Nov 30, 2020 | Chiara Lubich
Quando ha parlato di sofferenza e di dolore, Chiara Lubich non si è limitata ad un concetto filosofico, psicologico o spirituale, ma sempre ha tenuto rivolto lo sguardo verso colui che amava chiamare “sposo della sua anima”: Gesù nel momento nel quale sulla croce ha sperimentato l’abbandono del Padre: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27,46). Nel rapporto intimo e misterioso con Lui ha trovato la forza di accogliere ogni dolore e di trasformarlo in amore. Ci sarebbe da morire se non guardassimo a Te, che tramuti, come per incanto, ogni amarezza in dolcezza: a Te, sulla croce nel tuo grido, nella più alta sospensione, nella inattività assoluta, nella morte viva, quando, fatto freddo, buttasti tutto il tuo fuoco sulla terra e, fatto stasi infinita, gettasti la tua vita infinita a noi, che ora la viviamo nell’ebbrezza. Ci basta vederci simili a Te, almeno un poco, e unire il nostro dolore al tuo e offrirlo al Padre. Perché avessimo la Luce, ti venne meno la vista. Perché avessimo l’unione, provasti la separazione dal Padre. Perché possedessimo la sapienza, ti facesti “ignoranza”. Perché ci rivestissimo dell’innocenza, ti facesti “peccato”. Perché Dio fosse in noi, lo provasti lontano da Te.
Chiara Lubich
Chiara Lubich, Ci sarebbe da morire. Scritti Spirituali /1, Città Nuova Editrice – Roma, 1991, pag. 41. (altro…)
Nov 28, 2020 | Focolari nel Mondo
In due città sulla costa siriana un gruppo di volontari del Movimento dei Focolari promuove un progetto volto ad assicurare pasti di qualità a famiglie povere e persone anziane o disagiate
“Nel lavoro di squadra ho sentito la presenza di Dio, e questo impegno collettivo ci ha reso un’unica famiglia“. Così Hazem racconta la sua esperienza nell’ambito del progetto “Lokmat Mahaba” che in lingua araba significa “un boccone d’amore”. L’iniziativa, promossa dal Movimento dei Focolari e sostenuta anche con i fondi del programma “Emergenza Siria” dell’AMU (Azione per un Mondo Unito), nasce per fornire sostegno ad alcune famiglie bisognose nelle città di al-Kafroun e Mashta al-Helou, nel nord ovest della Siria, e coinvolge cristiani di diverse confessioni. In una realtà segnata dalla crisi economica, da un’altissima conflittualità, dalle misure restrittive imposte dall’UE e dagli Stati Uniti, col deprezzamento della lira siriana e il carovita, e acuita dalla crisi sanitaria e occupazionale dovuta alla diffusione del Coronavirus, il piccolo gruppo di volontari si offre per dare aiuto ad una ventina famiglie – tra sfollate e residenti – che vivono in condizioni economiche e sanitarie disagiate. Offrono il loro tempo e le loro energie. Qualcuno anche i frutti della propria terra. Altri un piccolo ma significativo contributo economico.
Anche grazie al sostegno di persone dei villaggi vicini, di siriani che vivono in altri paesi, di alcuni intellettuali e di piccole donazioni, insieme cucinano e distribuiscono ad ogni famiglia un pasto alla settimana, che consegnano personalmente entrando in ogni casa, poco prima dell’ora di pranzo. “Quei pochi minuti in cui restiamo in piedi con ogni famiglia durante la distribuzione del pasto – racconta Micheline, una delle volontarie – ci aiutano a costruire un rapporto con loro. Le preghiere che ascoltiamo e condividiamo e il rapporto che ci lega sono il vero tesoro del progetto“. E che gioia partecipare dell’entusiasmo dei bambini, e di coloro che bambini non lo sono da tempo, che aspettano con ansia quel “boccone d’amore”: “Condividere le preoccupazioni della vita quotidiana ed essere con loro una cosa sola” è ciò che anima nel profondo l’impegno di ciascuno. La forza di portare avanti questo lavoro – raccontano – viene da Gesù Eucarestia e dal condividere i momenti di preghiera. Ad un anno dall’inizio del progetto, nel settembre 2019, il gruppo dei volontari e collaboratori è cresciuto e per la realizzazione dei pasti il padre Gandhi Muhanna, pastore della Chiesa maronita, ha messo a disposizione la cucina della propria abitazione. La difficoltà – spiegano – è quella di confezionare pasti che siano sani e nutrienti, realizzati con ingredienti di qualità, spesso difficilmente reperibili, mentre i prezzi dei generi alimentari continuano a salire. Una sfida di fronte alla quale però nessuno di loro si tira indietro: l’obiettivo è quello di sviluppare il progetto, ampliare la rete dei collaboratori, accrescere la qualità e la frequenza dei pasti, ma soprattutto raggiungere un numero crescente di famiglie e persone nel bisogno, per “condividere con tutti i mezzi possibili i doni che ciascuno ha ricevuto da Dio”.
Claudia Di Lorenzi
Se vuoi dare il tuo contributo per aiutare quanti soffrono degli effetti della crisi globale del Covid, vai a questo link (altro…)
Nov 26, 2020 | Centro internazionale
Il Movimento dei Focolari ha ricevuto oggi il premio internazionale “Io faccio la mia parte” dell’Accademia Kronos per il suo impegno a favore del pianeta attraverso EcoOne, l’iniziativa ambientale dei Focolari. Tra i premiati di questa edizione 2020 anche Papa Francesco e, postumo, l’esploratore e antropologo norvegese, Thor Heyerdahl.
Un’antica favola africana narra che durante un incendio nella foresta un colibrì, il più piccolo degli uccelli, volava verso il fuoco mentre tutti gli animali fuggivano. Alla richiesta del leone su cosa stesse facendo, il colibrì, mostrando una goccia d’acqua nel suo becco, rispose: “Io faccio la mia parte!”. È da questo racconto che ha preso nome il premio internazionale, giunto alla quarta edizione, che l’Accademia Kronos assegna ogni anno a persone, enti e nazioni che abbiano dimostrato di “aver fatto la loro parte” per proteggere l’ambiente e il clima terrestre. Tra gli otto premiati di quest’anno vi è anche EcoOne, l’iniziativa internazionale del Movimento dei Focolari, promossa da una rete di docenti, accademici, ricercatori e professionisti che operano nelle scienze ambientali e si sforzano di arricchire la loro conoscenza scientifica con una profonda lettura umanistica dei problemi ecologici contemporanei (www.ecoone.org).
A causa della pandemia non è stato possibile consegnare i premi, come previsto, presso la Sala della Protomoteca del Campidoglio di Roma (Italia). Il conferimento al Movimento dei Focolari è avvenuto oggi, giovedì 26 novembre 2020, nella sede internazionale dei Focolari a Rocca di Papa (Roma-Italia) da parte di Vincenzo Avalle, membro del direttivo nazionale dell’Accademia Kronos, accompagnato da Armando Bruni, Coordinatore del Centro Italia dell’Accademia e da tre guardie ambientali. A nome del Movimento dei Focolari il prof. Luca Fiorani, presidente di EcoOne ha ritirato la scultura di un colibrì, realizzata con materiale metallico di recupero dall’artista Renato Mancini, e il diploma di conferimento del premio. “Questo premio vuole dare uno stimolo, una motivazione a tutti coloro che si impegnano per la tutela ambientale – ha spiegato Vincenzo Avalle – Sono rimasto colpito dall’attività complessa del Movimento dei Focolari per l’ambiente come si esprime in EcoOne, supportata dalla scienza e dall’interazione con la politica”.
“Vedo una grande sinergia tra noi, Accademia Kronos e Movimento dei Focolari/EcoOne – ha spiegato Fiorani ritirando il premio – perché siamo complementari: Kronos nasce dall’azione, EcoOne nasce dalla riflessione. Abbiamo bisogno gli uni degli altri. Come Movimento dei Focolari possiamo contribuire in diversi ambiti di approfondimento culturale. Da sottolineare l’economia e la politica, che sono decisivi per l’ambiente. E possiamo offrire anche la nostra dimensione internazionale”. “Vedo – ha aggiunto – una possibilità di collaborazione, di sinergia molto forte. C’è una galassia di entità che lavorano per l’ambiente. Penso che sia venuto il momento in cui tutte queste organizzazioni debbano collaborare”. L’Accademia Kronos (www.accademiakronos.it) è la continuazione e l’erede spirituale di una delle prime organizzazioni ambientali, il “Kronos 1991”. Con circa 10.000 soci in Italia e sedi e riferimenti internazionali si impegna per la difesa dell’ambiente e la qualità della vita. In collaborazione con Istituti Scientifici e Università, Kronos offre un corso di laurea in “Educatore e Divulgatore Ambientale” e due master universitari in “Salute e Ambiente” e sostiene un corpo di vigilanza per la prevenzione e l’informazione ambientale. Ma soprattutto invita in tutto il mondo le persone a “fare la propria parte” per salvaguardare l’ambiente.
Joachim Schwind
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Nov 26, 2020 | Testimonianze di Vita
Alla scuola di Gesù, possiamo imparare ad essere l’uno per l’altro testimoni e strumenti dell’amore tenero e creativo del Padre. È la nascita di un mondo nuovo, che risana la convivenza umana dalla radice e attira la presenza di Dio tra gli uomini, sorgente inesauribile di consolazione per asciugare ogni lacrima. Un’idea insolita Mio marito ed io viaggiavamo sull’autostrada, quando ho notato una coppia nella macchina dietro di noi. L’uomo al volante sembrava molto agitato e con la sua guida poteva rappresentare un pericolo. Arrivati al casello, ho avuto un’idea: perché non pagare il pedaggio anche a loro? Così, mentre mio marito pagava il nostro, ho dato all’impiegato l’ammontare per i viaggiatori dietro di noi, con il seguente messaggio: “Buona giornata e buone vacanze dalla coppia nella macchina del Massachusetts”. E a mio marito che non capiva ho spiegato che forse questo piccolo gesto avrebbe ricordato a quell’uomo che qualcuno gli voleva bene: chissà che non potesse portare una nota diversa nel suo viaggio! Guardando poi indietro, ho visto che l’impiegato del casello parlava con quella coppia, indicando verso la nostra direzione. Dopo un po’, ripreso il percorso, un’auto si è avvicinata alla nostra: erano loro. L’uomo sorrideva, mentre lei mostrava un pezzo di carta dove era scritto a caratteri cubitali: “Ha funzionato la vostra gentilezza! Grazie, Massachusetts!”. (D.A. – Usa) Pace in famiglia Da anni il rapporto con nostra figlia e nostro genero ci faceva soffrire. Lui era geloso di noi fino al punto che Grazia non poteva più venire a trovarci. A mia volta, non riuscivo a perdonarle tanta passività. Poi, una telefonata con mio genero: un’ora e mezzo di accuse reciproche. Quella notte non sono riuscita a dormire. Ho deciso allora di scrivere a tutti e due una lettera in cui chiedevo loro scusa e assicuravo che avevano sempre un posto nel nostro cuore. Non mi aspettavo niente da quella lettera, invece lui mi ha telefonato commosso, annunciando l’arrivo di Grazia l’indomani. Non molto tempo dopo una telefonata dei genitori di nostro genero, che non sentivamo da anni, ci ha confermato che la situazione era completamente cambiata: ci invitavano, infatti, a trascorrere qualche giorno da loro. Mai tanto affetto ci è stato dimostrato e abbiamo trascorso giornate serene, che non dimenticheremo facilmente. Ritornando a casa, mio marito ed io abbiamo ringraziato Dio perché con una semplice lettera ci aveva fatto l’immenso dono della pace in famiglia. (D.R. – Italia) La somma A mia moglie e a me sembrava giunto il momento dell’acquisto della casa. Fatti i nostri conti, impegnati tutti i nostri risparmi e l’anticipo sulla liquidazione, ancora ci mancava una somma per poter fare un mutuo decennale. Proprio in questi giorni, al lavoro, abbiamo fatto un grosso acquisto. Il fornitore mi ha preso poi in disparte e mi ha informato che quando volevo passare da lui avrei trovato “il mio”. Capivo cosa intendesse per “il mio”: era una certa somma che avrei potuto intascare. In altre parole si trattava di una forma, se non proprio di corruzione, sicuramente di malcostume, molto frequente nelle compravendite. Da una parte quella somma ci avrebbe fatto comodo e la tentazione di accettarla non è stata insignificante. Però la libertà di essere “puro di cuore”, come dice il Vangelo che voglio vivere, non ha prezzo. La certezza che Dio provvederà, come ha abbondantemente provveduto finora, ci ha fatto rifiutare l’offerta e, in aggiunta, dato la spinta a donare la nostra seconda auto a una persona che sicuramente ne ha più bisogno di noi. (D.A. – Italia)
a cura di Stefania Tanesini
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VI, n.6, novembre-dicembre 2020) (altro…)
Nov 24, 2020 | Dialogo Interreligioso
In occasione dei 50 anni di Religions for Peace, facciamo il punto sul cammino fatto e le prospettive future con Azza Karram, eletta segretario generale.

Azza Karram
Azza Karram è stata eletta segretario generale di Religions for Peace nell’agosto 2019. Egiziana di origini, cittadina olandese, docente di studi religiosi e diplomazia, ex funzionario dell’Onu, anima dalla dimensione universale, guida oggi un movimento a cui aderiscono oltre 900 leaders religiosi di 90 paesi impegnati con lei nel fare della pace un luogo di incontro e un cammino da percorrere comunitariamente. Religions for Peace, dal 16 al 21 agosto del 1970, apriva la sua prima assemblea. A condurla Nikkyo Niwano, giapponese e fondatore della Rissho Kosei-kai, uno spirito di grande visione. Negli anni ’90 coinvolse anche Chiara Lubich in questa assise mondiale: trovò in lei una consonanza spirituale e pragmatica unica. Quest’anno Religions for Peace festeggia i suoi 50 anni. Abbiamo raggiunto Azza Karram a New York per chiederle un’analisi del cammino fatto e le prospettive di futuro. Dopo 50 anni dalla fondazione di Religions for Peace, quale mission e quale messaggio il movimento continua a dare? Dopo 50 anni di vita la nostra è la testimonianza che è inevitabile per le religioni il lavorare insieme, al di là delle differenze istituzionali, geografiche o di dottrina. Questo è il messaggio che diamo anche se non lo realizziamo ancora perfettamente perché sappiamo che un processo di apprendimento costante e che c’è anche la fatica del lavoro insieme. Il Covid, poi, ha messo ancor più in evidenza la necessità di un lavoro comune. Le comunità religiose o le ong ispirate da valori religiosi stanno facendo perché sono state le prime a rispondere a questa crisi umanitaria non altri. E’ vero che le istituzioni sanitarie sono anche intervenute, ma non avrebbero potuto farlo in maniera così capillare senza le istituzioni religiose che a questa crisi hanno dato non solo una risposta sanitaria, finanziaria, psicologica, ma hanno saputo guardare ai bisogni spirituali di una comunità e stanno rispondendo su tutti i fronti al 100%. Tuttavia quante di queste istituzioni religiose, pur rispondendo ai bisogni di una stessa comunità stanno lavorando insieme? Molto poche e non perché manchino i bisogni o l’efficienza o la conoscenza. A volte mi viene il sospetto che in realtà stiamo cercando di salvare le nostre istituzioni e collaborare in questo tempo complesso richiede ancora più sforzo e più impegno perché è più semplice preoccuparsi della santità e della coesione dei nostri gruppi che aprirci ad un impegno universale e invece proprio il Covid ci costringe ad altro. Noi abbiamo voluto lanciare un fondo umanitario multi-religioso proprio per mostrare che rispondere insieme ad un bisogno è costruire il futuro comune con intenzionalità e volontà e i risultati sono e saranno copiosi: lo sappiamo dalla nostra storia e vogliamo continuare a mostrare quanto fruttuosa è la collaborazione interreligiosa. Quali sfide Religions for Peace si sta trovando a vivere? Le sfide di Religions for Peace penso siano le stesse di tutte le istituzioni non solo religiose, ma politiche, istituzionali, giudiziarie e finanziarie in termini di fiducia, efficienza, legittimità, competenze. A mio parere le istituzioni religiose stanno soffrendo di queste crisi da lungo tempo e ne soffriranno più a lungo delle istituzioni civili. Torno ancora alla pandemia. I blocchi e le chiusure hanno creato un breakdown istituzionale nelle nostre comunità. Potete ben capire cosa vuol dire non potersi più riunire che è una delle funzioni basilari e fondamentali delle nostre esperienze e invece queste funzioni sono minacciate con chiese, templi, moschee e sinagoghe che accoglievano migliaia o centinaia su centinaia di persone e ora devono limitarsi a 50 o a poche decine. L’assenza del convenire quindi chiede di ristrutturare anche il nostro servizio religioso e infatti ci siamo trasferiti li, ma quanto questo sta incidendo sulla pratica religiosa? Anche chi guida queste comunità e non solo i membri deve riconfigurare il suo ruolo e il modo di svolgerlo nel mondo. Per questo se sto già battagliando per sopravvivere come istituzione come posso lavorare con altri che hanno gli stessi problemi in altre parti del mondo? Siamo tutti sfidati in questo ripensarci, lo sono le Nazioni Unite, i governi e lo siamo anche noi come religioni. E poi ci sono le minacce proprio all’esistenza delle fedi in paesi e società dove l’autoritarismo non consente le pratiche di fede e dove i regimi si sentono minacciati nella loro intrinseca fragilità da queste voci che vibrano per i diritti umani, la giustizia, il pluralismo. Per rispondere a queste sfide serve maggiore collaborazione, servono risorse finanziarie e oserei dire che servirebbe anche maggiore consapevolezza politica del ruolo sociale delle collaborazioni multi-religiose che andrebbero sostenute anche economicamente perché sono spazi di servizio, di incontro, di risorse uniche per la crescita di una società. E invece vedo che le fedi sono spesso ai margini e se poi lavorano insieme sono maggiormente ultime nelle prospettive dei governi. Citava prima la collaborazione come un pilastro base dell’esperienza interreligiosa. Sappiamo che tra Religions for Peace e il movimento dei Focolari c’ è una collaborazione di lunga data. Come continua e come implementare questo lavoro comune? E’ una collaborazione lontana, nata nel 1982 e che ha visto in Chiara Lubich uno dei presidenti onorari di Religions for Peace sin dal 1994 e ora anche Maria Voce continua ad essere dal 2013 uno dei nostri co- presidenti. Mi sono ripromessa, iniziando il mio mandato, di onorare tutti quelli che mi hanno preceduto e che hanno permesso a Religions for Peace di essere ciò che è e quindi anche Chiara. Devo proprio trovare uno spazio, anche nel nostro sito per raccontare di questa amicizia. La cosa che più mi colpisce del nostro legame, sia nel passato che adesso è che la nostra è stata sempre una collaborazione vitale, viva fatta dalle persone. E’ frutto di questa eredità se anche oggi la comunicazione di Religions for Peace è curata da una persona del Focolare e negli anni, quanti del focolare hanno servito il nostro movimento nei modi più vari. E lo stesso ha fatto la Rissho Kosei-kai. Queste collaborazioni interreligiose in grado di condividere risorse umane, immagini del divino viventi che onorano con la loro presenza lo spazio sacro del dialogo sono per me un segno della reciprocità verso Dio perché attraverso questo lavoro comune nel dialogo interreligioso lo stiamo servendo, mostrando a tutti la bellezza di averci creati di tante religioni. Come immagina il futuro per Religions for Peace? Lo immagino all’insegna del multilateralismo. Così come le Nazioni Unite sono il multilateralismo dei governi, io vedo il nostro movimento come il multilateralismo delle religioni. Noi in fondo ci impegniamo come esseri umani a livello micro e macro a preservare la diversità voluta dal Creatore e a salvarla per tutti, comprese le istituzioni. Immagino il beneficio che le istituzioni potrebbero avere da questa visione e dal nostro lavoro e se insieme collaboriamo si fiorirà entrambi. Se le istituzioni politiche sono focalizzare a salvare sé stesse, se le entità religiose sono interessate a salvare sé stesso, questo porterà alla distruzione non solo dei nostri gruppi ma dell’intero pianeta. E invece il papa stesso, prima con la Laudato sì ora con la sua enciclica, nata da quel documento comune con il massimo leader sunnita ci chiama, è una chiamata comune alla salvaguardia della terra, ma soprattutto alla fraternità umana inclusiva di tutte le religioni. Noi supportiamo questa enciclica e questo richiamo alla fraternità non lascia escluso nessuno, neppure chi è senza una fede e ci batteremo perché sia davvero un patrimonio di tutte le religioni.
A cura di Maddalena Maltese
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Nov 23, 2020 | Chiara Lubich
La sofferenza è maestra di sapienza. È questa la convinzione che esprime Chiara Lubich nella riflessione seguente. Dobbiamo avvicinarsi a chi soffre non solo con compassione, ma con un atteggiamento di riverenza e di ascolto. Perché qualche uomo all’oscuro delle scienze, anche religiose, s’è fatto santo con il solo libro del Crocifisso? Perché non s’è fermato a contemplarlo, o a venerarlo e a baciarne le piaghe, ma ha voluto riviverlo in sé. E chi soffre ed è nell’oscurità, vede più lontano di chi non soffre, precisamente come occorre che tramonti il sole per vedere le stelle. La sofferenza insegna ciò che in nessun’altra maniera si può apprendere. Essa siede sulla più alta cattedra. È maestra di sapienza, e chi ha la sapienza è beato (cfr. Pr 3,13) «Beati gli afflitti, perché saranno consolati» (Mt 5,4) non solo col premio di là, ma anche con la contemplazione di cose celesti di qua. Occorre appressarsi a chi soffre con la riverenza, ed ancor più, con cui si avvicinavano un tempo gli anziani, quando da essi ci si attendeva la saggezza.
Chiara Lubich
Chiara Lubich, Vede più lontano. Scritti Spirituali /2, Città Nuova Editrice – Roma, 1997, pag. 78. (altro…)
Nov 20, 2020 | Testimonianze di Vita
Gesù non è indifferente alle nostre tribolazioni e impegna se stesso nel guarire il nostro cuore dalla durezza dell’egoismo, nel riempire la nostra solitudine, nel dare forza alla nostra azione. Un matrimonio salvato Una nostra figlia stava attraversando un momento estremamente delicato della sua vita di coppia. L’ultima volta in cui ho parlato con lei per telefono, mi confidava che ormai aveva perso ogni speranza di salvare il matrimonio; come unica cosa da fare, diceva piangendo, rimaneva il divorzio. Sempre aveva colpito me e mio marito la promessa fatta ai discepoli da Gesù: “Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà”. Con questa fiducia, promisi a nostra figlia che insieme agli altri suoi cinque fratelli avremmo pregato per ottenere la riconciliazione. Non molto tempo dopo lei mi telefonò risollevata e quasi incredula: dopo lunga riflessione, suo marito aveva accettato di fare un colloquio con chi avrebbe potuto aiutarli a risolvere i loro problemi. Difatti si riappacificarono. Non solo: passato qualche anno, nostro genero le manifestò il desiderio di entrare a far parte della Chiesa cattolica. Per questo le chiedeva di accompagnarlo da un sacerdote per iniziare la preparazione necessaria. (G. B. – Usa) Un nuovo inizio Non vedevo l’ora di cominciare a insegnare in un liceo della Chiesa d’Inghilterra a West London. Ma il mio entusiasmo è svanito presto: non accolto dagli studenti come avrei desiderato e in costante conflitto con loro, ho cominciato a usare i miei poteri. Ma confidandomi con amici, ho capito che un’altra era la tattica da seguire, anche se mi sentivo dalla parte giusta. Gesù non avrebbe fatto così. Il giorno dopo, in classe, mi sono scusato dicendo che avevo probabilmente fatto un sacco di errori che un insegnante più esperto avrebbe evitato. In un grande silenzio e ascolto da parte degli alunni, ho detto che avrei provato a vederli tutti con occhi nuovi e speravo che facessero altrettanto con me. Uno dei principali piantagrane ha pubblicamente accettato le mie scuse, scusandomi a sua volta per il comportamento proprio e del resto della classe. Vari studenti annuivano a queste parole. Ho visto alcuni di loro sorridere. Era accaduto qualcosa di imprevedibile: un insegnante si era scusato di fronte a tutta la classe. È stato un nuovo inizio per tutti. (G.P. – Inghilterra) Il ragazzo dell’incrocio Ogni mattina, prima di recarmi al mio posto di lavoro come vigile urbano, sono solito andare a Messa e chiedere a Gesù l’aiuto per amare chiunque incontrerò durante la giornata. Un giorno, ad un incrocio con molto traffico, vedo sfrecciare un ragazzo in moto. Dopo poco lui torna, sempre ad altissima velocità, e questo si ripete numerose volte. Gli intima inutilmente di fermarsi, sperando in cuor mio che non provochi guai. Finalmente si ferma, solo per dirmi: “Ho molte difficoltà, voglio farla finita con la vita”. Lo ascolto a lungo, pur continuando il mio lavoro. Gli offro la mia disponibilità ad aiutarlo e non gli faccio la multa. Lo vedo andar via più sereno. Passano alcuni anni. Mentre sono di servizio in un altro posto, mi si avvicina un giovanottone sorridente che mi abbraccia commosso. Io gli dico: “Guarda, devi aver sbagliato vigile”. E lui: “No, sono il ragazzo dell’incrocio; ora sono felicemente sposato e contento della vita. Sono venuto fin qui dalla città dove abito ora, perché la volevo ringraziare”. In cuor mio posso solo ringraziare Dio. (S.A. – Italia)
a cura di Stefania Tanesini
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VI, n.6, novembre-dicembre 2020) (altro…)
Nov 18, 2020 | Chiara Lubich
Ideata come uno degli eventi per il Centenario di Chiara Lubich, era stata sospesa a causa della pandemia ed i fondi raccolti donati in beneficienza. Adesso arriva sui social dei Focolari in Brasile con gli stessi contenuti e nuovi linguaggi. Una mostra prevista per agosto 2020 poi rimandata a novembre e infine approdata sul web. Un itinerario faticoso per questo evento dedicato a Chiara Lubich in occasione del Centenario della sua nascita ed oggi fruibile attraverso i profili social di @focolaresbrasil (Facebook, Instagram e Youtube): foto, video e contenuti testuali saranno pubblicati quotidianamente per tutto il mese di novembre 2020. Una mostra diversa da quella prevista, con un pubblico ampliato grazie al web, arricchita del contributo di un’équipe intergenerazionale. Ne parliamo con Josè Portella, uno dei curatori della mostra.
Come è nata l’idea di sostituire la mostra in presenza con una virtuale? Chi ha fatto parte dell’équipe di realizzazione e come avete lavorato? Siamo un team di sedici persone del Movimento dei Focolari, di diverse età e vocazioni: giovani e adulti, volontari e focolarini. Dall’inizio del 2019 lavoravamo insieme per presentare in Brasile una versione ridotta della mostra allestita alle Gallerie di Trento in Italia. Poi è arrivata la pandemia. A maggio 2020, rendendoci conto della gravità della situazione, abbiamo capito che potevamo “celebrare” il Centenario aiutando i bisognosi colpiti dalla pandemia. In accordo con le persone che avevano già fatto donazioni per la mostra, abbiamo donato quanto ricevuto a chi era più in difficoltà. È stato allora che abbiamo saputo che per la mostra di Trento si stava preparando un percorso online. Ma la semplice traduzione non bastava per raggiungere la realtà brasiliana. Perché non fare qualcosa di virtuale specifico per il nostro Paese? Con alcuni esperti delle nuove generazioni, che si sono uniti all’équipe, ci siamo divisi in tre gruppi per adattare il materiale espositivo di Trento, preparare video, valutare le esigenze finanziarie. Un’esperienza di unità tra generazioni. La difficoltà principale è stata mantenere la narrativa della mostra di Trento, ma con un approccio brasiliano e un linguaggio adatto ai social media. Quali sono le caratteristiche del percorso che avete riservato ai visitatori virtuali? Ci sono quattro video promozionali e un video per il lancio della Mostra. Poi si presenta Chiara Lubich e il suo carisma secondo tre tematiche: essere con la storia della Lubich; influire con la testimonianza delle persone che hanno conosciuto e che vivono la spiritualità dell’unità; agire con tutte le realtà che sono nate attraverso il suo carisma. Che cosa secondo voi Chiara Lubich ha da dire al Brasile di oggi, anche nel particolare momento di pandemia che stiamo vivendo a livello planetario? Chiara Lubich durante un viaggio in Brasile nel 1991, di fronte alla disuguaglianza che osservava, ha intuito l’Economia di Comunione e affermato che il Movimento in Brasile è chiamato ad agire sulla comunione dei beni a livello globale. Oggi, nel contesto della pandemia, incarnare questo carisma significa prendersi cura dell’altro, condividere non solo beni materiali, ma dedicare la propria vita al servizio degli altri, non chiedersi chi è il mio prossimo, ma di chi sono io il prossimo. In sintonia con l’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti” siamo chiamati come popolo ad agire in fraternità, sull’esempio del buon samaritano. Solo allora emergeranno uomini nuovi per costruire una società più inclusiva e fraterna.
a cura di Anna Lisa Innocenti
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Nov 16, 2020 | Chiara Lubich
Nella spiritualità dell’unità la persona non cerca soltanto Dio in fondo alla propria anima, ma scopre la sua presenza nello spazio che apre quando due o più persone si amano nello spirito del Vangelo. L’immagine che usa Chiara Lubich per descrivere questa realtà è quello di un castello: non interiore, ma esteriore. Per chi percorre la via dell’unità, la presenza di Gesù in mezzo ai fratelli è essenziale. Pena il fallimento personale, occorre che essa sia sempre viva. Ed è proprio questa presenza che caratterizza il carisma dell’unità. Come due poli della luce elettrica, pur essendoci la corrente, non fanno luce finché non si uniscono, ma la producono appena uniti, così due persone non possono sperimentare la luce tipica di questo carisma finché non si uniscono in Cristo mediante la carità. In questa via dell’unità tutto ha significato e valore nel lavoro, nello studio, anche nella preghiera e nella tensione alla santità, come nell’irradiazione della vita cristiana, se vi è con i fratelli la presenza di Gesù in mezzo, che è la norma delle norme di questa vita. In questa spiritualità si raggiunge la santità se si fa verso Dio una marcia in unità. […] Santa Teresa d’Avila, dottore della Chiesa, parla di un “castello interiore”: la realtà dell’anima abitata al centro da Sua Maestà, da scoprire e illuminare tutto durante la vita superando le varie prove. E questo è un culmine di santità in una via prevalentemente personale, anche se poi lei trascinava in quest’esperienza tutte le sue figliole. Ma è venuto il momento, almeno ci sembra, di scoprire, illuminare, edificare, oltre il “castello interiore”, anche il “castello esteriore”. […] Ma se noi pensiamo che questa nuova spiritualità che Dio dona oggi alla Chiesa arriva anche a responsabili della società e della Chiesa, comprendiamo subito che questo carisma […] tende a farlo (un castello esteriore anche) del corpo sociale ed ecclesiale. Il Santo Padre, parlando recentemente ad una settantina di Vescovi, amici del Movimento, ha detto: “Il Signore Gesù … non ha chiamato i discepoli ad una sequela individuale, ma inscindibilmente personale e comunitaria. E se ciò è vero per tutti i battezzati – continua il Papa – vale in modo particolare (…) per gli Apostoli e per i loro successori, i Vescovi”1. Così questa spiritualità, come tutti i carismi, è fatta per tutto il popolo di Dio la cui vocazione è di essere sempre più uno e più santo.
Chiara Lubich
Da: Una spiritualità di comunione. In: Chiara Lubich, La dottrina spirituale, Milano 2001, pag. 69. 1) Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII (1995) 1, Città del Vaticano 1997, p.382. (altro…)
Nov 14, 2020 | Chiesa
Un Webinar promosso dalla pontificia commissione per l’America Latina aperto a tutti per riflettere e analizzare l’impatto e le conseguenze del COVID-19. I risvolti sociali, economici, politici e il pensiero di papa Francesco.
Si svolgerà il 19 e 20 novembre prossimi il seminario virtuale dal titolo America Latina: Chiesa, Papa Francesco e lo scenario della pandemia e sarà aperto a tutti quanti sono interessati a questo pezzo di mondo, anch’esso pesantemente colpito dal virus; uno scenario già complicato in molte aree da povertà ed emarginazione. Organizzato dalla Pontificia Commissione per l’America Latina, dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e dalla Conferenza Episcopale Latino Americana (CELAM), l’appuntamento punta a riflettere e analizzare la situazione della pandemia nel continente latino americano, le sue conseguenze e, soprattutto, le linee d’azione e gli aiuti dei governi e della Chiesa. Il Papa si farà presente con un video-messaggio ed interverranno, tra gli altri, anche il Card. Marc Ouellet, Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, Mons. Miguel Cabrejos Vidarte, Presidente del CELAM, Carlos Afonso Nobre, Premio Nobel per la Pace nel 2007, l’economista Jeffrey D. Sachs, Direttore del Centro per lo sviluppo sostenibile alla Columbia University e Gustavo Beliz, Segretario agli Affari strategici della Presidenza argentina. La nota introduttiva al seminario spiega che ad oggi nel continente latino-americano, come nel resto del mondo, è impossibile calcolare i danni della pandemia: “In molti casi, gli effetti negativi della chiusura delle frontiere e le conseguenti ripercussioni sociali ed economiche sono stati solo l’inizio di una spirale di danni non ancora quantificati, tanto meno una ricetta per una soluzione a medio termine”. Per questo il seminario sarà l’occasione di un incontro e di un dialogo a tutto campo tra l’azione missionaria e pastorale della Chiesa cattolica e il contributo di vari specialisti del mondo dell’economia e della politica, per poter potenziare una rete culturale e operativa e garantire così un futuro migliore al continente. Papa Francesco si farà presente anche con la presentazione della Task Force contro il Covid-19, da lui istituita e rappresentata al seminario dal suo capo che ne esporrà il lavoro. In tempi di incertezza e di mancanza di futuro la Chiesa guarda al “continente della speranza” e cerca strumenti condivisi che possano trasformare la crisi in opportunità o almeno trovare le vie per uscirne. Il programma dell’evento Iscriviti qui
Stefania Tanesini
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