Ago 4, 2013 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Franz, tu che sei l’autore del libro, che cosa ti è rimasto di più della vita di Chiara Luce? «Chiara davvero può essere un modello per tutti, credenti e non credenti perché la cosa a cui credeva è la stessa in cui tutti gli uomini di buona volontà credono: tensione all’amore, attenzione a chi ti passa accanto, vivere l’attimo presente. Altra cosa importante – e per questo è un modello così efficace per questi tempi -: è semplice. Non è facile la sua strada, ma non è complessa. Per lei questo ha significato, certo, passare attraverso una strettoia molto dolorosa, un carcinoma, un tumore dei più dolorosi. Ma Chiara non si è fatta santa solo attraverso questo, ma passettino per passettino, imparando a dire i suoi sì, sin da piccola sempre nel fare la volontà di Dio: che era magari correre in bicicletta, raccogliere i funghi con suo papà, o fare una chemioterapia. La cosa che ha reso possibile questa vicenda straordinaria è senz’altro la grandezza e la leggerezza con cui è riuscita a vivere tutto questo. E anche perché aveva attorno un piccolo popolo – i genitori, gli amici del Movimento dei Focolari – che condivideva con lei momento per momento gioie e dolori. Avveniva uno scambio di “nutrimento”: chi le era vicino si arricchiva, ma anche comunicava a Chiara forza, energia per andare avanti». Quale la recezione nei giovani di questa vita di Chiara Luce? «Anche chi non la conosce, che non sa niente, o pochissimo di lei – non capisco in quale misterioso modo – si innamora di questo personaggio. Noi possiamo parlarne, scrivere libri… ma la mia impressione è che Chiara Luce non parla alle TV, alle radio, parla ai cuori singoli di ogni persona. In un modo misterioso riesce a creare un rapporto personale con lei. E questo è meraviglioso. Questo vale per il papà, la mamma, e anche per me. Ho un rapporto più forte con lei oggi che non quando era viva». Chiedo alla mamma di Chiara, Teresa Badano, le sue impressioni dopo aver partecipato alla Giornata mondiale della gioventù in Brasile: «E’ stato tutto meraviglioso, forse perché siamo venuti qui con un atteggiamento semplice in attesa di comprendere le sorprese che avremmo trovato, tutte vissute nell’amore pieno e quindi tutto diventava bello. Abbiamo vissuto un po’ come ci aveva insegnato Chiara Luce: vivere nella normalità una cosa anormale per noi che non eravamo mai usciti di casa , tranne che in questi anni. Abbiamo cercato di fare solo la volontà di Dio che ci è stata chiesta in questo stupendo contesto». Qui avete potuto percepire l’impatto di Chiara Luce sui giovani… «Ci siamo accorti che ha una grazia speciale per i giovani. La sua esperienza vale per tutti i giovani come lei. Lei la vita l’ha data per i giovani. Ma è sempre una sorpresa quei volti, quegli abbracci che non ti mollano. A noi che non siamo niente! Ci travolgono proprio! E’ una cosa meravigliosa… Vedi nei giovani una grande gioia che viene dal cuore. Lei trasmette un angolo di Paradiso e loro lo trasmettono a noi». Tu hai assistito a cambiamenti di vita di questi giovani? «Sì, tantissime volte. C’era un ragazzo che era indeciso. Sembrava avesse una vocazione, ma non era proprio sicuro. Ad un certo momento ha sentito come Chiara Luce gli dicesse: “La tua strada è questa”. E lui si è lanciato. È ora un focolarino. Anche quelli che solo ne hanno sentito parlare o l’hanno vista attraverso la foto: sono toccati da quello che lei vuol dire attraverso quel suo sguardo, da quella sua bellezza interiore, da quel fuoco che lei aveva dentro. Di certo Dio vuole realizzare in ciascuno di questi giovani quel disegno che ha in mente. Come ha detto il cardinale Joao Aviz, salutandoci: “È solo l’inizio di quanto Chiara ha cominciato a fare. Siamo solo all’inizio, perché sarà una cosa enorme, enorme, che continuerà”. Ci mettiamo in attesa. Come lei diceva nell’ultimo messaggio ai giovani: “alla prossima…!”». Di Carla Cotignoli (dal Brasile) (altro…)
Ago 1, 2013 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Nella splendida cornice di Cefn Lea, a metà del Galles, quest’anno si svolgerà la Mariapoli, dal 29 luglio al 2 agosto. Cos’è la Mariapoli? È l’appuntamento più caratteristico del Movimento dei Focolari: insieme, grandi e piccoli, persone delle più varie provenienze, si ritrovano per più giorni per vivere un laboratorio di fraternità, alla luce dei valori universali del Vangelo.
Questa originale esperienza, che si ripete in numerosi Paesi del mondo, ha come linea guida la “regola d’oro” che invita a fare agli altri quello che si vorrebbe fosse fatto a sé. Sono giorni per sperimentare come sia possibile vivere nella quotidianità ponendo a base di ogni rapporto l’ascolto, la gratuità, il dono. È in quest’occasione, nella Mariapoli nel Galles, che verrà presentato il nuovo sito ufficiale della Gran Bretagna. Conosci il sito: www.focolare.org/gb
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Lug 30, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Le scuole sono state costituite in due punti della periferia di Buenos Aires, a Josè C. Paz e Villa Albertina. Questa iniziativa – svoltasi nel mese di maggio 2013 – ha scelto di utilizzare la metodologia dell’educazione popolare, in modo che ogni scuola possa rispondere alle realtà sociali, economiche e culturali del luogo nel quale si trova inserita. Tale iniziativa è patrocinata dal Ministero dello Sviluppo argentino e con la collaborazione della Cattedra Libera: Società, Politica e Fraternità, della “Universidad de la Plata”.
È stato proprio cercando di adattarsi ai bisogni educativi dei destinatari, nonché alle necessità del luogo, che nella scuola popolare di Josè C. Paz è nata l’iniziativa “Riconoscendoci”, specifica per gli adolescenti. La nuova legge elettorale argentina estende il diritto di voto ai sedicenni che saranno chiamati a votare nelle prossime elezioni e questi sentono quindi l’esigenza di una formazione specifica e di uno scambio di opinioni su temi fondamentali. Raccontando la sua esperienza, Ivan di 18 anni, studente di Scienze Politiche, mette in evidenza che “quello che si vive qui è un ottimo esempio di impegno sociale: si vede come la fraternità può dare buoni frutti”. Uno dei docenti, Adrian, sintetizza l’opinione dei ragazzi: “la scuola popolare è uno spazio nel quale sentono che quello che loro pensano è importante. Inoltre riconoscono che, partendo da questa esperienza, hanno iniziato ad ascoltare di più e ad interessarsi delle opinioni degli altri”. A Villa Albertina, invece, è sorta un’iniziativa per condividere esperienze e punti di vista sulla fraternità da parte di giovani che lavorano in varie organizzazioni sociali; infatti qui la Scuola Popolare è itinerante ed ogni lunedì i partecipanti si ritrovano nella sede di una organizzazione diversa, ma ogni luogo diventa spazio di riflessione e di incontro per promuovere la fraternità.
Quasi contemporaneamente, sempre alla fine di maggio, Verónica López, copresidente del Movimento Politico per l’Unità argentino, insieme ad altri giovani del MPPU, è stata invitata a partecipare alla Cattedra Konrad Adenauer, che si è realizzata a Salta, dove in tre giorni intensi, politici ed esperti di differenti scienze sociali e centinaia di giovani, hanno trattato diversi temi focalizzandoli dall’ottica dell’Umanesimo Cristiano e della Dottrina Sociale della Chiesa. Verónica López ha definito queste giornate come “un incontro interistituzionale dove si è imparato a costruire ponti fraterni”, inoltre ha evidenziato come la presenza del MPPU nella Cattedra Konrad Adenauer abbia contribuito a “mettere in luce la ricerca che da differenti spazi politici si sta facendo per cambiare la realtà; obiettivo che si sostiene a partire da vocazioni politiche nutrite dalla sensibilità dell’amore politico”. Fonte: Movimento Politico per l’Unità Argentina online (altro…)
Lug 29, 2013 | Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Dalla GMG: Video intervista a Andrea Cardinale http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=zU6XzDdpc0M#at=118
“Cristo ha fiducia nei giovani e affida loro il futuro della sua stessa missione”. Sono le prime parole di Papa Francesco all’arrivo in Brasile, davanti alle autorità civili e religiose che lo accolgono. “Gesù ti chiama a essere discepolo in missione! Oggi, che cosa ci dice il Signore? Tre parole: Andate, senza paura, per servire”. È l’appello del Papa all’omelia della S. Messa, davanti a tre milioni di persone che riempiono la spiaggia di Copacabana a conclusione della GMG.
Parole semplici, nuove e di sempre, coinvolgenti. Come tante altre parole dette, sentite e fatte proprie lungo la settimana appena trascorsa a Rio de Janeiro. I giovani ritornano ora nelle proprie città e Paesi, alle proprie famiglie, gruppi, associazioni e congregazioni, con l’invito del Papa a “fare chiasso”, a smuovere le acque, a tenere conto dell’altro coetaneo come dell’adulto, a coltivare e a vivere la propria fede tutta intera. La parola a loro. Donna, del Libano, dice che “il Papa parla in modo semplice e diretto, più adatto ai nostri giorni”. Per Joaquín, argentino, che ha seguito la GMG a distanza, “fare chiasso” vuol dire essere la forza che spinge la società. “Mi sono sentito veramente parte dell’equazione di Francesco: giovani – anziani – adulti. Oggi sono giovane e quindi mi tocca questa parte. Mi piace questa visione più generale, che è giusta”. Daniela, italiana: “questa ‘reciprocità tra generazioni’ a cui sta richiamando in modo insistente il Papa, può essere proprio una forza esplosiva, un aiuto reciproco. Quello che mi rimane in cuore dopo aver seguito questa GMG è la voglia, il desiderio di vivere in modo ancora più radicale la mia vita e andare fuori per essere ogni giorno, nel mio quotidiano, questa finestra per fare entrare il futuro nel mondo!”. Iggy, neozelandese: “questa GMG è una spinta a fare una rivoluzione, a ‘conquistare’ altri giovani ad una vita come questa. Specialmente perché nel mio Paese, la Nuova Zelanda, non c’è tanta gente che crede in Dio”. E dai giovani di Rio de Janeiro che partecipano al gruppo di dialogo ecumenico ed interreligioso: Fuminori (cattolico): “la GMG è la prova di ciò che sta avvenendo a Rio tra cattolici, metodisti, battisti e altri. Persone non cattoliche hanno aiutato in questa Giornata ospitando giovani nelle proprie case con una cordialità fraterna”. Carlos (presbiteriano): “la GMG ha portato uno spirito nuovo alla città. C’è musica, festa e un tono di voce che è al di sopra delle istituzioni. Sono giovani di Cristo. Portano, cioè, una nuova forma di identificazione religiosa che attraversa le pareti istituzionali”. Fernando (musulmano): “vedo la GMG molto positiva, perché permette l’incontro di giovani di provenienze diverse per parlare su valori e principi importantissimi per tutti. Si tratta anche di un incontro con Dio e ciò porta sempre risultati meravigliosi per il rinnovamento della fede di ciascuno”.
Tra i giovani che hanno realizzato il proprio percorso rispondendo alla chiamata di Dio c’è anche lei, la beata Chiara Luce Badano. La mamma Maria Teresa, alla domanda se avesse assistito a cambiamenti di vita nei giovani anche a contatto con l’esperienza della figlia risponde: «Anche quelli che solo ne hanno sentito parlare o l’hanno vista attraverso la foto, non si soffermano a guardare questa bella foto, ma sono toccati da quello che lei vuol dire attraverso quel suo sguardo, da quella sua bellezza interiore, da quel fuoco che lei aveva dentro. Ieri dicevo: di certo Dio con questi giovani vuole realizzare in ciascuno quel disegno che ha in mente. E quindi li affidiamo a lei». In questi giorni Maria Voce ha indirizzato a tutti i membri dei Focolari una lettera dove, tra l’altro, lancia un invito: “Periferia esistenziale è qualsiasi punto dove l’uomo non trova più il suo centro perché non trova più Dio. E tutti noi che, per sola grazia, l’abbiamo incontrato, siamo chiamati a stare lì, ad immergerci in questa umanità sbandata per riportarla al suo centro”. E ricordando un testo di Chiara Lubich, aggiunge: “Credo che Chiara stessa non voglia di meno se da sempre vedeva “la grande attrattiva” del “perdersi nella folla, per informarla del divino[1]”. Dopo i giorni vissuti a Rio, una strada è aperta, da percorrere insieme. Arrivederci a Cracovia! [1] C. Lubich, La dottrina spirituale, “L’attrattiva del tempo moderno”, ed. Città Nuova, pag. 213. Fonte: Area Press (altro…)
Lug 28, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
20 anni di fraternità. È il 20 Marzo 1993: a Warrington, nella contea inglese del Cheshire, l’Ira sferra uno dei suoi attentati più sanguinosi: 56 feriti e due morti: Jonathan Ball, di tre anni, e Tim Perry, di 12 anni. I fatti di Warrington lasciano il segno, generando un’onda di indignazione ma anche la voglia di cambiare le cose. In prima linea anche due scuole della contea, che già da prima dell’attentato, per iniziativa dei loro direttori, cercano di superare la rigida divisione tra i ragazzi cattolici e protestanti, solitamente educati in scuole separate. I due istituti (uno cattolico e uno protestante) vogliono dare una testimonianza di unità e di pace.
Negli anni il cerchio si allarga, fino a Belfast, capitale dell’Ulster, dove altre due scuole cominciano a costruire un rapporto di mutua collaborazione. A questi due istituti, dalla vicina Repubblica d’Irlanda se ne aggiunge presto un terzo per formare un “circolo di scuole” dove viene proposta la cosiddetta “arte di amare” attraverso il dado dell’Amore. Kevin Mc Keague è direttore della scuola cattolica di St James (Belfast): “Una volta ho sentito da Chiara Lubich che, dei tre ideali della Rivoluzione Francese, il meno sviluppato era la fraternità…Questo è vero anche per noi qui a Belfast segregati in due comunità…Così ho visto nel mio incontro con David (direttore della scuola protestante) l’opportunità di costruire ponti e di portare nelle nostre comunità un’iniezione di amore e di fraternità”. David McConkey dirige la scuola protestante Whitehouse (Belfast): “Ero profondamente convinto che l’educazione gioca un ruolo principale nel promuovere la pace attraverso iniziative dove ragazzi di diverse tradizioni si possano trovare faccia a faccia”.
Declan O’Brien, direttore della Scuola St Conleth nella Repubblica d’Irlanda: “Fui colpito a prima vista dall’unità tra le due scuole del Nord Irlanda e dalla testimonianza vera di unità e fratellanza tra Kevin e David che anch’io volli condividere il loro progetto introducendo “il dado” così da vivere l’arte di amare con altre scuole”. Nel 2009 la scuola protestante di Belfast viene completamente distrutta da un incendio doloso, una tragedia condivisa dalle altre due scuole che organizzano insieme un concerto di solidarietà intitolato “tutti per tutti”. Studenti e genitori e da tutte e tre le scuole vi partecipano, insieme al sindaco unionista e al parroco, rappresentanti di comunità divise, stavolta insieme. “State dando una forte testimonianza nella comunità e nel Paese”, afferma il sindaco. Un giornale locale parla di ragazzi che “ci indicano la strada per andare avanti”. Si profila però la triste possibilità che la scuola non venga più ricostruita, per mancanza di fondi. Si decide così di organizzare una dignitosa ma decisa protesta, davanti al Parlamento a Belfast. Alunni, famiglie, amici, colleghi riuniti attorno al direttore McConkey in una vera dimostrazione di fraternità. Il comitato parlamentare per l’Educazione, composto da membri di diversi partiti, rimane colpito da questo segno di solidarietà. Nello stesso giorno viene annunciata l’immediata ricostruzione della scuola protestante. Nelle tre scuole “amiche” si è introdotta l’arte di amare, proposta da Chiara Lubich come antidoto all’egocentrismo, alla discriminazione e al bullismo. L’arte di amare è un’originale serie di punti tratti dalle pagine del Vangelo che aiutano la persona a concretizzare l’amore a Dio e al prossimo. Così, anche nelle nostre scuole “siamo costruttori di pace, mattone per mattone, nelle nostre aule, in cortile, e da qui poi continuiamo per la strada, nel nostro parco giochi e nelle nostre case…” dicono gli alunni di questi istituti che, ancora secondo Declan O’Brien, provengono da ambienti dove questi valori sono sconosciuti.
O’Brien ci spiega come i ragazzi concretizzino quest’arte sia a scuola sia a casa, mostrando come questa li aiuti a essere diventando più tolleranti, disponibili e più aperti agli altri: “Uno degli allievi veniva costantemente preso in giro da altri due. Succedeva in modo silenzioso senza che gli insegnanti se ne accorgessero. C’era il rischio di vendette e di allargare la cerchia dell’odio. La proposta di mettere in pratica l’arte di amare ha spezzato questo meccanismo, dando agli alunni il coraggio di cambiare le cose in positivo. In breve tempo la situazione si è risolta”. “Drums for peace” è un’altra iniziativa dove i tamburi, usati in passato come segnali di antagonismo tra la gente che marciava per le strade, ora annunciano la pace. Nel corso della manifestazione viene premiata una poesia. Come quella di Aiden Doyle (otto anni) di Belfast. È un testo scritto dopo che alcuni scontri tra le parti hanno rischiato nel 2009 di far ripiombare l’Irlanda del Nord negli anni bui della guerra civile. In quei giorni un poliziotto e due soldati vengono assassinati. Aiden, con la sua spontaneità scrive: “Quel poliziotto che perse la vita era il papà di qualcuno…” e chiede che non si torni indietro nel processo di pacificazione. Queste semplici e convincenti parole fanno notizia e raggiungono il telegiornale del canale nazionale dando un forte contributo alla promozione ed educazione alla pace. Fonte: Irlanda del Nord: un accordo tra scuole per costruire legami di pace Il Movimento dei Focolari in Irlanda
Verso Learning Fraternity (Castelgandolfo, Roma 6-8 settembre 2013)
Convegno-laboratorio rivolto a chi opera nel campo dell’educazione (famiglia, settore scuola, catechisti, animatori, educatori): in risposta alle sfide educative, le tematiche principali affrontate riguardano “Educazione e globalizzazione”, “Educazione e relazione”. Scarica programma Scarica scheda di iscrizione (altro…)
Lug 26, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
“Alejandro non si aspettava di ricevere, quando aveva l’occasione di dare. Aveva una grande pazienza con noi, e attendeva i nostri tempi per imparare e approfondire ancora la spiritualità dell’unità. Alejandro è morto mentre faceva un atto d’amore, una visita al cugino ammalato in ospedale. È stato ucciso mentre amava, come dovremmo voler morire tutti. Mi sono domandato se sono radicale nel vivere il Vangelo, così come lo è stato lui. La sua morte è vita e non oscurità; è una forte spinta a vivere ancora più radicalmente il nostro ideale, a seguire Gesù fino in fondo”. È la testimonianza di Chava, un suo amico.
Sabato 20 luglio. Alejandro riceve come di consueto via whatsapp il “passaparola” da mettere in pratica in quel giorno: “Saremo esaminati soltanto dall’amore al prossimo…”, e risponde immediatamente alla sua amica Andrea che glielo aveva inviato: “Questa frase è forte e, sì hai ragione, dobbiamo viverla”. Pochi minuti dopo si trova accanto al letto d’ospedale in visita al cugino ammalato. All’improvviso entrano due sicari per uccidere una persona. Anche loro, testimoni scomodi, vengono uccisi…
Per il gruppo dei Giovani per un mondo unito del Torreón (Messico) – località sommersa nella violenza – è uno schock, eppure reagiscono con coraggio “perché non venga persa la ricchezza spirituale” della vita del loro amico col quale condividono anche l’impegno a testimoniare la fraternità e diffondere la cultura della non violenza. Alejandro, conosce i giovani dei Focolari nel 2011. Ben presto vuole approfondire di più l’ideale che li anima e s’impegna a vivere il messaggio di Gesù. La sua vita diventa una testimonianza dell’amore di Dio verso gli altri, in ogni attività nella quale prende parte: in famiglia, con gli amici, nel lavoro e con tanti.
“L’ho conosciuto sin da quando ha iniziato con noi quest’avventura – racconta Willie –. Restavo colpito nel vedere la sua disponibilità a vivere subito ogni punto che scopriva della spiritualità dell’unità”. “Ciò che più m’impressiona della sua vita – dice David – è vedere il forte segno che ha lasciato in tanti… e anche la sua grande sete di Dio”. “Consideriamo il nostro amico Alejandro un martire del mondo unito e per questo il suo sangue non è una tragedia, ma una benedizione per tutti quelli che vogliono unirsi alla lotta per la pace nelle nostre regioni, nel nostro Paese e nel mondo”, scrivono i gen di Torreón. In questi giorni in cui si svolge la Giornata Mondiale della Gioventù in Brasile, Papa Francesco ha incoraggiato ai più di un milione di giovani ad essere radicali nella fede. Alejandro, sicuramente è uno che non si è tirato indietro e ha messo in pratica l’invito a “puntare in alto” che Chiara Lubich ha sempre rivolto ai giovani. Per questo, lascia dietro di sé una scia di luce. (altro…)