Movimento dei Focolari
La nascita al cielo di Dori Zamboni

La nascita al cielo di Dori Zamboni

Dori Zamboni

Dori Zamboni

“Scrivo, (dettando) il mio ricordo per voi. La mano non va più, ma la testa pensa e prega per voi tutti mano a mano che mi venite alla mente con le vostre gioie, coi vostri dolori e con i vostri problemi”. È l’incipit di una lettera di Dori di pochi giorni fa, per il Natale 2015, ai suoi “carissimi amici”, quelli conosciuti nell’arco di una vita, e che ha cercato di raggiungere in tutto il mondo. Doriana Zamboni, conosciuta semplicemente come “Dori” era nata a Trento nel 1926 e aveva incontrato Chiara Lubich giovanissima, ancora studente – ribelle – delle scuole superiori, che da lei prendeva lezioni di filosofia. Era il 1943, data dell’inizio dell’avventura spirituale che avrebbe portato alla nascita del Movimento dei Focolari. “La Madonna e Gesù vi aiuteranno anche attraverso la mia preghiera – continua la sua lettera – Gesù ha detto: “Chiedete e vi sarà dato”… E anche se non conosco i vostri bisogni, li metto nel cuore di Lei affinché manteniate fedele l’amore a Gesù in croce abbandonato”. Questa “fedeltà” ha segnato la vita di Dori: è stata lei, infatti, la prima a cui Chiara – il 24 gennaio 1944 – ha confidato l’intuizione sul massimo dolore di Gesù, quello dell’abbandono in Croce, che diventerà presto il segreto e il caposaldo della vita di Chiara, e di quanti avrebbero condiviso questo cammino. “Rimanete nel mio amore” (Gv 15,9) è la parola del Vangelo che Chiara le aveva indicato come guida per la sua vita, e che meglio rispecchiava il suo essere. E in questo amore, radicato in Dio, Dori ha girato il mondo per testimoniare e diffondere l’ideale dell’unità: nel 1956 è in Francia, nel 1965 in Inghilterra, nel 1971 in Belgio, aprendo, insieme ai nuovi Focolari, nuove vie nel cammino ecumenico e nel dialogo con la cultura. Ha seguito nel loro percorso umano e spirituale migliaia di persone: dal 1976 la fondatrice dei Focolari le affida l’accompagnamento della branca dei Volontari di Dio – laici impegnati nel sociale – e lo sviluppo del Movimento Umanità Nuova. Nell’équipe che nel 1956 ha dato vita a Città Nuova è dunque tra i pionieri dell’editrice e rivista dei Focolari, e tra le prime firme su quelle pagine. Dori ha sempre incoraggiato e sostenuto il lavoro della redazione, fino agli ultimi giorni. “Dovunque siate, ricordatevi di me, perché la mia salute indietreggia e vorrei che essa fosse nella preghiera di tanti per aiutarmi nella scaletta… Vi sento tutti vicinissimi e desiderosi di aiutarmi a sopportare e offrire quello che Dio mi manda”, scrive ancora Dori. E così, circondata dall’affetto e dalle preghiere di chi l’ha assistita fino all’ultimo, la mattina del 26 dicembre si è spenta serenamente. Ne dà l’annuncio a tutto il Movimento dei Focolari la presidente Maria Voce, esprimendo la riconoscenza per la sua vita e l’invito a unirsi a questa preghiera corale. I funerali si svolgeranno al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo (largo G.B. De la Salle) lunedì 28 dicembre alle ore 10.30. Intervista a Dori di Oreste Paliotti – Città Nuova Intervista a Dori su “la scoperta di Gesù Abbandonato” (altro…)

Natale, spirito di famiglia

Natale, spirito di famiglia

https://vimeo.com/33913534 «Se oggi dovessi lasciare questa terra e mi si chiedesse una parola, come ultima che dice il nostro Ideale, vi direi – sicura d’esser capita nel senso più esatto –: “Siate una famiglia”. Vi sono fra voi coloro che soffrono per prove spirituali o morali? Comprendeteli come e più di una madre, illuminateli con la parola o con l’esempio. Non lasciate mancar loro, anzi accrescete attorno ad essi, il calore della famiglia. Vi sono tra voi coloro che soffrono fisicamente? Siano i fratelli prediletti. Patite con loro. Cercate di comprendere fino in fondo i loro dolori. Fateli partecipi dei frutti della vostra vita apostolica affinché sappiano che essi più che altri vi hanno contribuito. Vi sono coloro che muoiono? Immaginate di essere voi al loro posto e fate quanto desiderereste fosse fatto a voi fino all’ultimo istante. C’è qualcuno che gode per una conquista o per un qualsiasi motivo? Godete con lui, perché la sua consolazione non sia contristata e l’animo non si chiuda, ma la gioia sia di tutti. C’è qualcuno che parte? Lasciatelo andare non senza avergli riempito il cuore di una sola eredità: il senso della famiglia, perché lo porti dov’è destinato. Non anteponete mai qualsiasi attività di qualsiasi genere, né spirituale, né apostolica, allo spirito di famiglia con quei fratelli con i quali vivete. E dove andate per portare l’ideale di Cristo […], niente farete di meglio che cercare di creare con discrezione, con prudenza, ma decisione, lo spirito di famiglia. Esso è uno spirito umile, vuole il bene degli altri, non si gonfia… è, insomma, la carità vera, completa. Insomma, se io dovessi partire da voi, in pratica lascerei che Gesù in me vi ripetesse: Amatevi a vicenda… affinché tutti siano uno».  Chiara Lubich (La dottrina spirituale – Città Nuova Ed. pp.92-93) (altro…)

Natale in Siria

Natale in Siria

20151221-01«La vita di ogni giorno varia, perché il pericolo è variabile. In alcuni giorni non succede niente e puoi dimenticarti che c’è la guerra. In altri può succedere che quando vai al lavoro, tu venga colpito da pallottole vaganti, o vedere scontri o addirittura bombe che piovono all’improvviso sulla gente e su quartieri civili». A parlare è Pascal, libanese, del Focolare di Aleppo, che vive in Siria da alcuni anni. Nonostante la guerra. «Come ci stiamo preparando al Natale? Le nostre comunità hanno pensato soprattutto ai bambini, perché le famiglie, nonostante sia una festa molto sentita in Siria, non riescono più a vivere la gioia del Natale. Così i giovani hanno fatto tante attività per raccogliere fondi che, uniti agli aiuti ricevuti dall’estero, hanno consentito di ampliare il loro progetto di ridare il senso del Natale ai bambini e alle loro famiglie. A Kafarbo (nei pressi di Hama) si faranno visite alle famiglie nei bisogno in piccoli gruppi, portando doni e cibo. Ad Aleppo, oltre alle visite nelle case, si farà una festa per una 70ina di famiglie. A Damasco, dove ci sono più potenzialità, hanno organizzato un concerto di Natale nella cattedrale maronita e una cena per 250 persone con canti e giochi…». Ma perché si scappa dalla Siria? «Per due motivi principali, spiega Pascal. Il primo è la paura del futuro. Tanti hanno perso tutto e non hanno più la possibilità di vivere con dignità. Partono per cercare lavoro altrove, anche perché i siriani sono grandi lavoratori. Il secondo motivo è una guerra che perdura da quasi 5 anni e che ha già portato 250 mila morti. Ogni giorno si combatte affinché lo stato islamico non prenda tutta la Siria e così tanti uomini perdono la vita. La gente vede l’assurdità di questa guerra. Sente tanti potenti parlare di pace e poi continuare a dare il loro appoggio allo stato islamico. I giovani siriani vorrebbero difendere la loro terra, ma sanno di andare incontro alla morte sicura». Con l’escalation di violenza, voi focolarini non avete mai ripensato alla scelta di rimanere in Siria? «No, mai. È così importante la presenza del Focolare! Solo la presenza, anche senza fare niente. Sentiamo che Dio ci ha messi qui per essere segno che tutta la Chiesa nel mondo è con loro e che il Male non avrà l’ultima parola. In questi anni abbiamo condiviso così tanto – le cose brutte della guerra con perdite umane o partenze all’estero di persone care, ma anche le gioie che non mancano perché ogni giorno tocchiamo con mano l’intervento di Dio – che sentono che facciamo parte di loro e noi li sentiamo parte di noi. Noi non siamo obbligati a restare; le nostre ragioni non sono razionali, ma affettive, del cuore perché nel restare in posti come Aleppo c’è niente di razionale.Le famiglie siriane che rimangono lo fanno per il legame alla loro terra, alla loro gente, perché tutto potrebbe dire: vai! Giorno per giorno le cose si riducono sempre più, viene meno il futuro, vedi l’essere umano ridotto a niente. Qualcuno rimane per una scelta d’amore, per dare testimonianza. Ad esempio per portare avanti una scuola per i bambini sordomuti, o per sostenere la Caritas, la Mezz luna siriana o altre ONG che tanto fanno per dare dignità alla gente. Vivere per gli altri, dà il senso dell’esistenza, dà senso al tuo essere uomo e cristiano». Qual è il messaggio dei siriani per il Natale? Gli uomini da soli sono incapaci di fare la pace. Ma abbiamo una chance: chiederla a Dio e chiederla insieme. A Lui tutto è possibile. ChiediamoGli di darci un cuore misericordioso, capace di rispetto, di dialogo, di speranza. E a tutti gli uomini di buona volontà chiediamo di non risparmiarsi nel costruire la pace là dove sono e di influire sui potenti perché cessi l’odio e torni la pace”. (altro…)