Ott 15, 2020 | Testimonianze di Vita
Come scrive Chiara Lubich: “Essere umili non vuol dire soltanto non essere ambiziosi, ma essere consapevoli del proprio nulla, sentirsi piccoli davanti a Dio e mettersi quindi nelle sue mani, come un bambino”. Una scuola di vita Durante la pandemia anch’io sono stato costretto all’isolamento in casa. Anche se il rapporto con alcuni miei assistiti è continuato via Internet, il vero lavoro è stato su me stesso. Non potevo più esimermi dall’aiutare i figli a fare i compiti, a indovinare come riempire il loro tempo, a provvedere ai genitori anziani, ad aiutare mia moglie in cucina, a inventare menù nuovi… Avevo sottovalutato il valore che possono avere i piccoli gesti quotidiani per la conoscenza di sé ed ecco, ora, l’occasione per scoprire dimensioni fondamentali nell’esistenza. Ma forse la scoperta più importante di questo periodo è stata la preghiera, il rapporto a tu per tu con Dio. L’avevo trascurato, messo da parte insieme ad altre cose, impegnato com’ero nelle mie ricerche e nei miei lavori. Nel gestire un tempo senza margini, ho riflettuto sulla vita, sulla morte, sulla speranza… Non so come sia stato per gli altri, ma per me questo forzato esilio è diventato una vera scuola, più efficace di tanti libri e corsi di specializzazione. (M.V. – Svizzera) Invecchiare insieme Dopo decenni di vita matrimoniale nell’amore, mi sono reso conto di essere diventato insofferente verso mia moglie. Lei non è d’accordo in tante cose che io faccio e mi ripete sempre la stessa lezione. Un giorno, dopo averla sentita una prima e una seconda volta, ho risposto con rabbia che sapevo quello che dovevo fare: me l’aveva già detto. Naturalmente lei è rimasta male, ma anch’io. Le ho chiesto perdono, ma dentro di me è rimasto il grande dolore di non aver rispettato, accettato il suo invecchiamento. Se questo succede con lei, ho riflettuto, chissà quante cose faccio io che fanno male a mia moglie. Raccontavamo questo fatto a una nipote, venuta a trovarci con il suo compagno, quando lei, senza motivo apparente, ha cominciato a piangere mentre lui le prendeva la mano, accarezzandola. Dopo un po’ di silenzio ci hanno confidato che avevano deciso di non restare insieme per le diversità di carattere riscontrate tra loro. Ascoltando però il nostro racconto, erano stati commossi dalla bellezza di invecchiare insieme e provare a ricostruire sempre l’amore. (P.T. – Ungheria) Ascoltare, capire Se ripenso ai 25 anni trascorsi a prendermi cura della salute dei miei pazienti, mi pare di non aver fatto altro che ascoltarli. Ricordo sempre, nei miei primi giorni come medico di famiglia, quella donna che aveva girato non so quanti ospedali dalla Svizzera all’Italia. Mi stava descrivendo un particolare della sua storia personale che poteva essere la chiave dei disturbi di cui soffriva da oltre 15 anni. Alla mia domanda: “Ma lei, signora, ha mai parlato ai medici di questo?”, ha risposto: “Dottore, è la prima volta che mi viene in mente. Adesso lei mi ascolta ed io me ne sono ricordata”. Mi è servita tanto questa esperienza di visita, più di un aggiornamento professionale. Sì, perché ascoltare, specie oggi che si fa tutto in fretta, dovrebbe corrispondere sempre a “capire”. Tutti questi anni sono stati per me una scuola a questo riguardo… e non ho certo finito di imparare! Ascoltare non è che un’espressione dell’amore di cui Cristo ci ha dato l’esempio: farsi vuoto per poter accogliere in sé l’altro. (Ugo – Italia) Centellinare Quando, dopo gli ultimi esami, dal medico mi è stato annunciato che il cancro si era riaffacciato, il primo pensiero è stato per la famiglia, per i nostri figli e nipotini. Mio marito ed io ne abbiamo parlato serenamente e abbiamo deciso di vivere il periodo che mi rimane come il tempo più bello per consegnare loro l’eredità di un amore fedele fino alla fine. Sono iniziate giornate che, pur pesanti per i dolori, hanno un colore e un calore nuovi. Non soltanto è aumentato l’amore fra tutti, ma direi che stiamo imparando a vivere il tempo “centellinandolo”. Ogni gesto è unico perché potrebbe essere l’ultimo, e così pure ogni telefonata, ogni parola detta. L’attenzione all’altro, al tono della voce, a creare armonia tra noi… tutto ha preso valore. Mio marito si sorprende di quanta gioia siano pieni questi nostri giorni e mi ripete spesso: “È l’unico bene che possiamo lasciare ai nostri figli!”. Nei momenti dedicati alla preghiera sentiamo il cielo aprirsi, perché è diventata soltanto un atto di ringraziamento. (G.C. – Italia)
a cura di Stefania Tanesini
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VI, n.5, settembre-ottobre 2020) (altro…)
Ott 14, 2020 | Collegamento
Ad Ascoli Piceno, nel centro Italia, alcune associazioni hanno deciso di unirsi per sostenere il disagio economico e sociale cittadino. Così da qualche anno è nato il PAS, Polo accoglienza e solidarietà, un’esperienza di “rete” che ha trovato una casa pochi mesi fa. https://vimeo.com/464141375 (altro…)
Ott 13, 2020 | Cultura
Il prossimo 15 ottobre ci sarà l’evento voluto da Papa Francesco: agenzie formative, attori sociali, istituzioni e organizzazioni internazionali si confronteranno per costruire alleanze per un’umanità più fraterna. Ne parliamo con Carina Rossa, focolarina, nel team organizzativo.
“Mai come ora c’è bisogno di unire gli sforzi in un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna”. Così Papa Francesco nel Messaggio per il lancio del Patto Globale per l’Educazione: un invito a promuovere “un’educazione più aperta e inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua comprensione”. Il Patto ispira un evento mondiale, rimandato a causa della pandemia. Lo prepara però un incontro virtuale che si terrà il prossimo 15 ottobre alle ore 14:30 (utc+2) in diretta streaming sui canali Youtube di Vatican News con la traduzione simultanea in italiano, inglese, francese, spagnolo e portoghese. Ne parliamo con Carina Rossa, focolarina argentina, nel team organizzativo dell’evento: Il Papa ci invita ad una alleanza per l’educazione che produca un cambiamento di mentalità. Come si declina questo nuovo pensare? “Il Papa sottolinea che l’educazione è alla base di tutti i cambiamenti sociali e culturali e ci chiama ad impegnarci in questo ambito. Quindi il primo cambiamento risiede nel conferire dignità all’educazione. Poi dà all’educazione una finalità, quella di “cambiare il mondo”, e invita a pensare allo studio come a uno strumento per affrontare le sfide del nostro tempo: pace e cittadinanza, solidarietà e sviluppo, dignità e diritti umani, cura della casa comune. Inoltre Francesco denuncia che il Patto tra la famiglia, la scuola, la società e la cultura si è rotto e va ricostruito: qui il cambiamento di mentalità coinvolge le agenzie formative, gli attori sociali, le istituzioni e le organizzazioni internazionali, affinché costruiscano alleanze per raggiungere finalità comuni e suscitare un’umanità più fraterna. A questo scopo il Santo Padre suggerisce una metodologia a tre passi: mettere al centro la persona, investire le migliori energie e formare persone capaci di mettersi al servizio”. In che direzione dunque educare i giovani? Quali valori coltivare? “Le nuove generazioni sono al centro della proposta educativa, perché sono i bambini, i ragazzi, i giovani che cambieranno il mondo. “Uomini e donne nuovi” – è l’auspicio – cha saranno “uniti nella diversità”, in dialogo costante, al servizio dei valori della pace, della solidarietà e della fratellanza universale, nel rispetto dei diritti umani e della dignità dell’uomo”.
L’evento mondiale dedicato al Patto avrebbe dovuto svolgersi il 14 maggio ma a causa della pandemia è stato rinviato al 15 ottobre e si terrà in forma virtuale. A che punto siamo con la preparazione dell’evento? “La pandemia ci ha obbligati a ripensare tutta la proposta e l’appuntamento di ottobre sarà una prima tappa di avvicinamento all’evento mondiale che speriamo di celebrare più avanti con il Papa. La Congregazione per l’Educazione Cattolica – incaricata dal Santo Padre a promuovere l’evento – ha affidato alla Scuola di Alta Formazione EIS dell’università LUMSA il coordinamento scientifico dell’iniziativa e in questa fase si lavora ad instaurare rapporti e avviare processi: ad esempio è stato costituito un tavolo con le organizzazioni rappresentative del mondo educativo a livello globale. Inoltre stiamo raccogliendo le esperienze educative internazionali da pubblicare sul sito web dell’evento, come un Osservatorio del Patto Educativo, e gli interventi fatti nel corso degli incontri preparatori che comporranno una pubblicazione.
Claudia Di Lorenzi
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Ott 12, 2020 | Chiara Lubich
La pandemia non solo comporta delle gravi conseguenze immediate, ma spesso fa emergere anche tanti problemi pre-esistenti di tipo personale, sociale e politico. Nel seguente testo Chiara Lubich sottolinea il primo passo imprescindibile per chi vuole cambiare veramente il mondo. Ha detto un grande psicologo del nostro tempo: “La nostra civiltà molto raramente cerca d’imparare l’arte di amare e, nonostante la disperata ricerca di amore, tutto il resto è considerato più importante: successo, prestigio, denaro, potere. Quasi ogni nostra energia è usata per raggiungere questi scopi e quasi nessuna per conoscere l ‘arte di amare”[1]. La vera arte di amare emerge tutta dal Vangelo di Cristo. E metterla in pratica è il primo imprescindibile passo da compiere per poter scatenare quella rivoluzione pacifica, ma così incisiva e radicale che cambia ogni cosa. Tocca non solo l’ambito spirituale, ma anche quello umano, rinnovandone ogni espressione culturale, filosofica, politica, economica, educativa, scientifica, ecc. È il segreto di quella rivoluzione che ha permesso ai primi cristiani di invadere il mondo allora conosciuto. […] Quest’amore non è fatto solo di parole o di sentimento, è concreto. Esige che ci si faccia “uno” con gli altri, che “si viva” in certo modo l’altro nelle sue sofferenze, nelle sue gioie, nelle sue necessità, per capirlo e poterlo aiutare efficacemente
Chiara Lubich
Da: Chiara Lubich, L’arte di amare, Roma, Città Nuova Ed. 52005, p. 23-24. [1] E. Fromm, L’arte di amare, Milano 1971, p.18. (altro…)
Ott 10, 2020 | Collegamento
Intervista a Saverio D’Ercole, produttore creativo di Casanova Multimedia che, con Rai Fiction, ha prodotto il tv movie che si sta realizzando su Chiara Lubich. https://vimeo.com/464141155 (altro…)
Ott 8, 2020 | Cultura
EcoOne, iniziativa ecologica del Movimento dei Focolari, organizza l’Incontro internazionale “Nuove vie verso l’ecologia integrale: cinque anni dopo la Laudato Si’ ” che si terrà a Castel Gandolfo (Roma) dal 23 al 25 ottobre 2020. La storia del nostro pianeta è una storia di relazioni tra le sue parti. Concentriamoci su tre di esse: l’atmosfera, gli organismi viventi e l’umanità. 2,5 miliardi di anni fa, l’ossigeno non era presente nell’atmosfera e la vita umana non sarebbe stata possibile. Poi, grazie al piccolo contributo di innumerevoli e (apparentemente) insignificanti organismi unicellulari semplici e (apparentemente) insignificanti – i cianobatteri – l’aria si è arricchita di ossigeno fino ad assumere la sua composizione attuale. Questo è un esempio di un effetto positivo degli organismi viventi sull’atmosfera, almeno dal nostro punto di vista. Più recentemente, si è iniziato a formare il carbone dalle foreste morte (circa 350 milioni di anni fa) e il petrolio dai microrganismi morti (circa 100 milioni di anni fa). Grazie a questi processi, gli organismi viventi hanno sequestrato l’anidride carbonica dall’atmosfera. A partire dal XIX secolo, l’umanità ha bruciato in modo massiccio il carbonio e il petrolio, ripristinando l’anidride carbonica nell’atmosfera, causando alla fine il riscaldamento globale. In questo caso, l’effetto dell’uomo sull’atmosfera è negativo, sempre dal nostro punto di vista.
L’11 settembre 2020 è stato pubblicato su Science, un’importantissima rivista scientifica, il seguente grafico che mostra che – se non si riducono le emissioni di gas serra – le calotte di ghiaccio continentali scompariranno entro il 2100 e quelle polari entro il 2300: il clima tornerà indietro di circa 50 milioni di anni. La Terra sopravviverà, ma le conseguenze sull’umanità possono essere gravi in termini di eventi meteorologici estremi, inondazioni, siccità e innalzamento del livello del mare: non abbiamo molto tempo per affrontare la sfida di ripristinare relazioni armoniose tra l’umanità e le altre parti del nostro pianeta. Ma perché continuiamo a bruciare combustibili fossili?
Il motivo è stato spiegato da Papa Francesco nell’enciclica Laudato Si’ del 2015 e riassunto il 3 maggio 2019 nel suo discorso ad alcuni rappresentanti dell’industria mineraria: “La precaria condizione della nostra casa comune è stata in gran parte il risultato di un modello economico fallace che è stato seguito per troppo tempo. È un modello vorace, orientato al profitto, miope e basato sull’errata concezione di una crescita economica illimitata. Anche se spesso vediamo i suoi effetti disastrosi sul mondo naturale e sulla vita delle persone, siamo ancora resistenti ai cambiamenti”. EcoOne, iniziativa ecologica del Movimento dei Focolari, organizza l’Incontro internazionale “Nuove vie verso l’ecologia integrale”: Cinque anni dopo la Laudato Si’ ” che si terrà a Castel Gandolfo (Roma) dal 23 al 25 ottobre 2020 e che sarà trasmesso nelle principali lingue del mondo. Interverranno illustri relatori che illustreranno le sfide ambientali contemporanee che la scienza, la tecnologia, l’economia e la società si trovano ad affrontare, con l’obiettivo di contribuire al cambiamento auspicato da Papa Francesco, aprendo un dialogo transdisciplinare, interreligioso e multiculturale sulla cura della nostra casa comune. (Maggiori informazioni su come collegarsi all’incontro saranno aggiornate frequentemente su www.ecoone.org).
Luca Fiorani
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Ott 6, 2020 | Nuove Generazioni
Che cos’ha da dire la giovane beata oggi ai giovani e a tutti noi che stiamo vivendo nelle sabbie mobili di questi tempi incerti generati dalla pandemia? L’abbiamo chiesto a Chicca Coriasco, storica migliore amica di Chiara Luce, a 10 anni dalla sua beatificazione e a 30 dalla morte. Il 25 settembre di 10 anni fa eravamo in venticinquemila dentro e soprattutto fuori dal santuario romano del Divino Amore a festeggiare la beatificazione di Chiara Badano. Quel giorno la santità è diventata qualcosa di più vicino ed accessibile per molti giovani (e non solo) di tutto il mondo, che hanno visto in questa diciannovenne italiana, allegra e profonda, capace di vivere e morire per Dio, un modello raggiungibile e imitabile. Oggi, a trent’anni dalla sua morte, avvenuta il 7 ottobre 1990, è impossibile calcolare quante persone abbiano “incontrato” Chiara Luce, basti pensare che esattamente un anno fa – e prima che la pandemia e il lockdown ci costringessero a forme alternative d’incontro e comunicazione – Maria Teresa Badano, la mamma di Chiara e Chicca Coriasco la sua migliore amica, si trovavano in Argentina. In 13 giorni hanno percorso oltre duemila chilometri, attraversato quattro regioni, facendo sì che più di 8.000 persone incontrassero Chiara Luce Badano. A Chicca abbiamo rivolto alcune domande. A 30 anni dalla morte, Chiara Luce continua ad essere presente ed amata… Come ti spieghi questo seguito da parte di tanti giovani che non diminuisce ma va crescendo con il tempo? Chiara sapeva tirar fuori il meglio da chi aveva accanto, e con me ci riusciva sempre, così come con i suoi genitori. Penso che questa meraviglia continui a farla con chiunque entri in relazione con lei, anche oggi. Lei non ha mai fatto tanti discorsi o cose straordinarie, ma straordinario era quel Sì detto a Dio attimo dopo attimo, un passetto per volta, nella semplicità: è quello che allora come oggi continua a conquistare e ad affascinare tanti, soprattutto i giovani. Puoi raccontarci qual è stato il momento più importante che hai vissuto con lei? Il patto che abbiamo fatto tra noi il 22 agosto del 1990. Ci siamo dette che la prima che sarebbe partita per il cielo avrebbe aiutato l’altra ad arrivarci, mentre chi restava, avrebbe cercato di colmare il vuoto lasciato dall’altra. A distanza di 30 anni posso dire che probabilmente c’era un disegno che si è svelato in scenari allora inimmaginabili, che hanno acquistato senso e realizzazione che continuano tutt’ora. Che cos’ha da dire oggi Chiara Luce ai giovani? Ogni tanto ho provato ad immaginarmi Chiara vivere in questo tempo… Probabilmente così come ha saputo fare nella sua vita, cioè senza mai ripiegarsi su sé stessa, guardando avanti con coraggio e determinazione, puntando sul bello che c’è anche oggi, nelle nuove occasioni che questo scenario sospeso ci fa scoprire. Chiara Lubich ci aveva detto che oltre alla sofferenza di Gesù sulla croce occorreva anche la nostra per cooperare alla costruzione di un mondo più unito: “Vivere per delle mezze misure – ci diceva – è troppo poco: Dio vi propone qualcosa di grande, a voi l’accettarlo”. È stata l’esperienza che ha fatto Chiara Luce e noi amici con lei. Più che mai queste parole di Chiara Lubich sono oggi attualissime e praticabili. Chi è Chiara Luce OGGI per te? È sempre presentissima in tutti gli aspetti della mia vita. Non so se sia soddisfatta di me, ma la sento vicina, e spero che continui ad aiutarmi a essere fedele ai miei ideali, che poi erano gli stessi suoi. Nel nuovo libro uscito un anno fa e curato dalla Fondazione, “Nel mio stare il vostro andare”, dove tanti testimoni diretti hanno raccontato della loro amicizia con Chiara Luce, di getto mi sono rivolta direttamente a lei: “Cara Chiara – le ho scritto – avrei una gran voglia di riabbracciarti e condividere con te tante sfide, sospensioni e intime scoperte. Ma a dirla tutta è già stato un po’ così in tutti questi anni (….) Continua ad accompagnarci, come sai fare tu, con i tuoi ‘tocchi’ e la tua presenza silenziosa, ma che c’è e c’è sempre stata, ci conto! TVB Chicca.” Quali sono gli appuntamenti che la Fondazione Chiara Badano ha in programma prossimamente? Quest’anno, per le restrizioni sanitarie imposte dalla pandemia non è possibile visitare la cameretta di Chiara. Per i 10 anni della Beatificazione, abbiamo allora postato sul suo sito ufficiale (www.chiarabadano.org) un video che ripercorre quegli indimenticabili momenti. Per i 30 anni dalla sua “partenza”, invece, abbiamo prodotto un altro video che consenta di far rivivere, attraverso la voce dei testimoni, qualcosa degli ultimi giorni di Chiara. Il video è disponibile sul sito dal 7 ottobre 2020 dalle ore 4.10 (ora della sua partenza). Infine, il 25 ottobre, festa liturgica di Chiara Luce, si condividerà con Il Vescovo della Diocesi di Acqui e Attore della Causa di canonizzazione di Chiara, la celebrazione della Messa solenne, il Time Out al Camposanto alle ore 12, e la premiazione dei vincitori del Premio Chiara Luce Badano. Tutto si potrà seguire via streaming sul sito. Diversi anche gli eventi che si stanno organizzando nel mondo: la Fondazione si fa portavoce e canale di questa luce che brillerà in tanti luoghi del pianeta.
Stefania Tanesini
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Ott 5, 2020 | Centro internazionale
Il 3 ottobre scorso, durante il Collegamento CH – la video conferenza bimestrale che collega le comunità dei Focolari nel mondo – Maria Voce ha fatto un appello a tutti, chiedendo un impegno non da poco: vivere rapporti sul modello di quelli “trinitari” dove ognuno faccia emergere l’altro, trovando “la sua più profonda identità” e ponendo così le fondamenta per una società fraterna. La video-chiamata avveniva a poche ore dalla firma ad Assisi di “Fratelli tutti”, l’ultima enciclica di Papa Francesco. Non si poteva quindi non sentirsi chiamati in prima persona. Di seguito una sintesi dell’intervento della presidente dei Focolari. Domanda: Oggi, il Papa ad Assisi ha firmato l’enciclica con questo titolo bellissimo: “Fratelli tutti”. In un tweet ha scritto: “Lo sforzo per costruire una società più giusta implica una capacità di fraternità e uno spirito di comunione umana”. Ti ha sorpreso la scelta di questo argomento da parte del Papa? Maria Voce: Per niente! Perché è il bisogno più grande dell’umanità di oggi. Il Papa ha saputo farsene eco e con questa enciclica ha voluto metterci tutti insieme a cercare la risposta a questo bisogno dell’umanità. Viene da domandarsi però: “Cosa possiamo fare?” A questo punto vorrei rivolgermi proprio a tutti quelli che si sentono chiamati da Dio a fare qualcosa per rispondere e a farlo dandosi completamente, senza misura, senza paure. Tutti quelli che hanno trovato nel carisma dell’unità, nel carisma di Chiara Lubich, un aiuto, che ha fatto loro vedere che è possibile, che ha fatto loro fare l’esperienza concreta, vera, profonda dell’unità su questa terra; a tutti questi io vorrei dire: “Facciamolo insieme, facciamolo insieme!” Sì, abbiamo ricevuto un dono che ci ha permesso di farne l’esperienza. Ma questa chiamata alla fraternità, che per noi è la chiamata al “Che tutti siano uno” (Gv 17,21), all’unità, questa chiamata vorrebbe che sulla terra si vivesse come in cielo, come – lasciatemelo dire – nella Trinità – dove l’unità e la distinzione coesistono, dove ogni persona rispetta l’altra, ogni persona fa spazio all’altra, ogni persona cerca di fare emergere l’altro, ognuno cerca in un certo modo di perdere se stesso fino in fondo, perché l’altro possa esprimersi completamente. E in questo non si annulla, anzi manifesta la sua vera, la sua più profonda identità. Un’unità così grande ha un esempio solo: Gesù che ha saputo perdere completamente il suo essere Dio per farsi uomo e per condividere sulla croce – nel momento dell’abbandono – tutti gli abbandoni, tutti i dolori, tutte le angosce, tutte le sofferenze, tutti gli estremismi, tutte le vittimizzazioni, le lacerazioni che gli uomini di tutti i tempi, di ogni condizione vivono e hanno vissuto, e li ha fatti propri, con questo amore così grande che è riuscito a rifare, a ricostruire quell’unità che si era spezzata fra Dio e l’uomo, fra gli uomini tutti e anche con tutto il creato. Se riusciamo ad avere un amore così grande, possiamo testimoniare al mondo che questa unità c’è, che questa unità è possibile, che questa unità è già cominciata. Io vorrei che con tutti quelli che in questo momento mi ascoltano potessimo essere per il Papa una prima risposta già avviata e che gli dessimo consolazione e speranza, perché qualche cosa è già cominciato. Che fossimo tutti insieme, noi, piccolo gruppo che si ispira al carisma ricevuto da Chiara Lubich, un principio, una particella piccola ma efficace di quel lievito che penetra nell’umanità e che la può trasformare in un mondo nuovo. Io vorrei prendere questo impegno insieme a tutti voi. Io ci sto, io voglio mettercela tutta, e invito tutti quelli che vogliono a fare altrettanto!
A cura di Stefania Tanesini
Qui l’edizione integrale del Collegamento CH. (altro…)
Ott 5, 2020 | Chiara Lubich
L’8 maggio 2004 a Stoccarda, in Germania, Chiara aveva davanti a sé circa 9000 persone nel primo appuntamento di “Insieme per l’Europa”. Un momento storico, in cui ha offerto la chiave per costruire la pace del continente-mosaico che è l’Europa e nel mondo intero: costruire brani di fraternità universale. La fratellanza universale è ed è stata un’aspirazione profondamente umana presente, ad esempio, in grandi anime. Martin Luther King rivelava: “Ho un sogno: che un giorno gli uomini (…) si renderanno conto che sono stati creati per vivere insieme come fratelli (…); e che la fratellanza (…) diventerà l’ordine del giorno di un uomo di affari e la parola d’ordine dell’uomo di governo.”2 Il Mahatma Gandhi, a proposito di sé, affermava: “La mia missione non è semplicemente la fratellanza dell’umanità indiana. (…) Ma, attraverso l’attuazione della libertà dell’India, spero di attuare e sviluppare la missione della fratellanza degli uomini.”3 La fratellanza universale è stata anche il programma di persone non ispirate da motivi religiosi. Il progetto stesso della Rivoluzione francese aveva per motto: “Libertà, uguaglianza, fraternità”. Ma, se poi numerosi Paesi, nel costruire regimi democratici, sono riusciti a realizzare, almeno in parte, la libertà e l’uguaglianza, non è stato certo così per la fraternità, più annunciata che vissuta. Chi invece ha proclamato la fraternità universale, e ci ha dato il modo di realizzarla, è stato Gesù. Egli, rivelandoci la paternità di Dio, ha abbattuto le mura che separano gli “uguali” dai “diversi”, gli amici dai nemici, e ha sciolto ciascun uomo dalle mille forme di subordinazione e di schiavitù, da ogni rapporto ingiusto, compiendo, in tal modo, un’autentica rivoluzione, esistenziale, culturale e politica. Molte correnti spirituali, poi, nei secoli, hanno cercato di attuare questa rivoluzione. Una vita veramente fraterna fu, ad esempio, il progetto audace e ostinato di Francesco d’Assisi e dei suoi primi compagni4, la cui vita è un esempio mirabile di fraternità che abbraccia, con tutti gli uomini e le donne, anche il cosmo, con fratello sole e luna e stelle. Lo strumento che Gesù ci ha offerto per realizzare questa fraternità universale è l’amore: un amore grande, un amore nuovo, diverso da quello che abitualmente conosciamo. Egli infatti – Gesù – ha trapiantato in terra il modo di amare del Cielo. Questo amore esige che si ami tutti, non solo quindi i parenti e gli amici; domanda che si ami il simpatico e l’antipatico, il compaesano e lo straniero, l’europeo e l’immigrato, quello della propria Chiesa e quello di un’altra, della propria religione e di una diversa. […] Quest’amore chiede che si ami anche il nemico e che lo si perdoni qualora ci avesse fatto del male. […] Quello di cui parlo è, dunque, un amore che non fa distinzione e prende in considerazione coloro che stanno fisicamente accanto a noi, ma anche quelli di cui parliamo o si parla, coloro ai quali è destinato il lavoro che ci occupa giorno per giorno, coloro di cui veniamo a conoscere qualche notizia sul giornale o alla televisione. Perché così ama Dio Padre, che manda sole e pioggia su tutti i suoi figli: sui buoni, sui cattivi, sui giusti e sugli ingiusti (cf Mt 5,45). Una seconda esigenza di quest’amore è che si ami per primi. L’amore portato da Gesù in terra è infatti disinteressato, non aspetta l’amore dell’altro, ma anzi prende sempre l’iniziativa, come Gesù stesso ha fatto dando la vita per noi quando eravamo ancora peccatori e quindi non amanti. […] L’amore portato da Gesù non è poi un amore platonico, sentimentale, a parole, è un amore concreto, esige che si scenda ai fatti, e ciò è possibile se ci facciamo tutto a tutti: ammalato con chi è ammalato; gioiosi con chi è nella gioia; preoccupati, privi di sicurezza, affamati, poveri con gli altri. E, sentendo in noi ciò che essi provano, agire di conseguenza. […] Quando poi questo amore è vissuto da più persone, esso diventa reciproco ed è quello che Gesù sottolinea più di tutto: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” (Gv 13, 34); è il comandamento che egli dice suo e “nuovo”. A questo amore reciproco non sono chiamati solo i singoli, ma anche i gruppi, i Movimenti, le città, le regioni e gli Stati. I tempi attuali domandano, infatti, ai discepoli di Gesù di acquistare una coscienza “sociale” del cristianesimo. E’ più che mai urgente e necessario che si ami la patria altrui come la propria: […] Questo amore, che raggiunge la sua perfezione nella reciprocità, esprime la potenza del cristianesimo perché attira su questa terra la stessa presenza di Gesù fra noi uomini e donne. Non ha forse egli detto: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, ivi sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20)? E non è questa sua promessa una garanzia di fraternità? Se egli, il fratello per eccellenza, è con noi, come potremmo infatti non sentirci fratelli e sorelle gli uni degli altri? […] Che lo Spirito Santo aiuti tutti noi a formare nel mondo, lì dove siamo, brani di fraternità universale sempre più estesi, vivendo l’amore che Gesù ci ha portato dal Cielo.
Chiara Lubich
2 Cf MARTIN LUTHER KING, Discorso della Vigilia di Natale 1967, Atlanta, cit. in Il fronte della coscienza, Torino 1968. 3 M.K. GANDHI, Antichi come le montagne, Milano 1970, p.162. 4 Cf card. R. Etchegaray, Omelia in occasione del Giubileo della Famiglia francescana, in «L’Osservatore Romano», 12 aprile 2000, p.8. https://vimeo.com/464141004 (altro…)
Ott 2, 2020 | Focolari nel Mondo
Dieci anni di guerra, i limiti dovuti all’embargo e la pandemia da Coronavirus, hanno imposto alla popolazione siriana delle condizioni di vita al limite della povertà favorendo il riemergere del fenomeno dello sfruttamento del lavoro minorile. “Dopo quasi una settimana di quarantena sono rimasta sorpresa al vedere uno dei nostri studenti vendere verdura in auto”. Dall’esperienza di una delle insegnanti del doposcuola “Generazione di speranza” di Homs, del programma “Emergenza Siria”, nasce l’attenzione verso il fenomeno in crescita dello sfruttamento del lavoro minorile. Secondo quanto riportato dai nostri operatori, in passato si conoscevano alcuni casi in cui gli adolescenti venivano impiegati in lavori manuali, ma oggi, è diminuita l’età dei ragazzi impiegati per la vendita di verdure ai mercati oppure come operai, barbieri, camerieri nei fast food o in fabbrica. Quando vengono interpellati i genitori, le risposte sottolineano come questa pratica sia quasi inevitabile viste le condizioni economiche e la grande incertezza sul futuro. Alcuni ritengono che oggi sia più importante imparare un lavoro invece di stare a casa (a causa della pandemia) oppure spiegano come quelle attività siano necessarie per aiutare il bilancio famigliare, non più sostenibile con il solo lavoro, spesso saltuario, dei genitori. Durante la quarantena imposta per fronteggiare il Covid19, gli operatori e gli insegnanti del doposcuola di Homs si sono impegnati a seguire i ragazzi anche a distanza, nonostante non sia sempre stato agevole: molti vivono in case affollate e la disponibilità di dispositivi digitali e della rete non è alla portata di tutti. Questo distacco ha alimentato la fragilità dei ragazzi e la scelta da parte dei genitori di impiegarli in questi lavori. Per questa ragione nel breve periodo di ripresa, a luglio, il doposcuola di Homs ha organizzato alcuni incontri per indagare il fenomeno e far capire quanto sia importante preferire l’istruzione al lavoro minorile, anche in condizioni di gravi difficoltà economiche. Da quegli incontri è emerso che i bambini pur non volendo lavorare, sentono la responsabilità di contribuire alle spese famigliari oltre al timore che i datori di lavoro, di fronte a un loro rifiuto, possano danneggiare i genitori. Il centro è stato nuovamente chiuso a causa dell’espandersi del Coronavirus, ma, appena possibile, operatori e insegnati riprenderanno il loro lavoro consapevoli di quanto questo possa contribuire a combattere la pratica del lavoro minorile e garantire ai ragazzi di Homs il supporto per ricevere l’istruzione adeguata per costruire il loro futuro.
Dal sito Amu – Azione per un mondo unito
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