Movimento dei Focolari
Terremoto Italia: non lasciateci soli!

Terremoto Italia: non lasciateci soli!

RimPRESAIn seguito al terremoto dello scorso anno nell’Italia centrale, tanti si sono adoperati per essere vicini a quanti sono stati colpiti da questa tragedia. Una catastrofe di tale portata, infatti, mette a dura prova non solo le case, ma tutto il tessuto sociale e la capacità di resistenza personale e familiare, lasciando il segno su un’ intera generazione. Il Movimento dei Focolari si è dotato di un organismo stabile che conta sulla collaborazione di due ONLUS: AMU, AFN e di altre associazioni (AIPEC, B&F Foundation, Abbraccio Planetario, Dialoghi in Architettura e le comunità del Movimento in Italia) che, a fronte delle emergenze, offrono competenza e organizzazione per convogliare gli aiuti in azioni efficaci. «Il primo obiettivo che ci siamo dati è stato quello di attivare una modalità di raccordo e di conoscenza reciproca delle varie iniziative per aiutarci a mantenere alta l’attenzione e a non dimenticare spiega Cesare Borin, del “Coordinamento emergenze” dei Focolari . Gli aiuti economici che sono arrivati fin dall’inizio, hanno rappresentato solo uno dei tanti modi, con i quali si è concretizzata la solidarietà che ha visto coinvolte tante persone del Movimento, per essere vicini a chi ha perso tutto in questa situazione drammatica». Il progetto si compone di due azioni complementari: RimPRESA_BRImPRESA Aziende”, che consiste nel fornire materie prime, macchinari e piccole infrastrutture ad aziende e, dove possibile, rafforzare tra le aziende pratiche e processi virtuosi ispirati ai principi etici dell’economia civile, favorendo così il gemellaggio con altre imprese sul territorio nazionale. Nell’ambito di questa fase progettuale, sono state individuate e visitate 60 piccole aziende delle 4 regioni coinvolte ed attualmente si stanno ultimando le forniture di attrezzature e materiale a sostegno di 25 aziende agricole e artigianali, selezionate in base ad una valutazione concordata della protezione civile; La seconda azione del progetto: “RImPRESA GAS” promuove l’acquisto dei prodotti delle aziende colpite dal sisma attraverso la creazione di Gruppi di Acquisto Solidale (GAS), favorendo di fatto la ripresa del turismo locale. Attualmente le aziende soprattutto del settore agroalimentare sono 13, circa 90 le iscrizioni totali, per un totale di 17.000 euro circa di ordinativi. La risposta alle necessità delle persone è stata tempestiva, come quelle, ad esempio, di alcune famiglie di Amatrice che avevano chiesto un container in lamiera. Così a marzo sono stati consegnati 10 container per altrettante famiglie di Amatrice e dintorni, per un costo totale di 19.000 euro. In collaborazione con la Caritas Italiana si sta inoltre organizzando, per la fine di agosto 2017, un campo estivo con base a Torrita di Amatrice. Le attività perdureranno per  i mesi di luglio ed agosto, prevedendo l’ animazione di un centro estivo per  bambini, attività ludico ricreative per ragazzi dei dintorni ed animazione nel centro anziani di Borbona. «Le persone di questi bellissimi territori conclude Borinnon ci chiedono ‘ricostruiteci la casa’, ma ci chiedono con forza ‘non lasciateci soli’! Tra le lezioni apprese potremmo aggiungere l’importanza di non marginalizzare o soffocare il contributo della società civile. Accanto all’intervento competente delle agenzie di emergenza dello Stato, abbiamo bisogno di una più vasta e programmata inclusione delle componenti sociali attive, proprio per la loro capacità di attivare la catena di fraternità. E questo, come ci fa intuire la nostra piccola esperienza, forse renderà anche più efficace il lavoro delle istituzioni e la capacità di far ripartire i processi produttivi». Contatti: emergenzaterremoto.italia@focolare.org Leggi anche: Intervista a Cesare Borin (altro…)

A un anno dal terremoto in Centro Italia

Per una settimana, dal 26 agosto al 2 settembre, nei dintorni di Amatrice e Borbona, due dei centri colpiti dal terremoto nel Centro Italia, si terranno iniziative per bambini, ragazzi e anziani curate dai giovani del Movimento dei Focolari nell’ambito di un programma promosso dalla Caritas per sostenere in maniera continuativa la comunità del posto. In arrivo circa 25 ragazzi da tutta Italia. (altro…)

Nigeria: l’Alba di un nuovo giorno

Nigeria: l’Alba di un nuovo giorno

2017-05 Casa Alba Feast 3«Ero sposata da poco quando mio marito si ammalò gravemente. Nello stesso momento scoprii di aspettare un bambino». Comincia così il racconto di una giovane donna nigeriana. Lontana dalla propria famiglia e sola, si appella alla famiglia del marito. Ma trova la porta chiusa. «Quello che abbiamo vissuto dopo è stato un inferno». Fortunatamente, in seguito, altre porte si sono aperte. Quelle di Casa Alba. E per lei, come per tante altre giovani donne in difficoltà, è cominciato un nuovo giorno. «Non so come sarei sopravvissuta diversamente. Ora, grazie a Dio, le cose sono migliorate». Casa Alba è un progetto del Movimento dei Focolari in Nigeria. Dapprima, per molti anni, è chiamata semplicemente “Casa Gen” (Generazione nuova). Solo successivamente Chiara Lubich propone di chiamarla “Alba”, con l’auspicio che possa diventare una vera casa per tante ragazze in difficoltà provenienti da tutta la Nigeria. Qui in tante, alcune sottratte dalla strada, trovano accoglienza e imparano un mestiere. Le attività del cucito (poi trasformatosi in un corso) e del batik (arte della colorazione del tessuto), che inizialmente servono a racimolare qualche soldo, diventano un vero e proprio progetto di recupero. La formazione morale e spirituale è parte integrante del programma. Fine maggio 2017. Nel centro Mariapoli di Onitsha si festeggia il 25˚ anniversario di Casa Alba, un intero fine settimana e una messa conclusiva all’aperto. 400 gli invitati, molti dei quali indossano il tipico coloratissimo costume africano, dipinto proprio con la tecnica batik. Celebra la messa il Vescovo Ausiliare, il Rev. Denis Chidi Isizoh. «Focolare significa fuoco – dice durante l’omelia -. Il fuoco dell’incoraggiamento, dell’evangelizzazione, dell’amore». Descrive gli incontri personali avuti con Chiara Lubich, mentre lavorava con il card. Arinze al Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Poi continua: «Uno scolaro francese ha scritto “Penso dunque sono”. Un africano non lo direbbe mai. Gli africani direbbero “Siamo quindi sono”. Sono una persona perché appartengo a una comunità, a un gruppo. Questo è quanto i membri del Movimento dei Focolari ci dicono: quando siamo uniti come una comunità allora ritroviamo noi stessi». 2017-05 Casa Alba Feast 5Un passo indietro. Qualche tempo prima, Elde de Souza, responsabile di Casa Alba, si reca dal Vescovo Denis per informarlo delle difficoltà economiche del progetto e della sua imminente sospensione. Per tutta risposta, il vescovo rinnova la sua fiducia e rilancia. Al posto della chiusura, propone di festeggiare in grande stile il 25˚ anniversario di attività della Casa: «Il Focolare in Nigeria è troppo silenzioso!». L’intera comunità si mobilita, non potendo restare insensibile a una tale proposta. Tutti, grandi e piccoli, si mettono al lavoro. L’entusiasmo del Vescovo Denise è contagioso: «La Nigeria è un luogo felice. Noi siamo gente felice. Alcuni però non lo sono. Sono veramente in difficoltà. Questa è l’esperienza della vita», ma tutti possiamo unire le nostre sofferenze a quella di Gesù sulla croce, conclude. Tutte le “ragazze” di Casa Alba sono presenti. Alcune sono adolescenti, altre già nonne. La festa è l’occasione per ri-intrecciare percorsi e storie. «Ha cambiato me e la mia vita». «Prima ero una persona collerica, qui mi sono rasserenata». «Quello che ho vissuto qui mi ha aiutato per tutta la vita». «Una meraviglia ascoltare come questo piccolo seme abbia dato tanti frutti» commenta “Mama Regina”, 83 anni, una delle prime educatrici. Il giorno dopo, il quotidiano dell’arcidiocesi di Onitsha (due milioni di cattolici) definisce l’anniversario «uno spettacolare evento colorato». Si legge: «Il Movimento dei Focolari ha asciugato le lacrime di giovani senza speranza, che ora vivono al di sopra del livello di povertà grazie alle abilità acquisite a Casa Alba». Canali radio e TV ne parlano. Il giornale regionale stampa un appello per raccogliere fondi per rilanciare il progetto. Comincia un nuovo giorno anche per Casa Alba. (altro…)

I nostri amici di Mae Sot

I nostri amici di Mae Sot

goc30_01Fin dall’inizio della mia avventura nel focolare in Thailandia nel 1984, il contatto con i poveri è stato costante. Nel 1985 il primo viaggio nell’allora Birmania (attuale Myanmar) ed una grande impressione di toccare con mano la più estrema miseria: fino a quel giorno non l’avevo mai vista di persona. Poi, con la guerra civile scoppiata nel 1988 i profughi hanno iniziato ad arrivare in Thailandia, soprattutto nella zona del confine. La loro condizione? Malattie, solitudine, disperazione, sfruttamento e tanta voglia di una vita vera: per noi focolarini, un volto di Gesù crocifisso e abbandonato che abbiamo cercato di alleviare ed amare. In questi 32 anni il nostro aiuto è stato sicuramente insufficiente, come si addice ad una vera catastrofe umanitaria di cui poco si parla. Di fronte al dolore, a chi muore, sei sempre impreparato. Da circa 6 anni, il nostro impegno si è intensificato nella zona di Mae Sot, nel nord ovest della Thailandia, in una città di confine. Abbiamo ripreso il progetto iniziato da Padre Justine, birmano, morto dopo una lunga malattia. Lui aveva iniziato ad occuparsi dei bambini dei migranti che erano lasciati a casa tutto il giorno, da soli, raccogliendoli in una piccola “scuola” (una capanna). Era rimasta senza sostegno economico e così abbiamo dato gli ultimi soldi rimasti per riprendere l’accoglienza. La scuola ora si chiama “Goccia dopo Goccia, il ponte Latina Mae Sot”: una collaborazione tra i nostri bambini di Mae Sot di origine birmana e Karen e quelli di una scuola a Latina, in Italia, dove lavorano alcuni membri dei Focolari. È un ponte di solidarietà che lega le due città distanti 10,000 km, e che oggi si è esteso coinvolgendo qualche centinaio di persone di tanti altri posti. Una multinazionale dei trasporti ci aiuta a portare con i loro containers gli aiuti raccolti, pagando tutte le spese di sdoganamento (€ 1000 per ogni carico), per farli arrivare fino a Mae Sot, sulle montagne della Thailandia. goc6_02Attualmenteattraverso Padre Joachim del Myanmar, aiutiamo circa 200 persone che sono fuori dai campi profughi ufficiali, che non hanno documenti e spesso niente da mangiare. Come dice Papa Francesco facciamo l’esperienza di “toccare la carne di Cristo”, uno dei tanti volti di Gesù Abbandonato. Oltre al cibo, c’e’ bisogno d’amore, di calore, d’affetto … Chiara (Lubich) e la nostra spiritualità ci spronano a ‘farci uno’ con tutti. Uno di loro ci ha detto: “Grazie per tutto quanto ci fate arrivare, ma soprattutto perché ci fate sentire amati. Questo ci dà speranza per vivere”. Abbiamo un’associazione formata da alcuni nostri amici di Poschiavo (Svizzera), che è stata riconosciuta dal governo, e che finanzia i progetti in corso in tre paesi: Thailandia, Laos e Vietnam. Dopo 6 anni vediamo che è davvero un miracolo! IMG_7324Nel Vietnam, i progetti sono nella zona del sud, verso il Delta del Mekong, attorno ad una parrocchia. Costruiamo piccole case o le ripariamo; pozzi per l’acqua potabile per chi non ce l’ha; e costruiamo ponti che sono utilissimi per le comunicazioni tra gli isolotti. I cosiddetti “ponti delle scimmie”, fatti solo di una decina di canne di bamboo, si trasformano in ponti per la gente, fatti con cemento e ferro. Ora abbiamo iniziato a lavorare anche sulle montagne, al centro del Vietnam, nella zona di Gia Lai (nota per i combattimenti durante la guerra) con un gruppo delle minoranze etniche. La Chiesa s’impegna molto in quella zona e la povertà raggiunge livelli davvero preoccupanti nei paesi di montagna, soprattutto per le popolazioni etniche. In Laos portiamo aiuto ai bambini attraverso dei sacerdoti che hanno trascorso un periodo nella “scuola sacerdotale” a Tagaytay (Filippine). L’aiuto è sostenuto da rapporti di vera amicizia, tanta fantasia e voglia di lavorare. L’amore è come un ponte che unisce tutti con un sogno comune: vivere concretamente la fratellanza universale. Il nostro budget? Donazioni spontanee, da tanta gente comune e anche povera. Siamo convinti che se Dio vuole questo progetto, ci fa arrivare quanto e cosa abbiamo bisogno. Luigi Butori     Website: www.gocciadopogoccia.ch Pagina Facebook (altro…)