Ago 5, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
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Una cittadina a 3200 metri di altitudine, in una zona impervia della cordigliera andina, che con una sola scuola pubblica – peraltro priva di mezzi – non riesce ad accogliere tutti i bambini e ragazzi in età scolare, che arrivano lì anche a costo di ore di cammino dai villaggi delle montagne: è Bolívar, una delle province più povere del Perù, nell’estremo nordest della regione de La Libertad. È lì che nel 2011 è nato un istituto scolastico intitolato a San Francesco d’Assisi, grazie all’iniziativa del parroco Padre Emeterio. La scuola non si pone in concorrenza a quella statale ma la affianca, accogliendo circa 80 bambini dai villaggi più lontani e disagiati, ed offrendo loro anche un pasto caldo. Lo Stato stesso ha riconosciuto l’importanza di quest’opera, garantendo il pagamento degli stipendi degli insegnanti. L’istituto ha però necessità di spostarsi in una sede più grande di quella attuale – peraltro in affitto – per dar modo a tutti i bambini e ragazzi di Bolívar di ricevere un’istruzione: così l’AMU ha avviato il progetto «Una scuola sulle Ande», per sostenere la costruzione del nuovo edificio scolastico. Lì troveranno spazio 11 aule, un laboratorio di informatica e la segreteria: sarà così possibile accogliere nuovi alunni fino a completare i cicli scolastici primario e secondario, fornire loro materiale didattico e assistenza nutrizionale, e curare la formazione e l’aggiornamento dei docenti. La scuola, a pieno regime, ospiterà 220 alunni l’anno, accompagnati da 12 docenti, 2 ausiliari e il direttore. Il tutto è portato avanti in collaborazione con i partner locali, la diocesi di Huamachuco e la parrocchia di San Salvador a Bolívar.
Con gli insegnanti si realizzeranno percorsi di approfondimento a tre livelli: materie di insegnamento specifiche, tecniche pedagogiche e di accompagnamento nell’apprendimento, educazione civica e morale. Con insegnanti competenti e motivati si vuole offrire un’istruzione di qualità, con le metodologie più efficaci, e un più ampio accompagnamento nel processo educativo di bambini e ragazzi. A completamento dell’offerta formativa, la scuola offrirà alfabetizzazione informatica e accesso a internet: non ci sono sul territorio altri luoghi in cui i giovani possano imparare ad utilizzare i moderni sistemi di comunicazione. Infine: corsi di alfabetizzazione per gli adulti che non hanno avuto accesso all’istruzione. I tempi: a fine 2014 sarà pronto il nuovo edificio scolastico; a marzo 2015 si trasferiranno qui tutte le attività. La sfida ora è raccogliere i quasi 630 mila euro necessari alla realizzazione del progetto, in parte coperti dai partner locali e dal Ministero dell’Istruzione peruviano, in parte dall’AMU. I costi, distribuiti su 3 anni, comprendono la cifra necessaria per la costruzione dell’edificio scolastico, l’acquisto del materiale didattico, la formazione per gli insegnanti, e i pasti per gli studenti. I contributi, di qualsiasi importo, possono essere versati sul conto corrente seguente: • c/c bancario n. 120434 presso Banca Popolare Etica – Filiale di Roma codice IBAN: IT16 G050 1803 2000 0000 0120 434 codice SWIFT/BIC: CCRTIT2184D intestato a: Associazione “Azione per un Mondo Unito – Onlus” Via Frascati, 342 00040 Rocca di Papa (Roma, Italia), specificando nella causale: “PERÙ – UNA SCUOLA SULLE ANDE”. I contributi usufruiscono dei benefici fiscali previsti dalla legge per i versamenti a Onlus e Ong. (altro…)
Lug 30, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Angiolino il “decentrato”: sarebbe questa, penso, la definizione più appropriata per lui. Uno che trova il suo “centro” non più nel proprio io, ma nell’altro. “Vivere da decentrato”, è diventato per Angiolino Lucchetti la molla della sua vita. 75 anni trascorsi in vari posti d’Italia, poi in Belgio e in Argentina, e ora, da qualche anno, a Roma. «Nei primi tempi qui a Roma ero un po’ a disagio: conoscevo pochissima gente; nello stesso tempo avvertivo il bisogno di fare qualcosa per gli altri, che spesso mi apparivano stanchi, stressati, scontenti, immersi nei loro problemi. Da allora, con semplicità ho cominciato a far conoscenza con chi mi capitava a tiro, a cominciare dai negozianti, dal fioraio, dal barista, dal giornalaio… Ma soprattutto con tanti poveri che chiedono l’elemosina. Spesso, quando vado in chiesa, li vedo venirmi incontro anche in quattro o cinque. C’è chi mi chiede qualche soldo, chi un paio di pantaloni o altri indumenti. Ma anche quando non ho niente da dare, mi fermo a parlare con loro e si sentono accolti. Ogni tanto, passo a salutare un rumeno che, per via di un incidente, si ritrova la gamba rigida: è sposato, ha una figlia e mi considera come il suo papà. Qualcuno m’informa di non aver fatto colazione? Allora lo invito al bar oppure vado a fargli un po’ di spesa. Hasamed del Bangladesh porta avanti la famiglia pulendo i vetri delle auto. Quando insiste per offrirmi un cappuccino, lascio che paghi lui: per rispetto alla sua dignità. Se qualche bisogno supera le mie possibilità, prego l’Eterno Padre; e tante volte la risposta arriva. Una volta, non sapendo più come aiutare una signora rumena in grande necessità, le ho dato la mia catenina d’oro. A volte, senza badare a chi mi guarda (da tempo ho perso il rispetto umano), mi siedo lì con loro ad ascoltare cosa mi raccontano… Non risolvo i loro problemi, però almeno sentono di avere qualcuno che gli vuol bene. Non sempre questo mio modo di fare è visto di buon occhio. Una volta un tale mi ha addirittura minacciato: «Lei dà troppa con confidenza a quelli là, poi se ne approfittano e vengono a rubare. Se continua così, io la denuncio alla polizia!». Quanto a me, vado avanti lo stesso, convinto che l’esempio trascina. Come quella volta: pioveva e giù dai Musei Vaticani vedo arrivare un barbone anziano, inzuppato di pioggia, malfermo sulle gambe e con una scarpa tutta sdrucita. Puzzava di vino e capitava a proposito! Infatti, avevo appena ricevuto per la pensione dei soldi in più. “Vieni, ti compro un paio di scarpe”. Mentre entravo nel negozio, un signore mi fa: «Contribuisco anch’io con dieci euro». Fra l’altro mi ritrovo un certo talento a fare il clown usando per i miei giochini un metro di legno pieghevole, e quello che ricevo negli spettacolini tra amici mi serve per aiutare dei seminaristi extracomunitari rimasti senza soldi perché il vescovo che li aiutava è morto, o altri, nel Congo, che altrimenti non potrebbero proseguire gli studi; a una coppia di lì che non sapeva come pagare un taglio cesareo ho potuto mandare qualche aiuto: ora gli è nata una bambina. Quando capita, racconto questi fatterelli in giro; ed è già la seconda volta che il mio barbiere, invece di farsi pagare, mi dice: «I soldi che avresti dovuto dare a me mandali in Congo». Vivere così è un investimento: per esempio, certe volte esco di casa chiuso in me stesso, un po’ appesantito per qualche problema personale, ma basta adocchiare uno dei miei amici poveri per dirmi: coraggio, Angiolino, dai, esci fuori da te stesso, fagli un sorriso… E, dimenticandomi di me, ritorno libero e contento. Fonte: Città Nuova online (altro…)
Lug 23, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
Lo scorso sabato 19 luglio si è conclusa con grande entusiasmo la prima tappa del Cantiere “Uomo Mondo”, svoltasi nella Mariapoli Lia, la cittadella argentina del Movimento dei Focolari. Papa Francesco ha fatto arrivare un saluto nel quale assicura la sua preghiera: “perché tutti i partecipanti a questo evento siano fermenti di una vita cristiana più impegnata e coerente”.
Il momento centrale della giornata conclusiva è stata la trasmissione mondiale via streaming, durante la quale, per un ora, si è illustrato sintetizzandolo questo progetto. Alcuni simpatici scienziati hanno spiegato che stavano cercando di scoprire quali erano le molecole che compongono l’Uomo Mondo, dimostrando che ciò si può realizzare vivendo la “Regola d’oro”, cioè fare agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te, nella vita personale, nelle proprie città e in tutto il mondo. Questo è stato quello che i 530 adolescenti, di 27 nazioni, hanno cercato di mettere in pratica durante la settimana e che volevano mostrare agli altri 500 che si erano aggiunti quel giorno ed a tutti coloro che erano collegati in diretta in più di 10.000 punti in tutto il mondo e che potevano dare il loro feedback grazie ai social network. Uno dei primi messaggi è arrivato dalla Siria, da una città vicina ad Aleppo: “carissimi Ragazzi per l’Unità, nelle nostre città stiamo raccogliendo dei fondi per aiutare i ragazzi che sono rimasti orfani a causa della guerra. A molti manca tutto, persino l’essenziale, e anche a noi manca l’acqua, l’elettricità e molte altre cose, ma abbiamo sperimentato che interessandoci dei bisogni degli altri, mettendoci al loro servizio, i nostri pesi e le nostre difficoltà sono più facili da portare. Abbiamo potuto sperimentare una grande allegria”. Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, ha mandato il suo saluto ricordando che la proposta dei Ragazzi per l’Unità compie 30 anni: “andate avanti con decisione nell’amore e nel dialogo a 360 gradi per essere attori, in prima fila, di una rivoluzione divina che ha come obbiettivo la fraternità universale. Perché il mondo ha bisogno di uomini e donne “nuovi”, che vivano la Regola d’oro, che credano nella potenza dell’amore reciproco”. Nei giorni precedenti, oltre ai temi specifici del congresso, i ragazzi, provenienti da tutto il mondo, si erano proposti una “sfida” per ogni giornata: “superare la barriera del idioma”, “cercare chi non conosco”, “dare qualcosa che mi costa”, “chiedere perdono e perdonare”, “amare fino ad arrivare alla reciprocità”. Nel momento di mettere in comune i risultati, in tutti era enorme il desiderio di comunicare le esperienze vissute. La trasmissione si è conclusa con la lettura di un manifesto in cui i ragazzi hanno dichiarato come vogliono “cambiare il mondo”: costruendo in tutti i modi possibili e in ogni luogo la fraternità. Alla fine della giornata, si è svolta una fiera internazionale dove ogni paese ha esposto elementi caratteristici della propria cultura. Per i partecipanti era difficile alla fine lasciarsi perché le relazioni costruite durante tutta la settimana erano state profonde, ma adesso è già iniziata la seconda parte del progetto che li vede impegnati in diverse città argentine e sudamericane, dove i ragazzi vanno verso “le periferie”, integrandosi e partecipando delle attività sociali che il Movimento dei Focolari porta avanti in questi luoghi. Altre informazioni: su Facebook Cantiere Uomo Mondo from Mariapolis Lia on Vimeo. (altro…)
Lug 23, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
I Ragazzi per l’Unità della Sicilia e Calabria hanno realizzato dal 1 al 6 luglio 2014 il loro meeting annuale dal titolo Big Bang nei comuni di Ispica e Rosolini, estreme periferie delle province di Ragusa e Siracusa. Questo è il quinto appuntamento e anche quest’anno è stato ricco di contenuti, pieno di emozioni, prodigo di impegni. La preparazione è stata realizzata dai ragazzi stessi che hanno deciso non solo i contenuti, ma definito il taglio e le dinamiche da realizzare. Si è ripercorsa la storia di questi cinque anni e nello stesso tempo si è guardato all’oggi. Sono stati i giovani redattori del giornale dei Ragazzi per l’Unità della Calabria e Sicilia “GRAFOTEENS” ad aprire le tematiche scottanti dell’adolescenza e tra questi il rapporto problematico con il proprio corpo, che fa registrare un incremento dei casi di anoressia e bulimia. I ragazzi hanno voluto cambiare l’approccio al problema: lo hanno curato con articoli sul giornale e poi hanno inscenato uno “psicodramma” in stile pirallendiano con finale aperto e lasciato all’elaborazione dei diversi gruppi di lavoro. Altro tema scottante è stato il rapporto tra ragazzi e genitori, raccontato con lo psichiatra e saggista Ezio Aceti che ha puntato alla comunicazione e ai sentimenti più forti di questo tempo acerbo che si declinano in amicizia, amore e faticosamente in educazione. La tragedia di 45 migranti morti nella stiva di una nave irrompe nel cantiere in tutta la sua tragicità. Il peschereccio con i cadaveri approda a Pozzallo, a pochi chilometri dal cantiere e i Ragazzi per l’Unità dei Focolari decidono di annullare la loro festa finale prevista per il sabato e a partecipare ad una Veglia di preghiera per ricordare i defunti e incoraggiare i vivi. Da questa scelta è partito un percorso di approfondimento che li ha portati nel vivo della tragedia dell’immigrazione confrontandosi con operatori della Caritas di Siracusa sul percorso degli immigrati e quali sono i movimenti in atto nel Mediterraneo che costringono migliaia di persone a fuggire dai propri Paesi in cerca di pace e lavoro. La Diocesi di Noto inoltre aveva chiesto ai Ragazzi per l’Unità di portare un contributo all’interno della Veglia. I ragazzi hanno deciso di portare “le loro radici e le loro ali”, raccontando del loro percorso all’interno del Movimento dei Focolari, scegliendo di leggere anche un brano di Igino Giordani del 1926 “Vieni fratello esule, abbracciamoci” che ha spiegato le radici di un impegno verso gli altri e gli ultimi. Le ali, sono state rappresentante invece dalla lettera ai 45 migranti morti, scritta da una ragazza di 14 anni, Enrica, che ha chiesto perdono per l’insensibilità dimostrata. Al termine della veglia, ad accogliere i Ragazzi per l’Unità e a ringraziarli per quanto detto, oltre al vicario del vescovo, c’erano proprio gli immigrati scampati alla morte alcuni giorni prima, insieme ad un gruppo di minori. Subito è nato un dialogo, sulla base di un inglese balbettato e un italiano stentato, dove i Ragazzi dei Focolari hanno concordato con gli immigrati alcuni appuntamenti per aiutarli ad inserirsi nel territorio. Il vero Big Bang finisce così, anzi comincia da questo sbarco e da un riconoscimento: il premio Chiara Luce Badano consegnato alle Comunità di Ispica e Rosolini per l’accoglienza tributata ai giovani e ora anche a questi ultimi in attesa di futuro. fonte: Città Nuova online (altro…)
Lug 22, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Azione per un mondo unito (AMU) dei Focolari e il suo partner in Burundi Cadre Associatif des Solidaires (CASOBU), una coppia vincente! Grazie anche al cofinanziamento di alcuni enti statali italiani, infatti, sono riusciti a portare a termine diversi progetti di microcredito nella periferia di Bujumbura e nella Provincia di Ruyigi (Burundi). Nel complesso, si sono costituiti 80 gruppi di microcredito. I risparmi raccolti all’interno di ciascun gruppo hanno permesso ai 406 partecipanti al primo progetto e ai 722 del secondo di avviare un’attività produttiva propria con la quale sostenere le proprie famiglie. “All’inizio non è stato facile svolgere il lavoro di sensibilizzazione – racconta Sandrine, tra gli animatori del progetto di Bujumbura –, perché la gente non rispettava i programmi… e questo spesso mi esigeva di andare oltre alla semplice esecuzione degli incarichi affidatimi”. Jérôme lavora a CASOBU nel settore progetti a Ruyigi. Si sente motivato dal desiderio di sovvenire ai bisogni quotidiani della sua gente: “Ogni volta cerco di lavorare insieme a loro, di rispettare le loro personalità e dignità, di aiutare tutti a mettere l’accento sulla persona umana e a rafforzare la coesione sociale. In uno dei gruppi una persona non era riuscita a restituire il credito entro la scadenza stabilita. Un altro membro del gruppo, visto l’agire del primo, ha fatto perdere le proprie tracce. Sapendo che ero a Ruyigi, il primo debitore mi ha cercato per confidarmi la sua situazione: ho colto l’occasione per ribadire come la fraternità nei gruppi e nelle comunità sono i valori più grandi che abbiamo, che vengono prima di tutto il resto. Intanto, abbiamo anche rintracciato il secondo che in realtà era partito per cercare di trovare i soldi per rimborsare il suo debito. In conclusione, ho appreso quanto sia importante che i beneficiari trovino le capacità di risolvere loro stessi i problemi, mantenendo fede alle regole dei vari gruppi, ma illuminati dallo spirito di fraternità che cerchiamo di testimoniare e trasmettere loro. Questa fiducia in sé stessi li rende consapevoli delle loro capacità”. “In effetti, noi di CASOBU – continua Sandrine – vorremmo che questo amore evangelico che guida il nostro operare come animatori, ispiri anche le relazioni all’interno del gruppo, le loro decisioni, e permetta alle loro attività personali di diventare più forti e stabili”. Una tra le tante esperienze vissute: “Una donna, madre di due bambini ed in attesa di un terzo, aveva assunto un debito per avviare un’attività economica, ma non si è più presentata alle riunioni del gruppo. Sembrava che avesse traslocato altrove. L’hanno cercato fino a trovarla. Ascoltando la sua storia, si sono resi conto che aveva enormi difficoltà: abbandonata dal marito, con i figli piccoli, l’impossibilità di pagare l’affitto con la minaccia di essere messa sul marciapiede, ecc. I membri del gruppo, allora, hanno trovato una famiglia che ha accolto i figli, e all’unanimità le hanno accordato un secondo credito affinché potesse riprendere il suo piccolo commercio. Così questa donna ha potuto rimborsare entrambi i debiti entro i tempi stabiliti. I membri del gruppo hanno esperimentato l’orgoglio per aver portato a buon fine questa storia”. (altro…)
Lug 21, 2014 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Un dialogo aperto tra economisti “alternativi”, mondo della finanza e società transnazionali: tra i 50 partecipanti c’erano, infatti, il Nobel per la Pace Yunus (“il banchiere dei poveri”), il segretario generale della Caritas internazionale Michel Roy e Juan Grabois, (l’argentino fondatore del movimento degli esclusi del lavoro), ma anche il segretario generale dell’OCSE José Ángel Gurría e i massimi rappresentati del Fondo Monetario internazionale, della Banca Mondiale, della banca d’affari Goldman Sachs e di aziende multinazionali come Ferrero e Nestlè. E c’erano anche gli economisti Stefano Zamagni, Leonardo Becchetti e Luigino Bruni (coordinatore del progetto di Economia di Comunione), tra i sostenitori dell’evento. Una proposta, quella del convegno «Bene comune globale. Per un’economia sempre più inclusiva» nata all’indomani dell’Evangelii Gaudium, così attenta ai temi sociali, in particolare nei punti in cui stigmatizza l’economia globale come una economia dell’esclusione. E così, sulla scia di queste riflessioni, si sono ritrovati in Vaticano, l’11 e il 12 luglio i 50 esperti sotto l’alveo del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, per approfondire il dialogo che ha portato alla firma di un documento per un’economia con al centro l’uomo, firmato da tutti i partecipanti, e dal titolo “Oltre la globalizzazione dell’indifferenza, per una economia più inclusiva”. In esso si sottolinea l’importanza di riportare oggi il mercato alla sua vocazione inclusiva e di creazione di lavoro e ricchezza. Si invitano perciò i responsabili delle istituzioni ad una più decisa azione contro i paradisi fiscali, di salvaguardia della ‘biodiversità’ nelle forme economiche e finanziarie, minacciata oggi da un pensiero unico che appiattisce le specificità locali e territoriali, di dar spazio in particolare a nuove istituzioni finanziarie che garantiscano l’inclusione dei più poveri, di rifondare la teoria economica su ipotesi antropologiche più umane e realistiche, di “combattere la discriminazione delle donne, il traffico di esseri umani, la criminalità internazionale, la corruzione e il riciclaggio di denaro”. L’evento ha suscitato l’attenzione del noto quotidiano economico Wall Street Journal, che in un articolo sottolinea come “il dibattito interessa oltre la chiesa. I cattolici costituiscono il 17% della popolazione mondiale e una grande parte in America Latina e vaste zone dell’Europa. Quindi gli insegnamenti della Chiesa in campo economico possono influenzare la finanza a livello mondiale”.
«Riflettere senza paura, riflettere con intelligenza» è stato l’invito di Papa Francesco ai partecipanti. E ancora ha puntato l’attenzione al cuore del problema che la crisi ha messo in evidenza: «il riduzionismo antropologico». L’uomo che perde la sua umanità «diventa uno strumento del sistema, sistema sociale, economico, sistema dove spadroneggiano gli squilibri» che conducono all’ «atteggiamento “dello scarto”: si scarta quello che non serve, perché l’uomo non è al centro». «Di Papa Francesco mi hanno colpito molte cose – commenta Luigino Bruni -. Innanzitutto il suo ascolto, come se fosse lì tutto per noi, dimentico anche del pasto. E poi la sua gratitudine: la parola che più ha pronunciato è stata ‘grazie’. “Non ci sono al mondo oggi persone più autorevoli del papa”, mi ha detto Carney, il governatore della Bank of England, seduto accanto a me. È vero, e in questa ‘Davos dei poveri’ il Papa ci ha insegnato a scegliere il punto di osservazione sul mondo. Lui ha scelto quello di Lazzaro, che sta sotto il tavolo con i cagnolini, e da lì guarda verso l’alto, e vede il ricco epulone sopra, ma vede anche il cielo. Il suo invito è a guardare il mondo, e il cielo, insieme ai Lazzari di oggi. Ho proposto al termine di rendere biennale questa “Davos dei poveri”, un invito che ha buone probabilità di essere accolto». Leggi anche Francesco e i dogmi traballanti dei professori (altro…)