Movimento dei Focolari

EcoGive: la App che misura le azioni green e aiuta i Paesi in difficoltà

Dare per salvaguardare. La nuova APP insegna a giovani e adulti, attraverso azioni quotidiane, come prendersi cura del pianeta e delle comunità ferite dai cambiamenti climatici Tracciare i propri consumi, da soli o in gruppo, imparare piccole-grandi azioni quotidiane per risparmiare acqua ed energia e non sprecare cibo, fornire aiuto concreto ai Paesi più poveri. Questi gli obiettivi di EcoGive – Dare per Salvaguardare, una nuova App – disponibile su AppleStore e GooglePlay – nata grazie al sostegno dell’Associazione Nuove Vie per un Mondo Unito legata al Movimento dei Focolari.  Il telefonino racchiude ormai il nostro mondo in formato digitale. Vedere i propri comportamenti quotidiani riflessi nella dimensione digitale ci aiuta a prendere consapevolezza sui consumi davvero necessari e sugli sprechi. E attraverso questa App le azioni possibili vanno dal riutilizzo dell’acqua di lavaggio di frutta e verdura allo spegnimento di luci non necessarie, per arrivare al riciclo di indumenti usati o allo spreco di cibo. Ciascun partecipante può registrare i suoi “atti verdi” impegnandosi a realizzarne almeno 200 ad esempio per ogni anno scolastico, suddivisi in cinque aree tematiche: energia elettrica, acqua, gas, riciclo/riuso e riduzione dello spreco alimentare. Si potrà poi seguire il conteggio dei propri atti e quelli del proprio gruppo o classe scolastica, così come l’impatto del progetto misurato in CO2, MWh e acqua risparmiati. “È un progetto vitale, un contributo a un cambio culturale reale verso uno stile di vita sostenibile” afferma Marco Livia, presidente dell’Associazione Nuove Vie per un Mondo Unito APS, che ha sostenuto il progetto nel dargli uno sviluppo internazionale. “Consapevoli della grande responsabilità della nostra generazione rispetto alla situazione ambientale, crediamo fortemente nella forza del cambiamento che possiamo trasmettere ai ragazzi, e che loro possono imprimere ai loro coetanei e nei loro contesti”. L’idea è nata nel 2008 a Palermo (Italia) su iniziativa della professoressa Elena Pace, con l’obiettivo di coniugare salvaguardia dell’ambiente e solidarietà. L’esperienza poi è maturata negli anni grazie all’impegno degli alunni di varie scuole italiane. Nell’anno scolastico 2021-2022 l’iniziativa ha coinvolto 50 scuole nel mondo e raggiunto più di 10 mila studenti. Nel 2023 il suo respiro internazionale continua a crescere. Partecipano infatti scuole di ben 12 Paesi: Italia, Burundi, Benin, Madagascar, Sudafrica, India, Kenya, Pakistan, Brasile, Colombia, Haiti e Repubblica Domenicana. Il progetto si ispira agli Obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, focalizzandosi in particolare su tre di questi: il 13 (lottare contro il cambiamento climatico), il 4 (promuovere un’istruzione di qualità) e il 2 (sconfiggere la fame). Sostegno ai Paesi in via di sviluppo Gli atti di risparmio energetico saranno anche trasformati in sostegno concreto a favore delle popolazioni dei Paesi più in difficoltà per gli eventi avversi legati al clima. Come? Attraverso la loro monetizzazione, realizzata con donazioni di genitori, parenti, conoscenti e sponsor. Le risorse così generate consentiranno la realizzazione di azioni solidali in Paesi in via di sviluppo scelte da ragazze e ragazzi, che impareranno in questo modo a dare per salvaguardare l’ambiente. Tra i progetti di solidarietà scelti vi sono la realizzazione di un orto sociale a Nairobi in Kenya, la piantumazione di alberi in un quartiere alla periferia di Mumbai (India) e la promozione di vivai nella città di Carice (Haiti). Il progetto ha ricevuto il supporto da varie Istituzioni fra cui il Ministero dell’Istruzione italiano, il Ministero dell’Ambiente della Repubblica Dominicana, dall’università di Roma La Sapienza, l’Agenzia spaziale Italiana e dai Comune di Roma e di Priverno. L’App EcoGive è stata realizzata grazie al sostegno di Mauro Atturo, CEO & Founder della Problem Solving S.R.L. e di Carlo La Mattina, Amministratore Unico di Innovation Lab S.R.L.

Lorenzo Russo

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Guerra in Ucraina: un anno durato un’eternità

Guerra in Ucraina: un anno durato un’eternità

365 giorni di guerra nelle parole e nell’esperienza di Mira Milavec, Focolarina slovena che da alcuni anni vive in Ucraina dove lavora per Caritas Spes. “Questo anno di guerra è un anno, ma sembra un’eternità (…). Non avrei mai immaginato di vivere in prima persona una situazione del genere”. È così che comincia la nostra conversazione con Mira Milavec, focolarina slovena che dal 2019 vive in Ucraina. Un impegno instancabile il suo, che l’ha vista in prima linea durante questo anno di conflitto, lavorando per il sostegno alla popolazione con Caritas Spes Ucraina, le cui attività sono state sostenute anche dal Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari attraverso le ONLUS Azione per un Mondo Unito (AMU) e Azione per Famiglie Nuove (AFN). “Vedo molta stanchezza intorno a me. La gente – racconta Mira- in alcuni posti in particolare, vive ancora in situazioni davvero precarie. Dopo un anno, sono cambiati proprio i bisogni delle persone. Prima con Caritas Spes ci occupavamo di distribuzione di beni di prima necessità, ora siamo passati ad una nuova fase in cui è molto importante ridare dignità alle persone e occuparci anche del sostegno sociopsicologico. Siamo ancora all’inizio in questo campo ma stiamo cercando di muoverci per capire come fare”. Mira, la macchina della Caritas non si è mai fermata… “Certo. Sono in contatto con in nostri collaboratori che si trovano nei posti più colpiti. Credo non abbiano mai avuto tempo di riposare ma sono lì, giorno e notte, toccando con mano le sofferenze di questa gente che ha perso tutto, i loro cari, la casa; una vita intera in frantumi. Penso che stare a contatto diretto con queste storie, per quanto siano stanchi, dia loro la spinta per continuare a fare del bene”. C’è qualche storia in particolare che porti con te? “Sì, le storie sono diverse, ed è da lì che viene la speranza. Ricordo una famiglia del Donbass che ha dovuto lasciare la sua città già nel 2014. Avevano risparmiato tutta la vita per avere un appartamento e appena comprato si sono trasferiti a Kharkiv. Poi l’arrivo della guerra dell’anno scorso e un nuovo spostamento per loro. Sono rientrati in quell’appartamento credo a fine 2022 e lo hanno trovato in condizioni davvero disastrose a causa dei bombardamenti. Abbiamo portato loro delle stufe a legna per riscaldarsi e, nonostante questa situazione complicata, è stato toccante vedere nei loro occhi una gratitudine immensa. Non era importante quanti altri soldi sarebbero serviti per riparare i danni alla casa. Erano felici e grati di ricevere quel piccolo aiuto, di essere in vita e ancora insieme”. Personalmente cosa hai sperimentato in questo anno così difficile? “Ho visto quanto in queste situazioni la gente, noi tutti, siamo capaci di metterci in moto per aiutare; più di ogni altra cosa, riconoscere il sostegno e sentire davvero che siamo nelle mani di Dio. Spesso le persone qui non esigono molto, basta ‘stare’, esserci. Dio ti dà diversi talenti e devo dire che in questa situazione in cui mi trovo ora li posso davvero usare, possono servire davvero a qualcuno. La preghiera in questo è un vero sostegno. Spero davvero questa guerra finisca e che ciascuno nel suo piccolo, sia capace di insegnare alle nuove generazioni che è necessario combattere tutto questo odio”.

A cura di Maria Grazia Berretta

Se si gradisce si possono attivare i sottotitoli in italiano https://youtu.be/gFOMlUj6axA Per continuare a sostenere la popolazione ucraina clicca sul link Ucraina: al via la raccolta fondi in sostegno alla popolazione – Movimento dei Focolari (focolare.org) (altro…)

Tre donne contro la tratta degli esseri umani

Tre donne contro la tratta degli esseri umani

Diana, Argia e Jane ogni giorno donano il proprio tempo per aiutare altre donne ad uscire dall’abominevole fenomeno del traffico e della riduzione in schiavitù di esseri umani. Le loro storie raccontante in occasione della giornata internazionale contro la tratta. L’8 febbraio di ogni anno si celebra la giornata internazionale contro la tratta e lo sfruttamento di persone. La rete internazionale Talitha Kum – che conta più 3000 suore ed è sostenuta dal Vaticano e da tante associazioni fra cui il Movimento dei Focolari – quest’anno ha organizzato un pellegrinaggio online dal titolo “Camminare per la dignità” con esperienze raccontate da varie parti del mondo. Due in particolare sono legate ai Focolari. Diana e Argia, da Napoli (Italia) sono impegnate da anni in un’associazione di donne dal nome “Donne Meridiane” che opera nel sociale e nella formazione culturale.

Laurea di Blessing

“Ho conosciuto il lavoro di una religiosa – racconta Argia – che da anni accompagna delle giovani donne vittime della tratta, in un processo di reinserimento nella società. Mi chiedevo cosa potessimo concretamente fare per queste ragazze. Risuonava forte dentro di me la frase del Vangelo “Ama il prossimo tuo come te stesso”. In particolare quel “come te stesso” che forse voleva significare anche offrire a queste giovani donne le stesse possibilità di una vita libera e dignitosa che abbiamo noi donne europee. Quindi è nata l’idea di finanziare un percorso di studi con l’associazione, per una giovane donna nigeriana”. Diana aggiunge: “Abbiamo coinvolto imprenditrici, donne delle istituzioni, dell’associazionismo, amici e parenti. Abbiamo così realizzato una serata un fundraising per raccogliere fondi e sostenere l’iniziativa. Qualche mese fa abbiamo festeggiato la laurea di Blessing, questa giovane donna e neomamma da qualche giorno. Sono stati invitati gli amici con i quali avevamo raccolto i fondi per renderli partecipi non solo della gioia di questo traguardo, ma anche della possibilità di continuare a sostenere altre donne in questo percorso”. La storia di Jane invece arriva dall’Africa. Tre anni fa viveva in Burkina Faso. “Nella via di fronte casa mia, ogni sera c’era una lunga fila di ragazze – racconta -. Cosa aspettavano? Il loro turno per prostituirsi. Una realtà purtroppo ben organizzata e non si poteva far nulla per evitarla”. Jane però voleva in qualche modo fare la sua parte per aiutare queste ragazze. Così ha iniziato a collaborare con Talita Kum. “Ho scoperto che tante donne partono all’avventura in altri Paesi o altre città per cercare lavoro o per studiare. Purtroppo spesso cadono nella trappola della prostituzione. Parlare della tratta ha aperto gli occhi a tante ragazze e ha salvato molte vite”. Da un anno Jane lavora presso il centro nutrizionale del Movimento dei Focolari in Costa d’Avorio. È un centro di prevenzione e cura della malnutrizione infantile. “Ogni giorno riceviamo tante mamme. Ognuna con la sua storia. Mi ricordo in particolare una di loro: suo marito era partito per cercare lavoro ma non è più tornato. Abbiamo ascoltato la sua storia e pianto con lei. Non avevamo nessuna soluzione. Le abbiamo offerto una piccola somma di denaro per aiutarla con una piccola attività di commercio di fronte casa sua. Anche le giovani ragazze con cui lavoriamo sono sensibili al tema dello sfruttamento. Mi colpisce sempre l’esempio di una di loro che dice che nel nostro quartiere c’è la più alta percentuale di prostituzione. Lei lo racconta con gioia perché ha capito che, nonostante questo problema, il nostro lavoro nel prenderci cura dei bambini, delle mamme e delle loro famiglie, è il nostro modo anche di prevenire la tratta e lo sfruttamento di esseri umani”.

Lorenzo Russo

VIDEO: Piazza San Pietro, Roma, flash mob contro la tratta degli esseri  umani. https://www.youtube.com/watch?v=kUPDp1PaaHc

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Perù: Feliciano, un nuovo ospite dell’Hogarcito

Perù: Feliciano, un nuovo ospite dell’Hogarcito

La missione dell’Hogarcito “Chiara Lubich”, il Centro per Anziani nella foresta amazzonica peruviana,  è quella di  accompagnare gli anziani e coloro che vivono la malattia. Un luogo dove il servizio è mosso dall’amore, dove si trovano persone che fanno del bene, capaci di mettere tutto nelle mani di Dio. A metà dello scorso anno una donna è arrivata all’Hogarcito per chiedere aiuto. Aveva urgente bisogno di sostegno per il fratello anziano che viveva da solo, lontano dalla capitale dove lei abitava. Ci ha chiesto di accoglierlo nell’Hogarcito e, dopo averle chiesto di darci un po’ di tempo per analizzare la situazione e le nostre possibilità, ci siamo messi nei panni dell’anziano e non abbiamo esitato a dare la nostra disponibilità ad accoglierlo. È così che Feliciano, 74 anni, è diventato un nuovo ospite dell’Hogarcito. Lo abbiamo accolto con grande affetto e con una festa di benvenuto. Abbiamo scoperto che aveva perso la vista da un occhio, che aveva problemi di linguaggio – si capiva a malapena quello che diceva –, oltre a una grave sordità.

Feliciano durante la rihabilitazione

Si muoveva da solo, sempre con un bastone, ma un giorno, dopo essere entrato nella sua camera da letto, tardava in uscire. Il personale addetto lo ha trovato disteso sul pavimento, incapace di alzarsi. Hanno così chiesto aiuto all’Emergenza del Centro di Salute. Feliciano aveva avuto un ictus e metà del suo corpo era paralizzata. La situazione era molto difficile. Lo si vedeva limitato, triste. Aveva bisogno di un infermiere al suo fianco e di un monitoraggio cardiaco costante. Il personale dell’Hogarcito, però, non è preparato per tali cure specialistiche. Per questo si è dovuto ricoverare Feliciano in ospedale. Abbiamo calcolato che il ricovero ci sarebbe costato circa 2.500 Soles (620 Euro), per coprire anche le cure e le terapie. Abbiamo provato a entrare in contatto con la sorella ma, non avendo ricevuto risposta, non ci abbiamo pensato due volte: fidandoci della provvidenza di Dio abbiamo subito assunto un’ infermiera che si prendesse cura di lui e una fisioterapista per le sessioni di riabilitazione. Quando abbiamo chiesto a quest’ultima quanto ci avrebbe fatto pagare, ci ha detto: “Non preoccupatevi per il pagamento, sarà il mio modo di aiutare l’Hogarcito”. È stato molto difficile e rischioso spostare Feliciano. Abbiamo chiesto a Dio di darci le forze per continuare a sostenerlo e portare avanti la situazione. Alla fine, l’amore di tutti l’ha aiutato a migliorare ogni giorno. Improvvisamente, qualche tempo dopo, ci ha sorpresi alzandosi, prendendo il bastone e facendo qualche passo. Che emozione, eravamo tutti felici di vederlo camminare! Era una felicità piena. Un’esperienza, quella di accompagnare chi vive la malattia, che ci permette non solo di incontrare persone che fanno di tutto per dare una mano,  ma ci dà la gioia di affidarci insieme e mettere tutto e tutti nelle mani di Dio.

I volontari dell’Hogarcito

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Sinodo in Europa, un nuovo modo di essere Chiesa 

Sinodo in Europa, un nuovo modo di essere Chiesa 

Il primato dell’ascolto, un cammino comune aperto al dialogo e all’incontro, le sfide della secolarizzazione, della pace, dell’accoglienza delle molte diversità sono al centro di questa tappa. Presente anche Margaret Karram, Presidente dei Focolari.  “Ci riuniamo a Praga, città che può essere considerata un ponte tra l’Est e l’Ovest, ma anche un monito per l’Europa. Oggi, poco più di trenta anni dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine del mondo diviso in blocchi contrapposti, abbiamo un’altra guerra nel centro dell’Europa. Siamo vicini ai nostri fratelli ucraini, nella speranza che l’aggressione russa termini e che nel nostro continente si possa trovare una vera pace e riconciliazione”. Ha messo subito il dito nella piaga più profonda del vecchio continente, Mons. Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius (Lituania), Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) nel suo intervento d’apertura della tappa europea del Sinodo della Chiesa cattolica. Immediata solidarietà è stata espressa anche alle popolazioni turche e siriane colpite dal terribile terremoto. L’incontro si svolge nella capitale della Repubblica Ceca, dal 5 al 12 febbraio, con la partecipazione di 200 delegati provenienti dalle 39 Conferenze Episcopali europee, di 45 Paesi. Presenti anche 44 “invitati” tra cui Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari. “Nella sinodalità siamo tutti apprendisti” ha ricordato poi il card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo, offrendo una prospettiva realistica di questa fase del percorso. La Chiesa in Europa si è ritrovata per fare esperienza di un percorso di condivisione, più che mai necessario oggi, per  conoscersi e far crollare pregiudizi. La voce delle Chiese in Europa Le sessioni dedicate al racconto del percorso sinodale delle diverse conferenze episcopali hanno restituito uno spaccato della vita delle Chiese in Europa. Dall’Albania dove i cristiani oggi si confrontano con la necessità di imparare a dialogare con persone di religione diversa; al Belgio, dove la secolarizzazione ha raggiunto ogni ambito sociale. L’invito è saper cogliere i segni dei tempi dando spazio ai laici, evitando ogni forma di clericalismo, ogni cedimento ad atteggiamenti di abuso e di potere. In Bielorussia il cammino sinodale ha portato alla luce la necessità di una formazione al dialogo sia per il clero che per i laici, per incidere di più nella società. La Bulgaria, Paese con una piccolissima percentuale di cristiani-cattolici, ben esprime un cammino sinodale animato da un forte spirito ecumenico, comune a diversi Paesi dell’Europa dell’Est, mentre dalla Francia arriva un invito deciso all’ascolto e alla centralità nella Chiesa delle vittime di abusi; ad un cammino di purificazione nella vita spirituale per ritrovare la fedeltà a Cristo ed essere una Chiesa accogliente per tutti. Sottolineano la necessità di una formazione continua alla vita della fede e all’evangelizzazione le Chiese di Gran Bretagna e Galles. Questioni trasversali Molte le questioni trasversali alle Chiese del vecchio continente: dalla piaga degli abusi, alla formazione del clero perché riacquisti la fiducia del popolo di Dio e sia all’altezza delle sfide della società odierna scristianizzata e secolarizzata, alla questione della donna nella Chiesa, fino all’urgenza della trasmissione della fede oggi, ma con un linguaggio e modalità adatti ai tempi. Ma la domanda comune a tutti è una: cosa significa per la Chiesa in Europa essere “inclusiva”? In che modo può abbracciare anche quelle persone che vivono situazioni morali complesse rispetto alla dottrina della Chiesa, come le persone divorziate o le persone LGBTQ+. Risposte, si è detto, che verranno da un paziente cammino di comunione. “Credo che la risposta che la Chiesa in Europa possa offrire oggi – ha detto Margaret Karram nel suo intervento – sia il dono di quell’amore evangelico che ci viene da Cristo stesso e sta al cuore del dialogo e dell’incontro. Come Movimento dei Focolari ci impegniamo in questo cammino al quale il Papa ci chiama”. Le giornate sinodali di Praga sono per la Chiesa in Europa un esperimento di sinodalità sul campo, che mostrano la necessità di proseguire su questa strada. Il documento finale, risultato di queste giornate di lavoro, raccoglierà tutte le istanze, sfide e proposte e, insieme a quelli delle altre 6 assemblee continentali, verrà inviato alla commissione centrale del Sinodo.

Stefania Tanesini

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La luna sulle macerie: testimonianze da Turchia e Siria

La luna sulle macerie: testimonianze da Turchia e Siria

Il 6 febbraio 2023, potenti scosse di terremoto hanno colpito la Turchia meridionale e centrale e la Siria. Una catastrofe che ha causato la distruzione di intere città, la morte di migliaia di persone e tantissimi dispersi. Ecco alcune testimonianze di chi si trova su quei territori. “Già domenica sera, il 5 febbraio, era arrivata dalle autorità la comunicazione che il lunedì 6 le scuole sarebbero rimaste chiuse, perché si temeva una violenta tempesta. Le temperature sfiorano lo 0 ed è previsto per tutta la Turchia il periodo più freddo dell’anno”. Sono le parole di Umberta Fabris, del Focolare di Istanbul (Turchia), che con voce commossa racconta in che condizioni il Paese si ritrova a vivere una catastrofe che non ha eguali e che con una violenza inaudita, nella notte tra il 5 e il 6 febbraio, si è abbattuta sulla Turchia e sulla Siria. L’entità di questo terremoto è inimmaginabile. Sono infatti 10 le  province della Turchia colpite, 13 milioni di persone coinvolte e numerosissime scosse che continuano ancora. Ad oggi si contano oltre 14.000 vittime, ma i numeri, man mano che si scava continuano ad aumentare. “Istanbul si trova a circa 1000 km dalle zone colpite – continua Umberta Fabris – ma qui siamo circondati da persone che lì hanno parenti, amici e  le notizie arrivano col contagocce. I cellulari si sono scaricati, manca l’elettricità, i danni alle infrastrutture delle comunicazioni sono enormi come a tutto il resto. Arriva solo qualche sms o poche parole scambiate con una linea molto disturbata. Ed è tutto un cercare di avere notizie, di sapere se tutti rispondono all’appello, anche tra i nostri amici della piccola comunità cristiana ad Antiochia, Mersin, Adana e Iskenderun”. Nella tragedia tra le macerie e il  gelo,  il dolore avvicina i cuori degli uomini che unendo le forze, combattono, ci racconta ancora Umberta Fabris, che proprio da Iskenderun ha saputo del crollo della Basilica dell’Annunciazione e di come all’interno del Vescovado, lì dove le abitazioni sono state dichiarate inagibili, si sono ritrovati alcuni cattolici, ortodossi, musulmani che condividono quello che hanno e offrono un luogo in cui passare la notte. “Colpiscono le migliaia di giovani che si sono stipati all’aeroporto – dice-, pronti per partire e andare a prestare soccorso, la fila interminabile di persone alla raccolta di sangue o i ragazzi liceali che si sono rimboccati le maniche in varie attività. Continuiamo a confidare in Dio e nella sua Santa Provvidenza e portiamo nel cuore anche l’amata Siria.” Ed è proprio dalla Siria che giunge la voce di Bassel, giovane dei Focolari: “Sono giorni devastanti anche nella mia città, Aleppo. Il 6 febbraio ci siamo svegliati terrorizzati e siamo corsi verso le scale non vedendo nulla, a causa dell’interruzione di corrente. Ci siamo fermati alla porta di casa, dove c’è un’immagine dell’angelo custode e abbiamo pregato, poi abbiamo trovato un cellulare e acceso una torcia. Non riconoscevo la stanza: tutto sul pavimento era rotto, le pareti e le ceramiche crepate, i vicini scendevano urlando. Abbiamo preso solo quello che potevamo portare nella tasca del pigiama, indossato le giacche e siamo scesi sotto la pioggia in un freddo fortissimo”. Bassel ha trascorso quella notte interminabile in strada osservando il crollo delle chiese e delle moschee. La luce della luna mostrava la distruzione. Man mano che le scosse di assestamento diventavano più leggere arrivavano notizie di amici rimasti sotto le macerie e di edifici crollati interamente. “Siamo un Paese che non è attrezzato per simili disastri – continua. Tra gli edifici crollati anche i 7 piani del Vescovado della Chiesa greco-cattolica melchita. Mons. Jean-Clément Jeanbart, arcivescovo emerito di Aleppo, si è salvato, mentre Padre Imad, mio ​​amico personale e nostro insegnante a scuola fin da quando ero piccolo, è rimasto sotto le macerie”. Le persone parlano delle loro case diventate parte del passato, mentre il freddo rende tutto più difficile. La Mezzaluna Rossa e la Croce Rossa hanno effettuato operazioni di censimento dei presenti. “Io – dice Bassel- ho partecipato con i volontari e i giovani scout nel preparare e distribuire cibo e distribuire coperte per bambini e ragazzi ma non sono riuscito ad addormentarmi per le forti scene che avevo visto”. Mentre le scosse di assestamento continuano a far crollare edifici, Bassel riflette: “Quando sentiamo le notizie, vediamo i principali Paesi che inviano specialisti, aiuti e squadre di soccorso nei Paesi colpiti, proviamo dolore nel vedere che non possono inviare nulla in Siria per via dell’embargo, come se non fossimo umani. Adesso siamo rientrati a casa, dove Internet è migliore e stiamo aspettando la prossima scossa. Pregate per noi affinché restiamo vivi, pregate per chi è morto, pregate per i dispersi”.

Anna Lisa Innocenti e Maria Grazia Berretta

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