Ott 9, 2018 | Cultura
Il bullismo non è uno scherzo, un litigio sporadico, un’incomprensione. Uno studente è oggetto di azioni di bullismo ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto ripetutamente nel corso del tempo alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni. E il cyberbullismo è qualcosa di più dell’evoluzione del bullismo. Sembrerebbe averne in certe situazioni invertito la vettorialità. In altre parole: alle volte vengono compiuti atti di bullismo solo ed esclusivamente affinché siano “cyber”, se proprio dobbiamo continuare a usare questo prefisso, davvero fuori luogo. Cioè gli strumenti digitali “chiamano” in qualche modo certi contenuti. E quelli di bullismo sono, né più né meno di altri, contenuti che ci si scambia. Dimenticando le sofferenze delle vittime, sovrapponendo realtà e finzione. GLI AUTORI Simone Cosimi è giornalista professionista, collabora con numerose testate nazionali fra cui La Repubblica, D, Dlui, Wired, VanityFair.it. Con Alberto Rossetti è autore del libro Nasci, cresci, posta. I social network sono pieni di bambini: chi li protegge? (Città Nuova, 2017) Alberto Rossetti. Psicoterapeuta e psicoanalista, si occupa della clinica dell’adulto e dell’adolescente. È membro della redazione Mama.mo.it e autore con Simone Cosimi del libro Nasci, cresci, posta. I social network sono pieni di bambini: chi li protegge? (Città Nuova, 2017) Eraldo Affinati, scrittore e insegnante, è autore di numerosi libri, tra cui Tutti i nomi del mondo (Mondadori, 2018); L’uomo del futuro (Mondadori 2016, finalista al Premio Strega); Vita di vita (Mondadori 2014). Francesca Maisano è psicoterapeuta dell’età evolutiva. Lavora a Milano presso il Centro nazionale per la prevenzione e il contrasto al bullismo, cyberbullismo e fenomeni illegali in rete. È autrice, con Luca Bernardo, del volume L’età dei bulli. Come aiutare i nostri figli (Sperling e Kupfer, 2018) Andrea Pinna è uno degli influencer italiani più conosciuti. La sua pagina Facebook, Le Perle di Pinna, è seguita da 454.000 persone, i suoi follower su Instagram sono 506.000. Nel 2015 ha vinto con Roberto Bertolini, l’edizione italiana del reality show Pechino Express. LA COLLANA I volumi della collana Dossier sono occasione di confronto e dialogo su temi di attualità, per conoscere l’argomento e le diverse posizioni in campo. Un’accessibile strumento di informazione per non scivolare nelle secche dello scontro ingenuo e demagogico. Città Nuova Ed.
Ott 8, 2018 | Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Foto: Pontificio Consiglio della Cultura
«Si sente l’urgenza dell’ evangelizzazione e si capisce come la musica può avere in essa un grande impatto», afferma Nancy Uelmen, compositrice e cantante del Gen Verde International Performing Arts Group, partecipante al convegno per conto del gruppo musicale del Movimento dei Focolari. Il convegno di tre giorni promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura, guidato dal Cardinal Gianfranco Ravasi, aveva come titolo “Chiesa e Compositori: Parola e Suoni”. Oltre i vari relatori, erano presenti circa 110 iscritti in rappresentanza di diverse conferenze episcopali e istituti accademici di tanti paesi, tra cui alcuni compositori. La riflessione ha avuto inizio con “Musica e Parola”, mettendo l’accento sulle questioni della memoria, della intelligibilità e del significato; quindi “Musica e Vangelo”, che ha permesso di presentare alcune esperienze di vita personali e comunitarie e l’impatto dei differenti stili musicali e compositivi; infine “Musica e Strumenti”, di carattere più tecnico e incentrato sui diversi suoni, culminando con la voce umana. 
Foto: Pontificio Consiglio della Cultura
«Si è anche parlato del grande bisogno che c’è di evangelizzare con la musica, al di fuori dell’ambito liturgico», ricorda Uelmen. “È l’ora del coraggio espressivo”, diceva il compositore mons. Marco Frisina, direttore del Coro della Diocesi di Roma. «A me – racconta Nancy – è stato affidato un workshop nel secondo giorno che ho intitolato “Spiritualità e Composizione nella Nuova Evangelizzazione”. Ho voluto dare uno sguardo sulla situazione dei giovani oggi e la chiamata che sentiamo di “uscire alle periferie” attraverso i nostri progetti “Start Now”, per raggiungere in particolare i più svantaggiati. Ho anche dato alcuni spunti su come la spiritualità dell’unità mi (e ci) aiuta a passare dall’IO al NOI nel processo di composizione, illustrando questo processo con alcuni dei nostri brani più recenti». 
Foto: Pontificio Consiglio della Cultura
«Nel pomeriggio – è sempre Nancy Uelmen che parla – c’era uno spazio dedicato ai Movimenti ecclesiali, con una tavola rotonda aperta a tutti i partecipanti del convegno. Eravamo in tre a parlare: Luciana Leone, del Rinnovamento nello Spirito, il compositore Pippo Molino di Comunione e Liberazione ed io, rappresentando i Focolari. Abbiamo potuto parlare dei nostri approcci e prospettive sulla vita musicale nella Chiesa; quella liturgica, ma anche in altri campi. Ho fatto un breve intervento sul ruolo della musica nel Movimento, e poi ho raccontato più specificamente l’esperienza che portiamo avanti come Gen Verde, facendo musica per e con i giovani». «Oltre le importanti esposizioni di personalità internazionali della musica nella Chiesa, ci sono state tante occasioni di scambi e di dialogo con i vari partecipanti. In particolare con alcuni rappresentanti dei movimenti e associazioni, con i quali si condivideva il desiderio di collaborare di più tra di noi. Si avvertiva, infatti, il bisogno di “uscire” insieme per andare verso quelli che non si avvicinano alla chiesa e, attraverso la musica, crediamo che si può fare molto». Il convegno si è concluso ad Assisi con un Concerto nella Basilica superiore, nel contesto del Premio «Francesco Siciliani», concorso internazionale per una composizione di musica sacra, eseguito dal St. Jacob’s Chamber Choir, Stoccolma, diretto da Gary Graden. E’ prevista la pubblicazione degli Atti del Convegno. di Gustavo Clariá Il programma Intervento di Nancy Uelmen (altro…)
Ott 7, 2018 | Chiara Lubich, Cultura
Si un mot caractérise le charisme de Chiara Lubich c’est bien le mot « unité », l’unité et rien d’autre. Toute jeune, tout en puisant dans l’Ecriture elle en en fait son programme de vie : que tous soient un afin que le monde croie (Jn17). Les textes présentés dans cette anthologie vont à la source de sa compréhension et de son expérience de l’unité qui, pour elle, est indissociable du mystère de la Trinité. Dans la vision de Chiara Lubich, l’unité est une proposition qui se traduit en « fraternité universelle » et n’exclut aucune personne humaine.L’unité est un don de Dieu à demander, le dessein merveilleux de Dieu sur l’histoire, le dessin de Dieu sur l’humanité. Nouvelle Cité
Ott 7, 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
https://vimeo.com/290299577 (altro…)
Ott 5, 2018 | Chiara Lubich, Spiritualità
«Se osservo ciò che lo Spirito Santo ha fatto con noi e con tante altre “imprese” spirituali e sociali oggi operanti nella Chiesa, non posso non sperare che Egli agirà ancora e sempre con tale generosità e magnanimità. E ciò non solo per opere che nasceranno ex-novo dal suo amore, ma per lo sviluppo di quelle già esistenti come la nostra. E intanto per la nostra Chiesa sogno un clima più aderente al suo essere Sposa di Cristo; una Chiesa che si mostri al mondo più bella, più santa, più carismatica, più famigliare, più intima, più configurata a Cristo suo Sposo. La sogno faro dell’umanità. E sogno in essa una santità di popolo, mai vista. Sogno che quel sorgere – che oggi si costata – nella coscienza di milioni di persone d’una fraternità vissuta, sempre più ampia sulla Terra, diventi domani, con gli anni del 2000, una realtà generale, universale. Sogno con ciò un retrocedere delle guerre, delle lotte, della fame, dei mille mali del mondo. Sogno un dialogo d’amore sempre più intenso fra le Chiese così da far vedere ormai vicina la composizione dell’unica Chiesa. Sogno l’approfondirsi d’un dialogo vivo e attivo fra le persone delle più varie religioni legate fra loro dall’amore, “regola d’oro” presente in tutti i libri sacri. Sogno un avvicinamento e arricchimento reciproco fra le varie culture nel mondo, sicché diano origine a una cultura mondiale che porti in primo piano quei valori che sono sempre stati la vera ricchezza dei singoli popoli e che questi s’impongano come saggezza globale. Sogno che lo Spirito Santo continui a inondare le Chiese e potenzi i “semi del Verbo” al di là di esse, cosicché il mondo sia invaso dalle continue novità di luce, di vita, di opere che solo Lui sa suscitare. Affinché uomini e donne sempre più numerosi s’avviino verso strade rette, convergano al loro Creatore, dispongano anima e corpo al suo servizio. Sogno rapporti evangelici non solo fra singoli, ma fra gruppi, movimenti, associazioni religiose e laiche; fra i popoli, fra gli Stati, sicché si trovi logico amare la patria altrui come la propria. È logico il tendere a una comunione di beni universale: almeno come punto d’arrivo. [..] Sogno perciò già un anticipo di cieli nuovi e terre nuove come è possibile qui in terra. Sogno molto, ma abbiamo un millennio per vederlo realizzato». Chiara Lubich Da: Attualità. Leggere il proprio tempo, Città Nuova, Roma 2013, pp. 102-103 (altro…)
Ott 5, 2018 | Cultura
Nei mesi scorsi abbiamo lavorato alla campagna pubblicitaria che avrebbe accompagnato la diffusione della nostra rivista da qui al 2019. Ci siamo affidati a creativi esperti del settore i quali, supportandoci nella comunicazione da tempo, conoscono molto bene Città Nuova, ne hanno compreso la mission, ne hanno colto la sua peculiarità nel sistema mediatico nostrano. Dopo essersi posti in ascolto della redazione, ci hanno presentato diverse proposte fra le quali è stato difficile scegliere, perché tutte esprimevano un aspetto significativo del nostro impegno quotidiano. Alla fine la preferenza è caduta su: «Libera. E chiara. L’informazione quando cerca la verità». La foto lascia intravvedere un uomo, un povero, adagiato sul ciglio del marciapiede, quasi coperto dal bus che sta passando, simbolo, potremmo dire, di una società che tende ad oscurare gli ultimi e della nostra costante ricerca di mettere al centro la persona, anche quando può risultare difficile scorgerne la presenza. Dopo più di 60 anni dalla sua nascita, l’informazione di Città Nuova vuole continuare ad essere libera e chiara. Non assoggettata cioè a nessun potere e senza timore di dispiacere a chi qualche potere lo detiene, se questo confligge con un’informazione che cerca la verità. Sappiamo quanto ciò sia difficile, oggi come ieri nel nostro Paese, e non abbiamo la presunzione di riuscirci sempre, mentre ci auguriamo che quanti ci leggono, sulla rivista e sul sito, abbiano l’occhio limpido per cogliere almeno lo sforzo in questa direzione. Non abbiamo neanche l’arroganza di dire la Verità, quella assoluta con la V maiuscola, appunto, ma vogliamo cercarla insieme ai nostri lettori, puntare alla verità dei fatti che raccontiamo, delle vicende umane che narriamo, delle questioni che affrontiamo, con umiltà e professionalità. «Compito del giornalista – scriveva Umberto Eco – non è quello di convincere il lettore che gli sta dicendo la verità, bensì di avvertirlo che gli sta dicendo la “sua” verità. Ma che ce ne sono anche altre. Il giornalista che rispetta il lettore deve lasciargli il senso dell’alternativa». Un compito, quindi, quello di un’informazione libera, chiara, alla ricerca della verità, che senz’altro ci coinvolge in prima persona come giornalisti, a partire dal rispetto delle regole deontologiche della nostra professione, ma che interpella anche quanti ci leggono. Il presidente Mattarella, inviando nei giorni scorsi un messaggio in occasione del rilancio di due testate storiche del Mezzogiorno, la Gazzetta del sud e il Giornale di Sicilia, scriveva tra l’altro: «Una stampa credibile, sgombra da condizionamenti di poteri pubblici e privati, società editrici capaci di sostenere lo sforzo dell’innovazione e dell’allargamento della fruizione dei contenuti giornalistici attraverso i nuovi mezzi sono strumenti importanti a tutela della democrazia. Questa consapevolezza deve saper guidare l’azione delle istituzioni». Credo che un’informazione che cerca la verità raggiunga pienamente il suo scopo se ha lettori liberi, che non hanno le coscienze addormentate, e si rapporta con istituzioni che hanno come principale interesse il bene comune. Aurora Nicosia Fonte: CITTÀ NUOVA Scarica l’articolo in pdf Guarda il nuovo spot https://www.youtube.com/watch?v=PcRciVfaVC8&feature=youtu.be
Ott 4, 2018 | Focolari nel Mondo
Sorridere fa bene, lo dicono anche gli scienziati. Allunga la vita, riduce lo stress, avvicina le persone tra loro. A volte può anche cambiare la vita. La Giornata internazionale del Sorriso, un’idea di Harvey Ball, il creatore dello “smile” che ha ispirato gli emoticon, si celebra dal 1999 ogni primo venerdì di ottobre. Donare un sorriso non è sempre facile, ma necessario. «Io non conosco nessun altro segno di superiorità nell’uomo che quello di essere gentile», ha affermato Beethoven. E Platone: «Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile, sempre». Hunter Doherty Adams, detto “Patch” (“cerotto” in inglese) è medico, attivista e scrittore famoso in tutto il mondo per praticare e sostenere la Clownterapia. Fortemente convinto che gioia e creatività siano parte integrante del processo di cura, specie dei bambini, Patch e i suoi colleghi lottano contro dolore e malattia indossando un naso rosso da clown, diventato elemento distintivo di un nuovo modo di esercitare la professione medica. Adams ha dedicato la sua vita allo studio dell’essere umano sotto ogni aspetto e alla creazione di un sistema sanitario alla portata di tutti. La sua filosofia di guarigione parte dalla mente, dall’azione che stimola nei pazienti la costruzione di un pensiero positivo che può rendere migliore la nostra vita. (altro…)
Ott 4, 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Oltre mille partecipanti, di cui un quarto nella fascia di età dei giovani, ragazzi e bambini; tre focus centrali su lavoro, educazione, partecipazione, a partire dall’eredità del ’68; quasi cinquanta laboratori per grandi e piccoli; decine di relatori. Sono queste le cifre dell’edizione 2018 di LoppianoLab, il laboratorio per l’Italia che si è svolto, il 29 e 30 settembre, nella Cittadella internazionale di Loppiano e il cui titolo richiamava l’anniversario della contestazione: “Dal sogno all’impegno, educazione, partecipazione, lavoro a cinquant’anni dal’68”. «Ci sono le cifre di LoppianoLab 2018, e c’è la “cifra” di questa manifestazione,» spiega Aurora Nicosia, Direttore della rivista Città Nuova «cioè qualcosa di forte che la caratterizza in generale e quest’anno in particolare, come è stato rilevato da tanti: la capacità di mettere in dialogo identità ben definite e diverse fra di loro, tutte orientate però a costruire legami sociali forti, relazioni umane improntate al rispetto e alla giustizia, insomma un mondo più abitabile per tutti con lo stile della partecipazione». Ciascuno dei tre temi – educazione, partecipazione, lavoro – è stato al centro di una plenaria, cui hanno fatto seguito una serie di laboratori aperti al contributo di tutti. La mattinata di sabato 29 settembre è stata dedicata al tema del lavoro con il focus “Perché il lavoro non finirà”, che ha messo in dialogo Carlo Petrini, fondatore e anima di Slow food, con l’economista suor Alessandra Smerilli e don Antonio Loffredo della Cooperativa sociale La Paranza, moderati dall’avvocato Flavia Cerino. Intorno all’eredità consegnataci dal ’68, in ambito culturale, politico, sociale ed ecclesiale, ha ruotato il confronto tra Mario Capanna, politico e saggista, il teologo Brunetto Salvarani, l’ex parlamentare Rosy Bindi con la moderazione di Marco Luppi (storico, Ist. Univ. Sophia) e Federico Rovea, (dottorando in Scienze dell’educazione, Univ. di Padova) nel focus dal titolo: Dal sogno all’impegno: Oltre la rivoluzione e la contestazione del ’68.
La mattina di domenica 30 settembre, invece, si è incentrata sul tema dell’educazione, con il focus “Dal sogno all’impegno: parliamo di educazione 4.0 Tra memoria e futuro… una questione di senso”. Il confronto, moderato dallo scrittore Paolo Di Paolo, ha coinvolto l’insegnante e scrittore Eraldo Affinati, Emma Ciccarelli, vice presidente del Forum Associazioni Familiari, e Michele De Beni, pedagogista e docente dell’Istituto Universitario Sophia. Tra i temi toccati, la situazione che oggi vive il mondo della scuola e, più ampiamente, il mondo dell’educazione. «LoppianoLab, è stato importante per rimettere a fuoco alcune priorità: il lavoro, il bisogno di partecipazione nei molti luoghi condivisi, tra società e politica, il ruolo centrale dell’educazione…» commenta Marco Luppi, docente di Storia Politica Contemporanea presso l’Istituto Universitario Sophia. «Passando dal sogno all’impegno, io riparto da una “sottolineatura”, che ho trovato un po’ in tutti i focus e i laboratori, quella di un lavoro comune che ci attende tutti, credenti e non credenti, verso la costruzione del bene comune, in un dialogo non solo possibile, ma urgente».
Come gli anni scorsi, la formula laboratoriale che caratterizza l’evento ha messo in dialogo cittadini, imprenditori, operatori della comunicazione, studenti e docenti, politici, membri dell’associazionismo, giovani, intellettuali, di tutte le regioni italiane e non solo. «A conclusione», sottolinea Aurora Nicosia, «possiamo dire che il titolo di quest’edizione, “Dal sogno all’impegno”, non è rimasto uno slogan, ma è diventato qualcosa di vitale, una spinta a non rinunciare ai “sogni”, come sottolinea spesso Papa Francesco, ma a dare a questi concretezza con un impegno individuale e corale». Tamara Pastorelli
Foto su Flickr
(altro…)
Ott 3, 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Carolina Carbonell è tra gli organizzatori del Congresso dell’Economia di Comunione (EdC) a Rosario, popolosa città nella provincia di Santa Fe, 300 km da Buenos Aires. Lo definisce “una maratona”. Forse perché tutto è cominciato con una corsa. «Eravamo a febbraio 2018. Pochi mesi prima era arrivata la proposta di organizzare il Congresso nella nostra città. Faceva molto caldo. Camminando nell’area pedonale della città, ho visto un mio vecchio amico dell’università, oggi direttore di una serie di alberghi. Di corsa l’ho fermato e gli ho raccontato il nostro sogno: così abbiamo trovato il luogo per il Congresso». Il 6 settembre scorso 70 persone, «non poche, considerando il fatto che sono i giorni in cui le facoltà sono oggetto di proteste da parte degli studenti», sono presenti all’apertura, con una conferenza dal titolo “Cos’è l’Economia di Comunione?”.
Il secondo giorno la “maratona” continua. «Tutta la squadra – è il racconto di Carolina – si alza presto per andare a trovare più di 300 ragazzi del quarto e quinto anno di 12 scuole di Rosario, radunati al “Colegio Natividad del Señor” per partecipare a un workshop. I ragazzi mettono tutta la propria creatività per “creare” aziende e “prendere delle decisioni” su situazioni diverse di concorrenza, crisi, distribuzione degli utili e selezione del personale. La parte più interessante comunque è l’esame a cui sottopongono gli imprenditori EdC presenti, che rispondono con la propria esperienza di vita. Nel pomeriggio andiamo all’After Unplugged “Empresas de un solo tiempo” a La Maquinita Rosario». Si tratta di uno spazio di co–working dove Gonzalo Perrín, Leandro Simeoni e Lucas Longhi raccontano la propria esperienza di imprenditori per un progetto di bene comune. «Sabato 8 abbiamo dato il benvenuto ai 120 partecipanti, venuti da più di 30 città di 8 provincie e 4 nazioni diverse. Un bel gruppo, molto eterogeneo per età e professione. Ad una presentazione innovativa, dall’oggi alle origini, dell’EdC sono seguite le testimonianze dei dipendenti di alcune aziende che fanno parte del progetto. Esperienze diverse, da una azienda familiare che produce panche sostenibili, ad un contact center con 1.200 dipendenti, fino a “Nomines”, una azienda inclusiva che assume soltanto persone diversamente abili».
Dopo il pranzo, l’originale proposta di un gioco, il ballo delle sedie, ma in una versione diversa e anche più divertente: invece di eliminare chi non riesce a trovare posto, vengono eliminate le sedie. «Ci vogliono ingegno ed equilibrio per sedersi sopra gli altri senza farsi male. Il momento più difficile è quando rimane una sola sedia, e tutti devono sedersi senza che nessuno cada. Dello stesso ingegno hanno bisogno anche quelli che lavorano per l’eliminazione della povertà». Con grande profondità vengono quindi presentate alcune tra le realtà più tristi presenti della società, per ricordare i motivi per cui è nata l’EdC. Infine, conclude Carolina, «quando pensi che manchi poco per arrivare alla meta», perché sempre di una maratona si tratta, «e ormai non possa succedere nient’altro, arriva l’imprevedibile. La domenica, alcuni bambini di 8 anni raccontano le loro esperienze: una piccola impresa per guadagnare soldi da condividere con ragazzi di altre nazioni in guerra, oppure le visite ad un centro per anziani dove imparano a stimarli». Infine l’intervista a Martina, 9 anni: «Le domande, ma sopratutto le risposte mostrano la profezia insita nell’EdC: le persone che vivono la cultura del dare da bambini sono quelle che un giorno potranno cambiare l’economia». Fonte: www.focolare.org/conosur (altro…)
Ott 3, 2018 | Cultura
Desde cada una de sus diferentes miradas disciplinares y de los temas que cada cual trabaja, los cuatro autores abordan diversos aspectos de la fraternidad como categoría política. La importancia de volver a tematizar hoy la fraternidad en su dimensión política reside básicamente en la necesidad de volver a encontrar –reencontrar, reinventar, refundar– eso que “mantiene unidas a las ciudades” y que proporciona la “unidad de los ciudadanos”, tal como lo decía Aristóteles. Es conocida por todos la realidad de desigualdad y pobreza, de enfermedad (social, de los individuos, tanto en lo que respecta a la dimensión física y material como mental y simbólica) en América Latina. Los pocos “éxitos” económicos contrastan fuertemente con lo que les hace de trasfondo: guerra, guerrillas, violencia, narcotráfico, etc. En medio de todo ello –de los éxitos y de los dolores– ocurren experiencias de convivencia humanizadoras, en las cuales las personas se encuentran y se produce entre ellas la solidaridad, la esperanza, la experiencia de la fraternidad. Pero ello sucede en “la vida vivida” y menos en la “vida pensada”. Al ser el ejercicio del pensamiento (filosofía, en sentido amplio del término) un acto que sigue a la vida, que le es posterior, las experiencias que descubrimos de vida fraterna, de solidaridad fraterna aún no encuentran del todo su expresión en el concepto, en la theoría. Ésta consiste en el ejercicio de ver, de contemplar la realidad; y de intentar decirla. Decirla en los términos y lenguajes que comprendamos, en nuestra propia lengua. Ello es posible porque ocurre el fenómeno en nuestra realidad. Que ocurra el fenómeno, que acontezca la fraternidad en diversidad de formas no significa que debamos asumirla de manera ingenuamente entusiasta. Precisamente porque es un fenómeno que ocurre en la realidad, debemos tomar cierta distancia crítica de él, no necesariamente para negarlo, sino para verlo mejor, más detenidamente. Y para percatarnos de la diversidad de miradas que puede haber sobre él. Esa diversidad forma parte de la riqueza que es la vida en nuestro continente y que puede expresarse en una riqueza de pensamiento, de discusión y diálogo que poco a poco pueden conformar una tradición. El presente libro es expresión de esa riqueza y diversidad. Editorial Ciudad Nueva