Gen 11, 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Abbiamo appena concluso un viaggio che da Bobo-Dioulasso ci ha portato dapprima a Dorì, città all’estremo nord del Burkina Faso e poi a Niamey, in Niger. L’obiettivo era rispondere alle attese delle comunità sorte attorno allo spirito dei Focolari di condividere le esperienze e i frutti di vita che cominciano a farsi strada anche in questi Paesi del Sahel». Così inizia il racconto di Aurora e Pascal, focolarini a Bobo Dioulasso, la seconda città del Burkina Faso, sede del Movimento per quella regione. Il Burkina, con i suoi oltre 17 milioni di abitanti (50% musulmani, 30% cristiani e 20% di religioni tradizionali) è uno dei Paesi più poveri del mondo, insieme al vicino Niger, anch’esso senza sbocco al mare. «Siamo arrivati alla città di Niamey, la capitale del Niger, dove siamo stati accolti con tanta gioia dalla comunità, a cominciare dal vescovo Mons. Laurent Lompo il quale è diventato sacerdote – come lui stesso ci tiene a dire – grazie alla partecipazione alla sua prima Mariapoli. Mons. Lompo. un pastore molto vicino alla sua gente e concreto nell’amore, ci ha raccontato tante esperienze di dialogo e amicizia con i musulmani che, in Niger, sono il 93 % della popolazione (10 milioni). Qui il rapporto dei cristiani con il mondo musulmano rappresenta una vera sfida, soprattutto dopo il 17 gennaio 2015 quando, a seguito degli attentati di Parigi alla rivista Charlie Hebdo, gli estremisti islamici hanno bruciato nel Paese più di 70 chiese cristiane».
«Mons. Lompo ci ha raccomandato di andare a trovare anche Hawa, una signora che in passato aveva partecipato agli incontri del Movimento ma che per motivi familiari era diventata musulmana. Sorpresa e commossa della nostra visita, ci ha parlato della sua famiglia, dei bei momenti vissuti in Mariapoli e sentendo che presto da quelle parti ci sarà ancora una Mariapoli, ha promesso che si preparerà a parteciparvi. Era bello vedere, in lei e in tanti altri musulmani che abbiamo incontrato, la gioia di poter rivivere nella città di Maria (Mariapoli) l’esperienza dell’amore reciproco. Una gioia che abbiamo poi condiviso con il vescovo». «Ci siamo infine trovati con la piccola comunità di Niamey: persone molto profonde e con la voglia di vivere il Vangelo e di portare avanti l’esperienza dell’unità. Questa nostra visita le ha ulteriormente incoraggiate in questa strada. Una di loro, a nome di tutti, diceva: «E vero che noi in Africa ci troviamo spesso a vivere delle situazioni difficili, ma con la spiritualità di Chiara Lubich impariamo ad amare l’altro facendo nostro il suo dolore. Quanto vorrei che questo ideale di fraternità invadesse la nostra piccola Chiesa e la società del nostro Paese»! Aurora De Oliveira e Pascal Pontien Ntawuyankira (altro…)
Gen 10, 2017 | Focolari nel Mondo

31 gennaio, 1 – 2 febbraio: workshop con i giovani Liceo Basile, Brancaccio.
3 febbraio, 1° concerto: PalaOreto – Via Santa Maria di Gesù, 11, 90124 Palermo – alle ore 20:30.
5 febbraio, 2° e 3°concerto: Teatro Golden – Via Terrasanta, 60, 90141 Palermo – alle ore 18:00 – alle ore 21.00
6 febbraio: feedback con i giovani. Contatto per la vendita dei biglietti: 091 682 3793 e 328 172 3941
Gen 10, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Piotr, cosa ti ha condotto a scegliere di iscriverti a Sophia? «Mi hanno guidato verso Sophia molti fattori. Negli anni del liceo ho avuto la fortuna di incontrare un filosofo torinese che si chiamava Costanzo Preve, che mi ha avvicinato agli studi della filosofia a partire dalla mia preesistente curiosità per la politica. La sua impostazione filosofica hegelo-marxiana mi ha aperto uno sguardo sulla totalità sociale che al contempo ha reso ardua la scelta dell’università; ero indeciso tra economia, politica e filosofia, e un professore, al termine del liceo, mi aveva parlato di Sophia, anche se offriva solo corsi di laurea magistrale. Alla fine, anche per avere un “pezzo di carta” più “spendibile”, ho optato per la laurea triennale in economia a Genova». Scelta che però non ti ha lasciato soddisfatto… «L’insoddisfazione nei confronti dell’impostazione “mainstream” di molti corsi mi ha portato ad aderire alla rete internazionale di Rethinking Economics per promuovere il pluralismo economico, metodologico e interdisciplinare nell’insegnamento universitario dell’economia, fondandone una sede locale. In modo autonomo, parallelamente, ho continuato i miei studi musicali e filosofici. Inoltre sono diventato giornalista: faccio parte della redazione della testata Termometro Politico e da qualche mese dirigo la rivista di dibattito ecclesiale Nipoti di Maritain. Venendo più precisamente al punto, in questi anni ho letto alcuni saggi del preside Piero Coda e gli chiesi di visitare Sophia. Venni due volte, prima di iscrivermi. Ogni volta, la conferma della mia vocazione “sophiana” ne è uscita sempre più rafforzata». Quale percorso hai deciso di seguire e cosa ti stanno dando i primi mesi di frequenza? «Ho scelto il percorso di ontologia trinitaria, anche per la possibilità di usufruire dell’accordo con l’università di Perugia per il doppio titolo, così da ottenere, oltre a quello vaticano, anche una laurea magistrale italiana in filosofia con indirizzo didattico, che eventualmente mi aprirebbe anche la strada dell’insegnamento liceale. In questi primi mesi quasi tutti abbiamo frequentato gli stessi corsi filosofici, teologici, politici ed economici, il che consente di partire da una base comune. Questa interdisciplinarietà, nel mio caso, non è stata affatto una sorpresa, ma una scelta consapevole, deliberata. Dal punto di vista accademico, il livello di Sophia è molto elevato e mi ha dato la possibilità di approfondire argomenti di interesse personale durante i corsi. Da fine agosto vivo nella residenza, esattamente due piani sopra le aule universitarie, assieme a 9 ragazzi di ogni continente, dall’Argentina alla Cina, dalla Germania alla Tanzania, passando per il Libano. Ottima convivenza, ben organizzata anche nei lavori domestici: sin da subito ci siamo sentiti davvero fratelli, nelle piccole premure quotidiane». I tuoi progetti? Cosa intravedi? «Difficile dirlo, perché al momento non faccio altro che aprirmi nuove strade; l’obiettivo di medio termine è conseguire la laurea, ma per la tesi ho molte idee differenti e, come spesso accade, probabilmente nessuna di esse sarà quella definitiva. Dopo potrei pensare ad un dottorato, ma si vedrà. Vorrei comunque portare avanti l’attività giornalistica e, dal punto di vista lavorativo, non mi dispiacerebbe insegnare oppure trovare una posizione nel mondo dell’editoria. Ma non vorrei mai porre ostacoli allo Spirito che potrebbe spingermi anche altrove». Fonte: IUS online (altro…)
Gen 8, 2017 | Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Migranti Primi sbarchi nella nostra città. Oggi le operazioni di prima accoglienza sono state spostate nello spiazzo della palestra comunale accanto casa, per cui dal balcone posso osservare file lunghissime di migranti che, scalzi o in canottiera e pantaloncini, attendono di passare i controlli del caso. Di colpo si alza il vento e la temperatura si abbassa. Non riesco più a stare ferma, devo fare qualcosa per questi fratelli già così provati. Scendo in strada e, scorto tra gli addetti alla sorveglianza un conoscente, vengo a sapere da lui che il vestiario scarseggia. Torno a casa, con mio marito metto insieme quanto ci sembra utile e dopo vari andirivieni consegniamo tutto all’amico perché venga distribuito. Anche altri conoscenti, da noi avvisati, aggiungono roba. Sta iniziando a piovere forte, ma ormai quasi tutti sono forniti di vestiti. Tanti ricambiano con un sorriso e un “grazie”, forse una delle poche parole italiane che sanno. Raffaella (Italia) Raccolta di fondi Venuta a conoscere che in una famiglia numerosa e povera il papà aveva bisogno urgente di un’operazione ma non aveva di che pagare, ho sentito il richiamo di Gesù a fare qualcosa e con alcune amiche mi sono impegnata a fare una raccolta di fondi nella quale abbiamo coinvolto anche i colleghi di lavoro. Una volta raggiunta la cifra necessaria, ho accompagnato l’infermo all’ospedale pagando l’importo relativo alle cure. L’intervento è andato bene. Non so se la gioia di quella famiglia è stata maggiore della nostra. Penso che anche piccoli gesti del genere contribuiscano a costruire la pace. N. Y. (Giordania) Vicini di casa La nostra dirimpettaia era malata e bisognosa di molte cure. Per accudirla, il coniuge era andato in pensione prima del tempo. Mio marito ed io ci sentimmo spinti a fare qualcosa per entrambi e finimmo per diventare amici. Nella confidenza stabilitasi tra noi, si toccò anche l’argomento della fede. Venimmo a sapere che lei si era allontanata dalla Chiesa per il comportamento non corretto di qualche sacerdote; quanto a lui, preso dal lavoro, non aveva mai avuto tempo per altro. Quando raccontai come Dio si era fatto strada nella mia vita, la nostra vicina cominciò a porsi delle domande e ne dedusse che forse la stessa malattia poteva essere un ponte che Dio stava gettando verso di lei. L’atmosfera pesante e triste che aleggiava in quella casa svanì. Anche lei cominciò a curare di più il suo aspetto. Una sera suo marito mi confidò: «Per la serenità non ci sono medicine, e da qualche tempo noi usufruiamo di questo bene». L. M. (Francia) A cura di Oreste Paliotti (altro…)
Gen 7, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
Una serata ricca di varietà: dalla musica classica e pop balletto, contemplativo e groovy, musicale e buffet condiviso. Come nelle precedenti occasioni, il concerto di beneficenza è stato un progetto realizzato da Giovani per un Mondo Unito di Vienna e dalla gioventù di Mor Efrem della comunità siro-ortodossa. Circa 200 persone sono arrivate nonostante la gelida notte di dicembre e dando generosamente il loro sostegno ai rifugiati siriani. Tra gli attori, i “Singing Voices”, un coro di giovani tra cui alcuni non udenti che hanno augurato a tutti un caloroso “Feliz Navidad” con il canto e i gesti. David Watzl ha presentato “L’Aktion Weitblick” (Azione Lungimiranza), un aiuto umanitario per i rifugiati in Europa e per quelli rimasti nelle frontiere. Egli stesso ha trascorso due settimane in un campo profughi in Turchia dove, con un gruppo di volontari di Aktion Weitblick, ha organizzato dei pomeriggi di giochi per bambini, incontri sulla formazione sanitaria e tanto altro. Il gruppo di danza siriano “Ishtar” ha concluso il concerto di beneficenza coinvolgendo l’intera sala con il ritmo di una vivace musica orientale. Durante il buffet, protagonisti, visitatori e rifugiati si sono incontrati, ed è stata l’occasione per conoscersi ed approfondire di più i progetti sostenuti da ciascuno. Così, una serata di solidarietà ha trovato la sua conclusione in una calda atmosfera di fratellanza. A cura dei Giovani per un Mondo Unito di Vienna (Austria) (altro…)
Gen 4, 2017 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Per raggiungere Gan Gan, un villaggio che dista da Trelew poco più di 300 km, occorrono, bel tempo permettendo, 6/7 ore di viaggio. Si devono infatti affrontare i pendii della meseta di Chubut, che qui sono particolarmente impervi. In genere sono in pochi a visitare Gan Gan, che con i suoi 800 abitanti, a maggioranza indigeni mapuches e tehuelches, si è tristemente guadagnato la fama di “villaggio dimenticato da tutti”. Il 19 e 20 novembre scorso, proprio a Gan Gan si è tenuta una missione, con la partecipazione di persone venute da parrocchie e da realtà associative di Trelew. Durante il viaggio, la comitiva approfitta per rinsaldare la conoscenza reciproca e riflettere sul significato di questo spingersi verso i più poveri in risposta all’appello di papa Francesco. Ad attenderli, la festosa accoglienza della gente, con i suoi canti tipici, mentre un sacerdote li introduce nella realtà di questo tratto di altopiano dove sono ancora presenti miniere che vengono lavorate a cielo aperto, con gravi conseguenze per la contaminazione dell’ambiente. A fare gli onori di casa è un’anziana del villaggio, che nella sua lingua mapuche dà il benvenuto e presenta mons. Croxatto, vescovo ausiliare di Comodoro Rivadavia anch’egli venuto per la missione. Si inizia con la celebrazione di 5 battesimi. «Il sogno di uno di questi bambini, che ha già 4 anni – racconta una focolarina che fa parte della comitiva –, era di essere battezzato da papa Francesco. Il vescovo, ornato da tutti i paramenti, con grande amore gli spiega che il Papa è impossibilitato a venire fin quassù, ma che aveva conferito a lui il mandato di battezzarlo. Alla cerimonia è seguito un pranzo con cibo generosamente portato dalla gente e condiviso fra tutti». Poi i missionari iniziano a percorrere, in preghiera, l’intero villaggio: «Una processione che per gli scenari che si presentano ai nostri occhi – racconta un’altra focolarina presente – sembra una Via Crucis. La gente è disposta lungo la strada e racconta drammi di abbandono, solitudine, violenza, mancanza di giustizia: dalla mamma cui hanno ucciso il figlio, a quella il cui figlio è desaparecido, dalla poverissima casa di ricovero per anziani, alla cappella in desolante abbandono. Ciò che fa più impressione sono i volti della gente, anzitempo solcati da rughe di dolore e di stenti. Impressionante anche la quantità di persone che desiderano confessarsi. I sacerdoti ascoltano ininterrottamente le loro confessioni mentre la processione procede silenziosa. Altro momento forte è la messa della prima comunione con la cresima a 15 persone, alcune adulte e addirittura già nonne. A vedere come i sacerdoti si prodigano in questa realtà socialmente così lacerata, a come cercano di farsi vicini ai problemi della gente, tornano alla mente le parole di papa Francesco quando dice che i pastori debbono avere addosso l’odore delle loro pecore».
Nel viaggio di ritorno viene creato un gruppo whatsapp perché tutti vogliono che l’esperienza della missione non finisca qui. Molti dicono che a Gan Gan bisogna tornare, colpiti dall’esperienza forte e profonda di essersi sentiti – pastori e laici – un unico popolo di Dio. E per aver vissuto, insieme, l’esperienza di “uscire” come Chiesa per incontrare i più deboli. Toccante l’esperienza condivisa da uno dei sacerdoti che durante il pranzo comunitario era andato a far visita ai parenti di una signora di Trelew nativa di Gan Gan. «L’impatto è stato molto forte – racconta –. Erano due fratelli di 83 e 81 anni ambedue sordi: la signora al 90% e il fratello, non vedente al 100%. Vivono in una stanza di due metri per due, con i due letti disposti a L. La porta è quasi inesistente e il pavimento di nuda terra. Il freddo che entra dalla porta e quello che affiora dal pavimento, non fa che accentuare l’artrosi di cui soffre la donna. Nel cuore mi è rimasta una ferita. Penso che la missione, che pure è andata bene, non avrebbe senso se non facciamo qualcosa per dare dignità a questi indigenti». Alla sera già arrivano le prime risposte via whatsapp al parroco: «Abbiamo trovato i soldi per rifare la porta. Mandaci le misure». Fonte: Focolares Cono Sur online (altro…)