Mag 26, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Siamo una nuova generazione che vuole prendere il timone dell’Economia di Comunione. Siamo consapevoli della nostra inesperienza e della nostra immaturità, ma siamo anche felici di sperimentare che questa è esattamente la nostra forza, non vogliamo smettere di sognare». Liliane Mugombozi, giornalista in Kenya, raccoglie la voce di un giovane camerunese, tra i partecipanti alla scuola internazionale dell’Economia di Comunione (EdC) in corso dal 22 al 26 maggio alla Mariapoli Piero, cittadella dei Focolari vicino a Nairobi, Kenya. «Era impossibile – scrive – entrando in quell’aula non toccare con mano l’energia di un popolo giovane: vigoroso, pieno di aspettative, speranze, aspirazioni e sogni quasi impensabili in mezzo a tutte le sfide del loro continente». Sono studenti di economia, sviluppo, scienze sociali, imprenditori e interessati; provengono da tutte le regioni del Sub-Sahara e da Libano ed Egitto, Italia e Ungheria, Argentina, Brasile, Cile Messico e Australia. Tra i saluti arrivati da varie parti del mondo, un applauso accoglie il messaggio dal Rettore dell’Università di Cagliari, la professoressa Maria Del Zompo che, ricordando l’evento dolorosissimo dei massacri dei giovani studenti di Garissa, vuole ricordare ai giovani presenti l’importanza delle strutture di istruzione, incoraggiandoli nel loro desiderio di vivere e diffondere gli ideali dell’EdC. Vittorio Pelligra, uno dei docenti, presenta il metodo, la roadmap del cammino di questi giorni: la reciprocità applicata: «È una scuola speciale di dialogo, di scambio, dove condividere le nostre intuizioni, i nostri dubbi, i nostri progetti e sogni, siamo tutti protagonisti, per essere pronti quindi a donare tutto e a ricevere tutto da tutti!».
Dopo una breve storia dell’Economia di Comunione, nascita e sviluppo, dal 1991 ad oggi, nasce una domanda: l’EdC è una via per l’Africa? Il dialogo tra docenti e partecipanti trascina l’auditorio in un entusiasmo contagioso. «Come fare ad influenzare nostri governi?», si chiede qualcuno. «Noi giovani siamo stanchi di essere usati dai politici come target nei loro manifesti. Non solo noi, ma il mondo aspetta nuovi metodi di rapportarsi… l’EdC è una delle soluzioni, noi lo sentiamo». Non manca uno sguardo alle sfide ed alle risorse dei giovani del continente: la crisi di identità nella società globalizzata, la povertà, i conflitti e la famiglia allargata, la fuga dei cervelli dal continente e la mancanza di lavoro, l’educazione sempre più internazionalizzata senza pensare alla formazione ai bisogni attuali della società che ci sta intorno. Sono solo i primi passi della scuola, commenta Liliane Mugomobozi «ma i giovani presenti, alla scoperta di categorie economiche nuove, scorgono già un futuro migliore e non vedono l’ora di tornare nei loro paesi per diffonderlo a più persone possibile».
Docenti confidano anche le proprie storie di vita che li hanno portati a scelte impegnative. Nasce un dialogo profondo: docenti e scolari condividono sogni, frustrazioni, scoraggiamenti ma anche piccoli e grandi storie di successi. Si spazia dalla crisi economica mondiale e l’impatto sui Paesi in via di sviluppo. Dalle multinazionali all’ONU, dai grandi temi come il “climate change”, alle relazioni internazionali. I giovani provenienti dalla regione mineraria del Katanga (RDC), si mostrano abili conoscitori del dramma che li colpisce. E un grande sogno prende forma: giovani, anzi giovanissimi, entusiasti della vita, credono fortemente nell’ideale del Mondo Unito che condividono con tanti altri giovani del mondo intero e non solo. Niente meno che “il sogno di un Dio”, disse una volta Chiara Lubich, proprio a loro, giovani. Un sogno che non perderanno di vista neanche quando si tratterà di scelte importanti della vita come quella della facoltà universitaria, per avere un impatto sulla società e per realizzare nel concreto, non a parole, una società giusta, dignitosa per ogni essere umano. Alla scuola, che si conclude il 26 maggio, fa seguito il Congresso internazionale EdC: aziende, imprenditori e lavoratori al confronto, dove l’ideale diventa pratiche aziendali, sfide in corso nel mondo del lavoro, scelte creative. Tra i temi affrontati: creatività e comunione, cultura di comunione, impresa e lavoro, povertà e ricchezza e diciamo sì ad una Economia di Comunione. Temi che si tradurranno nei workshop su Politica, microfinanza e povertà, startup, studiosi e giovani ricercatori, management, reti di imprenditori e l’EdC in dialogo con le culture africane. Pagina Facebook dell’evento Leggi Comunicato Stampa Diretta streaming – 27 maggio dalle 15.00 alle 18.30 (orario Kenyota, 14.00 alle 17.30 ora italiana), e poi tutte le mattine dalle 08.00 alle 11.30 (sempre orario italiana). (altro…)
Mag 25, 2015 | Cultura, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Mardiana. Lei si chiama semplicemente così, un nome che, come qualche volta accade in Indonesia, fa anche da cognome. Pure nei documenti. Attualmente è vice-presidente a livello nazionale di un’importante compagnia di assicurazioni multinazionale. Recentemente Heryanto, giornalista di Indopost, l’ha intercettata come una fra le donne di successo di Jakarta, e l’ha intervistata per la sua rubrica. La sua è una storia interessante, il cui punto di forza è una profonda spiritualità, vissuta con semplicità e convinzione fin da quando, ragazza, aveva incontrato i Focolari. Laureata nel 1997 in Economia all’Università di Medan (isola di Sumatra), l’anno successivo Mardiana si sposa con Mulianta, anch’egli affascinato dalla spiritualità dell’unità. Insieme vogliono fondare una famiglia su basi profondamente cristiane. Nascono due splendidi bambini. Ad un certo punto la compagnia di assicurazioni dove Mardiana lavora chiude i battenti, ma ecco una nuova opportunità: entrare in Reliance Insurance, altra compagnia assicurativa con varie sedi nel mondo. Spesso Mardiana deve recarsi nella capitale, Jakarta (isola di Giava), per partecipare a riunioni di lavoro. È questo un gran sacrificio per lei, che tanto desidera stare coi figli. Ma Mulianta le dà fiducia e la sostiene, alternandosi nella cura dei bambini. In seguito ad una promozione a Mulianta viene proposto un incarico a Jakarta, che però rifiuta per restare accanto alla moglie e ai figli e col suo spiccato spirito d’iniziativa apre un’azienda in proprio a Medan. Trascorrono sei anni durante i quali l’agenzia dove Mardiana lavora registra un buon fatturato e un alto grado di benessere dei dipendenti. Ed è in questo momento che giunge a Mardiana la proposta di trasferirsi a Jakarta per assumere l’incarico di vice-presidente di Reliance Insurance Indonesia. Mulianta e Mardiana riflettono: si potrebbe anche rifiutare. In fondo anche qui a Medan tutto sta andando avanti bene. “Ma – si dicono – non dobbiamo guardare solo a noi stessi. Dobbiamo interrogarci quale sia la missione che Dio vuole affidare a ciascuno di noi”. Ed è proprio Mulianta ad incoraggiare Mardiana ad accettare, nonostante che egli debba lasciare l’impresa di Medan e trovare una nuova occupazione a Jakarta. Nei primi mesi Mardiana fa continui viaggi per dare le dovute consegne al nuovo responsabile e fare in modo che nel cambio di gestione il mercato di Medan non subisca flessioni. «Sono grata a Dio di avere un marito incredibile! – confida Mardiana al giornalista di Indopost – se non mi avesse dato fiducia, non avrei potuto farcela». «Insieme condividiamo tutto – racconta ancora– soprattutto l’impegno a mettere in pratica l’amore evangelico che ci porta a vedere ogni prossimo come un fratello da amare. Perciò noi non discriminiamo nessuno, di qualsiasi posizione sociale: siamo tutti uguali. Qualunque sia il colore della pelle, etnia o religione, per noi sono tutti fratelli». E racconta al giornalista un’esperienza personale. «La nostra colf, che è con noi da parecchio tempo, è musulmana. Oltre ad essere onesta e laboriosa, è intelligente. Così le abbiamo proposto – e lei ha acconsentito volentieri -, di studiare all’università. Tanti ci hanno detto: quando avrà una buona posizione, vi lascerà e vi dimenticherà. Ma per noi amare significa dare agli altri delle opportunità, occuparci del loro futuro. Lei farà sempre parte della nostra famiglia. ma non dobbiamo pensare che una colf deve rimanere per sempre tale, come pure il nostro autista, anch’essi devono avere una vita migliore». Significativo il commento del giornalista, musulmano, in uno dei due articoli pubblicati su Indopost: «Per Mardiana essere branch manager di Reliance era nei piani di Dio, anche se è un incarico molto stressante, con problemi di ogni genere. Ma lei riesce ad affrontarli serenamente perché alla base della sua vita c’è l’amore come ha imparato dalla Spiritualità del Movimento dei focolari di cui lei e il marito fanno parte. Certo, anche se se pone tutta la sua fiducia in Dio, non vuol dire che stia solo a guardare ma anzi svolge il suo lavoro con tanto impegno, cosa che fa da quando era studente al college e già lavorava». (altro…)
Mag 24, 2015 | Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
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Mag 21, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
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Mag 20, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Sociale
«Potrei andare nella Repubblica Dominicana ad insegnare musica per un paio di settimane alla scuola “Café con Leche”, avevo detto a voce alta e quasi senza pensare che il mio commento sarebbe stato preso così sul serio. E questo viaggio inaspettato si è trasformato in una delle più ricche esperienze che abbia mai vissuto – racconta Diane Gregory, già membro della band internazionale Gen Verde e adesso negli USA –. Non ho avuto quasi il tempo per prepararmi ed ero già sull’ aereo per Santo Domingo. Faceva freddo, quel mattino del 9 aprile scorso. C’era la neve mentre partivo dall’aeroporto JFK di New York verso l’isola caraibica, che mi ha accolto col suo clima tropicale e il mare turchese. Lungo il viaggio che ci portava nella zona coloniale della capitale dove sarei stata ospitata, guardavo le belle spiagge con gli alberi di cocco, i mezzi pubblici stracarichi di persone tutte pigiate, i sobborghi poveri lungo la via… La mattina seguente ero sulla “Guaguita” (un pulmino da 9 posti che portava 23 persone!), con Kathi, una giovane tedesca anche lei venuta a dare il suo contributo alla scuola. Scendiamo presso la località “El Café” che ha la sua dignità, nonostante il suo aspetto impoverito. Ci hanno subito avvertito della violenza che c’è, ma rasserenato circa la nostra sicurezza perché “sanno che siete venute per la scuola”. Ci troviamo, infatti, in un contesto dove violenza, disoccupazione, abbandono, sono pane quotidiano.
La scuola “Café con Leche”, una delle tante opere sociali del Movimento dei Focolari, ci sorprende per il suo calore, vitalità, colore. Le aule non sono come quelle cui ero abituata negli Stati Uniti, ma più creative e appena capaci di contenere i 570 studenti, da 6 a 14 anni. E pensare che solo 20 anni fa la scuola iniziò in un capannone di legno con solo 20 allievi! Ora, con l’aiuto di tanti, è sorto un edificio che accoglie i ragazzi e che dà loro educazione e un buon pasto giornaliero. Ma non solo: nella scuola c’è un atmosfera difficile da descrivere, un’armonia di rapporti che offre agli studenti un ambiente sano per studiare e crescere. dieci giorni che vi ho trascorso, sono stati più che dinamici. Insieme a Marisol Jiménez, fondatrice e preside della scuola, c’è stato un continuo fiorire di idee attuate, poi, nelle classi: lezioni di sassofono, di pianoforte; un coro, giochi ed esercizi musicali, lezioni per leggere la musica; abbiamo costruito strumenti di percussione, messo su scenette, ballato, e persino svolto lezioni di “macramè”, un arte che ho imparato da piccola e che consiste in fare dei“nodi”per creare collane o altri oggetti. Il sogno di Marisol, però, è quello di formare una banda musicale: gli strumenti musicali sono già arrivati dalla Svizzera, gli studenti hanno tanta voglia di imparare (hanno il ritmo nel sangue e tanto entusiasmo!). Per realizzare questo sogno ci vogliono i fondi per assumere gli insegnanti di musica … che speriamo arrivino! “Café con leche”, cioè caffelatte, che ricorda la bella tonalità del colore della pelle – né caffè né latte –, stragrande maggioranza della popolazione dominicana, ora per me non è soltanto quel luogo speciale di cui ho tanto sentito parlare o letto sui giornali. Oggi è diventato un’esperienza viva: la scuola, gli studenti, gli insegnanti, tutti per me hanno un nome, un volto, una storia. Sono partita con la convinzione che tutto è possibile quando “cogliamo il momento” e diamo tutto di noi stessi». (altro…)
Mag 19, 2015 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Una vocazione in crescita, quella della vita consacrata in India, che tocca vari punti del sub-continente: Andra Pradesh, Orissa, gli Stati del Nord Est. «Il senso della fede e della visione della vita religiosa è apprezzato e il desiderio che più anima i giovani che vengono in noviziato è di avere un’intimità con il Signore». Lo dichiara Padre Attulli in un’intervista rilasciata ad “Unità e Carismi”, del gruppo editoriale di Città Nuova. «Lo cercano con l’esperienza della preghiera, quale elemento primario – continua – e vogliono dedicarsi di più alle opere di carità. L’esempio di Madre Teresa di Calcutta è molto forte. Lei, dall’esperienza concreta dell’India, riesce a scoprire se stessa e la propria vocazione, passando attraverso una preghiera più profonda; da lì nasce la sua nuova vocazione». I giovani che arrivano in noviziato provengono da un contesto che non nasconde le disuguaglianze sociali, la povertà, pur essendo il sub-continente indiano tra le nuove economie mondiali. Ma non perdono la dimensione spirituale, anzi «Cercano la soluzione in Dio», trovando al tempo stesso un risvolto nell’impegno sociale, infatti «si ispirano a fare delle opere di carità per risolvere i problemi della povertà materiale, dell’educazione e così via. Vengono con un’esperienza di Dio, poi quest’esperienza di Dio li porta a opere apostoliche in favore dei bisognosi». Siamo nell’Anno che la chiesa cattolica dedica alla Vita consacrata. Che passi fare per migliorare? «Nel contesto indiano – spiega P. Attulli – la Chiesa in genere e i religiosi in particolare possono dare una testimonianza della presenza del Signore Gesù, stando più vicino ai poveri, sia nello spirito che nei bisogni concreti. È una sfida nel mondo secolarizzato, dove siamo talmente intossicati dal benessere! La gente vuole riscoprire il volto di Dio in noi, staccandosi dalla droga del benessere».
«Come mai la gente si allontana da Dio? Perché non sente la necessità di andare da Lui?», s’interroga il religioso. E la risposta la trova nella propria esperienza di vita: «Se stiamo vicino ai poveri, a coloro che hanno bisogno, scopriamo il volto di Dio in loro. I missionari che vivono con i poveri, vivono in contatto con gente che ha fede, anche se si deve aiutarli a crescere nella “cultura della fede”, con la catechesi, la preghiera e i sacramenti». «Nel continente indiano – conclude – non c’è solo la povertà materiale ma vi sono anche le periferie esistenziali dove è forte la povertà spirituale. Noi siamo creati per amore e nell’amore, chiamati a vivere una vita serena, pacifica, gioiosa. La fede non è per appesantire la testa, ma per vivere gioiosamente, non solo nella vita escatologica, ma qui e adesso. Per questo la nostra presenza nelle periferie e con i poveri è importante». (altro…)