiliane adottate nel 1984, oggi una psicologa e un’assistente sociale. “Il mondo delle adozioni è un laboratorio di esperienze, ci porta nell’orizzonte delle differenze. Include dinamiche relazionali che aiutano ad essere pionieri di un mondo dove tutti, persone e popoli sappiano reciprocamente adottarsi.” Così  Giuseppe Milan, professore di pedagogia interculturale all’Università di Padova, che ha evidenziato l’importanza della rete tra famiglie che “facilita il contatto-incontro e l’accompagnamento educativo e può dare una via di salvezza all’acrobata senza rete: il bambino adottato.” Secondo il professor Alberto Lo Presti, è necessario ripartire dal concetto di bene comune, un valore che si è perso nelle società moderne e “potrà realizzarsi facendo lievitare quel comune fino al punto di includervi ogni uomo.” L’adozione oggi si colloca a differenza di anni fa in una società multiculturale di fatto dove l’immigrazione diviene sempre più stabile. Tuttavia tale realtà è accompagnata da ansie e preoccupazioni che investono anche le coppie adottive.” Ha detto la Prof.sa Milena Santerini, ordinario di Pedagogia sociale e interculturale alla Cattolica di Milano, dirigente dell’Ente Autorizzato per le adozioni internazionali, ACAP-Sant’Egidio. “I genitori sensibili devono pensare il bambino/a adottato che viene da un’altra cultura… come una persona in crescita, con alcuni tratti innati, varie esperienze fatte già nei primi mesi o anni, ma soprattutto aperto al cambiamento e alle influenze dall’esterno.” “Il nostro percorso adottivo è iniziato in un momento in cui la nostra vita era molto ricca di esperienze e orientata al sociale.” – Rita e Mario Navarrete sono una famiglia multietnica: la bambina del Vietnam, adottata all’età di 6 anni, lui dell’America Latina e lei europea. – “L’impatto con Yngat non è stato leggero…Ognuno di noi ha dovuto superare ostacoli interiori che nemmeno credeva di avere e questo lavoro costante ci ha maturato come persone. Certo abbiamo anche chiesto aiuto nei momenti più delicati, rivolgendoci ai servizi cittadini ed anche frequentando gruppi di famiglie con le quali condividiamo le esperienze di vita. Un cammino che continua.” La sfida adottiva è complessa quanto affascinante. Richiede di essere aperti all’umanità e disposti ad andare oltre le proprie aspettative. Occorre accogliere il bambino così come è, perdendo i propri schemi di riferimento culturali e comportamentali, affinché possa prendere avvio il reciproco scambio di doni genitori-figli, nella costruzione di una comune appartenenza entro la complessa rete familiare e sociale. Quando un figlio arriva da lontano, Città Nuova n.11/2011 (altro…)

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La famiglia e il suo disegno

In apertura in primo piano: il beato Giovanni Paolo II, il cui pontificato ha riservato “un’attenzione prioritaria e appassionata per la famiglia”.  Il Card. Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia,  nel suo discorso, ha  evidenziato come “per il Papa della nuova evangelizzazione, la famiglia, piccola chiesa o chiesa domestica, non è un modo di dire. Si tratta di un’attuazione della Chiesa specifica e reale: i coniugi infatti  – come è scritto nella Familiaris Consortio “non solo rivivono l’amore di Cristo diventando comunità salvata, ma sono chiamati a trasmettere ai fratelli il medesimo amore di Cristo diventando comunità salvante” (FC 49). Nel pomeriggio l’atteso incontro con la presidente dei Focolari, Maria Voce, che    ha intessuto con i partecipanti, oltre un migliaio da tutti i continenti,  un dialogo profondo, esprimendo la gioia di essere con  famiglie  che si pongono come strumenti di unità negli ambienti dove vivono. Le testimonianze hanno messo in luce come, la fiducia nell’Amore, trasforma e illumina la quotidianità ed è di sostegno e guida nei momenti più difficili: malattie, sospensioni, separazione, vedovanza. In collaborazione con la sezione giovanile dei Focolari, nell’intento di condividere gli obiettivi educativi e collaborare alla loro realizzazione, due momenti sono state dedicati all’educazione dei figli. E dell’educazione si è parlato anche nei lavori di gruppo: educazione a uno stile di vita sobrio, all’affettività e all’uso dei media,   relativamente alle diverse fasce d’età. Significativo poi,  lo spazio dedicato alle giovani famiglie. Seguita da moltissimi, nei vari punti di ascolto nel mondo, la diretta Internet, durante la quale si è parlato di affettività, comunicazione e spiritualità. Messaggi di condivisione e di gioia sono giunti da: Canada, Venezuela, Israele, El Salvador, Brasile, Spagna, ecc. “Ringraziamo infinitamente per questo amore concreto che ci ha dato la possibilità di seguire il convegno in diretta, scrivono ad esempio dal Panama – riaffermando il valore della famiglia e la fede che Gesù ci aiuta a costruirla. La società trasmette l’idea che la famiglia è passata di moda – ma oggi ascoltandovi, sentiamo che la famiglia è qualcosa di moderno e attuale”.“Avete illuminato la nostra vita matrimoniale in tutti i suoi aspetti – dicono  dalla Slovenia – Vivere la spiritualità del Vangelo ci porta alla pienezza della felicità e rinfresca l’amore che vorremmo portare a più famiglie possibile.” (altro…)

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Un centro sociale a Bairro Coroado, Manaus

Bairro Coroado, della sterminata città di Manaus in piena foresta amazzonica. Una metropoli di 2 milioni di abitanti in continua espansione. Coroado in portoghese significa incoronato e ricorda la corona di spine che abbraccia tante metropoli brasiliane. Un abbraccio di poveri. Al cielo fa da contraltare il fiume, alle palazzine di periferia le palafitte sulla spiaggia. Specchio delle contraddizioni sociali che separano i poveri dai più poveri. Poco distante, dieci minuti a piedi, il Centro Roger Cunha Rodrigues, fondato nel 1994 dai Focolari e da subito diventato progetto di Azione per Famiglie Nuove (AFN onlus). Da allora più di mille bambini hanno ricevuto istruzione, alimentazione, supporto alla famiglia e strumenti culturali sostanziati di valori solidi che favoriscono la crescita e le relazioni interpersonali. Per avviare un risanamento delle famiglie e della comunità. C’è chi è diventato pasticcere, chi elettricista, chi frequenta l’università. Quest’anno il centro è frequentato da circa 300 persone e i bambini sostenuti a distanza sono 236. Solo nel 2010 i fondi inviati hanno raggiunto la cifra di 85 mila euro. Ora occorrono fondi per: ristrutturare l’edificio principale perché da quando è stato costruito non ha mai avuto lavori di manutenzione; costruire una nuova mensa; ampliare il refettorio troppo piccolo per i bambini presenti costretti a più turni per i pasti e tirar su le cinta murarie per difendersi dai ladri. È acqua che scorre e risana. di Aurelio Molé, pubblicato su Spazio Famiglia – Aprile 2011 (altro…)