Ago 15, 2012 | Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Beatissimo Padre, (…) Anima del “Movimento Umanità Nuova” sono i volontari e le volontarie la cui vocazione è la totale donazione a Dio, senza consacrazioni particolari. Immersi nel mondo, luogo privilegiato della loro irradiazione, praticano il Vangelo sull’esempio delle prime comunità cristiane che desiderano emulare in questo secolo, essendo un cuor solo ed un’anima sola, con la conseguente “comunione dei beni” spirituali e materiali. Nel nostro mondo freddato dal materialismo e dal consumismo, immiserito e deviato dall’edonismo, dalla violenza e da tutti i mali presenti, essi cercano di portare il fuoco, la luce e la forza, la ricchezza del Risorto, sforzandosi perciò di farlo splendere in se stessi con l’abbraccio delle croci di ogni giorno e impegnandosi a generare, con la più profonda unità fra loro, la Sua presenza nelle case, negli ospedali, nelle scuole, nei parlamenti, nelle officine, dappertutto, perché i vari “mondi” possano esser da Lui illuminati, guidati e sorretti nel cammino del rinnovamento.(…) Chiara Lubich (altro…)
Ago 15, 2012 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Carissimi, che siete convenuti a Budapest per celebrare il 40° anniversario della nascita dei “volontari”, giunga a tutti il mio più cordiale saluto. Non a caso avete voluto scegliere, come sede di questo importante convegno, Budapest, la capitale dell’Ungheria, nazione da cui partì la prima scintilla di quella realtà – una delle più fiorenti diramazioni del Movimento dei Focolari – che doveva divampare presto in Italia, in Europa e in tutto il mondo. Fu la nostra risposta a quell’anelito di libertà, domato nel sangue, da chi voleva sradicare, dalla società e dal cuore degli uomini, Dio. Fu anche la nostra eco all’appello accorato, che il Papa Pio XII lanciò al mondo in quell’occasione: “Dio! Questo nome, fonte di ogni diritto, di ogni giustizia, di ogni libertà, risuoni nei parlamenti, sulle piazze, nelle abitazioni e nelle officine…”. Fu allora che donne e uomini di tutte le età, nazionalità, razze e condizioni diverse, legati dal vincolo dell’amore reciproco, si unirono per formare un esercito di volontari: “i volontari di Dio”. La storia la conoscete o vi sarà raccontata in questi giorni. Forse c’è tra voi chi, “quella storia”, l’ha vissuta in prima persona. “Volontari”, la vostra vocazione è splendida! Sull’esempio dei primi cristiani, vi siete, per amore, da liberi, fatti schiavi di Gesù, che attende la vostra testimonianza nel mondo, proprio là dove Lui non è conosciuto o non è amato.
Siete “volontari di Dio”, dunque nulla vi è impossibile, perché Lui è con voi. Sfruttate questa circostanza per chiedere a Lui ed a voi cose grandi. ChiedeteGli di poter continuare a scatenare, attraverso la vostra vita, quella rivoluzione evangelica basata sull’amore, che il mondo attende. E non guardate alla vostra vocazione solo come ad alcunché di spirituale e intimistico. Già la spiritualità dell’unità vi apre ai fratelli! Ma voi siete chiamati a immettere nelle strutture della società, che vi circonda, il lievito divino che la può fare umanità nuova nei suoi vari mondi, in quello familiare ed ecclesiale. Chi non fosse impedito per età ed altri motivi, si lanci dunque in questa splendida vocazione laica che ai laici è proprio affidata. Chiedete a Dio che questo mondo possa cambiare anche per mezzo vostro e non datevi pace finché non costatate in esso germogli duraturi. Noi tutti nell’Opera siamo con voi in questa ricorrenza a ricordare, a far propositi, a lanciarci. Come Maria Assunta portò nel Suo corpo il creato in Paradiso, così anche voi non ambite di entrarvi senza un mondo rinnovato. Voi volontari e le volontarie, colonne dell’Opera di Dio nelle sue espressioni più belle! Con voi, Chiara». Messaggio per il 40° anniversario della nascita dei “volontari” Rocca di Papa 6 novembre 1996 – letto da Dori Zamboni a Budapest il 23 novembre 1996 Fonte: Centro Chiara Lubich (altro…)
Ago 14, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
«Quando sono scoppiate le manifestazioni e sono avvenute le prime sparatorie, hanno portato nel nostro ospedale tante persone ferite. La situazione era caotica e la gente aveva tanta rabbia. Mi sono messo subito a disposizione e nonostante il pericolo sono andato sul posto per curare i feriti passando posti di blocco di gente armata. Dentro di me avevo la sicurezza che non sono da solo, ma sono nel cuore di Gesù. Giorno dopo giorno, ho visto crescere la divisione tra i vari componenti della società ed aumentare la tensione confessionale e le uccisioni in base all’appartenenza religiosa. Ho scelto di andare contro corrente, accettando di curare pazienti di tutte le confessioni, prendendo su di me il rischio di essere frainteso nel mio agire e accusato quindi sia da parte del Governo sia dagli oppositori armati. Per garantire la sicurezza dei pazienti, tante volte, finita un’operazione, aspettavo i malati per ore per trasportarli sicuri a casa loro con la mia macchina. Una notte, mentre accompagnavo una paziente alauita a partorire a Hama, città a maggioranza sunnita, ci siamo imbattuti in una manifestazione di protesta contro il regime. Tutti in macchina erano impauriti e anch’io ero incerto su come procedere, soprattutto quando un gruppo di manifestanti si è avvicinato per sapere chi c’era dentro. Parlando con loro ho detto a voce alta: “Qui in macchina c’è una donna che sta per partorire, abbiate timore di Dio”. Si sono calmati e poi si sono allontanati e così abbiamo potuto entrare in ospedale. La signora era sul punto di dare alla luce il figlio. Poco dopo si sentivano le grida del neonato. Era una vita che nasceva in mezzo alla morte. Ci siamo commossi fino alle lacrime perché quel bambino era il simbolo delle nostre speranze in una nuova nascita. Cercare di amare tutti ha significato anche pensare ai familiari dei feriti e delle vittime, cercando di stare loro vicino e di rassicurali aiutandoli anche a superare la rabbia e la voglia di vendetta. Un giorno è morto un ufficiale musulmano di un villaggio vicino al nostro. Con altri medici cristiani siamo andati a fare le condoglianze alla famiglia. Quando suo padre l’ha saputo si è commosso, e poi si è rivolto a noi dicendo: “Oggi mi avete onorato voi e la vostra gente, e mi avete portato un po’ di pace”. Lo scorso settembre, verso la fine del mese di Ramadan ho pensato di mobilitare i miei colleghi medici per un’azione di riconciliazione. Abbiamo invitato 120 medici della città, di tutte le confessioni, a un Iftar cui era presente anche il governatore della città. Si è creata un’aria molto bella e distesa che ha rassicurato gli animi ed ha avuto un’eco molto positiva a Hama aiutando a rimarginare le ferite. Questa vita per l’unità non è passata inosservata. Sono stato chiamato a lavorare nel comitato di dialogo cittadino dove ho potuto anche portare la visione politica illuminata dalla spiritualità dell’unità. Successivamente sono stato eletto per far parte del comitato di Dialogo nazionale chiamato a riunirsi col Presidente per trovare una soluzione giusta. Purtroppo questa azione pacifica non ha avuto gli esiti attesi ma continuo a sperare e lavorare perché il dialogo e la riconciliazione abbiano l’ultima parola». Y. S. – Siria (altro…)
Ago 9, 2012 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
«Appartengo all’Ordine delle domenicane di Betania, una congregazione di vita contemplativa fondata nel 1866 da padre Lataste, domenicano francese. Mandato a predicare nel carcere femminile di Cadillac, ebbe l’intuizione di spalancare anche a quelle donne le porte della vita contemplativa, una volta scontata la pena, fondando una comunità in cui ex detenute, insieme a donne dal passato integro, vivono senza distinzione, con la totale discrezione sul proprio passato, una vita di preghiera e di lavoro.
La spiritualità dell’unità e la Parola vissuta e comunicata ci hanno fatto cogliere ancora di più il valore e l’attualità del nostro carisma. Una volta la settimana andiamo nel carcere femminile della nostra città, Torino. Come a Cadillac, cerchiamo di testimoniare la speranza che viene da Dio. Incontriamo molte donne, offriamo loro la possibilità di trascorrere con noi i permessi cui hanno diritto, nel rispetto degli obblighi prescritti dal magistrato, come ad esempio presentarsi ogni giorno alla polizia. Nel carcere ascoltiamo le loro angosce, le loro ansie, i dolori, le gioie inaspettate. Per allargare il nostro carisma alla realtà di oggi, abbiamo cominciato a frequentare il popolo della notte. Tossicodipendenti, barboni, avventurieri senza scrupoli, stranieri e italiani, che vivono a Porta Nuova. Offriamo amicizia disinteressata, possibilità di incontro, senza pretendere in loro alcun cambiamento. “Hai fame?”, chiesi tempo fa ad un giovane marocchino. “Sì, ma di ascolto, di relazione, non di pane. Anche questa è fame”. A Porta Nuova ci conoscono e ci aspettano. Come nel carcere, anche qui siamo spettatori dei miracoli che l’Amore condiviso suscita. Molti fatti potremmo raccontare. Una sera mi sento chiamare. La voce, alterata, proviene da sotto un cumulo di coperte. Il ragazzo è in evidente crisi di astinenza. “Dimmi, suora, Gesù Cristo era alto, biondo e con gli occhi azzurri?”. “Non lo so – rispondo –, non l’ho mai visto di persona”. “Lui – continua – era seguito e amato da tanta gente”. Replico: “Ha avuto anche lui qualche problema con i suoi”. “Fisicamente gli assomiglio, ma la gente mi disprezza”. Cerco di capire da dove proveniva tanta rabbia. Le lacrime rigano il volto scavato. “Potresti farmi un po’ di compagnia?”, sussurra. Seduta sul carrello della stazione, ho ascoltato a lungo la sua storia, un fiume in piena. Passano alcuni anni. Un giorno, mentre cammino per strada, mi sento chiamare. Riconosco subito i suoi occhi azzurri, che ora appaiono limpidi, sanati. “Mi ricordo ancora la frase su Gesù Cristo! Vedi? Ci sono ancora!”. Mentre sono a Porta Nuova, la mia comunità mi accompagna facendo l’adorazione del Santissimo, perché sia Gesù a passare attraverso le mie parole, e io riconosca il suo volto in quello delle donne e degli uomini che incontro».
(Suor Silvia, Italia)
Tratto da Una buona notizia. Gente che crede gente che muove – Città Nuova Editrice, 2012
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Ago 4, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
L’emergenza educativa è una delle sfide più urgenti di questa nostra epoca: è necessario infatti rinnovare gli itinerari formativi, per renderli adatti alla vita delle persone che si relazionano nell’era della globalizzazione. Come fare? Il compito non è facile, ma neppure impossibile. Un gruppo di educatori italiani, insegnanti, dirigenti, animatori di gruppi giovanili, psicologi, pedagogisti, si sono riuniti in un “Tavolo Nazionale dell’Educazione”, che dal 2010 si riunisce a Grottaferrata (Roma), presso la sede del Movimento Umanità Nuova, che ne è l’ente promotore insieme ad AMU, EDU e Ragazzi per l’Unità. Cecilia Landucci insegna lettere in una scuola secondaria di primo grado in provincia di Roma ed è coordinatrice dell’iniziativa nell’ambito della commissione “Educazione e cultura” di Umanità Nuova: «Il Tavolo è una rete concreta fra noi educatori, grazie alla quale possiamo sperimentare una comunione di vita che diventa metodo di lavoro; la conoscenza delle varie esperienze promuove la collaborazione, fa uscire dall’isolamento, favorendo la diffusione di quanto già in atto come vita e come pensiero culturale nel campo dell’educazione alla luce del Carisma dell’Unità; l’obiettivo è l’elaborazione di un progetto per la scuola italiana, che possa contribuire alla sua ridefinizione». Il Tavolo mette dunque in rete iniziative educative, didattiche e metodologiche di varie parti d’Italia, come l’educazione alla pace, alla cittadinanza, all’apprendimento, che mostrano come solo un’autentica relazione interpersonale, di donazione reciproca, può essere il principio di ogni grande evento educativo, in grado di favorire la piena realizzazione della personalità di ciascuno e di tutti. Ne sono testimoni gli studenti di un liceo scientifico in provincia di Catania, in cui da anni sono in atto vari percorsi pedagogici di educazione al bene comune, per valorizzare non solo il patrimonio culturale delle singole discipline, ma l’unità del sapere umano e i valori universali, al fine di aiutare gli alunni ad interiorizzarne i messaggi per trasformarli in modus vivendi. Con il coinvolgimento di docenti di varie materie, vengono proposti incontri con associazioni impegnate nell’ambito dello sviluppo, della cooperazione e del volontariato. “Noi ragazzi non siamo soliti riflettere su questioni di questo genere, ma questo incontro ci ha aperto gli occhi, facendoci capire che l’intervento di ognuno, nel nostro piccolo, può essere decisivo”. (I.P. II A). I ragazzi diventano così protagonisti di azioni di solidarietà e condivisione, come, ad esempio, il “sostegno a distanza” di bambini che vivono situazioni difficili, ma anche all’interno della classe, facendo circolare materiali, talenti e competenze. “La fame, le guerre nel mondo, i paesi del terzo mondo…titoli che ormai conosciamo bene, titoli così lontani dalla nostra realtà da farci sentire impotenti… Nel nostro piccolo possiamo aiutare anche noi, incominciando dalla gente che ci circonda, dai poveri del nostro paese”. (G.M. III A) Una delle ultime novità dei lavori del Tavolo è la messa in agenda per il 2013 di un “ Meeting Internazionale del Mondo dell’Educazione”, che si terrà a Castelgandolfo (Rm) il 6-7-8 settembre 2013. Il Meeting avrà lo scopo di mettere insieme quanti nel mondo si occupano di educazione a vario titolo: la famiglia, naturalmente tutto il comparto scuola, i catechisti, gli animatori di gruppi, gli studiosi, i ragazzi. «Si costruirà insieme un momento comune, forte e significativo»- conclude Cecilia Landucci – «che a livello internazionale, avrà come base di lavoro il confronto, l’ascolto, lo scambio di idee e di percorsi educativi, le buone prassi realizzate e le progettualità da avviare». (altro…)
Lug 20, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
La grande crisi finanziaria ed economica scoppiata nel 2008, ha avuto conseguenze molto serie per imprese, famiglie, associazioni, ancora oggi sotto gli occhi di tutti. Se la situazione non presenta molte vie d’uscita, come ogni crisi, anche quella in atto scuote le coscienze, e insieme alla disperazione e all’attesa, muove anche le idee creando nuove possibilità. Se ne sono accorti un gruppo di operatori del mondo bancario e finanziario di Roma: Daria, Domenico, Paola, Rosapina, Sandro, Gabriele, Assunta. Tutti insieme condividono una lunga amicizia, la professionalità, ma soprattutto credono che i valori del Vangelo possono essere vissuti in banca, in posta, nelle assicurazioni e nei servizi al credito, insomma nei loro ambiti di lavoro. Con lo scoppio della crisi a ognuno di loro è arrivata una richiesta di aiuto, per rinegoziare un mutuo, per leggere un documento bancario, per operare un investimento più oculato. Nel tempo, il gruppo si è dato un nome, “Commissione Finanza”, legandosi al Movimento Umanità Nuova dei Focolari, presente a Roma: le riunioni sono diventate un’occasione di condivisione delle varie esperienze, con la possibilità di un confronto sulle problematiche e sulle crisi di coscienza che quotidianamente ogni membro del gruppo era chiamato ad affrontare, dando nuovo senso all’impegno professionale di ciascuno in un ambiente a volte un po’ difficile. Da questo dialogo è nato già da alcuni anni un frutto significativo: è la Newsletter “Risparmio&Finanza”, il cui scopo è proprio quello di mettere a disposizione dei cittadini la “professionalità” in campo economico e finanziario come un patrimonio da far circolare soprattutto per aiutare chi è meno competente nell’affrontare queste problematiche. Ogni newsletter offre uno sguardo sull’attualità finanziaria senza tecnicismi; propone un approfondimento sulla Dottrina Sociale della Chiesa; annuncia le novità sui mercati e quelle in materia di prodotti finanziari; «Ma prima di tutto la newsletter è un’occasione di dialogo attraverso un indirizzo di posta elettronica. Da questo lavoro ci accorgiamo che la condivisione dei problemi o delle scelte da compiere è fondamentale, perché spesso nel nostro lavoro si smarrisce il senso del “bene comune” su quello che ci è chiesto di fare». L’ampia diffusione di ogni numero attraverso internet e le reti sociali ha consentito di allargare questa esperienza condividendola anche con altri operatori del settore presenti in varie regioni d’Italia: «Stiamo creando una rete da cui emerge sempre più forte l’esigenza di sperimentare una relazione vera, dove la comunione è un metodo di lavoro concreto, che accoglie l’altro con tutte le sue problematiche, facendoci trovare poi le soluzioni più appropriate». Ne è un esempio quanto raccontano Giovanna e Carlo di Roma: «Grazie a questa rete abbiamo aiutato in questi anni varie persone che avevano bisogno, con tanti piccoli prestiti senza interessi che puntualmente ci sono stati sempre restituiti. La cosa bella è che quando ne abbiamo avuto bisogno noi, ci è offerta la somma che ci mancava: si trattava di 20.000 euro che abbiamo restituito in tutta tranquillità e risparmiando tempo e burocrazia che comporta il dover rivolgersi ad una banca. Nel nostro piccolo, possiamo assicurarvi che il “date e vi sarà dato” che dice il Vangelo è proprio vero e che la provvidenza non si fa mai attendere».
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