Famiglia, soggetto di evangelizzazione
Nuova visibilità alla famiglia, protagonista della missione evangelizzatrice. Dal 25 al 27 novembre prossimi sarà questo il focus dei duecento partecipanti al congresso “La famiglia cristiana, soggetto di evangelizzazione” rivolto a famiglie di tutto il mondo impegnate nella formazione cristiana di altre famiglie. Numerose le testimonianze, realizzate ad ogni latitudine. Fra queste, tre storie di Famiglie Nuove: dall’Argentina Alicia e Alfredo Mucchiut con un’esperienza nel sociale, dall’Angola Miriam e Roberto Pina sull’evangelizzazione, e ancora dall’Italia Lucia e Paolo Crepaz sull’educazione dei figli. Spiritualità e vita quotidiana, tema della prima sessione di esperienze, che guardano alle problematiche del rapporto con i figli, l’apertura alla trasmissione della vita, il mondo del lavoro, della scuola, il tempo libero e la testimonianza evangelica della famiglia.
L’impegno delle famiglie nell’evangelizzazione è invece al centro del secondo giorno di lavori: ci sono quelle che si occupano dell’educazione cristiana dei bambini e ragazzi, altre impegnate nella preparazione del matrimonio o nell’accompagnamento di coppie in difficoltà, e operano a livello di parrocchia, di diocesi e di associazione. Solidarietà e impegno civile sono l’argomento conclusivo del congresso, con esperienze di volontariato e di impegno in società. I fatti di vita eloquenti presentati insieme a momenti di riflessione e di dialogo, vogliono offrire un servizio alla comunione ecclesiale e all’evangelizzazione familiare, suscitando creatività e responsabilità. Essi manifestano, sottolinea il cardinal Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che “è nella relazione vitale con Cristo che la famiglia ricava speranza, carità, gioia, coraggio, capacità di discernimento e lo spirito di solidarietà per un fecondo servizio nella società.” Il congresso nasce nell’ambito del progetto per dare impulso alla soggettività ecclesiale e sociale della famiglia, avviatosi a seguito del VI Incontro Mondiale delle Famiglie a Città del Messico del gennaio 2009. Programma del congresso internazionale:
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Fraternità nel sociale
I “Volontari”, principali animatori del Movimento Umanità Nuova (espressione sociale dei Focolari), sono donne e uomini impegnati in prima linea ad attuare le parole del Vangelo nei più vari ambiti sociali, culturali, economici e politici, per offrire delle risposte concrete alle sfide della società contemporanea. Le iniziative da loro realizzate sono le più varie: dall’impegno quotidiano di ognuno sul posto di lavoro, in famiglia, a scuola, alle varie forme di associazione e di volontariato, fino ad arrivare alle grandi azioni che coinvolgono intere comunità, volte a rendere migliore la vita delle nostre città e il tessuto civile della società. Dal 18 al 21 novembre, i cinquecento partecipanti di molteplici provenienze avranno modo di approfondire particolari aspetti della spiritualità dell’unità, per poi aprirsi a un dialogo fecondo su come “declinare” i valori proposti dall’Ideale della fraternità nell’azione sociale. Non mancheranno momenti di approfondimento culturale, come quello dedicato all’attualità della dottrina sociale della Chiesa, e testimonianze di vita da varie parti del mondo. Momento centrale del convegno sarà il dialogo con Maria Voce, previsto per venerdì 19 Novembre. La presidente dei Focolari, rispondendo a diverse domande, offrirà uno sguardo particolare sull’attualità dell’azione sociale del Movimento, per individuare così le priorità di impegno nelle diverse aree del pianeta. (altro…)
Un laboratorio, una fucina di pensiero
Marcin Zygmunt viene dalla Polonia, è un matematico specializzato in teoria dei giochi, e insegna all’Università di Cracovia: “Noi matematici siamo abituati a ragionare solo nel nostro settore. Qui viene in rilievo l’interdisciplinarietà”. Maria Do Socorro Malatesta, docente di psicologia e sociologia, ha appena ricevuto un premio dall’Università di Cabo Frio (Rio de Janeiro), per una ricerca condotta su un’area povera della regione, per studiare i fattori socio-antropologici che incidono sull’uso di psico-farmaci. Padre Gennaro Cicchese, 7 mesi all’anno in Italia, 5 in Senegal, da oltre 5 anni fa spola fra i due continenti e insegna antropologia filosofica a Roma e a Dakar. Yukiko Yamada, 31 anni, giapponese, vive in Spagna e si occupa di cooperazione internazionale. Sono alcuni dei volti e delle voci dei trecento partecipanti provenienti da ben 26 Paesi (compresa Africa, Medio Oriente, Australia) che, rappresentanti di discipline diverse, si sono radunati dal 10 al 14 novembre a Castelgandolfo, attorno al centro studi interdisciplinare dei Focolari, fondato da Chiara Lubich nel 1990 e che porta il nome di Scuola Abbà.
Obiettivo di questo centro studi è approfondire, a livello scientifico, le intuizioni originarie del carisma dell’unità, legate all’esperienza mistica vissuta da Chiara Lubich nell’estate del 1949. Con una metodologia propria: l’“immersione” completa nel pensiero l’uno dell’altro, per arrivare a penetrare le ragioni e i patrimoni culturali di ognuno e così “pensare” illuminati dalla presenza di Gesù in mezzo a coloro che sono uniti nel suo nome (Mt 18, 20). È dunque a partire da questo “metodo” che si fonda l’originale esperienza culturale dei 300 convenuti dal background assai diverso, essendo cristiani di diverse Chiese e di 22 aree disciplinari: letteratura e arti figurative, architettura e diritto, medicina e politica, psicologia e scienze della comunicazione, economia, pedagogia e scienze della natura, senza nominare tutte le discipline legate all’area filosofica e teologica, e ai dialoghi ecumenico e interreligioso. Il programma ha visto un susseguirsi delle “lezioni” tenute dalla stessa Chiara Lubich ai membri della Scuola Abbà negli anni dal 2002 al 2004, centrate in particolare sull’aspetto antropologico, alternate con panel in cui vari studiosi hanno presentato approfondimenti legati alle rispettive discipline. Dalla filosofa Anna Pelli, con “Spunti di riflessione sul nucleo ontologico della persona”, al teologo irlandese Brendan Leahy sull’”Antropologia ecclesiale nel pensiero di Chiara Lubich nel 1949”, al massmediologo Michele Zanzucchi sul tema “La persona comunica col silenzio e con la parola”, o ancora Simonetta Magari che ha indagato su “La persona come relazione in prospettiva psicologica”. Altre originali riflessioni hanno toccato l’aspetto linguistico, con Maria Caterina Atzori “Dal linguaggio all’antropologia di Chiara Lubich”, quello economico, con Luigino Bruni e i suoi “Spunti su idea di soggetto agente di relazione in economia”, e quello artistico con la compositrice Thérèse Henderson: “La creatività della persona, eco della creatività di Dio”. Giusto per citarne alcune. Ai panel si sono intervallati momenti di riflessione di gruppo, sia interdisciplinari che per aree tematiche.
Da Maria Voce, presidente dei Focolari, e per anni membro della Scuola Abbà per la disciplina del diritto – Maria Voce è avvocato – l’invito ai 300 studiosi a lavorare per estrarre delle linee dottrinali che emergono da questo carisma, “senza la pretesa di finire, ma di cominciare, coscienti di avere tra le mani un dono per il bene dell’umanità”. “Un impegno serio di lavoro” i cui risultati si vedranno perché frutto anche della vita vissuta in tutto il Movimento dei Focolari. Un legame tra vita e pensiero dal quale non si può prescindere. Una proposta accessibile davvero da tutte le culture? Philippe Hu, cinese di Hong Kong, docente di linguistica generale alla Fu-Jen University di Taiwan, negli ultimi mesi si è dedicato alla traduzione di alcuni testi di Chiara Lubich del 1949. “È accessibile, ma ci vuole un metodo. Il metodo è quello praticato in questa comunità di studiosi. Così il miracolo di capirsi arriva. Questo i cinesi lo capiscono e lo apprezzano”. La composizione internazionale e multiculturale della platea lo conferma. (altro…)
Applicando la legge
«Ho 34 anni, sono brasiliano, sposato e con due figli e lavoro al servizio dei più poveri aiutandoli a rivendicare i propri diritti di base.» Si presenta così Anisio Caixeta Junior, giovane aderente al movimento dei focolari che di mestiere fa il difensore pubblico: quella figura prevista dall’ordinamento brasiliano per assicurare una difesa anche a chi non ha i mezzi per permettersi un avvocato. Si fa presto a capire che, oltre a svolgere il proprio compito con professionalità, Anisio è animato da grandi ideali: «Fin da bambino mi ha entusiasmato l’ideale dell’unità di Chiara Lubich e ho sempre cercato di aiutare il prossimo gratuitamente, vedevo che questo mi realizzava. E anche adesso continuo a fare la stessa cosa nella mia professione. Lo stesso ideale mi aiuta a ricordare, prima di ogni udienza, che lì davanti prima di tutto non c’è un procedimento burocratico, ma una persona da rispettare e amare.» E non si tratta solo di sue convinzioni morali: «Nella storia del diritto – afferma Anisio – al riconoscimento di alcuni diritti fondamentali più immediati come quello alla vita ed alla proprietà, si sono successivamente aggiunti quelli di libertà ed eguaglianza emersi con la rivoluzione francese. La Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, ha rievidenziato un altro caposaldo: vivere in spirito di fraternità. Anche la costituzione brasiliana ha voluto introdurre al suo interno il principio di fraternità, che perciò non è un semplice aiuto che si dà ogni tanto ai bisognosi, ma un caposaldo che anche la Costituzione s’impegna espressamente a tutelare e promuovere. Quando quindi agisco spinto da questo ideale di fraternità, sto in realtà applicando una legge fondamentale della mia Costituzione!» Le esperienze che Anisio si trova a vivere “semplicemente applicando la legge” ogni giorno sono davvero molte. Una tra quelle che ama maggiormente raccontare: «Un giorno mi trovavo con un mio collega fuori dal tribunale vicino ad un semaforo e si è avvicinato un ragazzino chiedendoci l’elemosina. Immaginate però la sua faccia quando noi gli abbiamo risposto: “Ma noi possiamo fare molto di più che darti qualche spicciolo! Se ad esempio non hai una famiglia, possiamo aiutarti ad inserirti in un programma sociale apposito, ugualmente se vivi per strada e così anche se non hai soldi. Questi sono infatti tutti diritti che lo Stato si deve impegnare a garantirti perché è la Costituzione che esige la creazione di istituzioni che tutelino questi tuoi diritti. E il mio lavoro è proprio una di queste!”» Una figura eroica quella del difensore pubblico? Anisio è di un altro parere: «Non penso certo che con il mio lavoro sto cambiando il mondo. Allo stesso tempo l’idea che neanche un bicchiere d’acqua è donato invano però mi affascina moltissimo e sono convinto che anche questo semplice gesto può contribuire a creare quella nuova umanità, dedita alla fraternità, che certo, il diritto può sostenere, ma va poi costruita a partire da noi stessi!» (altro…)
Dal “Club del Dare” al Paradiso
Lo scorso sabato 4 novembre si è svolto, con più di 800 persone, il funerale di Christopher, gen3 di diciassette anni e uno degli animatori del “Club del Dare”, un progetto educativo portato avanti dai Ragazzi per l’Unità in varie scuole del Panama. Christopher è stato vittima di una rapina lo scorso 31 ottobre: stava tornando a casa quando un ladro lo ha pugnalato al petto per rubargli il telefonino. Poco prima di morire è riuscito a parlare con sua mamma e, pur rendendosi conto di essere prossimo alla sua partenza per il cielo, ha cercato di tranquillizzarla e le ha sorriso. La sua vita, anche se breve, lo aveva preparato a questo momento. Sempre disponibile quando c’era da aiutare qualcuno, il suo sorriso era una sua caratteristica immancabile. La mamma racconta che lei era non praticante, e che è stato Christopher a donarle la fede ed a inserirla nella vita della parrocchia; inoltre, lui era un punto di riferimento e di appoggio per entrambi i genitori, anche dopo che si sono separati. Nel 2005 viene in contatto con il “Club del Dare” e subito inizia a farne parte, diventando ben presto uno dei più impegnati nel portarne avanti le varie iniziative per diffondere la cultura del dare ed aiutare i più poveri. Dopo un anno di prova riceve in una cerimonia ufficiale la tessera di membro del Club. Per lui è una grande gioia, rivestita però della serietà e consapevolezza di aver fatto una scelta di vita. S’impegna a vivere il Vangelo insieme ai gen3 della sua città. Il suo funerale, nonostante il grande dolore, si è svolto in un clima di festa, tantissimi i giovani, che avevano preparato canzoni, video e striscioni, inoltre tutti i presenti – membri del movimento dei focolari, salesiani, parrocchiani, compagni di scuola e amici – erano coscienti che Christopher stava continuando a sorridere dal cielo e stava passando loro la fiaccola dell’amore radicale a Dio e a i prossimi. Si potrebbero scrivere tantissimi episodi raccontando la vita sempre in donazione di Christopher, tanto che anche la stampa nazionale ha voluto sottolineare questa sua caratteristica scrivendo che lui aveva il “dono di essere persona”. I suoi compagni hanno organizzato una manifestazione in favore della non violenza; di lui ha parlato in un’intervista alla tv anche la ministro della Pubblica Istruzione, Lucy Molinar, che ha presentato Christopher come un modello per i ragazzi di oggi. Anche altri giornali hanno parlato di lui e due reti televisive si sono recate alla sua scuola durante la manifestazione. La presidente dei Focolari, Maria Voce, ha scritto alla mamma di Christopher per assicurarle a nome di tutti le preghiere e la vicinanza. Inoltre, ricordando che da poco è stata dichiarata beata un’altra giovane del movimento, Chiara Luce Badano, suggerisce come “con questi avvenimenti, sembra che il Signore voglia mettere in evidenza esempi di giovani che hanno fatto una scelta radicale di Lui, nel mondo di oggi così travagliato”. Christopher lascia dietro di sé una scia di amore concreto e tanti ragazzi e giovani impegnati a seguire il suo esempio. (altro…)
