
Lahore: un attacco contro l’uomo

Foto: Flickr CC / NC_20 CNA
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Sul sito del Collegamento CH, i giorni precedenti l’appuntamento sarà disponibile il sommario delle notizie. Sullo stesso sito è possibile accedere anche alle edizioni integrali e alle singole notizie dei precedenti Collegamenti CH. (altro…)
Proteggere i minori è un dovere civico che si inscrive nel più ampio rispetto dei diritti umani. Un atto dovuto, quindi, ma anche carico di lungimiranza, proprio per il valore inestimabile che rappresentano le nuove generazioni. A scorrere i vari articoli della legge salvadoregna, entrata in vigore nel 2011, si coglie tutta la novità rispetto a quella precedente, che poneva attenzione soltanto ai casi di forti carenze come sopravvivenza, disabilità, abbandono. In questa nuova normativa, che recepisce le linee-guida dei trattati internazionali, è prevista la protezione a tutti i bambini, dal concepimento fino al 18° anno di età, garantendo adeguate opportunità per uno sviluppo integrale ed una vita ispirata ai canoni della dignità umana. Come in tanti Paesi, anche in El Salvador non sono assenti fenomeni sociali che a volte mettono a repentaglio tali principi, proprio per la tipica vulnerabilità cui è esposto il settore infanzia e adolescenza. E come in ogni altro luogo del pianeta, anche qui c’è bisogno che la popolazione collabori attivamente con le Istituzioni per salvaguardare ogni diritto umano, ma specialmente quei diritti di cui ogni bambino al mondo è portatore. È del 2014 un Documento, elaborato dal Centro internazionale dei Focolari, “per la promozione del ben-essere e la tutela dei minori” che ha suscitato in tutto il Movimento nel mondo una rinnovata sensibilizzazione a questa responsabilità. Grazie anche a tale iniziativa, la comunità salvadoregna del Focolare sta ora dando il suo valido contributo per una capillare conoscenza dei diritti del bambino e di come ci si deve disporre per promuoverne lo sviluppo integrale e il benessere psico-fisico-spirituale. Smascherando anche certe forme nascoste e sottili con le quali, involontariamente, genitori ed educatori potrebbero col loro operato danneggiarne la crescita armonica. Un’azione, quella dei Focolari, che trova ampio consenso nella locale Chiesa cattolica, che a sua volta incoraggia le associazioni ad adottare tutti i mezzi per aiutare a prevenire ogni azione che possa ledere tali diritti. Il programma formativo dei Focolari prevede una lettura della legge secondo l’ottica dell’amore evangelico, nella prospettiva di concorrere alla formazione di nuove generazioni sempre più consapevoli, libere, capaci di scelte autonome improntate ai valori. In questo programma trova spazio anche il recente “Progetto Up2me” messo a punto dai Focolari e modulato secondo le diverse fasce dell’età evolutiva. Un lavoro appassionante da fare con adulti, giovani, ragazzi e bambini, per aprire con tanti un dialogo su temi oggi più che mai sentiti. (altro…)
«A 19 anni ho lasciato la mia regione – l’Abruzzo – per studiare ingegneria aerospaziale a Pisa. È stato un percorso faticoso ma pieno di soddisfazioni: in 5 anni sono riuscito a portare a termine la specializzazione con il massimo dei voti, compreso uno stage in Germania che ha ancor più arricchito le mie competenze. Tutto ciò con il sostegno e i sacrifici della mia famiglia. Una volta laureato aspettavo con ansia di poter trovare il mio posto nel mondo del lavoro. Ma ho dovuto fare i conti con la disoccupazione giovanile, che nel nostro Paese è del 40%, e con aziende che quando va bene offrono soltanto contratti a tempo determinato o consulenze con pagamenti a scadenza trimestrale se non addirittura semestrale. Dopo qualche mese speso a inviare invano il mio curriculum, ho iniziato a pensare che forse dovevo propormi in altre applicazioni industriali. Oppure emigrare. Inaspettata, però, ricevo una proposta da un’azienda che rappresenta in Italia il principale Consorzio Europeo costruttore di missili e tecnologie per la difesa. L’idea di un vero colloquio di lavoro, in un’azienda importante come questa, era molto allettante. Dopo un positivo approccio telefonico sono stato invitato al colloquio in sede col personale tecnico. L’ambiente era giovanile e stimolante; l’azienda seria e di elevata professionalità. La progettazione di missili non rispecchiava affatto i principi in cui credo ma dentro di me cullavo la speranza che mi venisse offerto un impiego che non mi coinvolgesse nella fabbricazione di armi. Il colloquio è andato bene: dopo appena una settimana, fra i tanti candidati, sono stato richiamato per formalizzare l’assunzione. Con la precisazione che si trattava di un incarico direttamente legato alla produzione di missili. Mi sentivo con le spalle al muro. Da una parte c’era un posto fisso, con un contratto a tempo indeterminato, un buonissimo stipendio ed una sicura possibilità di carriera. Dall’altra c’era il mio credo di cittadino, ma prima di tutto di uomo, impegnato nella costruzione di una società non-violenta, basata sul rispetto dei diritti umani, sulla giustizia sociale, sul giusto equilibrio tra bisogni umani, ambiente e utilizzo delle risorse. Ho sempre creduto infatti in una società nella quale l’ambizione di alcuni non vada a calpestare la dignità dell’altro e il successo economico non sia la scusa per dimenticarsi dell’essere umano. A complicare la valutazione si aggiungevano i colleghi di studi che mi spingevano ad accettare senza badare a questi miei moralismi, ribadendomi l’incontestabile tesi che un ragazzo di 25 anni neolaureato non può permettersi, di questi tempi, di rifiutare un lavoro così vantaggioso. E con mille argomentazioni cercavano di pormi di fronte alla realtà sottolineandomi quanto fossi fortunato e… incosciente! Non ultimo, con questo lavoro avrei potuto sgravare la mia famiglia dall’impegno a continuare a mantenermi. A giocare un ruolo decisivo, oltre alla mia coscienza, sono state le persone a me più vicine: la famiglia, la mia ragazza e i Giovani per un mondo unito con i quali mi sono formato. E che hanno fatto maturare dentro di me l’idea – che diventava sempre più chiara – che per costruire una società solidale e non-violenta occorre operare concretamente, testimoniando e pagando di persona. Era il mio momento per poterlo fare. Ho risposto all’azienda che non potevo proseguire la trattativa, precisando con trasparenza i motivi. Indubbiamente non è stata una scelta facile, specie perché non avevo altre offerte tra le mani. Ma non mi sono fatto fermare da ciò. Ho continuato la mia ricerca e dopo alcune settimane, sono giunte altre proposte che mi hanno portato dove sono oggi, felicemente soddisfatto del lavoro che svolgo a Torino come ingegnere aeronautico nel settore civile». Fonte: Città Nuova Leggi anche: “Armi, no grazie” (altro…)
«Il 13 marzo scorso la Costa d’Avorio e il mondo intero hanno appreso con stupore che la città balneare di Grand-Bassam era stata duramente colpita da sconosciuti e che era ancora difficile contare il numero delle vittime», scrivono Jeanne Kabanga e Damase Djato, dei Focolari ad Abidjan. «Si può immaginare la carneficina, perché durante il weekend molte persone arrivano lì da Abidjan, città situata a 40 km e da altre parti della regione, per riposare su questa spiaggia di fronte all’Hotel chiamato «l’étoile du SUD». È un luogo frequentato soprattutto da turisti di ogni provenienza. Grand-Bassam – ricordiamo – è stata la prima capitale della Costa d’Avorio ed è classificata come patrimonio mondiale dell’UNESCO».
Mons. Joseph Spiteri