Giu 4, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
L’Italia dell’Economia civile è il titolo del primo convegno nazionale promosso dalla Scuola di Economia Civile (SEC), che ha sede al Polo imprenditoriale Lionello Bonfanti (Burchio – Figline e Incisa Valdarno –FI). Obiettivo del convegno che si terrà dall’11 al 13 giugno prossimi è la misurazione del valore, o meglio, dei valori civili dell’impresa, intesa come attore di prim’ordine nella costruzione del bene comune, luogo di relazioni autentiche che generano benessere sociale, spazio che pone al centro la persona con i suoi talenti, le potenzialità al servizio della comunità, del Paese. Il 13 giugno sarà presente il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti, che interverrà sul ruolo dell’impresa nella costruzione di un welfare a misura della persona e della società civile. Tra i relatori ci saranno gli economisti Stefano Zamagni (Università di Bologna), Luigino Bruni (LUMSA), Enrico Giovannini e Leonardo Becchetti (Università di Roma Tor Vergata), Pier Luigi Sacco (UIAV Venezia), Elena Granata, docente in Tecnica e pianificazione urbanistica ( Politecnico Milano), Helen Alford, preside della facoltà di Scienze sociali (Pontificia Università San Tommaso d’Aquino – Angelicum di Roma), Aldo Bonomi (fondatore del Consorzio AAster, Consorzio Agenti di Sviluppo del Territorio) e i dirigenti Cesare Vitali (Banca Etica), Claudia Benedetti (Federcasse) e Luca Raffaele (Grandi imprese e PMI). “Come riconoscere e misurare tali valori? – si domanda Silvia Vacca, imprenditrice e presidente SEC. – Oggi l’economia ma anche la nostra quotidianità, sono regolati dal PIL e dagli indicatori del bilancio. Indicatori parziali che raccontano solo una parte molto limitata dell’azione dell’impresa sul territorio che di fatto si traduce anche in posti di lavoro, ricaduta produttiva, indotto, sostenibilità ambientale, ecc. . Tutto questo come lo misuriamo? In questo convegno vogliamo approfondire il grande tema della responsabilità d’impresa e inquadrare quegli indicatori che stabiliscono in quale misura un’impresa può dirsi “civile”, in quanto produttrice di valori quali bene comune, civiltà, rispetto dell’ambiente, della persona, qualità della vita”. Il convegno, che d’ora in avanti avrà cadenza annuale, giunge a due anni dall’inizio dei corsi, durante i quali la Scuola di Economia civile ha formato oltre un centinaio tra dirigenti d’impresa, di banche, di organizzazioni, docenti, liberi professionisti, dipendenti, studenti universitari, alla prassi e alla promozione di una cultura d’impresa e di mercato civile e civilizzante, che pone al centro dell’agire economico la persona, i suoi bisogni, le sue aspirazioni e contribuisce alla sua “fioritura” e al suo sviluppo umano integrale. Il convegno è aperto a tutti gli interessati. Programma Per informazioni e prenotazioni: Tel. 055/8330400 – segreteria@scuoladieconomiacivile.it – www.scuoladieconomiacivile.it Ufficio stampa: Stefania Tanesini – Mob.: +39 3385658244 www.scuoladieconomiacivile.it http://www.pololionellobonfanti.it
Giu 4, 2015 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Con una cerimonia tenutasi sabato 30 maggio, è stata intitolata a Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei focolari e cittadina onoraria di Rimini, la rotatoria posta tra via Savonarola, viale Giacomo Matteotti e via dei Mille, prospiciente il complesso universitario “Navigare Necesse”. “Atto d’attenzione a una figura importante legata alla nostra città – ha detto l’assessore ai Servizi Generali del Comune di Rimini Irina Imola che ha aperto la cerimonia -. Ringrazio per questo tutte le autorità presenti e i tanti che dall’opera di Chiara Lubich hanno tratto insegnamento e conforto.” Nel 1997 la Municipalità di Rimini volle conferire a Chiara Lubich la Cittadinanza onoraria “per la sua opera di costruzione – si legge tra le motivazioni espresse dal Consiglio Comunale della città – di una civiltà dell’amore, della tolleranza e della solidarietà tra i popoli.” Fonte: Altarimini online (altro…)
Giu 4, 2015 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Si discute di gender nel mondo occidentale; nei paesi in via di sviluppo preoccupa il dramma dello sfruttamento; in Medio Oriente i diritti delle donne e la pace. Ancora in occidente, costrette a scegliere tra lavoro e famiglia; vite che subiscono violenza… Sono alcune delle sfide e problematiche – differenti a seconda delle varie zone geografiche – in discussione alle Nazioni Unite, in vista della nuova agenda per gli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile da attuare dopo il 2015 (data entro la quale i 193 stati membri si erano auspicati di raggiungere i famosi Obiettivi del millennio). Sfide e problematiche discusse anche nei tre giorni promossi dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace (Roma, 22-24 maggio 2015), in collaborazione con l’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche e la World Womens’ Alliance for Life and Family. Non solo una panoramica sulle questioni più urgenti legate alle condizioni della donna, neppure solo un momento di denuncia delle violazioni della sua dignità e dei suoi diritti. Le 120 donne provenienti da diversi paesi del mondo hanno voluto offrire un contributo di esperienze e idee, tradotte poi in un documento finale verso la nuova agenda delle Nazioni Unite per lo Sviluppo post-2015. Nel suo messaggio al Cardinale Turkson, presidente di Giustizia e Pace, papa Francesco ha voluto proprio dare voce alle istanze promosse dall’universo cattolico femminile nei processi internazionali, invitando quanti sono «impegnati nella difesa della dignità delle donne e nella promozione dei loro diritti» a lasciarsi «guidare dallo spirito di umanità e di compassione nel servizio al prossimo». «Così – continua il papa – farete emergere i doni incommensurabili di cui Dio ha arricchito la donna, facendola capace di comprensione e di dialogo per ricomporre i conflitti grandi e piccoli, di sensibilità per sanare le ferite e prendersi cura di ogni vita, anche a livello sociale, e di misericordia e tenerezza per tenere unite le persone». I contributi spaziavano da: antropologia femminile, donne e educazione, donne e dialogo interreligioso, tecnologie legate alla vita e alla procreazione, i diritti umani, donne e lavoro agricolo, impresa e finanza ecc., seguiti poi da lavori negli atelier tematici (termine che richiama all’arte del “lavoro artigianale” di finezza e laboriosità, proprie delle donne) sugli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, per una elaborazione di proposte. Rita Mousallem, co-direttrice del Centro per il dialogo interreligioso del Movimento dei Focolari, è intervenuta sul “Dialogo interreligioso, via per una pace duratura. Ruolo delle donne”, rifacendosi anche alla propria personale esperienza di cristiana in Medio Oriente. Nelle diverse interviste a lei rivolte, ha ribadito la capacità di ascolto, caratteristica tipica della donna, che dà la possibilità di entrare nell’interiorità di sè e negli altri; di saper soffrire e sperare fino all’ultimo, perché – essendo madre – sa molto bene quanto valga la vita. Questi aspetti, insieme ad altri, fanno parte di quel “genio femminile” – ricordato anche da papa Francesco – dono e bellezza tipica della donna, chiamata a dare suo contributo nella società odierna, a beneficio di tutti. Leggi anche:.Aleteia. (altro…)
Giu 3, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Per guardare al futuro, l’ultima mattinata ha visto il Congresso rivolgere lo sguardo particolarissimo alle nuove generazioni. Dalle prime battute, Anouk Grevin – Docente di Management presso l’Università di Nantes e membro della Commissione internazionale EdC – coinvolge i presenti: “Quando nasce un bambino, tutta la comunità ne prende cura, il figlio che nasce è di tutti”, scoppia un applauso perché questa affermazione rappresenta uno dei valori più cari ai popoli africani (“per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio” ndr). Poi spiega: “Con i giovani che hanno frequentato la International EoC School, abbiamo vissuto dei sogni meravigliosi”. Con tanto entusiasmo Anouk fa il giro della sala; le pareti sono tappezzate dai progetti dei giovani, i loro sogni, e Anouk li legge. Con una creatività singolare e con una passione difficilmente descrivibile, questi giovani presentano i loro progetti: alcuni sono già in via di realizzazione, altri sono ancora soltanto “sogni”, ma per loro non importa! Alla sua domanda: “Vogliamo lasciarli soli?”. La risposta dalla sala è immediata, altrettanto appassionata e coinvolgente: alcuni imprenditori si succedono al microfono per esprimere il desiderio e l’impegno nel farsi primi sostenitori di questi sogni. John Mundell lancia un appello ai suoi amici:aprire le proprie aziende per introdurre le nuove generazioni al mondo di lavoro: “L’esperienza nelle imprese EdC fa sperimentare la ricchezza dei rapporti veri oltre la professionalità!”
Le vicende di vita vissuta di imprenditori -soprattutto giovani- da varie parti del mondo fanno intravedere un futuro migliore: dall’Italia, all’Argentina, al Paraguay, fino alla presentazione di una tesi sull’EdC di una giovane brasiliana che sta per concludere gli studi all’Istituto Sophia. Se oggi, lo sguardo è rivolto al futuro-presente, è anche un momento importante di impegni forti e vincolanti: “Dobbiamo prometterci di non tornare mai più indietro – è l’augurio di Luigino Bruni – In questi giorni abbiamo vissuto dei miracoli, le nostre storie di vita vanno annunciate a tutti. L’Edc non è un bene di consumo, ci sono tante persone nel mondo che aspettano. Dobbiamo continuare ad essere dei “produttori” di comunione e non solo dei suoi consumatori”. Il documento finale è un richiamo forte. La promessa di spendere la propria vita per una economia di comunione. A questo punto gli imprenditori vogliono lasciare un segno del loro impegno personale che si materializza in un “patto”, che, liberamente, chi se la sente sigilla con una firma.
A “chiudere” il Congresso è Genéviève Sanzé: “Si dice che le cose belle finiscono, ma penso che dobbiamo cambiare questa frase. Abbiamo vissuto un Congresso così fraterno, così gioioso, non può finire, ora incomincia veramente la nostra corsa, è il momento di uscire, ed andare verso il mondo”.
Una impresa non basta, in analogia con“una città non basta”, uno degli scritti più noti di Chiara Lubich, nutre la riflessione finale di questi cinque ricchissimi giorni, e accende la passione per vivere un grande sogno, vedere il mondo “invaso” delle imprese EdC. “Con un Dio che ti visita ogni mattina, se lo si desideri, una città è troppo poco … punta più lontano: al tuo paese, al mondo. Che ogni tuo respiro sia per questo; per questo ogni tua azione…”. Fonte: edc-online.org (altro…)
Giu 3, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«L’Economia di Comunione è tornata in Africa. Siamo venuti qui da tutto il mondo attratti dalle benedizioni e dalle ferite di questo grande continente, per guardare l’economia mondiale dalla prospettiva africana. Anche per lasciarci istruire da questi popoli, dalla loro grande vocazione alla vita, alle relazioni sociali, all’incontro. Dell’Africa mi ha sempre colpito la sua capacità generativa, la sua vita. C’è molta danza in Africa, molta festa, soprattutto danza di donne. Come nella Bibbia, dove molte volte le donne danzano. E, ciò che è stupendo, in Africa si vedono molti anziani, molte donne anziane danzare. Oggi in Europa e nei paesi del Nord del mondo è molto raro vedere donne e uomini anziani far festa per gratuità e per la gioia della vita in comunione. E questo perché la nostra cultura del consumismo e della finanza non li fa danzare. Siamo venuti in Africa anche per imparare a danzare, giovani, bambini, adulti e anziani. L’Africa ha certamente una vocazione a generare vita, in tutte le sue dimensioni. La fraternità con la terra e con la natura è un grande valore delle culture africane. Questo è uno dei doni che l’Africa fa a tutta l’Economia di Comunione nel mondo, e molti altri li dovremo scoprire insieme nei prossimi anni e nelle prossime generazioni. Quali sono i messaggi che dall’EdC possono arrivare all’Africa di oggi? Le vie africane alla proposta di Chiara Lubich, nascerà dall’Africa in comunione con tutto il mondo. Il primo contributo che l’EdC vuole portare all’Africa è uno sguardo di stima per quello che l’Africa è già e non solo per quello che dovrà diventare. La prima forza dei popoli sono i loro sogni, soprattutto quelli collettivi e quelli dei poveri. Ridiamo tempo alle nostre storie, grandi e piccole, e da lì ripartiamo verso una nuova terra. “Generare” è molto legato ad una parola economica importante, per l’Africa e per tutti: innovazione Un primo messaggio che ci arriva dalla logica dell’innovazione-germoglio si chiama sussidiarietà: le nostre mani e la tecnologia possono solo sussidiarla, cioè aiutare il germoglio a fiorire; non possono inventarlo. Le innovazioni economiche e sociali dell’Africa, nasceranno prima di tutto dal suo humus, dalla sua terra e non da mani esterne. L’EdC è dono di occhi capaci di vedere germogli dove gli altri vedono solo deserti. Qui nelle terre africane, ci sono molti giovani che si sono messi in cammino, spesso insieme: è da questi germogli che dobbiamo imparare a vedere la foresta. L’energia essenziale in tutte le riprese è la fame di vita e di futuro dei giovani e dei poveri, che qui in Africa è abbondante. Perché i poveri e gli esclusi possano diventare motore di cambiamento di un paese essenziale è il ruolo delle istituzioni, istituzioni politiche, istituzioni economiche. Dall’EdC stanno nascendo nuove istituzioni finanziarie. Ma le banche e tutte le istituzioni possono solo aiutare le innovazioni economiche, non crearle né inventarle. Senza persone con creatività, talento, competenze e passioni, non si dà vita a nessuna esperienza di nuova economia. È necessario che ciascuno attivi la propria capacità innovativa e, se può, si metta assieme ad altri che hanno la sua stessa voglia di fare e di creare. Il nostro sogno è di creare anche qui alla cittadella “Mariapoli Piero” una di queste istituzioni. Un centro che possa essere un ‘luogo della fiducia’ per accompagnare e servire le nuove idee EdC che nasceranno, soprattutto da parte dei giovani». Leggi l’intervento integrale di Luigino Bruni (altro…)
Giu 1, 2015 | Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Roberto Catalano (a destra) con accanto la Sig.ra Minoti Aram, dello Shanti Ashram in Combiatore (India), e altri amici indù (foto di repertorio).
«Cinquant’anni fa ero un ragazzino e mai avrei immaginato di poter vivere un’avventura così affascinante come quella del dialogo, sulla strada aperta da Nostra Aetate [il profetico documento conciliare che ha segnato l’apertura della Chiesa ad un dialogo costruttivo e positivo con le diverse tradizioni religiose del mondo]. Guardando a ritroso non posso non essere riconoscente a Dio, ma anche a decine di persone incontrate su questa strada, che mai avrei immaginato di percorrere. A cominciare dalla mia famiglia, dove ho imparato che dialogare è sempre meglio che scontrarsi, con i compagni universitari della contestazione degli anni settanta, con giovani dei movimenti cattolici dove sono cresciuto, con il mondo del lavoro dove mi sono inserito ancora ventenne e, poi, con persone dell’Asia, delle Americhe, dell’Africa e di diverse parti del mondo, compresa la Nuova Zelanda e l’Australia Una ricchezza immensa, su una strada che il mondo nel 1965 non poteva nemmeno immaginare». È un ricordo personale, a margine del convegno per celebrare i cinquant’anni della conclusione del Concilio Vaticano II (Georgetown, Washington, 22-24 maggio), organizzato da Ecclesiological Investigation, un gruppo di teologi che si incontrano una volta l’anno e discutono su un argomento particolare. Quest’anno, il tema scelto è Vatican II, Remembering the future, e non mancano rappresentati provenienti da Roma, tra cui il card. Kasper ed il Card. Tauran.
«La conferenza è di grande valore – continua Roberto Catalano -: interventi in plenaria, ma anche sessioni parallele di grande spessore teologico e culturale. Grande apertura umana ed intellettuale, desiderio di approfondire un evento come il Concilio da diversi punti di vista: geografico senza dubbio, ma soprattutto di prospettiva e di contenuti. Ci sono interventi che cercano di contestualizzare quanto e perché avvenuto fra il 1962 ed il 1965. Altri hanno affrontato l’aspetto storico che ha portato allo svolgimento dell’evento conciliare. Ma sono state importanti anche le letture su quanto successo dopo e di come questi cinquant’anni non siano stati sufficienti alla sua realizzazione. Le opinioni si susseguono in un clima di grande ascolto, interesse e apertura intellettuale e spirituale». «Pur fra le diverse posizioni, il Concilio esce da questi giorni di studio a mezzo secolo dalla conclusione, come un evento che ha cambiato la Chiesa e l’umanità. Colpisce soprattutto la dimensione profetica che ha caratterizzato soprattutto i documenti che sono stati promulgati al termine dell’assise conciliare». E proprio su questa dimensione della profezia si è fondato anche il suo intervento, sul ruolo di alcuni movimenti, come i Focolari e Sant’Egidio, nell’attualizzazione di Nostra Aetate. Dialogo come dovere, dialogo come cultura dell’incontro, dialogo come pellegrinaggio e dialogo come pensiero aperto ed empatico sono alcuni dei punti sviluppati da Catalano. Una delle giornate del convegno è stata dedicata interamente all’ecumenismo e a quanto il Concilio ha significato per questo aspetto. Si sono susseguiti interventi di cattolici, luterani, presbiteriani, ortodossi e episcopaliani: «Non sono mancati toni scuri per appuntamenti mancati e per ostacoli che ancora restano per una vera comunione fra le varie Chiese. Ma l’intervento più significativo sottolineato da alcuni minuti di applauso scrosciante all’interno della National Cathedral (episcopaliana) è stato quello del cardinale Walter Kasper che, dopo un’analisi magistrale della storia e degli aspetti teologici della questione ecumenica, ha concluso con il suo ottimismo pragmatico ma di grande respiro: “Unity perhaps has already started!” [l’unità forse è già cominciata]». «Ci si rende conto – conclude – di come in questi 50 anni si siano fatti passi avanti enormi e che l’unità non sarà mai un ‘ritorno’ o una unificazione, ma una ‘comunione’». http://whydontwedialogue.blogspot.it/ (altro…)