Movimento dei Focolari
La testimonianza di Ginetta: il Vangelo, rivoluzione sociale

La testimonianza di Ginetta: il Vangelo, rivoluzione sociale

 L’8 marzo scorso, nella cattedrale di Osasco (San Paolo) è stato aperto il processo di beatificazione alla presenza di oltre 2000 persone, 9 vescovi, personalità di varie Chiese, di movimenti ecclesiali e di altre religioni. “Una delle cose che più mi hanno colpito nella testimonianza di Ginetta è che tra quello che diceva e quello che lei era non c’erano incrinature. Parole e vita, avevano in lei un unico spessore, senza vuoti. Mi ha colpito il suo rapporto con Gesù crocefisso e abbandonato. Lei lo amava come lo Sposo della sua anima, era il centro della sua vita”. Così l’arcivescovo di Brasilia, mons. Joao Braz de Aviz, all’omelia. E il vescovo di Osasco, mons. Ercilio Turco: “Ginetta portava le persone non solo all’incontro con Gesù, ma anche all’impegno a vivere la vocazione cristiana nella società, in una via di santità che suscitava trasformazione, aprendo nuove prospettive”. Personalità del mondo religioso, civile e politico del Brasile hanno avuto in Ginetta una leader spirituale e una fonte d’ispirazione per le loro idealità e per il loro agire. Nei 42 anni in cui ha vissuto in quella terra, Ginetta non ha risparmiato le forze per diffondere la cultura della fraternità e l’ideale dell’unità, tipici dei Focolari. Con fede adamantina nella forza di trasformazione del Vangelo, ha trascinato in questa avventura migliaia di brasiliani ed  ha suscitato numerose opere sociali e culturali. È stata una delle prime sostenitrici dell’Economia di comunione, un progetto lanciato da Chiara Lubich proprio in Brasile, per contribuire a colmare il divario tra ricchi e poveri, coinvolgendo aziende di produzione e di servizi dei più diversi settori alla destinazione sociale di parte dei loro utili. Ginetta Calliari (1918-2001), nata a Trento (Italia), è stata accanto a Chiara Lubich fin dall’inizio del Movimento dei Focolari, negli anni ’40. Nel 1959, è tra i primi giovani focolarini che partono per il Brasile, primo Paese fuori dell’Europa in cui si è diffuso il Movimento. Attualmente in Brasile conta circa 300.000 aderenti e 61 centri. (altro…)

«Ho imparato a perdonare»

M. e io eravamo sposati da 17 anni e avevamo quattro figli, quando ho avvertito in lei un profondo cambiamento nei miei confronti. Era spesso assente da casa per via del suo lavoro come assistente sociale, in un ente governativo che si dedicava ai ragazzi abbandonati. Dopo alcuni mesi ho scoperto che aveva una relazione con un suo collega. È stato un momento terribile: ho visto crollare il nostro rapporto, la famiglia, la mia vita. Mi sentivo tradito, profondamente ferito nel mio orgoglio e disperato, vedendo la distruzione di quanto avevamo costruito negli anni. Poco dopo mia moglie ha deciso di abbandonare la famiglia. Un giorno, mentre io ero al lavoro, è andata a casa a prendere le sue cose e ha litigato con le figlie più grandi, di 15 e 17 anni. Non avevo alternative: potevo soltanto accettare la sua decisione, anche se ciò ha causato in noi enorme sofferenza.  Ho pregato e chiesto a Dio: “Aiutami tu! Dammi la forza e la grazia per superare tutto!” Ero certo del Suo amore. Ma non è stato facile. Avevo chiesto aiuto pure a mia sorella, che mi aveva fatto riflettere su quanto anche Gesù non meritasse la sofferenza patita: era stato tradito dagli uomini, aveva sofferto l’umiliazione, ed è giunto persino a gridare l’abbandono del Padre.  Riconoscendolo e amandolo in questo enorme dolore, mi sono rimesso in piedi, giorno dopo giorno, e ho fatto una scelta più radicale di Dio. Fissando la mente e il cuore in Lui, il mio dolore trovava significato: all’odio iniziale stava subentrando un sentimento di misericordia. Finalmente riuscivo a perdonare mia moglie. Insieme ad altre persone con cui condividevo l’impegno cristiano, ho trovato la forza per andare avanti. La fiducia costante in Gesù crocifisso e abbandonato mi ha permesso anche di mantenere, nella separazione subìta, l’impegno di fedeltà assunto con il sacramento del matrimonio. Dopo un anno dalla separazione, la spiritualità dell’unità illuminava ogni giorno di più la mia vita con i ragazzi e così riuscivo a cogliere le varie esigenze dei figli che crescevano. Per avere più tempo per loro, ho lasciato il lavoro di ingegnere nella mia azienda, che mi impegnava molto, e ho avviato un piccolo negozio. Ho fatto questa scelta, anche se il lavoro precedente era ben retribuito. Sapevo che le nostre risorse economiche sarebbero diminuite, ma non temevo. Guardando ora, dopo alcuni anni, a quanto Dio ha operato in me e nei miei figli, Gli siamo profondamente riconoscenti. (A. C. – Brasile) (altro…)

La testimonianza di Ginetta: il Vangelo, rivoluzione sociale

Buon Natale e felice Anno nuovo!

 Natale. L’Invisibile si è reso visibile. Il Verbo si è fatto carne. La luce ha brillato tra le tenebre. Se Dio è disceso in terra per noi, non c’è dubbio che ci ama! Se Dio ci ama tutto è più leggibile: dietro i tratti oscuri dell’esistenza si può scoprire la mano amorosa di Lui, un perché spesso a noi ignoto ma un perché d’amore. Chiara Lubich (altro…)

«Una risposta alle ingiustizie sociali»

Sono banchiere di professione, avvocato come specializzazione professionale, e contadino  per hobby. Da studente sono stato un leader dei giovani del Partito Comunista delle Filippine. Crescendo ho sperimentato la forte tensione tra i proprietari terrieri che godevano di una ricchezza esagerata e i contadini che soffrivano una estrema povertà. I proprietari terrieri avevano più di quanto potevano spendere, mentre i contadini guadagnavano meno di $ 1 al giorno. Anche con moglie e figli lavorando la terra, erano eternamente nei debiti. Mio padre lavorava in una raffineria di zucchero e per la sua integrità è diventato un leader tra i lavoratori. Un giorno un lavoratore mi disse: “Io rispetto tuo padre perché non permette mai di essere comprato”.  Ispirato dal suo esempio ho giurato a me stesso di vivere per la giustizia sociale a tutti i costi, anche con la rivoluzione violenta se fosse stato necessario. Far parte del settore della gioventù del Partito Comunista mi ha permesso di parlare dei diritti dei contadini in diverse manifestazioni. Durante una marcia mi sono trovato faccia a faccia con la morte, quando la polizia ha puntato la pistola verso di me. Durante il periodo della legge marziale nelle Filippine, molti dei miei amici sono stati presi dai militari e messi in prigione.  Altri si sono rifugiati sulle montagne per continuare la rivoluzione con la guerriglia. Io ho evitato la sorte dei miei amici perché uno zio ricco mi ha fatto andare a Manila per studiare legge all’Università sostenendo le spese. Un amico di università un giorno mi ha invitato ad un concerto organizzato dal Movimento dei Focolari. In quell’occasione ho conosciuto Tess che è poi diventata mia moglie. Dall’inizio Tess mi ha detto apertamente che non si sarebbe mai innamorata di un ateo. Comunque, abbiamo scoperto che condividevamo gli stessi interessi: la giustizia sociale. Ambedue volevamo la rivoluzione. Ma mentre io volevo cambiare gli altri, lei voleva cambiare se stessa. Pian piano ho cominciato a capire la sapienza della sua visione e sono arrivato al punto di condividerla in pieno. Il padre di Tess era un industriale che aveva dato inizio ad alcune compagnie, tra cui una fattoria e una banca rurale che erano sull’orlo del fallimento. Il padre ha chiesto a Tess se eravamo interessati a dare una mano e noi vi abbiamo visto un’occasione per vivere i nostri ideali. Abbiamo iniziato a trattare giustamente i lavoratori, a dar loro salari giusti, a condividere il profitto con loro. Abbiamo organizzato una cooperativa per le mogli per minimizzare i costi e aumentare i risparmi. La banca rurale era in grave difficoltà per anni di abbandono. Abbiamo incoraggiato gli impiegati ad aver confidenza nel nostro servizio e a riacquistare la fiducia del pubblico nella banca. Abbiamo condiviso con loro i nostri valori cristiani e vedere nei clienti non solo una fonte di guadagno ma un prossimo da servire. Lentamente il business ha cominciato a crescere. Nel 1991 Chiara Lubich ha lanciato l’Economia di Comunione. Abbiamo subito risposto alla sfida aprendo 8 nuove succursali nella provincia. Nel 1997 una forte crisi finanziaria ha scosso tutta l’Asia. Tante ditte hanno chiuso. La banca accanto a noi ha chiuso perché i clienti, presi dal panico, hanno prelevato tutti i soldi. Anche la nostra banca ha tremato per il prelievo di parecchi soldi, ma la Provvidenza di Dio ci ha sempre assistito. In un’ occasione un cliente è venuto dopo l’orario di chiusura a depositare una somma superiore a  quanto era stato prelevato. È stato durante questo periodo che siamo venuti a conoscenza del progetto micro-finanza o prestito ai poveri senza garanzia. Sembrava assurdo in quel momento che la banca potesse rischiare tanto.  Ci sono stati momenti di perplessità se potevamo avventurarci in un simile progetto di implicazioni radicali. Ma, non volendo escludere i poveri dall’aver accesso al credito, abbiamo deciso di fare il passo nel buio, ed è così che è nata l’Agenzia di Credito Bangko Kabayan. È passato tanto tempo da quando, come studente, avevo giurato di vivere per portare la giustizia sociale a tutti i costi.  Attraverso l’esperienza di questi anni ho sperimentato che il Vangelo vissuto è la più potente rivoluzione sociale mai esistita. (F. G. – Filippine) (altro…)

I Volontari di Dio

«Siamo stati a Vienna. Abbiamo avvicinato gruppi di profughi. Il mondo ha veramente sentito la tragedia di quel popolo ed è corso in suo aiuto. I profughi infatti hanno potuto avere tante cose: cibi, dolci, vestiario, rifugio, cortesia, soprattutto respiro di libertà. Uno di noi ha avvicinato un ragazzo di sedici anni. Teneva ancora la sua pistola. Era stato ferito in un combattimento e si mostrava orgoglioso d’averne uccisi sedici. Ma quando ci si interessò di lui più profondamente, cominciò a piangere e manifestò il desiderio di tornare a vedere la mamma. Gli fu chiesto se conoscesse Dio. Rispose decisamente di no. Poi proseguì dicendo d’averlo sentito bestemmiare da madre e padre e, perché educato cosi, d’essere rimasto sorpreso che la madre lo avesse invocato all’inizio dei disordini in Ungheria. Comunque per lui Dio era niente. Così per lui. Così per molti, molti altri che abbiamo avvicinato. Fu di fronte a questo annientamento del nome di Dio in quelle anime, che abbiamo compreso in modo nuovo e più profondo perché il Santo Padre avesse gridato: “Dio, Dio, Dio!”. “Dio vi aiuterà, Dio sarà la vostra forza. Dio! Dio! Dio! Risuoni questo ineffabile nome, fonte di ogni diritto, giustizia e libertà, nei Parlamenti, nelle piazze, nelle case e nelle officine…” (Radiomessaggio di Sua Santità Pio XII del 10.11.1956). C’è stata dunque una società capace di togliere il nome di Dio, la realtà di Dio, la provvidenza di Dio, l’amore di Dio dal cuore degli uomini. Ci deve essere una società capace di rimetterlo al Suo posto. Dio c’è, c’è, c’è. Non solo perché lo crediamo, ma perché, vorrei dire, Lo vediamo: ma chi ha fatto questa bellissima terra, ma chi ha fissato le stelle in cielo, ma chi ci ha dato un’anima che sente e distingue il bene dal male, ma chi ci ha creati? Dio vuole che si salvi Lui nell’umanità e l’umanità per Lui! Occorre gente che segua Gesù come vuole essere seguito: rinunciando a se stessi e prendendo la sua croce. Che crede quest’arma: la croce, più potente delle più potenti bombe atomiche perché la croce è un varco nelle anime, mediante la quale Dio entra nei cuori dei Suoi figli e li fa Suoi atleti. Occorre fare un blocco di uomini di tutte le età, razze, condizioni, legati dal vincolo più forte che esiste: l’amore reciproco lasciatoci dal Dio umanato morente, come testamento, ideale supremo e insuperabile forza. Amore reciproco che fonde i Cristiani in un’unità divina, inscalfibile agli attacchi dell’umano e del male, che sola può opporsi all’unità provocata dall’interesse, da motivi di questa terra, dall’odio. Amore reciproco che significa: fatti concreti, proiezione di tutto il nostro amore verso i fratelli per amore di Dio. Insomma occorrono discepoli di Gesù, autentici, nel mondo, non solo nei conventi. Discepoli che volontariamente Lo seguano, spinti solo da un illuminato amore verso di Lui. Gente che sia pronta a tutto. Un esercito di volontari, perché l’amore è libero. Occorre edificare una società nuova, rinnovata dalla Buona Novella sempre antica e sempre nuova, dove splendano, con l’amore, la giustizia e la verità. Una società che superi in bellezza e in concretezza ogni altra società, fatta sognare dagli uomini agli uomini, che sia donata da Dio ai Suoi figli che Lo riconoscono e Lo adorano: Padre! Una società che testimoni un nome solo: Dio. Perché, come per quel profugo ungherese non bastava la libertà, non bastava il pane, ma occorreva la mamma (e questo è il ritorno a ciò che di più puro dà la natura, primo scalino verso il Creatore), così per quanti sono disseminati nel mondo e credono al trionfo di idee apparentemente belle, ma minate alla base dall’ateismo, è necessario il dono di Dio. Dio solo può riempire il vuoto scavato in tanti anni».

Chiara Lubich

Dall’articolo pubblicato su Città Nuova del 15/1/1957 (altro…)