Lug 7, 2014 | Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“La Bibbia che il mondo più legge è quella che vede in noi”. Con queste parole, il vincitore del Premio “Luminosa per l’Unità 2014”, il Rev. John Armstrong, ha sfidato il pubblico nel corso di una tavola rotonda il 21 giugno presso la Mariapoli Luminosa (Hyde Park, NY). “Come si può capire la Bibbia quando i cristiani sono divisi tra loro? – ha insistito –. Se la gente potesse leggere in noi cristiani, il messaggio fondamentale del Vangelo, “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 13,34), ne capirebbe la sua essenza”. Il Rev. John Armstrong è il fondatore della ACT3network (Advancing the Christian Tradition in the Third Millennium). Il suo ministero ha avuto inizio con un focus sul rinnovamento spirituale, ma poi si è aperto a ciò che egli chiama “ecumenismo missionario”, soprattutto tra i cristiani evangelici. Nel discorso di accettazione del premio, ha citato la fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich: “Nel cristianesimo, l’amore è tutto”. E ha aggiunto che “Se i cristiani credono veramente a questo amore puro, la conseguenza è la presenza di Gesù in mezzo a loro (Mt 18,20)”. Secondo lui è in questa ottica che si può sperare nel rinnovamento non solo della teologia e dell’ecumenismo, ma anche dei vari ambiti dell’attività umana. “Il nostro business – ha affermato – è quello di vivere il Vangelo in comunità; di essere uniti dallo Spirito per mezzo del vincolo della pace”. Nella tavola rotonda, “Come possiamo testimoniare il comandamento nuovo?”, i quattro relatori hanno condiviso le loro storie personali nel campo ecumenico. Padre John Crossin, direttore del Segretariato per gli affari ecumenici e interreligiosi della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti, ha invitato a concentrarsi sulla missione che accomuna i cristiani, piuttosto che guardare alle cose che ci dividono. La Rev. Elizabeth Nordbeck, ministro della Chiesa Unita di Cristo e docente della “Andover Newton Theological School” (Massachusetts), ha condiviso quattro storie ecumeniche. Tutti sottolineavano che l’amicizia e la fiducia precedono il dialogo ecumenico e che molto spesso questi rapporti fraterni aiutano a “portare avanti insieme delle iniziative condivise”. “Tendiamo spesso a rifiutare le cose che non conosciamo o ci suscitano paura – ha affermato Nordbeck –. Invece, abbiamo bisogno dell’altro per imparare ad aprire la mente”. Il Rev. Bud Heckman, direttore della Fondazione El Hibri ed ex direttore esecutivo delle Religioni per la Pace degli USA, ha evidenziato la necessità di sapere dialogare con chi non si identifica con una chiesa particolare. I tempi sono cambiati: “Quando sono cresciuto in una piccola cittadina dell’Ohio, eravamo tutti cristiani – ha ricordato -. Un ragazzo dall’altra parte della strada non è venuto alla mia chiesa: ‘Sei cristiano?’, gli chiesi. ‘No, io sono cattolico’, è stata la sua risposta”. Avere un cattolico come amico era un’eccezione. Nel 1990, l’86% della popolazione degli Stati Uniti si diceva cristiana; nel 2001, questo numero è sceso al 76%. Entro il 2050, meno della metà della popolazione sarà cristiana. Il gruppo di chi non ha una fede particolare è, invece, in crescita. “C’è bisogno della testimonianza dell’amore reciproco anche tra le religioni, con i fatti, e non solo a parole – ha incalzato –, perché sono l’esperienze vissute quelle che incidono su di noi”. Ha ricordato, poi, il congresso nel 2004 del Parlamento delle Religioni per la Pace in Spagna, quando la comunità Sikh ha offerto ai presenti dei piatti vegetariani: “Alla fine ognuno ricordava l’ospitalità, la costruzione di relazioni, anziché i discorsi fatti”. Le diversità di opinioni e convinzioni, secondo Armstrong, non dovrebbero impedire il dialogo: “Non pretendo che l’altro sia d’accordo con me, altrimenti non sarebbe dialogo. Si tratta, invece, di tenere le porte aperte all’altro e allo Spirito che lavora”. Con il Premio Luminosa per l’Unità, dal 1988 i Focolari mettono in evidenza persone o associazioni che hanno dato un contributo significativo all’unità tra le chiese cristiane, tra le grandi religioni e con le persone di buona volontà. Fonte: Living City (altro…)
Lug 5, 2014 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Vorrei dirvi cosa è il sacerdozio per me, cosa significa oggi per me essere sacerdote. È essere, contemporaneamente,per quanto è possibile ad una creatura umana, Gesù del cenacolo e Gesù del calvario, Gesù delle folle e Gesù del Getsemani, Gesù degli osanna e Gesù del “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, Gesù della morte e Gesù della risurrezione. È essere sempre di più, ogni giorno un pochettino di più, Gesù, cosi come l’eterno Padre desidera e dispone nella sua amorosa volontà. […] Si serva di me come vorrà. Non ho che l’attimo presente. In esso, poter fare o no, sia umanamente sia sacerdotalmente, non conta; conta solo essere quella volontà di Dio su di me».
Così scrive don Cosimino ai suoi parrocchiani nel 25° della sua ordinazione sacerdotale, nel 1988, già provato dalla malattia che lo porterà a concludere la sua esperienza terrena il 5 luglio 1989. «Gesù è morto a trentatre anni – scrive ancora – Io perché non dovrei morire a 49 o 50? Gesù ha potuto dire: “Tutto è compiuto” mentre tutto è in rotta intorno a lui, eppure lo dice. Perché penso ai tanti progetti e progettini? Tutto resterà anche per me “Compiuto” (cioè condotto perfettamente a termine) se resterò, come, Gesù nel disegno del Padre». Don Cosimino, nasce a Gaeta il 5 settembre 1939 ed entra in seminario nel 1950. In questo periodo di formazione è stato esemplare, sia nel cammino spirituale, vissuto con grande impegno, sia nello studio. Da sempre era forte in lui un grande desiderio: capire come vivere per farsi santo. Viene ordinato sacerdote a Gaeta il 14 luglio 1963. Dopo un anno dalla sua ordinazione partecipa ad Ala di Stura (Piemonte) ad un incontro del Movimento dei Focolari. Qui, come lui stesso ha ripetutamente detto, ha trovato la risposta al suo desiderio di santità, ha trovato “l’IDEALE”, come da allora diceva. Così si è messo subito con impegno a far tesoro di quanto riceveva, cercando di non perdere neppure una parola e il suo impegno era sì nel comprendere, ma soprattutto nel vivere la spiritualità dell’unità.
Nel 1967 è stato nominato parroco di S. Paolo, nella sua città natale. Qui, con il suo tipico stile pieno di amore e di attenzione verso tutti, in particolar modo verso gli ultimi (ragazze madri, ex carcerati, drogati, sfrattati, sbandati), ha impostato la sua comunità puntando semplicemente, ma con forza e decisione, solo a vivere il Vangelo in tutte le situazioni e nelle realtà più diverse. Non sono mancate le occasioni di prendere posizione anche nei confronti di realtà sociali sempre più lontane da una dimensione veramente umana e cristiana. Ha lavorato moltissimo per il Movimento sacerdotale e per il Movimento parrocchiale, due diramazioni del Movimento dei Focolari. In questo modo molti, anche a livello internazionale, hanno potuto conoscerlo, com’è dimostrato dalla grande partecipazione che c’è stata in tutto il periodo della malattia.
Un aspetto rilevante per comprendere la sua vita è il rapporto di unità con gli altri sacerdoti, in un passaggio da una mentalità individualista ad una vita di comunione. Unico scopo, crescere nella carità, accantonando i discorsi su nuove tecniche di apostolato, di catechesi e su moderne e attraenti espressioni di liturgia, come era di moda allora, per far posto alla condivisione, come in famiglia: beni, stipendio, spese, amici, luci e prove, salute, vestiti, idee. Ha fatto suo con radicalità e convinzione il simbolo del movimento sacerdotale dei Focolari: la lavanda dei piedi. Scrive: «La considerazione della lavanda dei piedi è stata per me fondamentale. Perché Lui lo ha fatto, dovrò ripeterlo anch’io per gli uomini di queste generazioni. Dignità sublime! Ma Cristo nella sua dignità divina depone le vesti e lava i piedi. Io, prete, ripeterò Cristo, spogliandomi della mia onorabilità falsa cui tengo e mi avvicinerò agli uomini per portare loro la lavanda dei piedi, la redenzione. Laverò i piedi in confessionale, in ospedale, dicendo messa, curando i poveri, i vecchi. Ma dovrò spogliarmi. Questo è l’essenziale». (altro…)
Lug 4, 2014 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Ho conosciuto Chiara Lubich subito dopo la fine della guerra. Sono andata a Trento da quelle ragazze di cui si diceva che “vivevano il Vangelo come i primi cristiani”. Le parole di Chiara mi hanno messo in crisi. Venivo da una famiglia cristiana ed ero dell’Azione Cattolica, ma mi sono accorta che la mia religiosità aveva poco di cristiano, perché praticamente non vivevo il Vangelo. Col nostro gruppo siamo tornati spesso a Trento e anche Chiara veniva a Rovereto, il nostro paese, a trovarci. Ci parlava del Vangelo e ci faceva innamorare di Gesù. Subito si è formata a Rovereto una comunità di cui faceva parte il direttore dell’Azienda telefonica, la professoressa di matematica, il calzolaio, l’orologiaio, un papà e una mamma, dei ragazzi e delle ragazze, eravamo tanti e ci volevamo veramente bene. Ogni volta che ci incontravamo come comunità cercavamo di prendere un impegno nuovo nel vivere il Vangelo, a cambiare le nostre vite ed occuparci dei bisognosi che ci circondavano.

Violetta Sartori
Un giorno un’amica ci ha fatto conoscere un giovane che era stato ferito durante la guerra: una bomba gli era esplosa in faccia ed era diventato cieco. Ogni volta che partecipava ai nostri incontri diceva: “Che bagno di luce!”. Ad ogni persona che incontravamo cercavamo di comunicare la nostra scoperta: “Dio ci ama immensamente”. E tanti hanno sentito la chiamata a seguire Dio. L’Ideale dell’unità si è sparso e la comunità si faceva notare. C’era chi ci accoglieva e chi ci criticava, e dicevano che noi eravamo esagerati. Mi ricordo che una volta Chiara parlava in un teatro e c’erano tante persone. Qualcuna ha accettato e altre l’hanno criticata. Igino Giordani ha scritto in un giornale di Trento un articolo col titolo “I pompieri”. Lui diceva che i pompieri sono quelli che spengono il fuoco, che basta che vedano il fuoco un pochino acceso, nel cuore delle persone, e sono pronti a venire con le pompe per spegnerlo. Essi sono come un esercito di persone che battono il passo, ossia si muovono, ma non vanno avanti. Chiara spiegava, però, che noi non possiamo conoscere i disegni di Dio su ogni creatura, non possiamo giudicare dall’apparenza, ma sempre amare, amare, amare, essere sempre disponibili. Mi ricordo un’altra volta che Chiara diceva, che spesso ci sentiamo niente, dei poveri cristiani. Ma Gesù ha dato la vita, è morto per ognuno di noi: “È come se qualcuno venisse e ci portasse un dono preziosissimo – diceva – e noi lo lasciamo da parte a impolverarsi, senza mai considerarlo, e continuiamo a sentirci poveri”. Ci spronava, insomma, a puntare sulla misericordia e l’amore di Dio per ciascuno di noi. E così pian, piano, Chiara metteva l’amore per Gesù dentro i nostri cuori e noi lo comunicavamo a tanti altri». (Testimonianza raccontata durante il meeting dei rappresentanti delle comunità locali dei Focolari nel mondo – Castelgandolfo, 29 maggio/1° giugno 2014) (altro…)
Lug 3, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
Tutto è partito da una semplice merendina buttata nel cestino e dalla sorpresa dei bambini nel sapere che ci sono persone che non hanno nemmeno da mangiare: “Maestra, cosa sono i bambini poveri?”, domandano. Così nell’ottobre del 2013 gli allievi della scuola dell’infanzia e della scuola primaria dell’I.C. “G. Giuliano” di Latina riescono a raccogliere un carico da inviare ai loro coetanei di un orfanotrofio di Mae Sot, nel nord della Thailandia. Poi, nell’aprile del 2014, partono altri 30 scatoloni pieni di giocattoli. I costruttori di questo ponte di solidarietà sono sempre loro: i bambini di Latina e quelli di Mae Sot. Qualcosa li ha ormai legati e ormai non accenna ad allentarsi. A metà maggio, alla presenza di 250 presenti, tra alunni, la dirigente scolastica, gli insegnanti, i genitori, i nonni e gli amici, viene presentato “Dal sogno al progetto”. Si sogna, infatti, la costruzione di una scuola per i bambini, tra i più poveri del mondo, che si trovano a 10.000 km di distanza. Si organizzano tante iniziative per raccogliere i fondi necessari per iniziare i lavori: una rappresentazione, una lotteria, la vendita di dolci fatti dalle mamme e dalle nonne dei bambini di Latina.
Alcuni negozianti della città, venuti a conoscenza del progetto e sapendo che sono i bambini di Latina a portare avanti l’iniziativa a favore dei loro coetanei meno fortunati, mettono a disposizione quanto riescono: ‘buoni spesa’, una macchina del caffè, pacchetti omaggio per week end al mare, abbonamenti per la stagione teatrale e quant’altro possa essere utilizzato per una lotteria. “È scaturita tanta sensibilità da parte della gente – raccontano –, oltre ogni possibile immaginazione. L’amore e la solidarietà fioriscono in mezzo alla società e dove meno te l’aspetti!”. Tanti si danno da fare per allestire la sala per l’evento. “Stupiva – scrivono – vedere una piccola comunità nata dall’amore di questi bambini che hanno lanciato l’invito a fare qualcosa per chi soffre dall’altra parte del pianeta”. Ma chi sono i bambini da aiutare? “Sono i karen (e non solo) che scappano, ancora oggi – ci spiegano –, dal Myanmar in cerca di un futuro migliore ed entrano in Thailandia, nella cittadina di confine ed anche quelli che stanno sulle montagne limitrofe… sono davvero tanti! Ormai non è più possibile entrare nei campi profughi ufficiali, che verranno presto smantellati. Nella regione di Mae Sot ci sono almeno tre grossi campi: Mae La, Umpiem e Nu Po. Arrivando dal Myanmar, l’unico posto in cui trovare rifugio sono i campi di riso, oppure piccoli assembramenti di baracche abusive; tutto senza nessuna protezione legale, senza nessun diritto umano o qualcuno che ti protegga”.
Alla fine dell’evento, la vendita delle torte e l’estrazione della lotteria per assegnare i tanti doni ricevuti riempie l’atmosfera di una gioia palpabile. Una mamma confessa: “Mia figlia ha già messo via lo zaino per spedirlo col prossimo carico a Mae Sot. Ed ogni tanto aggiunge qualche matita o quaderno dentro lo zaino per i suoi fratellini karen”. Un’altra è arrivata con i biscotti ben incartati e con l’etichetta scritta in lingua thailandese: era andata su Internet per trovare la traduzione esatta! Li ha venduti tutti e subito. E un genitore: “Questa esperienza di solidarietà resterà per sempre nei loro cuori ed anche nei nostri”. “I fondi raccolti hanno permesso di affittare un terreno – concludono –. Si è costruita un’umile scuola e già 38 bambini di Mae Sot cominceranno presto a frequentarla. Si chiama “Goccia dopo goccia”, perché la scuola è come una piccola goccia d’acqua, ma goccia dopo goccia… nasce un fiume”. Leggi anche: Thailandia chiama e Latina risponde Seguici su facebook (altro…)
Lug 2, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Una famiglia sana sviluppa legami positivi, personali e sociali che rappresentano il capitale umano primario per il benessere della società. È da questa premessa che nasce il progetto culturale “La famiglia in vista del bene comune”, promosso dalla “Scuola Loreto” di Azione per Famiglie Nuove Onlus.
L’obiettivo è chiaro: ripartire dalla promozione di una cultura della famiglia per sanare tante piaghe che derivano dalla disgregazione sociale causata dalla crisi e dalla privatizzazione dell’istituto familiare.
L’11 giugno scorso, sono stati consegnati gli attestati di “Empowerment familiare e interculturale” alle famiglie giunte per apprendere un nuovo stile di vita impostato sull’amore reciproco del Vangelo e approfondire la spiritualità dell’unità, insieme ad una specifica formazione sulle tematiche familiari.
Il corso era cominciato il 16 settembre 2013 e si è articolato in due periodi formativi lungo l’anno: il ‘corso propedeutico’ (di 250 ore) e il ‘corso di Qualifica’ (600 ore). I partecipanti: otto interi nuclei familiari provenienti da Hong Kong, dalla Corea del Sud, Siria, Slovacchia, Messico e dal Brasile.
Le famiglie hanno ricevuto elementi di contenuto formativo, partecipato alle attività lavorative e alla vita della cittadella, vivendo nell’amore e nella comunione, per testimoniare a tutti – tornati nelle loro terre – l’esperienza vissuta.
Nota comune è stata quella di essersi ritrovati alla fine dell’anno come una unica grande famiglia. In tutte c’è il desiderio di condividere con tanti l’originale esperienza trascorsa in Italia.
La Scuola Loreto è stata fondata da Chiara Lubich a Loppiano nel 1982. Fino ad oggi 1.500 famiglie dei cinque continenti sono passati da questa singolare scuola diventando, poi, punto di riferimento per altre famiglie.
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Giu 27, 2014 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Al culmine di un anno di celebrazioni dei 60° anni del Movimento dei Focolari in Francia, il 4 giugno scorso si è svolto, presso l’Istituto Cattolico di Parigi, un simposio sull’apporto del Movimento nella Chiesa e nella società francesi. Davanti ad un pubblico variegato, si è cercato di rispondere alle domande: “Chi sono i Focolari?” e “Qual è il loro coinvolgimento nel mondo di oggi?”. Pur non tacendo su alcuni aspetti critici, come la poca visibilità, i relatori hanno messo in luce il contributo positivo dei Focolari alla società francese. «Non ci sono tanti movimenti che hanno raggiunto ‘in salute’ la sessantina d’anni di esistenza», ha affermato il sociologo della religione Jean-Louis Schlegel, nel suo intervento.

Padre François-Marie Léthel
Il simposio è iniziato con padre François-Marie Léthel, carmelitano e professore di teologia presso il Teresianum (Roma): ha spiegato il parallelo tra tra santa Teresa d’Avila e il suo “castello interiore” (la preghiera, il centro dell’anima) e Chiara Lubich, col suo “castello esteriore” (l’amore per il prossimo). Non ha esitato a designare la fondatrice dei Focolari come «una delle più grandi mistiche di tutti i tempi».
Laurent Villemin, professore di teologia presso l’Istituto Cattolico di Parigi, ha evocato la passione nel dialogo tra cristiani: «molto presto tradotta in ecumenismo pratico» e che «fino alla fine della sua vita non ha rinunciato al lavoro per l’unità visibile della Chiesa». Portando l’esempio concreto della dinamica di “Insieme per l’Europa“, Gérard Testard, membro del Comitato Internazionale, ha dichiarato che «I Focolari hanno un’influenza e danno un contributo decisivo alla comunione tra movimenti».
Mons. Teissier, arcivescovo emerito di Algeri, ha ricordato quanto si vive in questo Paese dove i musulmani, in particolare i giovani «hanno trovato nel Movimento dei Focolari una risposta alla loro attesa interiore» restando «fedeli alla loro identità di musulmani». Il presidente delle Settimane sociali di Francia, Jérôme Vignon, ha sottolineato il carattere «precursore e fecondo dell’Economia di Comunione», definendo «visione rivoluzionaria» il contributo dei Focolari all’evangelizzazione: non tanto quella di «far diventare cristiani i nostri fratelli», ma quella di «far loro gustare la gioia dell’amore reciproco, la preoccupazione per il prossimo». Tutti aspetti in cui i Focolari possono arricchire il cristianesimo sociale francese, a condizione di non “nascondersi”. «Non abbiate paura – ha concluso Laurent Villemin – di portare avanti questa ricerca di una vera spiritualità per dei veri laici». (altro…)