


Argentina: 50° Mariápolis Lía
Genocidio armeno
Una immane tragedia,103 anni fa, inaugurava il triste elenco delle catastrofi del secolo scorso: il genocidio degli Armeni. Ricordandolo, nel 2016, Papa Francesco lanciò un appello: “Auspico vivamente che l’umanità sappia trarre da quelle tragiche esperienze l’insegnamento ad agire con responsabilità e saggezza per prevenire i pericoli di ricadere in tali orrori. Si moltiplichino perciò, da parte di tutti, gli sforzi affinché nelle controversie internazionali prevalgano sempre il dialogo, la costante e genuina ricerca della pace, la collaborazione tra gli Stati e l’assiduo impegno degli organismi internazionali, al fine di costruire un clima di fiducia propizio al raggiungimento di accordi duraturi”. (altro…)

Un anniversario “di famiglia”
«Ricordiamo oggi, in occasione del decimo anniversario della sua morte, una grande donna». A parlare è l’Arcivescovo di Belgrado, Mons. Hočevar, durante una Santa Messa il 14 marzo scorso: «Mentre nel mondo governavano le tenebre, una nuova Luce illuminava il cuore di Chiara Lubich. Dove il peccato, l’odio e il male creavano divisione, l’amore avvicinava, connetteva, univa, costruiva e restaurava. Sotto il fragore di conflitti storici, culturali e sociali, oggi, come allora, siamo chiamati ad accendere una nuova luce di comprensione, unità e cooperazione». Avvicinare, connettere, unire, costruire: sono i verbi che forse meglio esprimono il senso di una “festa” planetaria iniziata lo scorso mese di marzo, e ancora in corso, per ricordare e rilanciare l’eredità spirituale lasciata dalla fondatrice dei Focolari. «Se oggi dovessi lasciare questa terra e mi si chiedesse una parola, come ultima che dice il nostro Ideale, vi direi, sicura d’esser capita nel senso più esatto: siate una famiglia». Pronunciate da Chiara Lubich nel dicembre 1973, queste parole risuonano come un testamento sempre attuale. Piccoli flash, tra i tantissimi echi arrivati da ogni angolo del mondo.
A Chiang Mai, tra le montagne della Thailandia settentrionale, dove centinaia di templi buddisti riccamente decorati sono il simbolo culturale della nazione, una sessantina di membri della comunità dei Focolari, appartenenti a cinque diversi gruppi etnici (Thai, Karen, Akha, Lahu, Kachin), insieme ad altri provenienti dalle Filippine, hanno voluto ricordare Chiara Lubich con una iniziativa di aiuto a una comunità povera della tribù Kachin. «Dopo la Celebrazione Eucaristica, bambini e adulti della comunità ci siamo messi in viaggio verso un villaggio povero, a 7 km dalla città, dove abitano dei nostri amici della tribù Kachin. Ci siamo messi a pulire e a preparare, su richiesta degli abitanti, un luogo dove i bambini potessero giocare. Alla fine, la trasformazione di quel piccolo posto era avvenuta, ma quella più grande era avvenuta nel cuore e nei rapporti personali, mentre lavoravamo sudando sotto il sole bruciante. In questo quartiere spoglio c’era la presenza di Dio. Cerchiamo di cambiare il mondo, un villaggio alla volta».
In sei regioni del Kenya, in contesti politico-sociali caratterizzati da tensioni, incertezza, sfiducia e in alcuni casi da veri e propri conflitti tra le persone, le comunità del posto hanno dato vita a diverse giornate, per incarnare con nuovo slancio un messaggio di unità e affrontare le sfide e difficoltà di un Paese multietnico e multireligioso: a Garissa, nella zona orientale, provata da forti tensioni tra cristiani e musulmani, a Amukura e a Seme nell’ovest, a Mombasa, sulla costa, ma anche a Karatina nel centro e Meru nel nord est. «Chiara continua a guidarci anche in questo momento della nostra storia». Quasi ovunque, nei diversi Paesi, le autorità religiose o i rappresentanti della Chiesa sono presenti e partecipi. Come a Varsavia, in Polonia. Qui alla comunità riunita il Vescovo della Chiesa Metodista invia un messaggio, mentre il Nunzio della Chiesa cattolica porta a tutti il saluto di Papa Francesco.
A Mosca, durante una serata arricchita dallo scambio spontaneo tra i partecipanti, il ricordo dell’arrivo, negli anni ‘70, dei primi focolarini nell’allora Unione Sovietica è motivo di rinnovata gratitudine. Anche a Chelyabinsk, sulle pendici orientali degli Urali, a circa 1900 km da Mosca, si riunisce la comunità dei Focolari, mentre a Krasnojarsk, nella Russia siberiana centrale, si svolge per tre giorni una “mariapoli”, definita non a caso “di famiglia”. L’”eredità” di Chiara Lubich risuona con particolare intensità a Dublino, in Irlanda, scelta per ospitare, nel prossimo mese di agosto, l’Incontro Mondiale delle Famiglie. Qui la sua figura viene ricordata anche con testimonianze di accoglienza e cura tra generazioni. A Stoccolma, in Svezia, un gruppo di giovani prepara per tutti una cena, occasione per uno scambio profondo tra i partecipanti sugli effetti della spiritualità dell’unità nella propria vita. Un anniversario “di famiglia” anche qui. Chiara Favotti (altro…)
Convegno: Tutela dei minori
Il Convegno è rivolto alle Commissioni per la tutela dei minori esistenti nel Movimento nel mondo e per i responsabili/rappresentanti delle Opere del Movimento in favore dei minori. Data l’importanza dell’argomento si richiede la conferma della partecipazione al più presto. Commissione Benessere e Tutela dei Minori
Nomadelfia e la legge della fraternità
Nomadelfia sorge tra le colline di macchia mediterranea nel sud della Toscana (Grosseto, Italia). Vi abitano circa 300 persone che hanno scelto come “regola” la legge evangelica della fraternità. Lo spiega bene il suo nome, un neologismo nato dall’accostamento dei termini greci nomos e adelphia, che significa “la fraternità è legge”. «Il nostro desiderio è mostrare che è possibile vivere il Vangelo in forma sociale donandosi interamente agli altri, realizzando così quei principi di giustizia e fraternità che abbiamo scelto di seguire, in un cammino di condivisione di fede e di vita» racconta Francesco Matterazzo, attuale presidente della comunità. La cittadella è organizzata in dodici gruppi familiari, composti da circa 25-30 persone. I loro beni sono in comune, non c’è proprietà privata, non circola denaro, il lavoro è vissuto come atto d’amore al fratello e le famiglie sono disponibili ad accogliere figli in affido. Per la Chiesa Cattolica, Nomadelfia è una parrocchia formata da famiglie, laici non sposati e sacerdoti, che condividono un’esperienza che ricorda quella delle prime comunità di credenti, proprio a due passi dalla città etrusco-romana di Roselle, antica sede vescovile. La sua origine, tuttavia, viene dal nord Italia, dalla città di Carpi. Qui, don Zeno Saltini, intorno agli anni ’30, cominciò ad accogliere e a crescere come figli i bambini abbandonati, fondando l’Opera Piccoli Apostoli. Presto, fu seguito da altri sacerdoti e anche da Irene, una giovane studentessa che si propose come madre per quei bimbi. Con l’approvazione del Vescovo, don Zeno le affidò i più piccoli, aprendo una via di consacrazione nuova nella Chiesa, quella delle “mamme di vocazione”. Con la fine della guerra, anche tante famiglie si unirono a don Zeno, disponibili ad accogliere gli orfani di guerra e a crescerli come figli propri. Il 14 febbraio 1948, l’intera comunità approvò il testo di una Costituzione, che venne firmata sull’altare: così, l’Opera Piccoli Apostoli divenne Nomadelfia. Dopo una serie di travagliate avventure, i “nomadelfi” trovarono una casa adatta allo sviluppo della comunità nella città di Grosseto, in una tenuta donata dalla figlia di un noto industriale italiano. «Oggi, la nostra missione non è cambiata» spiega Francesco Matterazzo. «In un mondo che è sempre più connesso e sviluppa nuovi strumenti per comunicare e unire, convivono anche realtà che negano la dignità dell’altro, che innalzano muri… per questo credo che la proposta della strada della fraternità abbia più che mai senso per l’uomo! Qui a Nomadelfia famiglie, sacerdoti e singoli possono condividere una vita quotidiana più adatta all’uomo, con la sua naturale aspirazione ai valori superiori come l’amore, l’amicizia, la preghiera e la contemplazione; e socialmente più ricca, per le varietà di esperienze ed età che accoglie».
Rocca di Papa, 22 aprile 2018: Visita al Centro internazionale del Movimento dei focolari. Foto: ©CSC Audiovisivi