Movimento dei Focolari
Camerun, rischiare per il bene comune

Argentina: creare cultura EdC

“Un giorno, tanti anni fa, percorrendo la strada per andare al lavoro, mi resi conto che non ero un imprenditore felice”. Con queste parole è iniziata la testimonianza di Armando Tortelli, imprenditore brasiliano, lo scorso 27 settembre nella sede dell’Ordine degli Avvocati della Città di Paraná. Si è così aperta il 32º incontro di impreditori EdC argentini, proseguito poi nel Centro Mariapoli “El Salvador”. Questo fatto raccontato da Armando costituisce un momento di svolta nella sua vita. Nonostante fosse un imprenditore di successo e avesse una bella famiglia, lui si sentiva insoddisfatto. Proprio allora, si era nel ’91, arrivò Chiara Lubich a lanciare la sfida dell’Economia di comunione, che Armando accettò con la consapevolezza che questo impegno sarebbe stato affascinante ma non semplice e avrebbe capovolto tutta la sua vita. Oggi, assieme alla moglie Roselí e ai 5 figli, gestiscono 4 aziende. Una di esse distribuisce medicinali. “Ma come si produce una nuova cultura? – si chiedeva Armando -. Con l’esempio. Come fa il Papa. Se un imprenditore vuole generare una nuova cultura deve dare esempio”. Il Sabato e la domenica hanno girato attorno al tema centrale dell’incontro: “L’economia di comunione come espressione dellacultura del dare”. La Lic. Patricia Santoianni ha esposto un interessante sviluppo antropologico sulla cultura del dare nei popoli indigeni, mettendo in rilievo che soltanto chi dona ha un nome, un volto. Solo chi dona è. E più dona, più è. Ci sono stati anche dei workshop, alcuni in gruppo e altri individuali per riflettere sui passi a seguire per vivere in profondità l’EdC. Un ricco incontro con presenza di credenti e non credenti, come Rogelio, che si è iscritto perché ha saputo dell’incontro leggendo il giornale, di giovani e adulti, di imprenditori, studenti, lavoratori e disoccupati, con ideologie politiche molto diverse. In totale 110 partecipanti venuti da tutta l’Argentina e in 13 dal Paraguay, ma tutti quanti aperti alla più grande realtà latinoamericana. “Terra, terra… cielo, cielo” si poteva leggere nell’invito a questo incontro. Amiamo Colui che è in cielo amando coloro che sono in terra. Questa è la comunione. Quindi arrivederci nel 2014 … o prima … in qualunque posto al mondo dove ci incontri la comunione! (In collaborazione con Carolina Carbonell) (altro…)

Camerun, rischiare per il bene comune

Ero in carcere e siete venuti…

Ho bisogno di Dio. Tu hai bisogno di Dio. Tutto il mondo ha bisogno di Dio. Questo pensiero mi ha suscitato una domanda: come fare per incontrare Dio? Come fare per avere un rapporto personale con Lui? Leggendo il Vangelo e ascoltando alcune persone che si erano poste lo stesso interrogativo, ho capito che è importante pregare e amare il prossimo. Due cose che hanno rivoluzionato la mia vita. Senza la preghiera e l’amore al prossimo non sarebbe nato, infatti, il Progetto Sempre Persona”. Di cosa si tratta? Circa 18 anni fa un amico mi ha chiesto un favore: “Ho ricevuto 6 indirizzi di detenuti, potremmo scrivere a 3 io e agli altri 3 tu, così cerchiamo di dar loro un po’ di conforto”. Ho aderito subito a quella richiesta perché mi è venuta in mente la frase di Gesù: “Ero in carcere e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,36). Ho scritto le lettere e dopo alcuni giorni uno di loro, Giorgio, mi ha risposto: “Sono proprio contento di fare amicizia con te, ti manda Dio…”. Fra l’altro, mi chiedeva un favore: “Potresti andare a casa della mia mamma? È malata, portale un bacio da parte mia”. Ci sono andato. Mi era stato detto che abitava al quarto piano. Nell’ascensore mi chiedevo: “Cosa le dirò? come mi accoglierà?”. Però oramai mi ero buttato in questa avventura e volevo andare avanti costi quel che costi. “Signora, sono un amico di suo figlio – le ho detto –, ci scriviamo. Mi ha chiesto di venirla a trovare e di darle un bacio da parte sua”. Lei si è commossa e, piangendo: “Mio figlio è buono, mio figlio è buono; è un po’ vivace – mi ha detto –. Ha fatto anche tanti sbagli. Le compagnie l’hanno portato a fare degli errori, ma non è cattivo! Io ho un tumore e mi resta poco tempo da vivere. Vedo che lei vuole bene a mio figlio, gli stia vicino. Lo aiuti, la prego!”. Una settimana prima che morisse sono andata a trovarla in ospedale: c’era tanta gente vicino al suo letto. “Stia vicino a Giorgio, Giorgio, Giorgio!”, mi ha detto. Queste sono state le sue ultime parole che ricordo. Andando a trovare Giorgio, alcuni suoi amici mi hanno chiesto di parlarmi. Così ho conosciuto tanti altri in tutti i reparti del carcere. Molti mi raccontavano delle loro famiglie sparse nelle borgate di Roma e nei paesi vicini. Mi sono sentito spinto ad andare a trovarle. Portavo dei viveri a quelle più povere; pannolini e omogeneizzati dove c’erano dei bambini. Così i detenuti erano più sereni, sapendo che qualcuno aiutava le loro famiglie, e a loro volta i parenti erano più sollevati perché qualcuno andava a trovare i loro figli o mariti. In seguito, con grande gioia ho ricevuto la richiesta di alcuni ex detenuti di voler collaborare con me. Ora siamo una trentina (volontari ed ex detenuti), che ci impegniamo a portare dei beni di prima necessità a circa 170 famiglie che abitano a Tor Bella Monaca, Ponte di Nona, San Basilio, Pietralata, Laurentino 38, e in altri quartieri a rischio di Roma e dei paesi vicini. Non riceviamo sovvenzioni da nessuno; tutto quello che distribuiamo ci arriva da alcune parrocchie di Roma e dintorni, come frutto delle testimonianze di vita che condividiamo. I fondi che raccogliamo li trasformiamo in viveri e in beni utili. Costatiamo continuamente che Dio è generoso e ci manda sempre quanto ci serve. Grazie per avermi ascoltato! Sono certo che se preghiamo e serviamo il prossimo, faremo felici tanti, saremo felici noi e cambieremo il mondo che ci circonda (Alfonso Di Nicola). Se vuoi collaborare, contattaci ai numeri: 3284871912/ 3806371027. (altro…)

Camerun, rischiare per il bene comune

Sulle orme di Maria

«Oggi la Chiesa più che mai insiste a proporre l’imitazione di Maria mediante l’ascolto della parola di Dio e la sua pratica in ogni situazione. L’imitazione di Maria si riassume in quel suo atteggiamento tipico dinanzi alla volontà di Dio e alle parole di Gesù: «conservava con cura tutte queste cose, meditandole in cuor suo» (Lc. 2, 19). Faceva del cuore un paradiso di cose divine: una stanza del Verbo incarnato e parlato. Ella era colei che, come teneva Gesù nel seno, teneva la sapienza nel cuore. Si fece capace di accogliere in sé Dio perché s’era abituata a vuotarsi di sé per colmarsi della mente di lui. Maria operò nel mondo menando «una vita comune», quella dei più, oberata di «sollecitudini familiari e di lavoro», come capita ai più. Per farsi tutta a tutti tradusse in materia prima della santità le vicende della vita di tutti i giorni, mostrando che si può salire a Dio senza uscire dall’ambito d’una esistenza comune. Per tal modo ella è modello ai viventi tutti, e i viventi tutti sono in condizione di riprodurre – prolungare – la missione di lei nell’umanità, e riprodurla da qualsiasi condizione umana. Ogni anima può copiare Maria. Deve solo comportarsi in maniera che chi vede le sue espressioni riconosca Maria, o scopra Maria: e cioè colei che dà al mondo il Redentore.  In Maria si ritrovano i poveri, gli operai, i malati, i vecchi; in Lei si ritrovano con la stessa facilità anche i dotti, gli scienziati, gli statisti: si pensi a Bernardo, a Tommaso d’Aquino, a Dante, a Milton, a Manzoni… Molti non sanno definire il cristianesimo, ne ignorano anche le formulazioni secondarie. Ma dalla mamma, dalla scuola hanno tratto e custodiscono una immagine di Maria. In lei capiscono che il cristianesimo è una raccolta di cose buone: amore, pietà, solidarietà, forza, innocenza, gioia, bellezza… È l’insieme delle virtù più desiderate con in più questo: che esse sono vissute in una semplicità che li rende accessibili a tutti: basta come lei appoggiarsi a Dio, mettersi nelle sue mani; farsi sua volontà. Se guardi coi tuoi occhi il prossimo e se consideri con la tua mente la politica, l’economia, le forme tutte della convivenza, ne ritrai forse amarezza. Ma se guardi persone e cose con gli occhi di Maria, esse ti si riempiono certo di pietà. Le loro lacrime s’impregnano d’amore, e nella luce divina ciò che pare grandioso o terribile o mortale si sgonfia, e i gesti rientrano nella misura della loro piccolezza. Tutto quel poco che resta, che merita di restare, si convoglia verso la pace di Dio come materia prima della sua azione sull’uomo. Se guardi il mondo con gli occhi di Lei, dai volti anche più tetri, dai fatti anche più neri, vengono fuori scintille d’umanità, di simpatia, di poesia. Viene fuori il divino che l’incarnazione ha inserito nell’umano. Maria è la creatura semplice, imitarla comporta uno smantellamento di parole difficili, di gesti studiati, di rapporti tessuti in chiave di diplomazia, con sottintesi e boria di casta; insomma il lavaggio di tutti i trucchi appiccicati all’anima, sì da riscoprire il proprio sé, quello che Dio ha fatto. Si obietterà che così ci si espone alle insidie della gente astuta o sofisticata. Ma di fronte a tale gente forse la difesa – quasi l’astuzia maggiore – sta nella semplicità, che la smonta. La verità è la più sottile diplomazia. Maria va diritta per la sua strada, dice quel che pensa, fa quel che deve. In Maria si ritrovano tutte le anime che impiegano le armi di bene della preghiera, del pentimento, del perdono. Imitando Maria, o meglio, unendoci a Maria, la marcia dell’esistenza diventa una scalata al Cielo. Le asprezze della vita si fanno dolcezza se ci si lascia prendere per mano da Lei, la sua mano pura di madre che non conosce stanchezza». Igino Giordani in Maria modello perfetto, Città Nuova, 2001 (1967). www.iginogiordani.info (altro…)