Gen 25, 2016 | Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
«Insegno in una scuola cattolica della mia città, Salta, nel nord dell’Argentina – racconta Gabriela Carral –. All’inizio di ottobre del 2015, avevo incontrato Misael, un alunno di 10 anni, dopo un momento di preghiera tra ortodossi e cattolici per la Pace in Siria. In quel momento, la foto del piccolo siriano, Aylan, aveva suscitato grande commozione attraverso i mass media. Misael mi ha confidato che avrebbe voluto fare qualcosa per la pace nella nostra scuola, aggiungendo che ciò che più di tutto lo faceva soffrire era sapere che tanti bambini erano rimasti orfani a causa della guerra. Ci siamo dati appuntamento nel momento della ricreazione e mi ha detto che stava partecipando alla vita della comunità ortodossa e che era convinto che avremmo potuto pregare insieme per la pace: cattolici e ortodossi. Alcuni giorni dopo, mi ha mostrato un volantino che teneva nella sua cartella. Il testo diceva: “La Siria siamo noi, preghiamo per la pace”. Sono rimasta sorpresa nel vedere che un bambino, in mezzo a quasi 800 alunni tra elementari e medie, avesse così presente il dolore di gente che soffre a migliaia di chilometri di distanza. Facendo eco al suo desiderio, l’ho incoraggiato ad esprimerlo lui stesso ai dirigenti della scuola. È nata così la proposta di organizzare una preghiera ecumenica per la pace. Per la prima volta la parola ecumenismo risuonava nei corridoi di questa scuola, tra i dirigenti, gli insegnanti, gli studenti. Per concretizzare questa iniziativa, mi sono messa in contatto con un religioso dell’istituzione che condivide con me l’ideale di contribuire a realizzare la preghiera di Gesù: “Che tutti siano uno”. Abbiamo anche coinvolto p. Adolfo, della Chiesa Ortodossa di Antiochia e, insieme, abbiamo organizzato ogni particolare della celebrazione. In un secondo momento si è aggiunta anche la Chiesa Luterana, dato che la nostra comunità educativa accoglie un giovane volontario tedesco luterano. Poi è stata la volta del presidente dell’Unione Siriano-Libanese della città, del console della Germania e la vice-console dell’Italia, un rappresentante del Ministero dell’Istruzione, alcuni organi di stampa e altre scuole.
Il primo passo del progetto di Misael, è stato quello di costruire la pace nei nostri rapporti quotidiani, e questo ha dato vita a tante esperienze nuove vissute tra i ragazzi, ai quali abbiamo proposto anche l’iniziativa dei Giovani per un Mondo Unito: il Time Out. Così il 18 novembre, sullo sfondo degli attentati a Parigi, questa iniziativa è diventata, oltre ad un momento di preghiera per la pace nel mondo, anche una testimonianza di unità. Attraverso l’omelia dei celebranti, abbiamo conosciuto alcune storie di cristiani in Siria e in Africa; le intenzioni per la pace sono state espresse da una ragazza della Gioventù Ortodossa; una signora ha recitato il Padre Nostro in arabo e le bandiere dei diversi paesi ci hanno dilatato il cuore, facendoci sentire membri dell’unica famiglia umana. È stata insomma una celebrazione che ha lasciato nel cuore di tutti il sapore di un qualcosa che non avevamo mai sperimentato prima in modo così forte: rapporti fraterni, legami impensabili. I dirigenti della scuola l’hanno definita una giornata storica. “Ringraziamo Dio della nostra libertà – concludevano i ragazzi presenti – e ci impegniamo a non schierarci né da una parte né dall’altra, ma a stare dal lato della pace”». A cura di Gustavo Clariá (altro…)
Gen 23, 2016 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
«Lo sport può davvero cambiare il mondo e renderlo più unito». Patsy Furtado, un’allenatrice di hockey di Mumbai, che da ragazza ha giocato nella squadra nazionale indiana di hockey, parla con forte convinzione che deriva da un’esperienza altrettanto forte vissuta con i bambini di strada di questa immensa metropoli. Nel 2005 ha incontrato i Focolari e il progetto di Sportmeet attraverso un evento di Run4unity. La sua passione per lo sport e l’esperienza di unità che ha vissuto quel giorno hanno acceso in lei il desiderio di unire le forze con altri allenatori che la pensano come lei, e di contribuire a cambiare il suo ambiente, dove si vedono spesso i bambini vivere sulla strada. Aveva appena avuto modo di conoscere una casa per indigenti con 240 bambini, che la società spesso mette da parte. Ha avuto allora l’idea di cominciare ad allenarli in diverse discipline sportive: calcio, basket, hockey, atletica…Così ha iniziato tutte le mattine alle 6,30 con una sessione di allenamento di un’ora. Al principio erano presenti 20 ragazze e 30 ragazzi, senza scarpe né abbigliamento sportivo adeguato; oggi, invece, in quella casa ci sono diverse squadre, e tutti i bambini indossano scarpe sportive, con le attrezzature giuste e uno zaino personale per lo sport. Nel 2007 i ragazzi hanno iniziato a gareggiare nelle competizioni interscolastiche di Mumbai e la squadra di calcio under-12 è arrivata all’ottavo posto tra oltre 300 scuole. Questo risultato è stato anche riportato dall’Hindustan Times, uno dei principali quotidiani di Mumbai, con il titolo “United We Stand”. Elencando le numerose realizzazioni di questo progetto, Patsy sottolinea il fatto che il comportamento dei bambini è notevolmente migliorato: lo sport ha insegnato loro ad essere disciplinati e, dopo aver praticato qualche sport, tutta la loro energia si è incanalata nel modo giusto. Considerando che è naturale essere violenti e aggressivi nell’ambiente dal quale provengono, stanno acquistando nuova sicurezza cominciando ad avere rispetto di sé, a curare meglio la propria igiene e prendersi su delle responsabilità. Professano varie religioni ma non ci vedono differenze fra loro: i bambini giocano insieme come una squadra.
Nel 2009 si è tenuto il primo seminario su Sports4Peace a Mumbai. Promuovendo il dado con le 6 regole che educano alla pace attraverso lo sport, questo progetto ha catturato l’attenzione di vari allenatori ed altre persone impegnate nell’ambito sportivo a Mumbai ed altre città dell’India. “Play well”, “Hang in there”, “Look out for others”: semplici regole che sono entrate nella vita di molti giovani e adulti amanti dello sport, spingendoli ad applicarle con passione nelle loro discipline. L’idea dello sport in funzione dell’educazione alla pace è diventata parte integrante di attività culturali interreligiose promosse da diverse università, nonché in eventi diocesani di Mumbai e Pune, una città vicina conosciuta proprio per le sue numerose università. Sports4Peace è stato presentato nelle successive edizioni di Run4Unity anche a Nuova Delhi e a Mumbai nella Settimana Mondo Unito internazionale tenutasi nel maggio 2015. In quell’occasione è stato installato, sempre a Mumbai, un dado di Sports4Peace, permanente, nel giardino pubblico sul lungomare di Bandstand,: ricorda a tutti che lo sport, vissuto e giocato bene, può aiutare a promuovere la pace e la fraternità universale. Gustavo Clariá (altro…)
Gen 23, 2016 | Chiara Lubich, Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Questa casa costruita sulla roccia ci ricorderà con il suo nome (Parola di Vita) la casa sulla roccia di cui parla Gesù. Vengono venti e bufere, ma non crolla”, disse Chiara Lubich il 24 maggio 1986 inaugurando il Centro Mariapoli della sua città natale. 23 gennaio 2016: giorno di festa al Centro, oggi a lei intitolato, per ricordare trent’anni di storia, testimonianza, dialogo e comunione, alla luce del carisma dell’unità. L’evento si apre con il messaggio di Maria Voce ed un video che ripercorre questi 30 anni di storia. Seguono alcune testimonianze della presenza locale del Movimento in campo civile ed ecclesiale ed i saluti dell’arcivescovo di Trento mons. Luigi Bressan, del sindaco Alessandro Andreatta e di altre autorità. Dopo trent’anni, il Centro di Cadine ha tenuto fede alla propria vocazione: quella di essere un luogo di incontro e di formazione per quanti desiderano impegnarsi a irradiare la vita del Vangelo e a riportare con l’amore reciproco la presenza di Dio nel mondo. Un po’ di storia. Negli anni ‘70 il Movimento dei Focolari, diffuso nella regione, avverte la necessità di un centro di formazione. Dopo varie infruttuose ricerche, ci si concentra su Trento. Fatta partecipe di questo pensiero, Chiara risponde: “L’ho sempre pensato lì: è una città scelta da Dio”. Pochi mesi dopo in tutto il Movimento si vive la Parola di Vita: “Vendete ciò che avete, datelo in elemosina”. Il desiderio di mettere in pratica questa Parola del Vangelo spinge Nostra Fadanelli, aderente del Movimento, a donare 9 ettari di bosco proprio per la costruzione del Centro Mariapoli. Si affida il progetto a Carlo Fumagalli, focolarino architetto, che, con la consapevolezza di edificare un Centro nella città dove il Movimento è nato, ripercorre i passi della sua storia a Trento e nella valle di Primiero, riproducendo alcuni particolari nell’architettura della costruzione. Il progetto viene presentato all’allora arcivescovo di Trento, mons. Gottardi, il quale dice: “Questo deve essere un ‘monumentum’ a Chiara Lubich, logicamente quando lei sarà in Paradiso. E sarà il miglior monumento se, a riguardo della storia di Trento, sarà… una Mariapoli con sapore anche ecumenico”, riallacciandosi al mandato ecumenico alla città di Trento espresso da papa Paolo VI nel 1964. E conclude: “Voi avete questa missione!”. Da quel momento si mette in moto la generosità di ciascuno nel Movimento, ognuno con le sue possibilità e con l’inventiva di chi costruisce la “propria” casa. Ad ottobre 1980, mentre sono in corso le pratiche, arriva la notizia che a Roma si sta cercando una casa per il Centro Mariapoli internazionale. Tutti d’accordo si decide di donare tutto quanto raccolto fino a quel momento: una somma importante che lascia stupita Chiara stessa. Sembra una pazzia, ma al momento dei permessi per iniziare la costruzione arriva una nuova consistente somma, più di tre volte quella data, che fa sperimentare le promesse del Vangelo: “Date e vi sarà dato”. Nel 1982 si inizia così la costruzione della parte giorno: l’ingresso, le sale riunioni, la cucina e la sala da pranzo. Tanti vogliono collaborare, dando tempo e forze, e nell’ultimo anno di cantiere circa 800 persone si alternano contribuendo per tutti i lavori artigianali, di finitura e di manodopera. Memorabile il lavoro di pavimentazione a porfido della strada e del piazzale, ultimato la notte prima dell’inaugurazione. Il 24 maggio 1986, alla presenza di circa 2.000 persone, tra cui i rappresentanti delle più importanti chiese presenti in Europa, Chiara stessa inaugura il Centro Mariapoli, sottolineandone la vocazione formativa ed ecumenica, e intitolandolo “Parola di Vita”.
Dopo la morte di Chiara, avvenuta nel 2008, il 24 gennaio 2009, con una cerimonia di grande rilievo ecumenico, alla presenza di Maria Voce, succeduta a Chiara quale Presidente del Movimento dei Focolari, e di molte personalità civili e religiose, il Centro viene intitolato a Chiara Lubich. In questi 30 anni decine di migliaia di persone sono state ospiti del Centro, in gran parte membri del Movimento, ma non solo, dato che esso ha aperto le porte anche ad incontri promossi dalla Diocesi, da Movimenti Cattolici e da altre realtà associative laiche del territorio. Il Centro ospita, in particolare, convegni, scuole di formazione, gruppi vari del Movimento provenienti da tutto il mondo, che vengono per ripercorrere, a Trento e nella Valle di Primiero, l’esperienza dei primi tempi, quando tutto è iniziato. Quella che il Centro testimonia, come agli albori del Movimento, è l’urgenza di tenere viva una “palestra di dialogo” tra i singoli, tra i popoli, tra le chiese e tra le grandi religioni per ridare spazio alla fraternità. (altro…)
Gen 20, 2016 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Il 2 febbraio padre Susai Alangaram celebrerà i 25 anni del suo sacerdozio. Era sacerdote da sei anni a Tiruchirapally, Tamil Nadu, lo stato più a sud dell’India sull’oceano indiano, quando si è lanciato in un progetto con lo scopo di alleviare dalla povertà i bambini della sua parrocchia. Anni addietro aveva conosciuto il Movimento dei Focolari e si era impegnato a vivere e testimoniare l’unità con altri suoi compagni sacerdoti, in una società paralizzata dal problema delle caste. Con due suoi amici ha iniziato così un progetto di sostegno a distanza per 50 bambini, dandogli il nome di Ilanthalir, che in lingua Tamil significa “teneri germogli”, a ricordare la tenera cura necessaria per la crescita e lo sviluppo di questi bambini. Oggi i bambini poveri in vari villaggi di cinque distretti del Tamil Nadu ricevono il sostegno di Ilanthalir, su un territorio che va da 125km a sud di Tiruchirapally a 70km a nord. Dopo lo tsunami del 2004 sono stati adottati alcuni bambini di due villaggi sulla costa, che ora stanno studiando all’Università.
Il clima nel paese è molto caldo e i monsoni sono imprevedibili, rovinando spesso le coltivazioni e creando povertà tra i contadini. Quest’anno ci sono state alluvioni nel nord e siccità al centro. La povertà è la causa della diffusa analfabetizzazione e del lavoro minorile, essendo la prima preoccupazione di tante famiglie indigenti quella di guadagnare qualcosa per il sostentamento e non quella di educare i figli. Ilanthalir cerca di assicurare ai bambini le prime necessità, sponsorizzando i loro studi fino a quando trovano un impiego e possono così assistere le proprie famiglie. Quest’anno 456 bambini beneficeranno direttamente del sostegno a distanza di Famiglie Nuove e altri 300 riceveranno assistenza da Ilanthalir.
Appartenendo a varie religioni ci si assicura che tutti i bambini festeggino insieme le principali festività come Diwali (la festa della luce), Pongal (la festa della raccolta), Natale, ecc. Il mese di ottobre è dedicato alla cura dell’ambiente, e ogni centro organizza programmi per piantare alberi, pulire luoghi pubblici, ecc. Ciò che colpisce nell’esperienza di Ilanthalir è l’impatto della spiritualità dell’unità in un contesto che altrimenti si presta a favorire una cultura di sopravvivenza e isolamento. La Parola di Vita dei Focolari, un commento che suggerisce come vivere le frasi del Vangelo, viene tradotta in lingua Tamil e diffusa tra i bambini e i loro genitori, che una volta al mese si incontrano a condividere come cercano di viverle rinnovando il loro impegno. Ogni anno si vive insieme una giornata di Mariapoli con circa 300 persone a Tiruchirapally, promuovendo uno scambio fraterno tra tutti. L’impegno dei bambini di Ilanthalir di vivere in questo modo con i loro piccoli atti d’amore li trasforma in agenti di unità nelle loro famiglie e nei loro ambienti, portando nuova speranza per molti.
https://vimeo.com/155416704 (altro…)
Gen 17, 2016 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Vogliamo dare testimonianza di una esperienza trasformante che abbiamo vissuto, dal 11 al 13 dicembre 2015, alcuni membri della comunità ebraica Bet-El e gli abitanti della cittadella dei Focolari, pregando gli uni per gli altri», scrivono la rabbina argentina Silvina Chemen e Carlos Becaría e Nanni Espinosa della cittadella Lia. Uno Shabbath speciale. «Abbiamo cominciato ammassando insieme il pane per il rituale – racconta Silvina –; quindi, abbiamo (partecipato a) condiviso il momento in cui si accendono le candele di Hanuka, e abbiamo ricordato lo storico patto celebrato da Chiara Lubich e gli ebrei a Buenos Aires, nel 1998. Sotto gli alberi, cantando insieme, abbiamo atteso il tramonto per ricevere le stelle che annunciavano l’arrivo dello Shabbath; e così, abbracciati, siamo entrati nel salone che si è trasformato in una sinagoga per l’occasione. Abbiamo pregato insieme i vespri dello Shabbath ed il sabato condiviso la preghiera del mattino e la lettura del rotolo della Torah. È stato un momento sacro.
Condivisione e dialogo. «Nel pomeriggio, un momento ugualmente importante per gli ebrei – racconta Carlos – quello di partecipare alla celebrazione della messa, che si era anticipata nell’orario per andare incontro al loro desiderio di partecipazione. Nella preghiera dei fedeli una in speciale, chiedendo per la pace ed il dialogo tra noi (Comunità Bet-El e Focolari) ci ha commossi tutti. Questo sentimento d’unità si è continuato durante tutto il pomeriggio in un workshop sul dialogo, con la partecipazione di tutti i giovani cristiani che frequentano le scuole della cittadella. Abbiamo condiviso domande, dubbi, aspettative sul dialogo e le nostre diverse tradizioni, con libertà e profondità. Abbiamo concluso elaborando insieme addobbi per l’albero di Natale che contenevano scritti i nostri desideri». Congedo dello Shabbath. «Ci siamo ritrovati ancora insieme all’aperto – racconta Nanni –, per accendere le candele gli uni degli altri fino a formare un cerchio di luce; il suono del corno di Shofar, come spiega la Bibbia, accompagnava il rito perché era ancora un momento sacro». Non si è solo pregato, ma anche condiviso i talenti artistici in «una serata piena di gioia, di armonia, dove di nuovo Chiara Lubich si è resa presente attraverso un dipinto che Sofia, della comunità Bet-El, ha offerto come dono alla cittadella. Lei aveva partecipato anche all’incontro dell’anno scorso e si era sentita interpellata dal messaggio e dalla figura di Chiara», aggiunge Carlos. Domenica visita alla cittadella. «Dopo aver approfondito alcuni spunti della storia e della spiritualità del Movimento – ancora Nanni –, la visita ai diversi settori della cittadella e la conclusione all’Auditorio Vittorio Sabbione. Uno spessore nuovo nella lettura del Primo Testamento e la presenza di Dio in mezzo a noi. Quelli che rimaniamo nella cittadella non siamo più gli stessi di tre giorni fa, e quelli che ritornano a Buenos Aires partono con la gioia di aver trovato altri fratelli. E a conferma di quanto abbiamo vissuto l’espressione di una partecipante ebrea: “È la terza volta che vengo alla cittadella Mariapoli Lia. Ogni volta sono partita col desiderio di tornare. Oggi, invece, sento di esser parte di questa esperienza, questa cittadella fa ormai parte di me ed io sono parte di essa”. L’appuntamento per il prossimo anno è già fissato!». Gustavo Clariá (altro…)
Gen 16, 2016 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
La presentazione dell’edizione italiana del volume dello studioso cinese, che lavora su questi temi da anni e sta concludendo il suo Dottorato di ricerca presso lo IUS, lo scorso 8 gennaio, non poteva passare inosservata anzitutto per il luogo in cui si è svolta, la sede della Radio Vaticana a Roma. Di particolare interesse, inoltre, sono stati i contributi degli ospiti che sono intervenuti, accanto all’autore: mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede e della Radio Vaticana padre Federico Lombardi, lo storico Agostino Giovagnoli e il vaticanista Gianni Valente. Ma ciò che soprattutto si ritrova dei numerosi articoli usciti nei giorni successivi sulla stampa e in rete è soprattutto il tema dello sviluppo del cristianesimo in Cina, e lo sguardo con cui Chiaretto Yan nel volume “Il Vangelo oltre la Grande Muraglia. Sfide e prospettive del cristianesimo in Cina” (Emi 2015) legge il procedere delle relazioni con la Santa Sede alla luce della fiducia e dell’apertura al dialogo. Una lettura che ha trovato conferma anche nell’intervento di padre Lombardi, che ha ricordato alcune espressioni di papa Francesco, cariche di significato, il quale ha sottolineato pubblicamente in più occasioni “il suo desiderio di andare in Cina”: “c’è una grande libertà nel dire che c’è una ricerca di vie di dialogo con le autorità” per trovare soluzioni alle questioni ancora aperte, c’è “un grande desiderio di andare avanti”.
Esiste una sostanziale continuità di prospettiva nell’azione degli ultimi tre pontefici, da Giovanni Paolo II a Francesco. Tra gli spunti offerti da mons. Celli, un episodio vissuto in prima persona dice più di molte affermazioni la profonda attenzione e la partecipazione con cui Giovanni Paolo II ha sempre accompagnato la vita dei cristiani in Cina. “Era già sulla sedia a rotelle e mi disse: ‘Lei pensa che ce la farò ad andare in Cina?”. “Il dialogo non è facile – ha affermato mon. Celli – ma il cammino è andare avanti assolutamente”. Lo storico Agostino Giovagnoli ha sottolineato “la novità nella continuità” costituita dall’approccio più libero di Francesco nel parlare della Cina. “I cinesi percepiscono la sua determinazione nel voler cambiare i rapporti tra Cina e Santa Sede – ha osservato -. Questo dà sicurezza e spazza vie certe incertezze del passato”. Anche il giornalista Gianni Valente ha elencato una serie di aperture recenti.
Ciò che la ricerca di Chiaretto Yan mette in luce è l’attraversamento di fasi diverse che, accanto a incidenti di percorso e a momenti a volte drammatici che hanno riaperto ferite, allo stesso tempo dice un allentamento progressivo delle tensioni e la percezione di un dialogo che sta maturando, reso possibile anche dalle maggiori possibilità di comunicazione diretta, dopo il black out che aveva segnato gli anni della persecuzione. Negli ultimi venti anni, la richiesta più sentita è quella di porre fine alle fratture tra le diverse comunità ecclesiali, in nome “di un’unica Chiesa e più comunità”. È del 2007 la storica Lettera ai cattolici cinesi di Benedetto XVI, alto pronunciamento magisteriale che ha chiesto di abbandonare il conflitto interno ed esterno a favore del dialogo. Il pieno riconoscimento con cui anche papa Francesco ha suggellato tale documento non fa che confermare l’intento a proseguire nello stesso cammino. “La sfida per la Chiesa – conclude Chiaretto Yan rispondendo ad una giornalista – è sempre la stessa: testimoniare l’unità nella distinzione; in questo orizzonte, può significare anche dare sostegno alla vita di diverse comunità ecclesiali all’interno della stessa salda esperienza di comunione”. Fonte: www.iu-sophia.org (altro…)