Movimento dei Focolari

كلمة الحياة نيسان 2011

يصليّ يسوع في بستان الزيتون في مكان يُدعى الجسمانيّة. لقد أتت الساعة المنتظرة، تلك اللحظة الحاسمة من حياته كلّها. وقع أرضًا وتوسّل إلى الله الآب بثقة وحنان، طالبًا منه أن يُبعد عنه هذه الكأس(أنظر مرقس 14، 36)، أي كأس آلامه وموته. صلّى لتبتعد عنه تلك الساعة، ولكنّه عاد وأسلم ذاته كلّيًا لإرادة الله:

“ولكن ليس ما أريد أنا، بل ما أنت تريد”

كان يسوع يعرف تمام المعرفة أنّ آلامه لم تكن بالحدث المفاجئ، وليست نتيجة قرار بشريّ وحسب، إنّما هي مخطّط الله عليه. سوف يُحاكَم وينبذه الناس، لكنّ الكأس التي سيشربها، تأتي من يد الله. يُعلّمنا يسوع أنّ للآب مخططَ محبّة على كلّ إنسان، وهو يخصّ كلَّ واحد منا بمحبّة شخصيّة. وفي حال آمنا بهذه المحبة، وتجاوبنا بدورنا معها بمحبّتنا له، فسيؤول كلّ شيء إلى خيرنا. وبالنسبة إلى يسوع ، ليس من أمر، حتّى آلامه وموته، قد حدث صدفة. ومن ثمّ جاءت القيامة التي نحتفل بها خلال هذا الشهر. إنّ مَثَل يسوع الذي قام من الموت يجب أن يكون نوراً لحياتنا. يجب أن نرى في كلّ ما يحصل ويحدث من حولنا، حتّى ما يؤلمنا، أمرًا يسمح به الله أو يريده لأنّه يحّبنا. عندها سيكتسب كلُّ شيء في الحياة معنىً ويحمل معه فائدة، حتّى تلك الظروف التي في حينها قد تبدو لنا أنّها تلامس العبث، أو التي لا يفهمها العقل، أو التي ترمي بنا، كما حدث ليسوع، في هوّة من اليأس المميت. يكفينا آنذاك أن نردّد معه وبفعل ثقة كليّ بمحبّة الآب:

“ولكن ليس ما أريد أنا، بل ما أنت تريد”

ما يريده الله منّا هو أن نحيا حياتنا وأن نشكره بفرح على نِعَمِ الحياة. ولكن، قد نظنّ أحيانًا، بخاصّة عندما تواجهنا الآلام، أنّ إرادته أمر مفروض علينا ويجب الاستسلام أمامه، أو هي تتابع أحداث رتيبة مملّة تتوالى في حياتنا. إنّ إرادة الله هي صوت الله في داخلنا، يُحدّثنا بلا انقطاع ويدعونا إليه، إنّها الطريقة التي يعبّر لنا بها عن حبّه ليهبنا ملء حياته. يمكننا أن نُشبّهها بالشمس وأشعّتها: الأشعّة هي بمثابة إرادة الله على كلّ إنسان. كلّ منّا يتبع شعاعًا مختلفًا عن الذي يسير فيه الآخر الذي يحقّق إرادة الله عليه أيضًا. جميعنا نتمّم إرادة واحدة هي إرادة الله، لكنّها تختلف من الواحد إلى الآخر. ونحن نعلم أنّ تلك الأشعة كلّما اقتربت من الشمس، اقتربت من بعضها بعضًا. هكذا، وبقدر ما نقترب من الله محققّين بشكل كامل إرادته الإلهيّة، يقترب واحدنا من الآخر إلى أن نصبح جميعنا واحدًا. وإن عشنا على هذا النحو كلّ شيء في حياتنا قد يتبدّل. وبدل أن نتوجّه إلى مَن نرتاح إليهم ونخصّهم بمحبّتنا ونفضلّهم وحسب، سوف نحوّل اهتمامنا نحو جميع مَن تضعه إرادة الله على دربنا. وبدل أن نفضّل القيام بما يعجبنا سنصبح مستعدّين للقيام بما تقترحه علينا مشيئة الله ونفضّله. وأن نعيش إرادة الله بكلّ كياننا في اللحظة الحاضرة “بل ما أنت تشاء”، سوف يحملنا على التخلّي عن كلّ شيء وحتّى عن ذواتنا “ولكن لا ما أنا أشاء”. نحن لا نسعى وراء التخلّي بحدّ ذاته، بل نحن نبحث عن الله من دون سواه؛ فنكون بالنتيجة قد تخلّينا عن ذواتنا. وعندها يكون فرحنا كاملاً. يكفينا أن نغوص في اللحظة الحاضرة وأن نحقّق فيها إرادة الله ونحن نردّد:

“ولكن ليس ما أريد أنا، بل ما أنت تريد”

إنّ الماضي لم يعد بين أيدينا، والمستقبل ليس ملكًا لنا بعد. مثل ذلك المسافر في قطار؛ لكي يصل سريعًا إلى هدفه لا يسير داخل القطار ذهاباً وإياباً بل يجلس هادئًا في مقعده. هكذا لنثبت في اللحظة الحاضرة، لأنّ قطار الزمن يمشي من تلقاء نفسه. فلنحبّ إذًا تلك الابتسامة التي يجب أن نعطيها، أو العمل الذي علينا أن نقوم به، أو السيّارة التي نقودها، أو الطعام الذي نُحضّره، أو البرنامج الذي نُنظّمه أو من يتألّم بقربنا. لا تعود المحن أو الآلام تخيفُنا إذا كنّا نعرف، على مثال يسوع، أن نرى فيها إرادة الله أي محبّته لكلّ واحد منّا. لا بل يمكننا أن نردّد هذه الصلاة: “أعطني يا ربّ ألاّ أخاف شيئًا، لأنّ كلّ ما سوف يحصل هو إرادتك! أعطني ألاّ أرغب بشيء لأنّ ليس هناك ما أرغب به أكثر من إتمام إرادتك وحدها. ما المهمّ في هذه الحياة؟ وحدها إرادتك مهمّة‍! أعطني ألاّ أخاف شيئاً لأنّ إرادتك تسكن  كلّ تفاصيل حياتي. أعطني ألاّ أفتخر بشيء، لأنّ كلّ شيء نابع من إرادتك”. كيارا لوبيك ( نيسان 2003) (altro…)

Santo Domingo: La generosità dei giovani

Santo Domingo: La generosità dei giovani

Un sabato speciale per la grande famiglia dei Focolari in Repubblica Dominicana. Nella Casa San Paolo della Chiesa cattolica dominicana, circa 700 persone convengono da tutto il Paese, un piccolo Paese di una dozzina di province, duecento chilometri su trecento, ma ricca di bellezze locali, di “campanilismi”, con tutti i riflessi positivi e quelli invece negativi legati ai particolarismi. Lo si costata nell’incontro di Maria Voce e Giancarlo Faletti con 150 giovani vicini al Movimento della Repubblica Dominicana: una varietà notevole, una ricchezza di espressioni. Priscilla, ad esempio, racconta di come si sia trasferita dalla sua provincia, Santiago Rodriguez, rurale e nota per le enormi coltivazioni di banani, nella capitale, per studiare psicologia. Ebbene, non è stato facile per lei cambiare ambiente, amici e modo di vivere. Ma la vicinanza con i ragazzi e le ragazze dei Focolari le ha permesso di inserirsi bene nella nuova realtà, diventando anzi un leader per tanti altri amici. La platea di giovani siede silenziosissima: sembra strano, vista la vivacità esuberante di questi giovani dominicani, capaci però di grande generosità e profondità di vita. Le loro domande evidenziano il loro desiderio di radicalità. E così Maria Voce insiste, parlando di “vocazione”, di aspirazione a qualcosa di grande: «Alla vostra età c’è l’amore per il rischio, deve esserci, lo spirito d’avventura, il cercare di fare qualcosa di diverso. È proprio in quest’età che si ha la grazia di fare qualche pazzia! È una pazzia per Dio, quella di seguire l’eventuale sua chiamata, anche se non si è sicurissimi. Ne vale la pena». E Giancarlo Faletti sottolinea come «la gioventù sia per sua natura ricerca, ricerca di studio, lavoro, sport, affetti, impegno. È lì che vengono in evidenzia le potenzialità di ognuno, e anche le capacità di ascolto. Non solo di ascolto delle voci che vengono dall’esterno, ma soprattutto della voce interiore che mi chiede il perché di tutto quello che faccio. Non posso nascondermi di fronte a tante cose, ad una vita frenetica: debbo sapere ascoltare la voce che mi chiede dove va la mia vita». Emerge anche la forte influenza che hanno sui giovani le spinte dell’egoismo e della poca chiarezza, del rumore della città e anche del peccato, della tentazione: «Il nostro amplificatore – risponde Maria Voce – è la presenza di Gesù in mezzo a noi, che fa sentire la sua voce e la rende forte, anche più forte degli altri rumori». Chiara Luce Badano, la giovane del Movimento recentemente beatificata, è per loro un esempio, che li aiuta ad affrontare le difficoltà anche quando, rispetto a quella che può sembrare la normalità, si viene giudicati per una vita cristiana impegnata, in ogni caso controcorrente. «Ma è più importante preoccuparsi che Dio sia contento di te, o solo che lo siano un compagno o una compagna?», chiede loro Maria Voce. Poi «bisogna però che questi amici possano sentire la gioia che esiste tra di voi». Non si tratta di isolarsi, ma di far avanzare la bellezza della vita “con Gesù”, per far sperimentare la bellezza di quel che si fa “insieme”. Commenta Marguerita, una giovane del Nord del Paese: «Quando Maria Voce ci ha parlato di Gesù che sulla croce ha gridato il suo abbandono, ho capito che non è solo dolore; viverlo non vuol dire rimanere nella sofferenza, ma avere la gioia di vivere con Lui e per Lui». Mentre Pablo, di Santo Domingo, sottolinea come «la semplice gioia che ho provato oggi debbo farla diventare un virus che contagia i miei amici». «Siete generosi – conclude Maria Voce –, e mi avete dimostrato che sapete esserlo. Quindi siete capaci di cose grandi. Continuate senza paura di dare di più». Da Michele Zanzucchi (altro…)

Santo Domingo: La generosità dei giovani

Repubblica Dominicana: “Café con leche”

Si dice che la Repubblica Dominicana è una “Svizzera caraibica”. I quartieri centrali della capitale Santo Domingo fanno il verso a Miami o ad Houston, ma senza riuscire a celare le gravi disuguaglianze sociali che colpiscono la società dominicana. Nulla a che vedere con i vicini haitiani e la loro drammatica situazione al limite della sopravvivenza, anche se un milione di haitiani vive nella Repubblica Dominicana, svolgendo solitamente i lavori più duri, dai muratori agli scaricatori di porto, ai lavoratori nelle piantagioni di banani. Ma non si può nemmeno parlare di sacche di povertà, perché ci sono interi quartieri in cui è difficile condurre una vita decente. Uno di questi è Herrera, dove Maria Voce si è recata, nel settore El Café, per conoscere una delle opere sociali sviluppate dal Movimento dei Focolari. Si tratta di una scuola chiamata “Café con leche”, cioè caffelatte, che ricorda così la situazione tipica dei mulatti – né caffè né latte –, stragrande maggioranza della popolazione dominicana. La scuola conta oggi più di 500 allievi, che si alternano per corsi mattutini o pomeridiani, in una costruzione che si è andata ampliando poco alla volta, a partire da quel 1990 che viene indicato come l’inizio dell’avventura di “Café con leche”. È stata Marisol Jiménez all’origine di tutto. Vedendo lo stato di estrema necessità del quartiere e lo stato di semi-abbandono dei bambini, cominciò con l’organizzare un coro nella parrocchia, e poi col radunarli per un campeggio estivo, che si ripeté per due anni, per 500 bambini. Poi le apparve chiaro che bisognava fare qualcosa per migliorare il livello educativo dei bambini, che molto spesso rimanevano nell’analfabetismo. Coinvolse poco alla volta altre amiche e amici, e così nel 1995 la scuola partì con tre maestre e qualche decina di bambini. Maria Voce – in un clima di gioia e condivisione, coi ragazzi issati un po’ ovunque, mentre sulle case adiacenti si erano riunite intere famiglie per partecipare alla festa – ha potuto costatare i progressi del progetto, che si è sviluppato grazie alle “adozioni a distanza” di Famiglie Nuove e a tante generosità catalizzate dalla “Fondazione Igino Giordani-Foco”, che ora è diretta da un’altra appassionata, Margarita Rodriguez de Cano. Un’incredibile serie di eroismi e miracoli, di crescita spirituale e materiale dei bambini, ha portato la scuola ad accompagnare fino alla piena maturità lavorativa centinaia di bambini di El Café. Un esempio di “sviluppo integrale”, che riesce a coinvolgere le famiglie, a sostenerle e a valorizzarle, per dare una speranza di promozione umana. Per sostenere la scuola vengono prodotti oggetti in legno dai ragazzi, vestiti da alcune ragazze e altra oggettistica che viene commercializzata in loco e negli Stati Uniti. Il governo dominicano e lo stesso presidente della Repubblica hanno dato il loro contributo all’iniziativa. «Anche se tutto può apparire piccolo», ha detto Maria Voce nel cortile della scuola, qui si sente che l’amore ha costruito qualcosa di grande. «E questo resta, l’amore resta sempre». Da Michele Zanzucchi (altro…)

Santo Domingo: La generosità dei giovani

Le Palme

L’ingresso di Gesù a Gerusalemme, tra plausi e palme, ha un significato politico, non soltanto perché la folla riconosce, d’istinto, in lui il capo del popolo, ma anche perché è lui stesso, capo pacifico, ad affermare in quella circostanza un valore politico del suo messaggio. In quel giorno, dunque, proprio mentre le turbe (oggi diremmo: le masse) lo acclamavano Re d’Israele, Gesù Cristo, nello scendere dal Monte Oliveto, alla vista di Gerusalemme raccolta, con le sue casette bianche, attorno al Tempio splendente, in mezzo alla gioia di tutti, scoppiò a piangere, e gemé: «Oh! se conoscessi anche tu e proprio in questo giorno, quel che giova alla tua pace! Ma ora tutto ciò è nascosto ai tuoi occhi. Poiché verranno per te giorni ne’ quali i tuoi nemici ti faranno attorno delle trincee, ti circonderanno e ti strin­geranno d’assedio da ogni parte e distruggeranno te e i figliuoli che sono in te, e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai conosciuto il momento nel quale sei stata visitata». Invece proprio in quel giorno, i capi della nazione, contro il sen­timento del popolo, respinsero il suo programma di pace per confermare il loro programma di guerra. Proprio quel giorno si risolsero definitivamente a sbarazzarsi del Messia pacifico, che veniva a Gerusalemme cavalcando un asinello, perché gli anteposero l’eroe scarlatto del loro messianismo bellico. L’ingresso delle palme fu dunque la celebrazione del messianismo pacifico, cioè d’una politica sui generis, che venne subito stroncata dalla politica di vecchio genere: quella che credeva (e magari crederà) in Dio e nella sua legge, ma fidava (e fiderà) di più nella spada dei propri armigeri: più nei carri armati che negli annunzi del Sinai: questa decrepita folle politica che inocula la guerra anche nei trattati di pace e trasforma il popolo in esercito e la terra da arare in campo per ammazzare. La politica messianica di Gesù si ricapitola sotto il nome di regno di Dio: cioè un regime, la cui costituzione sia la legge di Dio, e il cui fine, come il principio, resti Dio. In essa egli organizza il popolo in regno: un proprio regno, e lo dirige sulle vie della pace. Questo regno di Dio si traduce anche in una costitu­zione sociale; la sua legge è il Vangelo, e comporta l’unità, la soli­darietà, 1’eguaglianza, la paternità, il servizio sociale, a giustizia, la razionalità, la verità, con la lotta alla guerra, alla sopraffazione, alle inimicizie, all’errore, alla stupidità… Cercare il regno di Dio è quindi cercare le condizioni più felici per l’espressione della vita individuale e sociale. E si capisce: dove regna Dio, l’uomo sta come un figlio di Dio, un essere d’infinito valore, e tratta gli altri uomini ed è trattato da loro come fratello, e fa agli altri quel che vorrebbe che gli altri facessero a lui; e i beni della terra sono fraternamente messi in comune, e circola l’amore col perdono, e non valgono barriere, che non hanno senso nell’universalità dell’amore. Mettere per fine primo il regno di Dio, dunque, signi­fica innalzare la mèta della vita umana. In questo senso, anche per noi, Cristo «ha vinto il mondo». Fuori di questo significato, Gesù non si occupa di politica, e neppure gli apostoli. Però nel loro insegnamento sono inclusi principi, se non di politica concreta, immediata, di parte, certo d’alta sapienza direttiva, che sostiene la grande e universale arte di governo d’ogni tempo. Gesù non tocca gl’istituti esistenti, ma ne muta lo spirito, mutando i sentimenti degli uomini. Non dice ai soldati di disertare, né ai pubblicani di lasciar l’esattoria, né ai sinedriti di dimettersi dal Gran Consiglio: dice loro di compiere la loro funzione con uno spirito nuovo. Non fa l’agitazione: fa la rivoluzione. E la fa nello spirito, dove appunto va fatta. Entro la settimana Gesù sarà presentato come anti­ebreo, secondo la legge teocratica, al tribunale d’Israele; come anti-romano, secondo la legge imperiale, al tribu­nale del procuratore. Tante accuse, tante menzogne: pure in effetti, «sovvertitore del popolo», come suona l’accusa, egli lo è, in un senso: è, quella di Gesù, la politica del subordinare ogni cosa al fine ultimo; e quindi non è sforzo per agglomerare potenza in mano ad uomini, ma per consentire agli uo­mini di governare la loro vita temporale, in modo da favorire lo sviluppo della propria perfezione religiosa. Non è dominio, ma servizio; non mira alla guerra, ma propugna la pace; non importa egemonie ed esclusivismi, ma collaborazione fraterna, nell’universalità dell’amore, nella eguaglianza dei fratelli, nella dignità di tutti i com­ponenti. Igino Giordani, Le Feste, SEI, Torino, 1954, pp. 104-110. (altro…)

Santo Domingo: La generosità dei giovani

Chiara mia sorella

Intervista a Gino Lubich Attraverso le parole di Gino Lubich, fratello di Chiara, squarci inediti della loro vita in famiglia, durante la guerra, negli anni della nascita del Movimento dei focolari e oltre, fino all’Economia di Comunione. Fonte:    Città Nuova editrice (altro…)

Santo Domingo: La generosità dei giovani

Spiritualità di comunione alla DePaul University di Chicago

“Ti mostrerò la via della Sapienza”. E’ il motto che campeggia in vari angoli della De Paul University, università fondata alla fine del XIX secolo dalla Congregazione delle Missioni di San Vincenzo De Paoli, per assicurare un’adeguata formazione ai figli degli emigranti cattolici nella città di Chicago. Oggi, con i suoi venticinquemila studenti, è il primo istituto Universitario dell’Illinois e fra i primi dieci degli USA. Il passo, tratto dal Libro dei Proverbi, sembra assumere un significato particolare in questi giorni in cui l’università ha organizzato l’annuale settimana di riflessione World Catholicism Week dal titolo Catholic Spirituality: a global communion. Nel corso della settimana sono previsti interventi di figure di primo piano. Nella giornata inaugurale, l’11 aprile, caratterizzata da diverse tavole rotonde, alcune in contemporanea, alcuni studiosi del Movimento dei focolari sono stati invitati a presentare diversi aspetti della dimensione comunionale della spiritualità di Chiara Lubich. La prof.ssa Judith Povilus ha presentato l’esperienza interdisciplinare, interetnica ed interculturale dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (Firenze). Il prof. Donald Mitchell ha proposto l’aspetto dell’ecologia coniugato al dialogo interreligioso, mentre il prof. Paul O’Hara ha affrontato l’aspetto del profilo mariano. Maria Voce ha infine parlato della Spiritualità e teologia trinitaria nella vita e nel pensiero di Chiara Lubich. In una sala stipata di personalità accademiche e di rappresentanti del mondo cattolico, la Presidente dei Focolari ha messo in evidenza quattro punti della spiritualità di comunione – Dio amore, l’amore al fratello, l’amore reciproco e Gesù abbandonato chiave per realizzare l’unità – soffermandosi, in particolare, sul mistero di Gesù Abbandonato, come segreto per guarire tutte le ferite provocate da divisioni e fratture. Facendo riferimento all’esperienza di luce vissuta da Chiara Lubich nell’estate del 1949 e delle sue intuizioni sulla spiritualità di comunione, come riflesso della vita trinitaria, ha letto alcuni passi degli appunti della fondatrice dei Focolari, sottolineando come si trattasse di un’esperienza comunitaria. Ha concluso, sottolineando la profonda consonanza fra la spiritualità di comunione ed il pensiero espresso dalla Novo Millennio Ineunte e presentando la sfida dell’Istituto Universitario Sophia, che desidera «fornire fondamenti e prospettive di un sapere globale, di una cultura che scaturisce dal carisma dell’unità, frutto di una spiritualità comunitaria profondamente vissuta come riflesso della vita trinitaria». A Maria Voce hanno risposto due teologi, il prof. Tom Norris, membro della Commissione Teologica Internazionale, ed il prof. David Schindler, direttore dell’Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sul matrimonio e la famiglia presso la Catholic University of America. Entrambi hanno indicato, sia pure da diverse prospettive, l’attualità del pensiero trinitario di Chiara Lubich ed il coraggio della sua proposta alla Chiesa e alla riflessione teologica contemporanea. Norris ricordava, infatti, come un teologo abbia recentemente affermato che la Trinità è la grammatica di ogni teologia. Schindler ha posto l’accento sul profilo mariano della spiritualità comunitaria di Chiara e la sua capacità di rispondere in modo positivo all’Illuminismo. Impossibile al termine della serata non pensare ad un legame fra quella Via della Sapienza che la DePaul si propone di offrire ai suoi studenti ed il carisma di comunione di Chiara Lubich, dono di Dio per camminare su quella strada. Dall’inviato Roberto Catalano

[viaggio-nord-america]

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Budapest

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San José

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Florida

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Aeroparque

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Rivera

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Salto

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Tacuarembó

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Canelones

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Las Piedras

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Nueva Vida

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Focolar Montevideo

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Ciudad de la Costa

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Centro Mariapoli “El Pelicano”

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Minas

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Santo Domingo: La generosità dei giovani

Costa d’Avorio: la testimonianza dei Focolari nel Paese

L’emergenza umanitaria generata dal conflitto in Costa d’Avorio, con la presenza di migliaia di profughi e sfollati, vede impegnate nel Paese diverse organizzazioni non governative internazionali che, insieme alla Chiesa locale, si adoperano per offrire, a quanti più possibile, rifugio e assistenza. Nei pressi di Man, a 600 km ad ovest della capitale, sorge una cittadella del Movimento dei Focolari che vuol essere testimonianza stabile di una vita improntata all’amore evangelico e alla fratellanza. In che modo i suoi abitanti sono coinvolti in questo momento nella difficile situazione del Paese?   Adriana Masotti lo ha chiesto a Vitoria Franciscati, responsabile della cittadella, da 20 anni in Costa d’Avorio. Siamo coinvolti in modo abbastanza diretto: attualmente Man è diventata una città di accoglienza, perché c’è un fronte ad 80 km da qui, sempre ad Ovest, dove la situazione non è semplice e da dove vengono e son venuti tanti e tanti rifugiati. Vengono, però, anche da giù, dalla capitale: da Abidjan. E noi siamo coinvolti, insieme a tutte le altre forze della diocesi, della città, ad accogliere il più possibile questi rifugiati. Nella Cittadella abbiamo un dispensario, un ambulatorio medico e un centro di lotta alla malnutrizione. E’ aumentato molto il numero degli ammalati e dei bambini lasciati abbandonati molto piccoli, a volte con un nonno o una nonna che non sanno come fare. Quindi, tutto questo lavoro è davvero moltiplicato e va avanti. Siamo anche un punto di riferimento per gli organismi umanitari, che arrivano per lavorare nella regione contro la fame: Medici senza frontiere, Croce Rossa e così via. Nella città manca l’acqua e vengono quindi a prenderla nel nostro pozzo. Spesso manca la corrente e noi abbiamo un generatore che funziona per qualche ora della giornata e che mettiamo a disposizione. C’è, dunque, tanta collaborazione con tutti. Voi siete lontani dalla capitale, ma ci sono alcuni appartenenti alla comunità dei Focolari che vivono proprio ad Abidjan e vicino alla residenza stessa di Gbagbo, che in questo momento, è presa in questi scontri. Qual è la loro esperienza in questi giorni?Laggiù abbiamo dei nostri in tutti i quartieri della città, ma più precisamente nel quartiere accanto alla casa del presidente uscente. Siamo in contatto con loro più volte al giorno e sono decisi e veramente impegnati a vivere e diffondere la vita del Vangelo, ad essere costruttori di pace attraverso la vita dell’amore, perché è l’unica forza capace di disarmare i cuori, che è la cosa più difficile e la cosa più necessaria.   Nel Paese si sono formati due blocchi contrapposti, una contrapposizione che c’è anche nelle stesse famiglie. Come vivono questa divisione? Certo, è proprio lì il punto: cominciare da casa, in famiglia. Alcuni ragazzi dicono: “Io non conosco più mio padre, non lo riconosco”, perché la divisione entra, è qualcosa che penetra profondamente. Prima non era così. Gli ivoriani, però, sono anche molto sensibili e sono pronti a cambiare e non sono poi così duri. Quindi, bisogna credere nella loro capacità, essendo un popolo capace di accoglienza, abituato alla convivenza etnica e tra le religioni. Non ci sono mai stati problemi! Allora, qual è il contributo principale che voi sentite di voler dare e vi impegnate a dare alla società ivoriana? Proprio quello della fraternità. La “regola d’oro”: fare agli altri quello che vorreste fosse fatto a voi. È il contributo specifico. Che si concretizza nel quotidiano, cercando ognuno di vivere l’amore verso l’altro, anche se diverso… Sì, proprio così nell’accogliere l’altro che è diverso da me, che pensa diversamente da me. Ed io credo che verranno fuori, dovranno venire fuori, sistemi politici dalle culture, dalle radici culturali africane. E’ però molto importante la preghiera, in questo momento, perché ora i cuori sono diventati duri e allora ci vuole proprio una grazia di Dio. Fonte: Radio Vaticana – Radio Giornale del 10/04/2011 (altro…)

Rosario (Santa Fe)

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Santa Fe

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Reconquista (Santa Fe)

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Avellaneda (Santa Fe)

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Rafaela (Santa Fe)

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Esperanza (Santa Fe)

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El Trébol (Santa Fe)

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Las Rosas (Santa Fe)

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Las Parejas (Santa Fe)

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Santo Domingo: La generosità dei giovani

Diventare santi nel Mid-West

Quando si arriva a Chicago dalla East Coast ci si accorge subito di essere in un altro mondo. La città si stende lungo l’immenso lago Michigan per 50 chilometri, e la panoramica – anche la sera quando atterriamo all’aeroporto Midway nel centro della città – è impressionante con i grattacieli  che si stagliano sullo sfondo, moderni ed illuminati. Venti superano i 200 metri d’altezza e 240 arrivano ai 100. Anche qui la popolazione è multietnica, ma diversa da New York e Washington. Colpisce, per esempio, sapere che Chicago, la terza città degli USA con quasi tre milioni di abitanti – arriva a 9 con tutti i sobborghi – è la seconda città polacca del mondo (tanti sono gli emigranti dal Paese europeo) ed ha notevoli gruppi di origine greca e italiana. Le diverse comunità per decenni e, a volte per un secolo, hanno mantenuto identità ben stagliate con quartieri tipici della loro provenienza. Negli ultimi decenni con le nuove generazioni si nota una maggiore integrazione. Alcuni quartieri hanno problemi non indifferenti di ordine pubblico. Spesso si consiglia di non attraversare una certa strada se non si vuole incappare in imprevisti spiacevoli. Ma, qui nell’Illinois e in tutto il Mid-West i valori religiosi e tradizionali sono ancora importanti e le famiglie ci tengono a trasmetterli ai figli. I Focolari sono arrivati a Chicago poco dopo l’apertura negli USA, cinquant’anni fa. Nella zona di Hyde Park fin dal 1966 c’è un Centro Mariapoli alloggiato in una grande mansion – casa in tipico stile americano del XIX secolo – che la diocesi ha messo a disposizione dei Focolari. Accanto, in una casa altrettanto bella, ha sede la comunità femminile. La zona, da due anni, è oggetto di controlli stretti e severi. In fondo alla stessa strada, infatti, abitava Obama, che la prossima settimana, ci dicono, sarà qui. Il focolare maschile a venti minuti di auto – traffico permettendo – si trova in uno dei sobborghi, Berwyn. A poca distanza si trova il River Side North, un’altra cittadina con una sua municipalità ed un suo sindaco. Qui Carol, una volontaria che ha conosciuto il Movimento ancora negli anni ’60, ha dato vita ad un’esperienza coinvolgente. Con un figlio portatore di gravi patologie, Carol, resa particolarmente sensibile alle problematiche legate alla sofferenza, si è guardata attorno ed ha costruito ponti con decine di persone che soffrivano per vari motivi nel suo vicinato. Progressivamente si è creato un vero movimento della cura reciproca, che ha scatenato una rivoluzione sociale, animata da quelli che ormai tutti chiamano l’esercito degli angeli, e sostenuta dall’amministrazione locale. Un vero modello sostenibile di cura reciproca soprattutto nell’ambito di persone vulnerabili sia a livello fisico che morale. Dall’esperienza è nata una vera arte della cura e della premura verso chi soffre. Altre amministrazioni hanno contattato quella di River Side North per una collaborazione alla soluzione di problemi che paiono insormontabili. Anche il Presidente delle Bahamas, venuto a conoscenza dell’esperienza, ha chiesto un contributo per applicare la stessa metodologia all’interno del suo Paese. Sabato pomeriggio, proprio nella palestra all’interno della sede dell’amministrazione municipale di River Side North, i giovani dei Focolari hanno organizzato un incontro per giovani. Hanno invitato amici e non solo, usando contatti personali, internet e face book. Difficile per tutti loro prevedere quanti sarebbero arrivati. Alla fine il palazzetto era pieno, circa trecento giovani provenienti anche da altri stati vicini. Il programma era coraggioso: una presentazione della vita di Chiara Luce Badano, accompagnata da alcune esperienze dei giovani del Movimento vissute oggi, nei contesti dell’università e del lavoro. Una ragazza, ballerina, è venuta dall’Ohio per l’occasione ed ha offerto un delicatissimo pezzo di danza. Un’altra ha composto una canzone su Chiara Luce e la sua santità. Proprio da questo ha preso spunto Maria Voce che, salita sul palco per  salutare i giovani, ha sottolineato che Dio ancora oggi si rivolge a ciascuno invitando alla santità, e lo fa attraverso persone come Chiara Luce che sottolineano come ci si possa far santi con l’aiuto di altri: la famiglia e gli amici che vivono per gli stessi ideali. La presidente dei Focolari ha concluso con un appello senza mezzi termini:  «Vuoi farti santo? Se vuoi perché non lo fai?». La risposta è stata un’ovazione, segno che ha colpito nel segno. Anche oggi c’è voglia di santità nel Mid-West degli USA, come in tutto il mondo.

Roberto Catalano

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Santo Domingo: La generosità dei giovani

(English) Chicago: Live broadcast via Internet of Maria Voce’s address at DePaul University

Live streaming event:

rtsp://smedia2.is.depaul.edu/WorldCath2011.sdp

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Keynote address by Maria Voce:

“Spirituality and Trinitarian Theology in the life and thought of Chiara Lubich”

Where: DePaul University, Chicago, IL

Date: Mon Apr 11

Time: 7:00 PM – 9:00 PM CDT local time

For more information visit: www.worldcath2011.depaul.edu

Moderator: Peter Casarella, Director, Center for World Catholicism & Intercultural Theology, DePaul University
Speaker: Maria Voce, President of the Focolare Movement
Respondents
Rev. Thomas Norris – Professor Emeritus, St Patrick’s College, Maynooth, Ireland, Member, International Theological Commission
David L. Schindler – Provost/Dean and Edouard Cardinal Gagnon Professor of Fundamental Theology, Pontifical John Paul II Institute for Studies on Marriage and Family at the Catholic University of America
Download the invitation DePaul – Spirituality and Trinitarian Theology (1.21 MB)

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La Croazia, con grande gioia ed unità, celebra il terzo anniversario della “partenza” di Chiara Lubich

In Croazia, oltre alle messe solenni, animate da cori di giovani, si sono svolte tre giornate in un’atmosfera di grande gioia: nella capitale Zagabria per tutta la regione dove si trova la Cittadella Faro; a Spalato per  la Dalmazia, e a Slavonski Brod per la  Slavonia. Centrale il tema di Chiara Lubich al Family Fest del 1993: Famiglia, seme di comunione per il terzo millennio,  intercalato da esperienze forti della vita delle famiglie, che investono   vari settori della società   e le sfide che ne nascono. In Slavonia l’amore concreto di una famiglia del Movimento, ha portato alla nascita di una  comunita’ che si è presentata con esperienze e canti popolari, contribuendo a creare subito un’atmosfera di grande calore. La giornata di Spalato è stata arricchita dalla presenza dell’arcivescovo mons. Marin Barišić, che in un’intervista, trasmessa poi nella TV locale, ha detto tra l’altro: “Il vostro è’ un carisma ecclesiale che attraverso la fondatrice Chiara Lubich, ha gettato i ponti verso i continenti, le culture diverse. Ha toccato il cuore delle  grandi religioni. Questo Movimento parte dal centro del Vangelo e come lievito genera un mondo migliore. Sono contento che  cresca di anno in anno e che sempre un maggior numero di famiglie e di giovani riconoscano questa spiritualita’. Fonte: Movimento dei Focolari in Croazia (altro…)