Apr 25, 2018 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sono nato in un paesino del nord Italia, 67 anni fa. Durante l’adolescenza i miei unici interessi erano la musica e il disegno. Per i continui conflitti con i miei, ben presto abbandonai casa e scuola. Chitarra, capelli lunghi, la mia band: questo divenne il mio mondo. Con alcuni amici formammo una comune dove vivevamo, suonando e sognando insieme. Un posto di passaggio, dove circolava l’hashish. Conobbi Laura, che divenne la mia compagna, con la gioia e l’incoscienza dei vent’anni. Lei, saltuariamente, faceva uso anche di droghe pesanti. Per aiutarla a smettere feci un gesto di cui in seguito mi sarei pentito amaramente: provai anch’io. Fu l’inizio di una china che giorno dopo giorno ci condusse in un abisso senza fondo, nella prostrazione di dover reperire dosi quotidiane sempre più forti. Anni di paura, di euforia alternata a crisi d’astinenza, ricoveri in ospedale e continue ricadute. Fino al carcere. Scontata la pena, decidemmo di partire per l’India per imparare a suonare i Tabla, tipico strumento a percussione. L’India ci apparve affascinante, al punto da farci dimenticare l’Occidente e il suo materialismo, riuscendo a stare lontani da qualsiasi droga. Al rientro l’impatto fu molto duro. L’Italia in quel periodo era come paralizzata dal terrorismo di stampo politico. Disorientati, trovammo di nuovo conforto tra le braccia dell’eroina, ci aiutava a non pensare. Il vortice della tossicodipendenza ci risucchiò in un modo ancora più spietato. Seguirono anni di degrado fisico e morale. Fino a un bivio drastico: la pazzia o la morte. Tornai in India per disintossicarmi. Ma da solo, per evitare di condizionarci e di ricadere nel giro. Di nuovo in Italia, accettai, di malavoglia, di andare da uno zio in Toscana.

La cittadella di Loppiano
Fu la svolta. Da lui, stranamente, mi sentivo accettato e rispettato, come uno di casa. L’idea che animava la vita della sua famiglia era che Dio è Amore, ama tutti personalmente e senza condizioni. Questa proposta cominciò ad affascinare anche me. Il 1° maggio 1982, con i miei cugini, andammo a Loppiano per un meeting di giovani di tutto il mondo. Sempre più convinto di voler fare mia questa vita, cercavo di stare a stretto contatto con gli abitanti della cittadella, che, avevo scoperto, avevano messo a base della loro vita il Vangelo. Desideravo comunicare a Laura quanto mi era accaduto, e andai a trovarla. La sua reazione fu comprensibilmente dura, si sentiva tradita. Dopo alcuni mesi, mi scrisse una lettera. Era in carcere, voleva vedermi. Ringraziai Dio: dal fondo non si può che risalire.“Fa’ di me uno strumento per la sua redenzione!”, pregavo. Ogni settimana mi recavo da lei per un colloquio. Scontata la pena, dopo un anno e mezzo, iniziammo insieme una nuova vita, aiutati costantemente dalla nostra nuova famiglia, i Focolari. Maturammo il desiderio di sposarci in chiesa. La vita prese a scorrere serena e fiduciosa, arricchita dall’arrivo di due figlie. Laura si diplomò infermiera professionale. Ma proprio sul posto di lavoro, dopo qualche tempo, perse la testa per un collega. Chiese la separazione. Dopo aver lottato invano per evitare questa rottura, trovai un appartamento e andai a vivere da solo. Quindi i primi segnali di una malattia, sempre più grave, fino alla necessità di un trapianto. I medici dissero che mi restavano poche settimane di vita e mi ricoverarono immediatamente. Un tempo prezioso, quello trascorso in ospedale, in cui cercavo di preparare la mia anima, fissandola solo in Dio, con quotidiani atti d’amore verso gli altri ammalati, specie quelli più soli. Si trovò un fegato compatibile per tentare il trapianto. L’esito fu al di sopra delle aspettative, e dopo qualche tempo venni dimesso. Due anni fa una telefonata: Laura mi chiedeva di stare con le figlie, perché lei doveva essere ricoverata. Corsi subito. La diagnosi, senza appello, insperatamente aveva riunito la famiglia. Ci siamo perdonati a vicenda, grati di poter fare questo ultimo tratto di strada insieme. Negli ultimi istanti, mentre lentamente sussurravo al suo orecchio, più volte, “Ave Maria”, lei di tanto in tanto accompagnava la mia preghiera con un sospiro: mai prima avevamo pregato insieme. Alle ultime parole del “Salve Regina”, …mostraci, dopo questo esilio, Gesù.., Laura è volata in Cielo. (S. B. – Italia) (altro…)
Apr 24, 2018 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Una immane tragedia,103 anni fa, inaugurava il triste elenco delle catastrofi del secolo scorso: il genocidio degli Armeni. Ricordandolo, nel 2016, Papa Francesco lanciò un appello: “Auspico vivamente che l’umanità sappia trarre da quelle tragiche esperienze l’insegnamento ad agire con responsabilità e saggezza per prevenire i pericoli di ricadere in tali orrori. Si moltiplichino perciò, da parte di tutti, gli sforzi affinché nelle controversie internazionali prevalgano sempre il dialogo, la costante e genuina ricerca della pace, la collaborazione tra gli Stati e l’assiduo impegno degli organismi internazionali, al fine di costruire un clima di fiducia propizio al raggiungimento di accordi duraturi”. (altro…)
Apr 23, 2018 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo
«Ricordiamo oggi, in occasione del decimo anniversario della sua morte, una grande donna». A parlare è l’Arcivescovo di Belgrado, Mons. Hočevar, durante una Santa Messa il 14 marzo scorso: «Mentre nel mondo governavano le tenebre, una nuova Luce illuminava il cuore di Chiara Lubich. Dove il peccato, l’odio e il male creavano divisione, l’amore avvicinava, connetteva, univa, costruiva e restaurava. Sotto il fragore di conflitti storici, culturali e sociali, oggi, come allora, siamo chiamati ad accendere una nuova luce di comprensione, unità e cooperazione». Avvicinare, connettere, unire, costruire: sono i verbi che forse meglio esprimono il senso di una “festa” planetaria iniziata lo scorso mese di marzo, e ancora in corso, per ricordare e rilanciare l’eredità spirituale lasciata dalla fondatrice dei Focolari. «Se oggi dovessi lasciare questa terra e mi si chiedesse una parola, come ultima che dice il nostro Ideale, vi direi, sicura d’esser capita nel senso più esatto: siate una famiglia». Pronunciate da Chiara Lubich nel dicembre 1973, queste parole risuonano come un testamento sempre attuale. Piccoli flash, tra i tantissimi echi arrivati da ogni angolo del mondo.
A Chiang Mai, tra le montagne della Thailandia settentrionale, dove centinaia di templi buddisti riccamente decorati sono il simbolo culturale della nazione, una sessantina di membri della comunità dei Focolari, appartenenti a cinque diversi gruppi etnici (Thai, Karen, Akha, Lahu, Kachin), insieme ad altri provenienti dalle Filippine, hanno voluto ricordare Chiara Lubich con una iniziativa di aiuto a una comunità povera della tribù Kachin. «Dopo la Celebrazione Eucaristica, bambini e adulti della comunità ci siamo messi in viaggio verso un villaggio povero, a 7 km dalla città, dove abitano dei nostri amici della tribù Kachin. Ci siamo messi a pulire e a preparare, su richiesta degli abitanti, un luogo dove i bambini potessero giocare. Alla fine, la trasformazione di quel piccolo posto era avvenuta, ma quella più grande era avvenuta nel cuore e nei rapporti personali, mentre lavoravamo sudando sotto il sole bruciante. In questo quartiere spoglio c’era la presenza di Dio. Cerchiamo di cambiare il mondo, un villaggio alla volta».
In sei regioni del Kenya, in contesti politico-sociali caratterizzati da tensioni, incertezza, sfiducia e in alcuni casi da veri e propri conflitti tra le persone, le comunità del posto hanno dato vita a diverse giornate, per incarnare con nuovo slancio un messaggio di unità e affrontare le sfide e difficoltà di un Paese multietnico e multireligioso: a Garissa, nella zona orientale, provata da forti tensioni tra cristiani e musulmani, a Amukura e a Seme nell’ovest, a Mombasa, sulla costa, ma anche a Karatina nel centro e Meru nel nord est. «Chiara continua a guidarci anche in questo momento della nostra storia». Quasi ovunque, nei diversi Paesi, le autorità religiose o i rappresentanti della Chiesa sono presenti e partecipi. Come a Varsavia, in Polonia. Qui alla comunità riunita il Vescovo della Chiesa Metodista invia un messaggio, mentre il Nunzio della Chiesa cattolica porta a tutti il saluto di Papa Francesco.
A Mosca, durante una serata arricchita dallo scambio spontaneo tra i partecipanti, il ricordo dell’arrivo, negli anni ‘70, dei primi focolarini nell’allora Unione Sovietica è motivo di rinnovata gratitudine. Anche a Chelyabinsk, sulle pendici orientali degli Urali, a circa 1900 km da Mosca, si riunisce la comunità dei Focolari, mentre a Krasnojarsk, nella Russia siberiana centrale, si svolge per tre giorni una “mariapoli”, definita non a caso “di famiglia”. L’”eredità” di Chiara Lubich risuona con particolare intensità a Dublino, in Irlanda, scelta per ospitare, nel prossimo mese di agosto, l’Incontro Mondiale delle Famiglie. Qui la sua figura viene ricordata anche con testimonianze di accoglienza e cura tra generazioni. A Stoccolma, in Svezia, un gruppo di giovani prepara per tutti una cena, occasione per uno scambio profondo tra i partecipanti sugli effetti della spiritualità dell’unità nella propria vita. Un anniversario “di famiglia” anche qui. Chiara Favotti (altro…)