Ott 1, 2014 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità

I giovani di Yangon
L’amore per la libertà è uno dei messaggi più forti che ci arriva dal popolo birmano, anche attraverso la figura della leader pacifista Aung San Suu Kyi, Nobel per la pace 1991, che ha fatto conoscere a tutto il mondo le vicende di un popolo da poco uscito dall’isolamento. Più silenziosa ma ugualmente tenace è l’azione dei Giovani per un mondo unito che a Yangon, ex-capitale del Paese, hanno organizzato in primavera un mini Genfest, rifacendosi all’appuntamento mondiale che si è svolto a Budapest nel 2012 e che aveva radunato allora 12.000 giovani. Prendendo spunto dal motto “Let’s Bridge”, hanno presentato, con l’immagine del ponte, le varie fasi per creare rapporti tra persone, culture, popoli. Le storie raccontate erano frutto dell’impegno dei giovani su ecologia, pace, cultura del dare, rapporti in famiglia. Non sono mancati momenti di sospensione per l’elettricità difettosa, che più volte ha fatto saltare l’impianto tecnico. Ma il messaggio è passato: fare il primo passo per lanciare un ponte verso l’altro. Dopo il Genfest di Yangon, i giovani del Myanmar si sono recati al nord, rispondendo all’invito di un gruppo di 80 studenti di Mandalay, per un altro Genfest locale. In 14 sono partiti da Yangon e dopo una notte di viaggio hanno raggiunto gli altri. “Abbiamo vissuto momenti molto belli con i giovani di Mandalay – raccontano -. Grazie alla loro amicizia e semplicità, eravamo già come fratelli e sorelle. Con quest’atmosfera, hanno potuto capire facilmente quello che volevamo trasmettere”. E la costruzione di ‘ponti’ con tutti, si concretizza: per 3 volte hanno fatto visita ad orfanatrofi o case per anziani per condividere il loro amore e sostegno. Hanno organizzato un post Genfest sia a Yangon che a Mandalay per promuovere la fraternità e la pace. Attività che, come un tam-tam, coinvolgono altri amici. 
Sport for Peace in Vietnam
In Vietnam, spazio allo sport, con una giornata di “Sport for Peace”. L’appello per la pace – sullo sfondo della grave situazione mondiale – è stato accolto sentitamente. Anche i giovanissimi, aderendo all’invito di Papa Francesco di amare e prendersi cura dei più anziani e dei più piccoli, si sono dati appuntamento per visitare una casa per anziani e un orfanatrofio. A Bangkok, in Thailandia, “Connect” è l’iniziativa promossa dai giovani, col significato di collegarsi ad altri e lo strumento scelto sono stati i workshop: arte, canto, danza e cucina. «Abbiamo visto arrivare non solo giovani, ma anche alcune famiglie con i loro bambini – raccontano – Eravamo oltre 60, anche di altre nazionalità: Pakistan, Myanmar, Cina ed un folto gruppo da Timor Est». In seguito, visite ai bambini dello slum di Bangkok, coinvolgendo un gruppo di studenti universitari; azioni di raccolta fondi per le vittime di calamità naturali: l’anima è stata la creatività giovanile da una parte, e lo spirito di solidarietà con la certezza che l’amore di Dio vince tutto, dall’altra. E poi sono andati verso nord… 
Thailandia: il nuovo centro di accoglienza per i giovani tribali.
Dopo 5-6 ore di viaggio dalla città di Chiang Mai si arriva in un posto sperduto dove sta nascendo un nuovo centro di accoglienza per i giovani dei villaggi tribali. «Siamo andati per visitare i 18 giovani che fanno “home schooling” e insieme costruiscono questo centro con le loro mani. Lo scopo di questo viaggio era vedere insieme come mettere su un programma di formazione basato sulla Parola di Vita. Così abbiamo iniziato a lavorare con una nuova “periferia” – i giovani delle tribù – che sta molto a cuore alla Chiesa locale». (altro…)
Set 26, 2014 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Le 3 storie che seguono ci aprono uno squarcio di vita completamente diverso da quello a cui siamo abituati. Non solo il carcere in sé, ma anche la solitudine, l’abbandono, la corruzione, la difficoltà di accedere ai beni primari, e un’ondata di vita che arriva da intere comunità, da gruppi di bambini, da famiglie. Esperienze illuminate dal Vangelo, e da un’unica parola: «Ero carcerato e mi avete visitato» (Mt. 25,37). Kikwit. La prima visita alla prigione, quest’anno, è stata quella delle comunità locali: tutti insieme, circa 300 persone. «Dopo aver fatto una comunione dei nostri beni – scrivono Jean Kuvula e Nicole – vestiti, scarpe, manioca, mais, verdure, pondu (verdura preparata dalle foglie della manioca), sapone, sale, ci siamo dati appuntamento all’entrata del penitenziario. Il complesso musicale “Gen Unité” si era ben preparato per i canti della S. Messa. Appena sistemati noi, sono entrati i detenuti, in gruppi. Dopo la Messa, solenne e molto bella, il direttore ci ha presentato. Il motivo della nostra visita? “Vogliamo condividere con voi il momento doloroso che state vivendo, e dirvi che Dio vi ama. Noi preghiamo per voi. Vorremmo che siate sicuri che Gesù vi farà uscire da qui e che non farete più del male”. Distribuiti i vestiti a chi ne aveva bisogno, il resto dei beni lo abbiamo consegnato al direttore. Abbiamo poi condiviso con loro esperienze sulla Parola di Vita, con la proposta di far arrivare il foglietto con la spiegazione della Parola di Dio ogni mese. Tanti hanno pianto di commozione; Nel ringraziarci, il direttore ci ha detto che tanti prigionieri sono abbandonati da tutti». Anche i e le gen 4 (i bambini dei Focolari) di Kikwit hanno l’abitudine di visitare i prigionieri della prigione centrale ogni anno alla Vigilia di Natale. «I bambini avevano portato vestiti, scarpe, viveri – scrive Jean – e curiosamente c’erano tante scarpe da adulti, fatto che dimostrava che i genitori sostenevano l’azione. Un gen 4 ha preso la parola spiegando: “Avevo fame, tu mi hai dato da mangiare. Avevo sete, tu mi hai dato a bere. Ero in prigione e tu mi hai visitato. Ecco il motivo per il quale siamo venuti. Voi siete Gesù che veniamo a visitare”. Un altro gen 4: “Maman Chiara ci dice di amare tutti e di festeggiare il compleanno di Gesù. Gesù che domani nascerà, vuole consolarvi, voi che state soffrendo. Vi dice di perseverare nel Suo amore e vuole che possiate uscire. Gesù desidera che vi pentiate e che non facciate più del male, per non tornare ancora in prigione”. Dopo queste parole si è fatto un grande silenzio. Un detenuto ha chiesto da dove venivamo, mai aveva visto così tanti bambini (circa 200) in rappresentanza di tutte le parrocchie di Kikwit, andar a trovare i prigionieri. Il direttore ringraziando tutti i gen 4, ha detto che era Dio che li aveva mandati, perché il giorno prima non c’era più niente da mangiare».
A Goma, si avvia invece il progetto di una mensa nel carcere centrale. La famiglia André Katoto e Julie, responsabili sul posto, racconta: «Nella nostra ultima visita nella prigione centrale, aprile 2014, abbiamo scoperto la mancanza di razioni regolari di cibo. I detenuti ricevono i viveri dalle loro famiglie e sono autorizzati a venderli all’interno del penitenziario, dove rimangono, sparsi qua e là per terra e nel cortile. Questo sistema, tollerato dalla direzione, giustifica le autorità provinciali a non fornire il cibo. Nasce così l’idea di creare una mensa in prigione, ma come arrivarci?! Abbiamo cercato di contattare il Ministro provinciale della Giustizia. Lo incontriamo casualmente in ospedale. È stata l’occasione per presentare la nostra idea come soluzione duratura al problema di accesso ai beni primari. Il ministro ci ha assicurato il suo sostegno e ci ha inviato da due suoi consiglieri per studiarne la fattibilità. Siamo adesso in attesa dell’apertura della mensa». (altro…)
Set 18, 2014 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Famiglie, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
“Domenica prossima, con l’aiuto di Dio, mi recherò in Albania. Ho deciso di visitare questo Paese perché ha tanto sofferto a causa di un terribile regime ateo e ora sta realizzando una pacifica convivenza tra le sue diverse componenti religiose. (…) Chiedo a tutti di accompagnarmi con la preghiera (…)”. Papa Francesco ha ricordato ai fedeli il suo viaggio apostolico del 21 settembre all’udienza del mercoledì con queste parole che racchiudono il duplice scopo di questa “visita lampo”: memoria e dialogo, in un paese che dopo 50 anni di sofferta dittatura sta ora vivendo una fiorente stagione di dialogo e collaborazione interreligosa, pur in condizioni sociali ed economiche di seria indigenza e disoccupazione. Le minoranze cattolica e ortodossa (insieme costituiscono circa il 26% della popolazione, oltre ad un folto gruppo di diverse Chiese evangeliche) vivono buoni rapporti ecumenici tra loro e interreligiosi con la maggioranza musulmana. Per questo il Papa desidera portare la riflessione della Chiesa e dell’umanità su una collaborazione interreligiosa che funziona, mentre il terrore e le violenze continuano ad imperversare in Medio Oriente. Anche in Albania è presente una comunità dei Focolari che sta collaborando attivamente nella preparazione di questo viaggio con gioia e grande attesa. Sono circa 200 persone di tutte le età e vocazioni. Sono cattolici, ortodossi ed anche musulmani, molti dei quali giovani, che partecipano alle Mariapoli, l’appuntamento annuale caratteristico dei Focolari. “Recentemente la comunità ha svolto attività ecologiche, aspetto tanto sentito quanto trascurato nel nostro Paese, – racconta una delle focolarine di Tirana –. Stiamo cercando di comunicare una cultura del rispetto per l’ambiente. Durante l’ultima Mariapoli che si svolgeva in una città di mare, abbiamo dedicato mezza giornata alla pulizia della spiaggia. In un’altra occasione abbiamo ripulito un grande parco della capitale e ridipinto i cestini dei rifiuti in un’altra area verde”.
Anche i Movimenti Famiglie Nuove e Ragazzi per l’Unità sono presenti con il sostegno a distanza di una sessantina di bambini e l’azione Schoolmates che ha assicurato gli studi ad un gruppo di ragazzi. “L’arrivo del Pontefice è un evento storico per il nostro Paese – spiega Nikoleta, – e gli siamo infinitamente riconoscenti per averlo scelto per primo tra le terre balcaniche. Lui arriva per rafforzare la fede nella Chiesa d’Albania e i messaggi di pace che porterà, il suo sostegno, sono per noi di eccezionale importanza”. Reegjina riferisce poi che in questi mesi c’è stata una grande preparazione nelle parrocchie e nelle comunità con incontri per conoscere più in profondità il pensiero di Papa Francesco, momenti di preghiera e raccolte di contributi economici per sostenere le spese dell’evento. Ciascuno donava qualcosa secondo le proprie possibilità. Donika, giornalista pubblicista, afferma che questa visita non è importante solo per i cattolici, ma anche per persone di altre religioni “o per chi, come me, non ha un riferimento religioso. I valori che lui porta sono universali, senza eccezione di razza, nazione o fede. Il suo è un cuore buono e grande, che tende a costruire l’uomo più che a convertirlo ed offre speranza. E questo è il dono più importante che il Papa possa offrire all’Albania”. (altro…)
Ago 28, 2014 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
“Networking – Chiesa nei rapporti”: quattro giornate di vita insieme, incontri, confronti, testimonianze, laboratori dedicati a giovani sacerdoti e seminaristi che vogliono essere uomini di Dio partecipi e attivi nelle sfide della gente e del proprio tempo. Don Justin Nary ha 42 anni e viene dalla Repubblica Centrafricana. Inizia a parlare con calma e sembra si riferisca a qualcun altro quando racconta di quegli oltre 2.000 musulmani a cui ha dato ospitalità per salvarli dalla violenza omicida che ha insanguinato recentemente il suo Paese, a rischio della sua stessa vita. Poco prima è stata la volta di don Josef Pal, rumeno, che ha raccontato uno dopo l’altro fatti del dialogo che ha saputo intessere nella sua città a livello ecumenico, sociale, con persone di convinzioni non religiose, sia nelle comunità parrocchiali che con le istituzioni civili. Sono brani di vita, storie di sacerdoti “appassionati di umanità”, col desiderio di contagiare i 268 partecipanti di “Net-working – Chiesa nei rapporti”, l’appuntamento che si è tenuto a Loppiano dal 19 al 22 agosto scorso per sacerdoti, seminaristi e persone orientate al sacerdozio. “Ci siamo rivolti alla nuova generazione sacerdotale – spiega don Alexander Duno del Centro sacerdotale dei Focolari, per i sacerdoti e seminaristi diocesani, organizzatore dell’evento – e la risposta è stata massiccia: i partecipanti provenivano da 38 Paesi in maggioranza europei, con rappresentanze da Africa, Asia, Americhe e parlavano 12 lingue. Grandi le aspettative su questa quattro giorni all’insegna dell’immagine della “rete”: desiderio di comprendere, partecipare e condividere vita e drammi della gente e dei propri popoli.
Caratteristica dell’intero meeting è stato il binomio dialogo – comunione, sostenuto anche dal Centro internazionale di Loppiano che ha accolto i partecipanti e che da 50 anni fa della fraternità il proprio segno distintivo. Si è così dato vita ad un cantiere in cui esperti, docenti e partecipanti costituivano un unico team di lavoro che, oltre alle plenarie, ha affollato i 27 workshop tematici animati da professionisti internazionali. Si sono affrontate tematiche come famiglia, economia, politica, pluralismo culturale e religioso, dialogo con l’Islam e le grandi religioni. Ci si è confrontati su di una Chiesa “in uscita verso le periferie esistenziali e sul profilo della parrocchia oggi come “rete di comunità”. Grande l’attenzione a questioni cruciali per la vita dei sacerdoti oggi: equilibrio della vita, il dono e la sfida del celibato, solitudine e forme di vita comune, capacità di dialogo nei conflitti e sfide sociali. Una prima serie di questi laboratori ha messo a fuoco gli scenari del mondo di oggi scoprendovi, al di là delle crisi, squarci di fraternità già in atto e abbozzi di risposte carichi di speranza. Molto partecipati anche i laboratori successivi sulle diverse realtà dell’attualità ecclesiale. Si è così stagliata l’immagine di una Chiesa vivace, dialogante, che non indietreggia di fronte alle novità della contemporaneità, ma penetra nei punti di snodo della storia, per illuminarla dalla prospettiva della Parola evangelica dell’unità, vissuta attraverso rapporti e comunità che fanno della comunione il proprio punto di forza.
“In questi giorni – commentava don Stefano Isolan, giovane sacerdote di Fiesole – abbiamo vissuto la bellezza di essere presbiterio e non individui isolati pieni di impegni e riunioni: di essere davvero nodi di una rete, importanti l’uno per l’altro”. “Ho sperimentato – così un pastore evangelico della Serbia – la gioia di avere tanti fratelli e di sentire l’amore che ci lega pur di Chiese diverse”. “L’idea della comunione non resta nella testa ma entra nella vita”, ha affermato un giovane avviato al seminario. E un altro: “Pur diversi fra noi, c’è stata fra noi grande confidenza. I workshop ci hanno veramente aiutati”. Nota comune, la gioia e la rinnovata speranza per aver vissuto, come augurato da Papa Francesco ai Vescovi dell’Asia nel recente viaggio in Corea del Sud, un’esperienza di “dialogo autentico”, quello che nasce da “una capacità di empatia (…) frutto del nostro sguardo spirituale e dell’esperienza personale, che ci porta a vedere gli altri come fratelli e sorelle”. Ora, a convegno concluso, la sfida continua su scala nazionale, europea ed extra continentale: nelle parrocchie, nelle comunità, a fianco della gente, nelle città in cui i sacerdoti e seminaristi sono tornati col desiderio di continuare a concretizzare il motto paolino scelto per il convegno: «Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo ha accolto voi». Visita sito web networking2014.focolare.org Fotogallery: Loppiano (altro…)
Ago 13, 2014 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Avevo scritto una lettera a papa Francesco già all’inizio del suo pontificato […]. Poi sono andato alla Gmg di Rio de Janeiro con 350 ragazzi coreani, e lì lui ha detto a tutti i giovani di andare in tutto il mondo per servire i fratelli. Allora ho scritto un’altra lettera, per dirgli quanto sarebbe stato bello averlo fisicamente tra noi in occasione dell’incontro coi giovani dell’Asia. Quando ad aprile l’ho incontrato a Roma, il Papa mi ha detto che mentre leggeva la mia lettera ha sentito una voce nel petto che gli diceva: dobbiamo andare in Corea». A parlare è, in un’intervista a Vatican Insider, Mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon, la diocesi che accoglierà la Giornata asiatica della gioventù e l’incontro di papa Francesco con i vescovi dell’Asia,. “La venuta del Santo Padre in Corea è un evento straordinario per il popolo coreano che suscita una grande aspettativa anche negli ambienti fuori della Chiesa Cattolica”, affermano Alberto Kim e Maris Moon, delegati del Movimento dei Focolari in Corea. A loro abbiamo chiesto anche di spiegarci il significato della Giornata Asiatica della Gioventù (AYD), in corso dal 10 al 17 agosto, e che avrà come momento centrale l’incontro dei giovani col Papa.
Scrivono: “Quest’esperienza di una settimana consente ai giovani di riunirsi in programmi di formazione e pianificare la loro vita spirituale futura. Allo stesso tempo, il raduno ha lo scopo di fornire un’opportunità per i giovani cattolici di esplorare e rinnovare la loro fede, in modo che possano condividere il Vangelo con gli altri, inclusi giovani di altri gruppi religiosi”. Come tema della giornata è stato scelto il titolo “Asian Youth, wake up! The glory of the Martyrs shines on you” [«Gioventù dell’Asia, alzati! La gloria dei martiri brilla sopra di te»], per “proporre l’esempio e lo spirito dei martiri ai giovani di questa generazione – continuano Alberto e Maris – che deve vivere in mezzo a tante tentazioni e valori anti-cristiani, in modo che possano ottenere il coraggio di vivere secondo i valori del Vangelo”. Ai giovani dei Focolari coreani è stata affidata la preparazione di due ore di preghiera per la conclusione del secondo giorno della AYD. “Il 16 agosto – concludono – saremo presenti al Centro di recupero per disabili di Kkottongnae, per l’incontro del Santo Padre con i responsabili dei laici coreani. Paolo Kwon, dei Focolari, e presidente dell’associazione dei laici in Corea, gli darà il benvenuto a nome di tutti laici coreani”. Una visita, quella del Papa, che pone l’attenzione sul martirio, dalla beatificazione di Paul Yun Ji-Chung e 123 compagni martiri, al tema della Giornata dei Giovani. «Un terzo dei martiri coreani venivano dalle terre della mia diocesi – dichiara ancora il vescovo Lazzaro You Heung-sik a Vatican Insider -. Per loro la fede e la vita erano la stessa cosa. E rimangono per sempre un modello per tutti. I giovani che verranno qui da tutta l’Asia, sul loro esempio potranno riscoprire il dono che può rendere avvincente il cammino delle loro vite».
Quali le attese? «La visita del Papa durerà quattro giorni, ma poi passerà. Con noi rimarrà Gesù, e questa è la cosa importante. Per Gesù e con Gesù posso incontrare chiunque e andare dovunque. Papa Francesco non fa che indicarci questo cammino, e per questo ci spiazza tutti: ci aiuta a non accomodarci nei nostri conformismi. È uno stimolo ad affidarsi a Dio in tutto quello che facciamo». (altro…)
Ago 9, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
I giovani dei Focolari si uniscono a quanti in tutto il mondo si mobilitano a favore della pace con un loro appello. “Dialogue to unlock” afferma la necessità di praticare il dialogo come via alla soluzione dei conflitti, incoraggia a iniziare dalla propria dimensione personale e vuole arrivare a governanti e decisori politici.
L’azione, che parte il 15 agosto, punta al coinvolgimento mondiale di quanti vogliono aderire, là dove si trovano, attraverso una pagina su Facebook , dove possono segnalare la propria adesione postando messaggi, foto e clip indossando un capo di vestiario di colore bianco.
L’iniziativa s’inserisce nelle varie campagne a favore della pace indette in questo periodo nei singoli Paesi. “Dialogue to unlock” continuerà nei prossimi mesi, associandosi ad altre iniziative in favore della pace.
“Sollecitiamo in modo particolare i governanti e tutte le parti in conflitto a fermare l’utilizzo di mezzi violenti”, scrivono i giovani nell’appello. E si impegnano là dove sono, invitando tutti ad essere “promotori del dialogo nel quotidiano”.
È stato attivato un conto corrente per chi volesse dare il proprio contributo per le molte situazioni di emergenza provocate dagli attuali conflitti:
C/c bancario n. 120434, intestato a Associazione “Azione per un Mondo Unito – Onlus”
Via Frascati, 342 – 00040 Rocca di Papa (Roma, Italy)
Banca Popolare Etica – Filiale di Roma
codice IBAN: IT16 G050 1803 2000 0000 0120 434 – codice SWIFT/BIC: CCRTIT2184D
Causale: Emergenza Medio Oriente
Per i donatori europei è possibile la deduzione fiscale.
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