Dic 12, 2020 | Focolari nel Mondo
Storie di aiuto reciproco dal Centro America. Una comunione dei beni che genera speranza A causa della pandemia per il Covid-19 i Paesi del centro e sud America stanno attraversando un momento di grande fragilità economica: tanti lavori si sono fermati, così come la scuola, i rapporti sociali, gli affetti personali. Nonostante tutto, non si è mai fermata la comunione dei beni delle varie comunità dei Focolari – così come chiede Papa Francesco – verso chi è in difficoltà, per generare giorno dopo giorno una cultura della fraternità.
Ne è testimonianza Carolina dal Guatemala: “molte persone stanno perdendo il lavoro. Tra loro c’è uno dei miei cugini. Per continuare a generare reddito aveva bisogno di un computer portatile. Così, senza pensarci, ho deciso di dargli quello che uso io. Lui mi è stato molto grato ed io felice per averlo aiutato”. Zarita, una Gen3 (ragazzi dei focolari) di Oaxaca, Messico, in una riunione su zoom ha saputo che era iniziata la “comunione straordinaria Covid-19”. La proposta era quella di realizzare un salvadanaio utilizzando materiale riciclabile. La zia racconta: “quando Zarita mi aiuta con una faccenda mi dice: ‘dammi una moneta per il mio salvadanaio’. Inoltre ha perso due dentini e ha inviato il premio ricevuto per il suo coraggio”.
A Città del Messico, in una delle zone più emarginate, il Centro Sociale Integrale Águilas da oltre 30 anni svolge la sua missione per la promozione dei diritti umani e di una cultura di pace. Alcuni della comunità dei Focolari svolgono attività di assistenza. Con il lockdown il Centro ha dovuto chiudere. Attraverso la comunione straordinaria dei beni ha però continuato a rispondere ai bisogni primari della popolazione del quartiere, aiutando in particolare 120 famiglie e garantendo una riapertura ordinata della struttura nel rispetto delle misure igienico sanitarie richieste dalle autorità. In Guatemala invece il Centro educativo Fiore, legato ai Focolari, accoglie da anni studenti di diversa provenienza, lingua e cultura, soprattutto delle fasce più povere e vulnerabili. La crisi economica generata dal COVID 19 ha colpito in maniera molto forte la già debole economia del Paese. Tante famiglie sono rimaste senza lavoro e hanno dovuto tagliare i costi per l’educazione per avere il necessario per vivere. Ciò ha costretto il Centro educativo Fiore a chiudere mettendo così a rischio l’educazione di tanti ragazzi delle fasce più svantaggiate. Grazie però alla comunione dei beni straordinaria, sia locale che planetaria si è potuto intervenire per avviare un progetto di riqualificazione che permetta la riapertura della scuola. Anche i Gen4 (bambini dei focolari) di tutto il mondo doneranno al Centro Fiore le offerte raccolte dall’azione “Hanno sloggiato Gesù” Spostiamoci in Honduras, Javier scrive: “Cristina, la mia vicina di casa lavora in una scuola privata ma ora è chiusa. Il marito invece lavora come agente di sicurezza privata di un centro commerciale, chiuso per il Covid. Non riescono a pagare l’affitto e le bollette e hanno un figlio di 13 anni. Mi metto nei loro panni ed è davvero angosciante”. Javier li ha coinvolti in piccoli lavori nel quartiere e si interessa costantemente della loro situazione senza fargli mai mancare il cibo. E Luis, dalla Costa Rica racconta: “alcuni contadini di San Vito, a 100 km da Buenos Aires, hanno donato il loro raccolto alla loro comunità colpita dalla pandemia. Apprendendo questa esperienza, motivato dal grande atto d’amore di queste persone, ho subito organizzato presso la società privata dove lavoro, la donazione delle ananas. In risposta, alcuni di questi agricoltori ci hanno dato parte dei loro semi di ortaggi, riso e mais, potendo così continuare questa esperienza, che è diventata una catena. Dodici funzionari della suddetta società, nel loro tempo libero, hanno seminato questi semi in modo che i prodotti raccolti venissero consegnati anche in questa zona. Data la disponibilità di ananas che c’era, quando il mercato europeo (che le acquista) è stato chiuso, ci siamo dedicati anche al baratto”.
Lorenzo Russo
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Dic 11, 2020 | Cultura
Il nuovo singolo del Gen Verde a favore di un’azione concreta e collettiva per tutelare il Creato L’intento con cui nasce Turn Around, il nuovo singolo del Gen Verde, è riflettere e stimolare un’azione concreta volta a salvaguardare la terra facendoci ispirare dalla contemplazione della sua bellezza.
Una canzone che è allo stesso tempo preghiera e grido corale, riflessione e azione e che infonde speranza e voglia di cambiamento. Dal discorso all’ONU della giovane Greta Thunberg alle parole di Papa Francesco nella “Laudato Si’”, dall’astronauta James Buchli a Chiara Lubich… sono questi i principali ispiratori della nuova canzone scritta da Nancy Uelmen che parla apertamente dei problemi climatici e chiede un cambiamento di rotta dando voce alle richieste dei più giovani: “Mi fa tanta impressione vedere questi ragazzi che cercano di fare qualcosa perché il loro futuro è a rischio; col Gen Verde ci siamo chieste cosa fare e, siccome amiamo esprimerci con la musica, abbiamo pensato ad una canzone che mostri la bellezza della nostra terra, che ponga al centro della nostra attenzione il dono che abbiamo ricevuto con la Creazione per poi proteggerlo e custodirlo assieme”. Parole intense ancor di più quando a cantarle, nel coro, sono ragazzi che provengono da diverse parti del mondo: dagli Stati Uniti d’America all’India, dall’Irlanda alla Nigeria, Nuova Caledonia e molti altri Paesi. “È stata un’esperienza forte – racconta Colomba – quando, nonostante la pandemia e l’impossibilità d’incontrarci fisicamente in una sala d’incisione, abbiamo chiesto a tanti giovani di darci una mano nel registrare il loro contributo per questa canzone. Quando noi stesse abbiamo messo assieme le varie voci ci siamo commosse profondamente perché questa canzone già porta in sé la forza rinnovatrice di un gruppo che vuole invertire questa tendenza negativa e ne ha fatto esperienza anche se a distanza”. E questa volta la canzone, pur mantenendo uno stile avvincente specie per un pubblico giovane, contiene al suo interno una vera e propria preghiera: “Ci rivolgiamo allo “Spirito Creatore” (che richiama un po’ il “Veni Creator” della Schola Gregoriana) – continua Nancy – perché avvertiamo il bisogno dell’aiuto di Dio per avere la luce per capire come guarire la nostra casa comune e, soprattutto, per cambiare i nostri cuori… si tratta di porre in atto una conversione non solo mia o di qualcuno, ma dell’intera collettività”. E naturalmente, come spesso accade nei testi del Gen Verde, non manca un’infusione di speranza, un credere ardentemente nella forza dell’impegno di tanti a salvaguardia del bene comune. Questa canzone, dal genere pop elettronico, mantenendo elementi di continuità con le ultime scelte discografiche del gruppo musicale Gen Verde, in alcuni momenti si discosta leggermente nelle sonorità per porre l’accento su una riflessione personale e collettiva e invitare chiaramente ad un impegno per salvare la terra. Un impegno forte e per questo il nuovo videoclip di Turn Around è stato lanciato per la prima volta in diretta durante l’incontro internazionale The Economy of Francesco. Link YouTube Turn Around.
Tiziana Nicastro
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Dic 10, 2020 | Dialogo Interreligioso
Scomparsi il primo dicembre scorso, tre figure esemplari, testimoni che il dialogo fra le religioni è possibile Uomini per la fraternità. Appassionati all’avventura del dialogo fra credenti di religioni diverse. Accomunati dal desiderio di vivere in unità, nel rispetto delle fedi, delle culture, delle sensibilità rispettive. L’imam Nedal Abu Tabaq, muftī della Lega musulmana in Polonia, il monaco buddhista theravada Phra Ajahn Eiam, e mons. Henri Teissier, vescovo cattolico di Orano – nel nord dell’Algeria – e arcivescovo di Algeri, sono scomparsi nello stesso giorno, lo scorso primo dicembre. A chi gli era amico, sulla strada del dialogo interreligioso, il compito di raccoglierne l’eredità e rinnovare l’impegno per la fratellanza universale. Come ricorda Roberto Catalano, per il Movimento dei Focolari co-responsabile del dialogo interreligioso, il muftī Nedal Abu Tabaq ha incoraggiato in Polonia l’avvio di un cammino di dialogo fra musulmani, cristiani ed ebrei. Numerosi gli eventi promossi e condivisi da credenti delle tre religioni: concerti, simposi, incontri fraterni anche in occasione delle rispettive feste religiose, intesi quali occasioni per farsi conoscere nei propri valori e nel proprio credo e per conoscere l’altro nel reciproco rispetto. Quindi la creazione di un “Calendario delle Tre Religioni: Ebrei, Cristiani, Musulmani”, in collaborazione con le autorità locali, e l’istituzione nel 2013 della “Giornata del Cristianesimo tra i Musulmani in Polonia”, il 29 maggio, e l’anno seguente della “Giornata dell’Ebraismo tra i Musulmani in Polonia”, il 16 del mese. Proprio nel 2014 il muftī partecipò ad un Convegno Interreligioso dedicato a Chiara Lubich, nel V anniversario della sua morte. Si è spento vittima della pandemia da coronavirus. Del monaco buddista theravada, Phra Ajahn Eiam, thailandese, si ricorda il sorriso incoraggiante, ad illuminare una figura discreta, silenziosa, meditativa. Era impegnato con convizione nel dialogo buddhista-cristiano. Affetto da un tumore, le sue condizioni sono precipitate per il sopraggiungere dell’infezione da Covid-19. In Algeria mons. Henri Teissier, nato a Lione, ordinato sacerdote ad Algeri nel 1955, ed arcivescovo della capitale per vent’anni, è stato un uomo di diaologo, impegnato per la comprensione, il rispetto e la stima tra i credenti dell’islam e del cristianesimo. “Amante dell’Algeria, del suo popolo, della sua lingua e della sua cultura – lo ricorda così l’agenzia di stampa della Conferenza Episcopale Italiana – ha guidato la Chiesa d’Algeria nel tumulto degli anni ‘90, dove diciannove suore e preti e il vescovo Pierre Claverie furono assassinati tra il 1994 e il 1996”. Anche negli anni difficili della guerra civile mons. Teissier ha “servito la Chiesa e la sua stessa vocazione ad essere una Chiesa di amicizia e fraternità con il popolo algerino”. Da tempo in pensione, si dedicava alla scrittura e partecipava a convegni in tutto il mondo. Si è spento a causa di un ictus. Tre figure esemplari, testimoni che il dialogo è possibile.
Claudia Di Lorenzi
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Dic 9, 2020 | Nuove Generazioni
Anche quest’anno i Gen4, i bambini del Movimento dei Focolari, portano avanti quest’azione ricordando a tutti il vero senso del Natale. Nella situazione attuale, con la pandemia in corso che ci costringe ad evitare contatti personali, i e le Gen4, i bambini dei Focolari si sono posti tante domande su come prepararsi al Natale.
“Come faremo l’azione “hanno sloggiato Gesù̀” quest’anno? Sarà possibile radunarci per preparare il Bambino di gesso? Potremo andare per le strade per donare Gesù alle persone?” Nata nel 1997, l’azione “hanno sloggiato Gesù” ha un significato ben preciso: è il non lasciarsi condizionare dal consumismo, riportando al centro del Natale i veri valori. L’idea era scaturita da una riflessione di Chiara Lubich, che si trovava in Svizzera nel periodo che precede il Natale. Camminando per le strade illuminate di una grande città, Chiara è colpita dalle luci, dagli addobbi graziosi, dalla tanta ricchezza, ma soprattutto, dall’assenza di riferimento al significato primo del Natale. E così scrive: “questo mondo ricco si è “accalappiato” il Natale e tutto il suo contorno, e ha sloggiato Gesù! (…) Punta sul Natale per il guadagno migliore dell’anno. Ma a Gesù non pensa”. Così dal 1997 migliaia di gen4 in tutto il mondo hanno accolto l’invito di Chiara di riportare Gesù al centro del Natale. Negli anni scorsi quando non c’era l’emergenza Covid, nelle strade e nelle piazze, nei mercati, presso le istituzioni locali, nelle scuole, i gen4 offrivano alle persone statuine di gesso di Gesù Bambino o presepi di tutti i tipi elaborati da loro stessi, insieme allo scritto di Chiara Lubich dal titolo “Hanno sloggiato Gesù”.
Quest’azione ha insita in sé la dimensione del “dono”, dell’accorgersi dell’altro: i gen4 così pensano ogni anno ad iniziative a favore dei loro coetanei che in alcune parti del mondo, come Gesù Bambino, mancano del necessario; le persone che ricevono il “Bambinello” donano spesso, spontaneamente, un’offerta per gli scopi proposti. Nel Natale 2019 con i soldi raccolti, i centri Gen4 mondiali hanno potuto aiutare il “Centro Social Unidad” in Bogotá (Colombia), che accoglie bambini emigrati dal Venezuela e l’istituto per bambini sordi IRAP, Institut de Rééducation Audio Phonétique, del Libano. Quest’anno sarà tutto un po’ diverso rispetto al solito: la pandemia non permette tante libertà, ma le idee e la creatività non sono mancate per cercare di vivere questa operazione e rimettere Gesù al centro del Natale. Come realizzare e offrire quindi le statuine in gesso? In famiglia, con piccoli gruppi, nei quartieri, nelle parrocchie, rispettando tutte le precauzioni e le regole previste per questa pandemia. Quest’anno inoltre si è scelto di aiutare il “Collegio Fiore” in Guatemala. Con la pandemia, la situazione economica per questa realtà si è aggravata e hanno dovuto sospendere le attività scolastiche temporaneamente. C’è la necessità di sostenerli con l’azione “Hanno sloggiato Gesù”, in modo che al più presto tanti bambini possano tornare a scuola e in condizioni migliori. Per maggiori info visita il sito dei e delle Gen4.
Lorenzo Russo
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Dic 8, 2020 | Focolari nel Mondo
Dio non si fa vincere in generosità e ci sorprende con la sua provvidenza. La testimonianza di Urs, della Svizzera: da un gesto fatto per amore possono nascere tanti effetti positivi. Sono stato invitato a festeggiare la vigilia di Natale con i miei due fratelli e le loro mogli. Volevo fare un regalo a ciascuno, ma i soldi non c’erano. Così ho messo il mio desiderio nelle mani di Dio.
Qualche giorno fa, il nostro amico Peter, pastore riformato, ci ha invitati nella sua comunità parrocchiale a fare candele con la cera d’api. Qui è una tradizione in molti luoghi, ma non ci avevo mai fatto caso. Mi sono messo con gli altri a fare la mia candela e, con sorpresa, ho visto che era bella. Mi sono ricordato che la moglie di mio fratello minore è un’appassionata di candele. Il primo regalo era pronto!
Ogni tanto, poi, vado a dare una mano in una piccola azienda di amici, specie quando devono fare grandi spedizioni e sono sotto pressione. L’ultima volta, un paio di settimane fa, in un momento di pausa, ho guardato nel magazzino tra gli oggetti che vendono e ho trovato una bella scatola piena di block notes: uno per la rubrica telefonica, un altro per organizzare l’agenda, ecc … Erano molto belli. Ho chiesto il prezzo, ma era fuori dalle mie possibilità. Quindi ho continuato a preparare la mia spedizione. E’ stata un’intensa giornata di lavoro. Alla fine ero stanco, ma felice di aver dato una mano. Quando stavo andando via, l’incaricato mi ha dato un sacchetto ringraziandomi per l’aiuto che avevo dato durante l’anno. Ho aperto il regalo e mi sono quasi scese le lacrime: era la scatola con quei block notes. Il regalo per mio fratello maggiore era pronto!
Pochi giorni fa un amico mi ha consegnato una busta con dei soldi: “E’ per te – mi ha detto – per un tuo bisogno personale”. Siccome era proprio il giorno del mercatino di Natale nel nostro paese ci sono andato, ma i prezzi mi sono sembrati esagerati. Prima di andare via, ho scoperto lo stand di un contadino che produceva aceto biologico arricchito con zenzero, proprio quello che piace alla moglie di mio fratello maggiore. Era confezionato in una bella bottiglietta e i soldi ricevuti erano giusto quanto occorreva per comprarlo. Un altro piccolo regalo pronto! Rientrando a casa, un amico mi dice di aver ricevuto un portadocumenti di cuoio, che a lui non serve perché ne possiede già uno e mi chiede se per caso può servire a me. Ho pensato allora a mio fratello minore, a lui poteva essere utile giacché si occupa di consulenze e preventivi. Poi ho saputo da lui che, qualche giorno prima, gli si era rotto il suo, perciò il mio gli arrivava proprio la momento giusto! Alla fine i regali erano pronti. Ho aggiunto una lettera personale per ciascuno dicendo cosa è ognuno di loro è per me. È stato bello, erano molto felici! Pensavo che sarei andato alla festa di Natale a mani vuote, ma Qualcuno ha pensato a farmi trovare un regalo per ciascuno.
raccolta da Gustavo E. Clariá
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Dic 7, 2020 | Chiara Lubich
Con la sua consacrazione a Dio il 7 dicembre 1943, Chiara Lubich, allora 23-enne, dava origine al Movimento dei Focolari. 60 anni dopo ha ricordato in un collegamento telefonico questo momento, invitando tutti gli appartenenti al Movimento a rinnovare la propria donazione a Dio. […] Oggi, guardando indietro possiamo capire cosa poteva dirci, diversi decenni fa, quel 7 dicembre 1943, anno della nascita del nostro Movimento; afferma che un carisma dello Spirito Santo, una nuova luce, è scesa in quei giorni sulla terra, luce che nella mente di Dio doveva dissetare l’arsura di questo mondo con l’acqua della Sapienza, riscaldarlo con l’amore divino e dar così vita ad un popolo nuovo, nutrito dal Vangelo. […] E pensa di chiamare me, una ragazza qualunque; e di qui la mia consacrazione a Lui, il mio “sì” a Dio seguito ben presto da tanti altri “sì” di giovani donne e giovani uomini. Di luce, dunque, parla quel giorno e di donazioni di creature a Dio quali strumenti nelle sue mani per i suoi fini. Luce e donazione di sé a Dio, due parole estremamente utili allora, in quel tempo di smarrimento generale, di odio reciproco, di guerra. Tempo di tenebra, dove Dio pareva assente nel mondo con il suo amore, con la sua pace, con la sua gioia, con la sua guida, e sembrava che nessuno si interessasse di Lui. E luce e donazione di sé a Dio, due parole che anche oggi il Cielo vuole ripeterci, quando sul nostro pianeta si protraggono tante guerre e soprattutto, più spaventoso di tutte, è apparso il terrorismo. Luce che significa Verbo, Parola, Vangelo, ancora tanto poco conosciuto e soprattutto troppo poco vissuto. Donazioni a Dio oggi più che mai necessarie e opportune se, per le cause che animano il terrorismo, si arruolano uomini e donne pronti a dare la vita. Che deve essere allora di noi cristiani, seguaci di un Dio che è stato crocifisso e abbandonato, perché nasca un mondo nuovo, per la nostra salvezza e per quella Vita che non avrà tramonto? […] […]Ripartiamo verso il mondo, che ci attende come Vangeli vivi, per poterlo immergere nella sua Luce. Lo possiamo fare continuando a vivere la volontà di Dio nel momento presente […] senza dimenticare di far propria la “Parola di vita” colta dalla Scrittura che ci viene proposta mese per mese. […] E, quasi nascessimo un’altra volta, ridoniamoci completamente a Dio secondo il modo da Lui scelto per ciascuno di noi. Così anche il presente e il futuro che Dio ci donerà diverranno graditi a Lui.
Chiara Lubich
(in una conferenza telefonica, Rocca di Papa, 11 dicembre 2003) Tratto da: “7 Dicembre 1943 – 7 dicembre 2003”, in: Chiara Lubich, Conversazioni in collegamento telefonico, pag. 664. Città Nuova Ed., 2019. (altro…)
Dic 5, 2020 | Focolari nel Mondo
L’aiuto delle Comunità dei Focolari nei paesi latinoamericani: gesti concreti per essere “fratelli tutti”, così come invoca Papa Francesco nell’ultima enciclica.
In Perù e negli altri Paesi latinoamericani si assiste al continuo arrivo di migranti soprattutto venezuelani, ma anche cubani, centroamericani, haitiani, arabi. Le comunità dei Focolari ogni giorno si impegnano per aiutare queste persone. “La nostra avventura in Perù inizia pochi giorni prima del Natale 2017 – racconta Silvano Roggero, focolarino in Perù -. Abbiamo invitato a pranzo in casa alcuni venezuelani che abbiamo conosciuto. All’inizio erano in cinque, poi ci siamo spostati al Centro “Juan Carlos Duque” perché gli inviti superavano le 120 persone! Ricordo l’incontro di Geno con Karlin e i suoi tre figli piccoli. Accovacciata sul marciapiede, vendeva caramelle. Geno sente forte una voce dentro: “è Gesù!”. Tornata indietro compra alcune caramelle e la invita al pranzo. Quella domenica é venuta con i 3 bambini e ha portato anche sua sorella con i suoi due figli!” In Colombia vicino a Bogotá, Alba, arrivata migrante dal Venezuela nel 2014, è diventata un punto di riferimento per i “Caminantes” (migranti) che passano quotidianamente. Un giorno, non aveva ancora pranzato, passa una donna incinta con il compagno, bisognosi di una visita. Al dispensario c’era un’infermiera molto attenta e gentile che ha potuto aiutarli. Nonostante il freddo, la fame, la preoccupazione per aver lasciato i suoi colleghi volontari da soli e anche i figli a casa senza pranzo, Alba è rimasta ad aspettarli. Al termine della visita ha riaccompagnato i due giovani genitori, e cosa succede? I Caminantes sapendo ciò che Alba aveva fatto per loro, hanno messo insieme due spiccioli per comprare due cartoni di uova per lei, i suoi figli e i colleghi! Davvero il centuplo! Da chi? Da chi piú ha bisogno!
Alla fine del 2018 la comunità dei Focolari di Città del Messico si è unita nella “accoglienza umanitaria” delle carovane di migranti. Un’associazione civile che si ispira al carisma dei Focolari ha dato il suo apporto tecnico e nel coordinamento con le autorità. È stato attivato un canale per facilitare l’arrivo di alimenti, vestiti, prodotti per l’igiene personale e decine di coperte. Possiamo immaginare la gratitudine dei migranti. Anche il Brasile ha accolto tanti migranti. “La moltiplicazione delle donazioni ci sorprende – raccontano dalla Comunità locale -. Facciamo una richiesta per una stufa, improvvisamente otteniamo molto di più. Qualcuno ci chiede un lavandino e il giorno dopo una persona che non conosciamo si mette a disposizione e ne dona cinque. Un giorno un amico va a comprare qualcosa da donarci. Al venditore spiega i motivi dell’acquisto ed è sorpreso per lo sconto e per la consegna gratuita. In un’altra occasione una persona che non conosciamo ci dice: “farò un evento e ordinerò del cibo per voi da far arrivare a chi ne ha bisogno”.
Lorenzo Russo
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Dic 4, 2020 | Famiglie, Sociale
Distrutta dall’alluvione del 2019 è stata ricostruita grazie al contributo del Coordinamento Emergenze, l’Associazione Famiglie Nuove e Azione Mondo Unito del Movimento dei Focolari
“L’esperienza dopo la tragedia è stata dura, ma ci ha accompagnato la certezza che tutto è accaduto per dare nuova vita a questi luoghi e a questa comunità”. Ildo Foppa, volontario del Movimento dei Focolari, responsabile della missione della Fazenda da Esperança di Dombe, in Mozambico, parla dell’alluvione che ha colpito il Paese nel marzo 2019 e dei frutti più preziosi nati dall’impegno congiunto per la ricostruzione. “Sempre più forte è diventato il rapporto con la Chiesa locale, dal vescovo ai sacerdoti, con le organizzazioni giunte per portare soccorso e con tutta la comunità del territorio. Abbiamo incontrato molte persone e ricevuto molte promesse di aiuto”. Dalla devastazione e dalla necessità di ricostruire è nata poi l’opportunità di creare lavoro per tanti: “abbiamo dato vita a cooperative composte ciascuna da dieci famiglie, e così per molti è stato possibile ripartire vivendo del proprio lavoro e potendo così ricominciare a costruire il proprio futuro”. A quasi due anni dall’alluvione, l’intervento di ricostruzione – a cui hanno preso parte insieme alla Fazenda anche il Coordinamento Emergenze, l’Associazione Famiglie Nuove e Azione Mondo Unito del Movimento dei Focolari – ha visto riparati l’asilo, l’ospedale, le quattro case di accoglienza, la scuola secondaria e la Chiesa. Sono stati ricostruiti alloggi e servizi igienici ed è stato predisposto un capannone per la costruzione di blocchi di cemento che serviranno a costruire le abitazioni definitive per le famiglie.
Nella prima fase dell’emergenza sono state distribuite razioni alimentari alle persone che avevano perso la casa e costruite 550 capanne con latrine provvisorie per le famiglie sfollate. In seguito è stato realizzato un programma di sostegno per la creazione di fonti di reddito e sostentamento per la popolazione. In particolare, 150 famiglie hanno ricevuto un aiuto diretto con la riparazione delle case e l’acquisto di sementi, concime e carburante per i trattori per riprendere e migliorare la produzione agricola. È stata poi costruita una falegnameria per offrire formazione e lavoro a più di 60 giovani ospiti della Fazenda, e costruito un mulino che serve circa 330 famiglie. Interventi portati a termine nonostante negli ultimi mesi anche il Mozambico ha molto sofferto per la diffusione del contagio da Covid 19. A questi link dell’Amu e Afn è possibile seguire della situazione nella regione.
Claudia Di Lorenzi
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Dic 2, 2020 | Cultura, Nuove Generazioni
Giunta alla sua ottava edizione, la marcia che è parte del festival “Armonia fra i Popoli”, non si ferma neppure con il Covid. Ne parliamo con Antonella Lombardo, direttrice artistica della scuola di danza Laboratorio Accademico Danza (LAD) a Montecatini (Italia) e promotrice dell’evento. Li abbiamo visti nei luoghi più disparati in questi mesi di pandemia: pianisti, violinisti, rocker, cantanti pop e d’opera sui tetti, nelle piazze, nei parchi, sempre mantenendo la giusta distanza. Questo a dimostrare che niente e nessuno può arrestare l’espressione artistica, neppure un virus mondiale. Ne è più che convinta anche Antonella Lombardo, direttrice artistica della scuola Laboratorio Accademico Danza a Montecatini, vicino a Firenze (Italia) e ideatrice del festival “Armonia fra i Popoli” che da 15 anni promuove l’idea della ricerca dell’armonia possibile attraverso l’arte, come strumento trasversale e universale. L’edizione 2020 non si è fermata neppure con il Covid.
In che forma si è svolto il festival quest’anno? La marcia “Armonia for peace” è uno degli appuntamenti principali del festival “Armonia fra i Popoli” e sapevamo che quest’anno non avremmo potuto realizzarla in modo tradizionale. Il formato virtuale era l’unica possibilità per non fermarci e così l’abbiamo lanciato il 12 novembre scorso. Alle scuole del territorio in cui ci troviamo ma anche oltre, fuori dall’Italia, abbiamo rivolto l’invito di realizzare video che esprimessero il significato della pace. La risposta è stata incredibile: nonostante molte scuole ora in Italia utilizzino, da un certo grado in su, la didattica a distanza, gli insegnanti hanno sostenuto il progetto, i ragazzi hanno risposto con entusiasmo e tutto ha assunto un valore superiore, anche dal punto di vista della costruzione delle relazioni. I docenti hanno collaborato tra loro, tante classi hanno realizzato i video che abbiamo postato sulla pagina Facebook dell’Associazione Culturale DanceLab Armonia e abbiamo ricevuto lavori non solo dall’Italia, ma anche da altri Paesi come la Francia e la Giordania. Ha così preso forma una maratona digitale estremamente variegata che dice “pace” nelle forme artistiche e coreografiche più diverse.
Del materiale che avete ricevuto c’è qualcosa che ti ha colpito in modo particolare e perché? Ci hanno colpito in primis le interazioni nate tra i ragazzi: non sappiamo dove tutto questo arriverà e il fatto che si siano messi insieme per lavorare su cosa significhi costruire la pace, oggi, è forse la cosa più importante. Con i loro insegnanti hanno dovuto tirar fuori delle idee per poter realizzare i video; sono andati a fondo sul senso della pace, sul fatto che non è uno slogan e questo ha fatto sì che abbiano dovuto scavare nel cuore di ciascuno. Persino i funzionari pubblici dei Comuni del nostro territorio che hanno visto nascere e crescere il festival “Armonia fra i Popoli” si sono entusiasmati e ci hanno detto che è stata una delle attività più belle che hanno segnato la loro vita. Insomma queste relazioni sono il frutto più bello: relazioni vere, basate su rapporti costruiti sul bene reciproco. Quali progetti avete ora? In collaborazione con la Custodia di Terra Santa ed in particolare con il sostegno di padre Ibrahim Faltas e la Fondazione Giovanni Paolo II, stiamo lavorando per realizzare una scuola di danza a Betlemme. Questo progetto vuole essere uno spiraglio di speranza per dare dignità a tanti bambini che, in questi territori sono prigionieri a cielo aperto. Un altro progetto è quello del Campus Internazionale di alta formazione nella danza che avrà sede in Italia ma è internazionale. Sarà un luogo di formazione in cui l’arte si farà strumento per infrangere ogni tipo di barriera; sarà un cantiere di formazione per tutti i giovani che vorranno lasciare un segno e usare questo linguaggio per portare la bellezza ovunque anche dove sembra impossibile.
Stefania Tanesini
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Dic 1, 2020 | Centro internazionale, Ecumenismo
Il 20 ottobre scorso Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, ha fatto visita al Centro Internazionale dei Focolari. Dopo una visita sulla tomba di Chiara Lubich, si è intrattenuto con una rappresentanza del consiglio generale del movimento. Di seguito il discorso che ha pronunciato.
Omelia di Sua Santità Bartolomeo, Arcivescovo di Costantinopoli – Nuova Roma,
e Patriarca Ecumenico per i Cento anni dalla nascita di Chiara Lubich
Rocca di Papa-Roma, 20 Ottobre 2020
Gentilissima Maria Voce, Emmaus, Presidente del Movimento dei Focolari, Eminenze, Eccellenze, Fratelli e Sorelle amati nel Signore, con grande gioia abbiamo accolto l’invito di giungere, alla fine di questo viaggio alla Città Eterna, l’Antica Roma, qui a Rocca di Papa, dove riposa, in attesa della Resurrezione, la nostra amatissima Chiara. E particolarmente significativo il fatto che giungiamo nel centenario della sua nascita, – infatti Chiara era nata nel 1920, – a renderle omaggio e a esprimere il nostro grazie al Signore della vita, per avercela concesso a lungo, ma soprattutto per averla inondata della sua sfolgorante grazia, espressa nella frase che qui la ricorda: “E noi abbiamo creduto nell’Amore”. L’Amore in cui ella ha creduto e nel quale ha innestato tutta la sua vita non appartiene a questo mondo, ma si è incarnato nel mondo perché noi potessimo fare esperienza di Lui, lo potessimo conoscere, lo potessimo incontrare nei nostri fratelli e sorelle, ovunque nel mondo; lo potessimo gustare, diventando uno con Lui, nella Santa e Divina Eucarestia. Quante altre cose avrebbe fatto la nostra Chiara se fosse ancora tra noi! Ma non sono gli anni che danno significato alla vita, non è la quantità, la lunghezza, ma è il come impegniamo i talenti che Lui ci ha offerto, è la qualità della vita, spesa per testimoniare Lui che è la Vita. Se pensiamo ad esempio a San Basilio di Cesarea, il grande Padre della Chiesa, il primo dei Padri Cappadoci, egli ha avuto una vita decisamente breve, neppure di cinquant’anni, eppure quella breve vita interamente offerta al Signore, ha prodotto opere teologiche, liturgiche, dogmatiche, ascetiche, le quali “portano inconfondibile la traccia della sua penna, della sua mente e del suo cuore”. Egli è stato un antesignano nell’occuparsi dei poveri e dei sofferenti, facendo costruire una cittadella della carità con locande, ospizi e lebbrosario, chiamata Basiliade: fu il primo ospedale della storia. Egli si occupò anche della natura e degli animali, a proposito dei quali emergono tematiche moderne, nella sua celebre preghiera dedicata agli animali. Se in così pochi anni san Basilio ha compiuto tali opere, è perché Egli aveva impregnato tutta la sua vita nell’Amore per Cristo, dandogli ogni momento del suo respiro fino a dare la sua anima a Dio, provato dalle austerità, dalle malattie e sfinito dalle preoccupazioni. La nostra Chiara ha vissuto una vita più lunga, ma allo stesso modo ci ha lasciato una eredità sulla quale dobbiamo ancora molto meditare. Ella ci ha lasciato il carisma dell’unità a tutti i livelli, lo ha vissuto, sperimentato, si è spesa per esso con tutte le sue forze e ha insegnato a tutti a svolgere nel migliore dei modi il proprio ruolo nella società. Possiamo tranquillamente affermare che Chiara ha assunto questo impegno per la fraternità, l’unità e la pace in tutti i campi della vita dell’uomo, consegnandoci un messaggio attraverso la sua vita e i suoi scritti, che non possiamo ignorare. Il Movimento e tutte le opere che oggi esistono, grazie al suo carisma, sono la testimonianza di una vita spesa per il Signore, passata anche attraverso la Croce, ma sempre volta alla Resurrezione. Il timone di Chiara è passato poi ad una nostra carissima sorella, la cui amicizia con noi e con il nostro Patriarcato Ecumenico è lunga e solida, fin dagli anni della sua permanenza a Costantinopoli, dove ha veramente lasciato un’impronta indelebile del ministero della fraternità, dell’unità e dell’amore per tutti: Maria Voce-Emmaus. Accogliendo il testimone di Chiara, Maria Voce ha saputo in questi anni essere come il servo buono della Parabola dei talenti. Non ha nascosto il talento sottoterra, ma lo ha fatto fruttare ancora e ancora, e il suo Signore saprà certamente esserle riconoscente. Giunta alla fine del suo mandato come Presidente, vogliamo ringraziarla anche noi del suo grande contributo all’opera; il ricordo che abbiamo di lei, come tutti voi, è nel nostro cuore, ed ella sicuramente continuerà il carisma, lì dove il Signore la chiamerà. Voglia Dio, nella sua immensa misericordia, concedere a quest’opera a Lui gradita, un degno successore, capace ancora di meravigliarci e stupirci con tutti voi, per illuminare ogni popolo del mondo con la forza dell’Amore che vince ogni cosa, perché “per amare, il cristiano deve fare come Dio: non attendere di essere amato, ma amare per primo”. (cit. Chiara Lubich). La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo, sia con tutti voi. Leggi anche l’articolo della visita del Patriarca al Centro Internazionale del Focolari (altro…)