Feb 27, 2018 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
https://vimeo.com/257451488 Scegli i sottotitoli in inglese, spagnolo e italiano (altro…)
Feb 26, 2018 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
Sono 17 gli obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030, contenuti nell’Agenda approvata dai 193 Stati membri delle Nazioni Unite. Il secondo, “Zero Hunger”, al centro di un accordo siglato già nel 2012 durante una Conferenza delle Nazioni Unite a Rio de Janeiro, punta a liberare il mondo dalla fame. I ragazzi e i giovani del Movimento dei Focolari hanno deciso di scendere in campo accanto alla FAO, in risposta ad una richiesta di collaborazione inviata dall’agenzia dell’ONU per sensibilizzare sull’argomento la generazione che, ci si auspica, potrà vedere sconfitta la fame nel mondo.Da oltre un decennio, la fame nel mondo è di nuovo in aumento. Lo scrive il recente Rapporto annuale delle Nazioni Unite sulla sicurezza alimentare e la nutrizione nel mondo (2017). Nel 2016 circa 815 milioni di persone (38 milioni di persone in più rispetto all’anno precedente), vale a dire l’11% della popolazione mondiale, non è stata sufficientemente nutrita. Circa 155 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni sono sotto sviluppati (troppo bassi per la loro età), mentre 52 milioni soffrono di deperimento cronico, che significa che il loro peso non è adeguato rispetto alla loro altezza.
Contemporaneamente, per mancanza di alimenti sani, 600 milioni di persone (di cui 41 milioni di bambini) soffrono di obesità, altra faccia della malnutrizione. Il Rapporto identifica nei conflitt, causa principale delle migrazioni, e negli shock legati al clima alcuni dei fattori chiave del riacutizzarsi della fame e delle molte forme di malnutrizione. Liberare il mondo dalla fame richiede scelte e misure urgenti da attuare a tutti i livelli della società, dalla gestione delle risorse naturali alla promozione di stili di vita sostenibili, dai consumi al cambiamento di rotta delle politiche internazionali. Ma prima di tutto, richiede una forte sensibilizzazione e un cambiamento nei rapporti personali. È questo il messaggio che dalla fine dello scorso anno i Ragazzi per l’Unità e i Giovani per un Mondo Unito dei Focolari stanno diffondendo, con la proposta di alcune azioni da percorrere a livello planetario. Tra queste: la necessità di studiare e di prendere coscienza delle radici e cause del problema; di osservare e monitorare la situazione nella propria città e coinvolgere il maggior numero di ragazzi, giovani e associazioni. E ancora: di comunicare e mettere in rete, attraverso i social, con foto e video, le proprie esperienze e gli impegni presi a favore dei più poveri, nella propria regione o città, per uno stile di vita sobrio, per il dialogo per la pace, l’ecologia, l’accoglienza ai migranti, con un’attenzione verso il locale e insieme una sensibilità globale. E infine la proposta di celebrare, con iniziative diffuse, la giornata mondiale dedicata dalle Nazioni Unite al tema dell’alimentazione (16 ottobre).
#ZeroHunger è ora anche una rubrica fissa di Teens, la rivista per adolescenti pubblicata da Città Nuova (in collaborazione con AFN Onlus, AMU onlus, New Humanity), che nel prossimo numero di marzo-aprile 2018 sarà interamente dedicata a questo argomento. «Che emozione per la nostra delegazione – scrivono i ragazzi della redazione – entrare nella sede della FAO di Roma. Cominciamo subito affinché la nostra sia davvero la prima #GenerazioneFameZero. Teens seguirà questa appassionante azione mondiale». Il calendario di queste azioni prevede, nel mese di aprile, la pubblicazione sui social della Carta d’Impegno dei Ragazzi per l’Unità, redatta da ragazzi di 11 paesi del mondo, sulle modalità per operare concretamente nei diversi contesti per sconfiggere la fame. A maggio, le tradizionali manifestazioni “Settimana Mondo Unito” e “Run4Unity” quest’anno saranno interamente dedicate al tema. A giugno, un gruppo di 600 bambine e ragazze (9-12 anni), partecipanti ad un congresso internazionale del Movimento dei Focolari, saranno ospiti della FAO per una mattinata di condivisione sui temi dell’obiettivo. Infine, nel mese di luglio, all’interno del programma “United World Project” del Genfest 2018 si terrà un Forum sul tema #GenerazioneFameZero con la partecipazione di un rappresentante della FAO. Chiara Favotti (altro…)
Feb 23, 2018 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità

Chiara Favotti
Quello del 1990 è stato per tutti il “Genfest del muro”. O meglio, del crollo del muro. Soltanto pochi mesi prima un fatto di portata storica aveva cominciato a cambiare il volto dell’Europa e del mondo. Durante una indimenticabile notte, dopo settimane di disordine pubblico e i primi spiragli di apertura tra la Germania dell’Est e quella dell’Ovest, molti cittadini di Berlino Est si erano arrampicati sul muro che da 28 anni li divideva dall’Ovest e avevano cominciato ad aprire delle brecce a colpi di piccone. Quel muro era solo un tratto di una linea spartiacque fra Est e Ovest lunga 6.500 chilometri, che dalla fine della Seconda Guerra Mondiale spaccava in due il continente, dalla Finlandia, sul Baltico, fino a Trieste, sull’Adriatico. Muro non solo materiale, fatto di torrette, sbarramenti di filo spinato, cani poliziotto, radar infrarossi, ma anche mentale, economico e culturale. Sono nata a Trieste, città italiana del Nordest, dove tutto parla di “con-fine”, di convivenza con il limite. Già solo arrivarci significa fare l’esperienza del limite netto tra terra e mare, con lo spettacolo meraviglioso della costa rocciosa che si tuffa a strapiombo. La bellezza di questa città si rivela all’improvviso, dietro una curva. Dal limite “fisico” a quello “politico”, sull’altipiano che la circonda, passano pochi chilometri. A cinque minuti in macchina da casa mia il confine di Stato con la Slovenia, oggi sempre aperto, fino al 2007, data d’ingresso della Slovenia nell’area Schengen, era uno sbarramento presidiato dai militari dentro una garitta. Nella vicina città di Gorizia, un muro simile a quello di Berlino, ma più piccolo, in calcestruzzo, tagliava la città in due. Sono cresciuta con questa idea di “separazione”: italiani da una parte, sloveni e croati (minoranza anche a Trieste) dall’altra. Ricordo isole culturali, scuole e teatri rigorosamente italiani o sloveni, come arcipelaghi che raramente entravano in comunicazione. Ricordo la lingua incomprensibile di altri studenti in autobus, verso scuola. Ricordo i pullman targati Slovenia o Croazia che entravano in città e si dirigevano sicuri verso i negozi attigui alla Stazione per fare incetta di tutti i prodotti che “di là” non arrivavano, le donne che indossavano molteplici strati di gonne e pantaloni, fino a sembrare enormi, per portare più merce possibile. Ricordo il loro impulso a comprare di tutto, e la maleducazione con cui venivano trattati, con un epiteto irripetibile. Noi italiani superavamo il confine di Stato mostrando un “lasciapassare” riservato ai frontalieri, per acquistare benzina e carne a prezzi migliori. In macchina stavamo zitti, un po’ impauriti. L’ordine di papà era quello di “non dire nulla”, perché quanto si dichiarava al militare che controllava i documenti poteva essere frainteso. Appena superato il momento di suspence, entrati in Slovenia, tornava la solita allegria.
Durante l’adolescenza, la frequentazione con i gen e giovani per un mondo unito e le tante esperienze vissute insieme mi hanno spalancato il cuore ben oltre i muri che conoscevo, pensando e sognando “in grande” un mondo davvero unito. Non era un’utopia, ma una mentalità nuova, una direzione verso cui muoversi con piccoli passi, ma di fraternità autentica. Con loro partecipai al Genfest ‘90. Indimenticabile. Per la prima volta, in un’esplosione di gioia, giovani dell’est e dell’ovest ci guardavamo negli occhi, ci stringevamo le mani, mentre una diretta via satellite portava milioni di telespettatori dentro il catino del Palaeur. A tutti venne rivolto un mandato: riportare nel mondo l’amore. «Non è sufficiente l’amicizia o la benevolenza – ci disse Chiara Lubich – non bastano la filantropia, la solidarietà o la non-violenza. Occorre trasformarsi da uomini concentrati sui propri interessi a piccoli eroi quotidiani al servizio dei fratelli». L’anno dopo partii per Mosca. La cortina di ferro che separava Est e Ovest era caduta, ma a caro prezzo, sgretolando ideali e polverizzando un sistema sociale. Non c’erano né vinti né vincitori, solo disillusione, sofferenza e povertà diffusa. Mi fu chiaro: non bastava abbattere un muro per creare una società libera e giusta. E le parole sentite al Genfest “solo nella concordia e nel perdono si può costruire un futuro” sono da allora, per me, l’unica strada possibile.
Chiara Favotti
https://youtu.be/49YZT9dAsXo (altro…)
Feb 6, 2018 | Cultura, Nuove Generazioni

Foto: www.genverde.it
Tutto è cominciato con una batteria verde, al Centro internazionale di Loppiano, nel dicembre 1966. Un regalo inconsueto nelle mani di un gruppo di ragazze. Quello strumento è diventato il simbolo di una rivoluzione permanente per contribuire a realizzare un mondo più unito e fraterno. Nasce così il Gen Verde: grinta, capacità, parole, gesti e professionalità in sinergia per dire con la musica che l’umanità ha ancora e sempre una chance, che si può scegliere la pace contro la guerra, la coesione invece dei muri, il dialogo anziché il silenzio. In quasi 50 anni di attività, la band ha raggiunto piazze, teatri e stadi di tutto il mondo con oltre 1.500 spettacoli ed eventi, centinaia di tour, 69 album in 9 lingue. Ad oggi sono 147 le cantanti, musiciste, attrici, danzatrici e tecnici che hanno fatto parte del Gen Verde, il cui apporto professionale ha dato vita a produzioni artistiche diversificate i cui generi spaziano dai concerti live al musical, per non dimenticare l’attività didattica e formativa rivolta ai giovani, attraverso workshop e corsi specifici.
Tanto lavoro per preparare il progetto, giorni intensissimi nel viverlo, ma poi cosa resta? L’abbiamo chiesto ai protagonisti di alcune delle tappe toccate dall’iniziativa in molti paesi del mondo. Da quello che ci hanno raccontato emergono alcune note comuni. La prima: l’attuale concerto che portiamo in giro “Start Now” dà una spinta a rapportarsi con gli altri in un modo di-verso di vivere, basato sulla fiducia, l’apertura, l’attenzione al bene comune. Questo stile continua anche dopo, nel quotidiano. La seconda: il coraggio di cominciare per primi a cambiare il mondo intorno a sé, perché “Insieme siamo più forti. Possiamo sognare in grande se facciamo le cose insieme”. Qualcuno l’ha chiamato “spirito di fratellanza”. La terza nota, potremmo chiamarla condivisione: la spinta, il desiderio di comunicare ad altri l’esperienza vissuta, di contagiare e coinvolgere tutti nell’impresa di migliorare il mondo, lì dove si è. “
Siamo riusciti a rapportarci meglio con la gente e a volte influenzare anche altre persone a fare come noi”, ci racconta un ragazzo. E un’insegnante, parlando dei suoi alunni con cui ha partecipato al progetto: “Hanno saputo dimostrare di avere un’umanità profonda che io ho forse sottovalutato negli anni. Non li vedo più come ragazzi a volte immaturi, ma come persone capaci di mettersi in gioco”. Il desiderio di diffondere questo modo costruttivo di affrontare la realtà fa fiorire diverse iniziative. A Palermo, nel sud Italia, ad esempio, stanno già lavorando a una seconda edizione di Start Now 2018. A La Spezia, nel nord, i giovani che hanno partecipato al progetto si sono inventati un pomeriggio di lavaggio auto a favore della Nigeria e un ballo in maschera anni Sessanta per raccogliere fondi per un dispensario a Man, in Costa d’Avorio. A far “sentire” la fraternità, prima della festa, un collegamento via Skype con gli amici del paese africano.
A Huétor Tájar (Spagna), lo spirito di Start Now ha animato la tradizionale “corsa solidale”: “Abbiamo capito – scrive una ragazza – che la vita è più bella se accompagnata dal sorriso e dalla gioia”. Ancora in Spagna, ad Azpeitia, il direttore di una Scuola universitaria ha chiesto di presentare il progetto nella sua Università. Piccoli passi con grandi orizzonti, sentendosi parte di un coro dove non può mancare la voce di nessuno. E ancora tanti effetti, qua e là per il mondo, suscitati dalla condivisione del progetto Start Now. Non un fuoco d’artificio che dopo si spegne lasciando solo ricordi e nostalgia, ma una scintilla che si accende, contagia e dilaga. Chiara Favotti (altro…)