Movimento dei Focolari

Giordani: Il vangelo non è una collana di parole

Feb 13, 2016

Papa Francesco ci invita, in questo Giubileo, a riscoprire le opere di misericordia: “Ci aiutano ad aprirci alla misericordia di Dio, a chiedere la grazia di capire che senza misericordia la persona non può fare niente”. Uno scritto di Igino Giordani.

Il Vangelo non è solo collana di parole. È anche una serie di fatti. È vita. Gesù, oltre a predicare, medicò malati, confortò afflitti, risuscitò morti, diede cibo ai famelici: compì le opere di misericordia perché ama­va. «Ho pietà della massa», esclamò un giorno ve­dendo le turbe affamate; e moltiplicò i pani per sfa­marle. E nella Reden­zione il pane assume un valore sacro. Gesù nel pane inserì il più grande mistero; e del banchetto eucaristico fece centro di vita nella comunità della Chiesa, sem­pre collegando le due cose: corpo e spirito: così come in sé aveva unito divino e umano. Dunque, si ama Dio, il Padre, anche dando da man­giare al fratello che ha fame. Chi, potendo nutrire i denutriti, i mal nutriti, gli affamati, non li aiuta, è, secondo un pensiero dei Pa­dri della Chiesa, un omicida, anzi un deicida. Fa mo­rire Cristo. Chi, durante gli anni di guerra, ha condannato dei prigionieri a morir di fame, ha rinnovato, dal punto di vista del Vangelo, la crocifissione. È stato assassino – ­per così dire – di Dio. Le torme di deportati, nella neve e nel solleone, dentro vagoni blindati o in basti­menti isolati, la cui monotonia era interrotta solo dal collasso degli affamati, segnano la linea dell’ateismo pratico, anche se perpetrato in nome di Dio. S. Vincenzo de Paoli per questo salì nelle galee dei cristianissimi re, dove i galeotti cadevano estenuati. L’opera di misericordia, ricostituendo la giustizia, si presenta non come mera somministra­zione di cibo o di denaro per comprarlo. «Le opere di misericordia non giovano a niente senza l’amore», dice sant’Agostino. «E se anche sbocconcellassi a favore dei poveri tutto quello che ho, e dessi il mio corpo alle fiamme, e non avessi amore, non mi servirebbe nien­te» (1 Cor 13, 3), dice san Paolo a quei cristiani che si comunicano il pane degli angeli e non quello degli uomini. La donna che, frigida e contegnosa, dà la be­fana ai poveri e non apre ad essi l’anima sua, compie un gesto puramente burocratico: Cristo non se ne con­tenta. Le imprese di assistenza sociale poco o punto giovano agli effetti della vita religiosa, se chi le com­pie non vi porta quell’alimento divino, quell’ardore di Spirito Santo, che è la carità. 20160213-06Nessuno si commuove o è riconoscente al rubinetto che ci dà l’acqua o al lampione che ci dà la luce, – notava già Ozanam. «Non di solo pane vive l’uomo», il quale è anima, oltre che stomaco. L’opera di misericordia è un dovere morale e mate­riale: nutrendo chi spasima, nutro me; ché la sua fame è la mia e di tutto il corpo sociale, di cui son parte organica. Non si può gettare a mare il grano quando c’è, in altra parte del mondo, chi ha fame. «Molti, siamo un solo organismo»: e non si può ledere un organo per avvantaggiarne un altro. E se no, si paga: con le rivoluzioni e i disordini e le epidemie di qua, e poi con l’inferno di là. È stato detto: la terra muore, le scorte del pianeta diminuiscono e le guerre crescono appunto per la fame. Con esse e col controllo delle nascite, alcuni vor­rebbero risolvere il problema, uccidendo la vita. E in­vece non le scorte mancano: manca l’amore – e l’in­telligenza – che le faccia circolare. La circolazione è vita; il ristagno nell’accumulo è fonte di odi e rivolu­zioni e guerre: è morte. «Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; perché, così facendo, adunerai carboni di fuoco sopra la sua testa» (Rm 12, 20). Le opere di misericordia compiono il miracolo di mettere a cir­colare l’amore facendo circolare il pane: il miracolo che fa del dono di un pane una sorta di sacramento sociale, con cui si comunica, con l’amore, Dio, e si nu­tre, col corpo, l’anima. Igino Giordani (tratto da Il fratello, Città Nuova, Roma, 2011, pp.63-67)

___

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Iscriviti alla Newsletter

Pensiero del giorno

Articoli Correlati

Cristiani protagonisti di dialogo 

Cristiani protagonisti di dialogo 

Il 29 giugno è la festa dei Santi Pietro e Paolo ed è un giorno significativo in ambito ecumenico., in questa data pubblichiamo alcune interviste a cristiani di varie Chiese

Questa maledi­zione della guerra

Questa maledi­zione della guerra

“Vedevo l’assurdità, la stupidità, e soprattutto il peccato della guerra…”. Igino Giordani  scrivendo le sue memorie riflette sul terribile periodo della prima guerra mondiale, in cui lui stesso fu arruolato. L’‘inutile strage’, come la definì Benedetto XV. Le sue parole ci fanno pensare a come la storia potrebbe insegnarci a lavorare oggi per la pace, combattendo contro le nuove, assurde, inutili stragi del nostro secolo.

Giubileo dei giovani: itinerari di cammino, speranza, riconciliazione

Giubileo dei giovani: itinerari di cammino, speranza, riconciliazione

Un pellegrinaggio a Roma durante l’evento che vedrà la partecipazione di giovani da tutto il mondo, per percorre l’itinerario storico delle sette chiese attraverso catechesi, preghiera, testimonianze, approfondimento spirituali legati al carisma dell’unità, musica e condivisione.