
Viviamo insieme il Vangelo – Schede (anno 3)
A sostegno delle schede del terzo anno: la Guida per i catechisti di Emilia Palladino
A sostegno delle schede del terzo anno: la Guida per i catechisti di Emilia Palladino
Improntato sul “cosa faccio nella mia vita?”, uno dei sette workshop che si sono svolti a seguito del Genfest ha affrontato il tema delle scelte per la vita, della propria “Life direction”. «La costruzione di questo workshop – raccontano gli organizzatori, adulti insieme a un gruppo di giovani di varie parti del mondo – era già iniziata dallo scorso febbraio con incontri via Skype: un’esperienza davvero edificante, assunta da tutti con serietà, responsabilità e creatività». «Arrivando a Tagaytay e conoscendoci di persona, ci siamo resi conto quanto era alta in tutti l’aspettativa. Anche i numeri attesi al workshop erano alti: dei 1000 iscritti ai sette laboratori, 250 giovani avevano scelto Life Directions. Provenienti da vari paesi del mondo, si parlava in 16 lingue diverse». La conduzione del programma, snella e graduale verso contenuti sempre più “profondi” e in cui le esperienze erano il fattore principale, è stata preparata e portata avanti dagli stessi giovani della cittadella asiatica, e il filo conduttore era il “motto quotidiano”: un pensiero da mettere in pratica durante la giornata.
«Il primo giorno è stato aperto con “Open your heart”: un invito ad aprire il cuore alla vera felicità, cercando di togliere quanto poteva essere di impedimento per vivere con intensità l’attimo presente. Si sono presentate quattro esperienze in modi e situazioni diverse sul tema della felicità trovata grazie all’amore vissuto, o scoperta dopo la ripresa in seguito alla caduta o, ancora, in situazioni dolorose e difficili. Lo scambio in piccolo gruppi ha permesso di verificare quanto erano calate in profondità e quante domande e aspettative ciascuno portava con sè». «Il secondo giorno – continuano –, il motto era “What is the call” (cos’è la chiamata) in cui era richiesta la nostra partecipazione in modo più attivo nel presentare il senso della “chiamata” con un linguaggio comprensibile per poter essere accolta, associandola a tre parole chiave: capire, ascoltare, scegliere. Quindi, la storia con Dio di cinque personaggi biblici: Samuele, il giovane ricco, il figlio prodigo, Maria e Pietro. Una coppia di sposati, un religioso, un’impegnata nel mondo professionale e una focolarina sono stati intervistati sulle tre parole chiave. «In gruppi più piccoli si è potuto approfondire il senso di ciascuna di queste chiamate, interagendo anche con domande e risposte».
«Il terzo giorno si puntava in alto con il motto: “Aim high”. Abbiamo lasciato la parola a Chiara Lubich che racconta della sua chiamata ai giovani a Barcellona nel 2002. Le domande, stavolta scritte, poco a poco affollavano la cassetta messa a disposizione e che sono state la materia con cui si è animato il pomeriggio, con interviste ancora ai nostri invitati: ognuno sottolineava la bellezza della propria vocazione nell’ottica dell’unica chiamata all’amore. Un’ora e mezza che è volata!» «In questi quattro giorni – scrivono gli adulti – abbiamo visto giovani con la sete di un rapporto con Dio, in profonda ricerca, apertura e ascolto. Anche pieni di sofferenza, di dubbi e paure, tutto in un clima di grande semplicità e serenità. Abbiamo avvertito che qualcosa di nuovo è avvenuto: un’esperienza di luce che ha aperto una nuova strada di dialogo con i giovani sulla chiamata ad una vocazione radicale». Qualche impressione dei presenti: «Era proprio quello di cui avevo bisogno a questo punto della mia vita. Vivere il momento presente, aprire le mie porte, fare passi radicali oltre noi stessi, è quello che mi porto via». «I giovani che hanno raccontato della loro scelta di seguire Gesù in modo totale mi dà il coraggio di fare scelte solo per amore». «Per me era importante capire come rispondere alla chiamata: capire (che Dio mi ama), ascoltare (la voce dentro) e decidere (di seguire Gesù). Sono tanto felice per questa esperienza. Grazie!» (altro…)
Sono più di 50 i Paesi che hanno deciso di far propria la “Giornata internazionale dell’amicizia”, istituita dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) nel 2011 e celebrata il 30 luglio di ogni anno, o in alcuni Paesi, tra cui India, Nepal e Bangladesh, nei giorni immediatamente successivi. L’obiettivo della Giornata è quello di incoraggiare i governi, le associazioni e i gruppi a favorire, secondo la cultura e le abitudini locali, ogni forma di amicizia, solidarietà, fiducia, comprensione reciproca e riconciliazione, nella convinzione che tali sentimenti possano contribuire fattivamente alla pace tra popoli e nazioni. In particolare, le Nazioni Unite incoraggiano i giovani, in quanto futuri leader, ad impegnarsi in attività comunitarie che includano culture diverse per promuovere la comprensione internazionale e il rispetto delle diversità. Non è un incoraggiamento lanciato a vuoto, a giudicare dall’adesione entusiasta di migliaia di giovani al messaggio di amicizia e unità “oltre ogni frontiera” lanciato recentemente nei Genfest di Manila e di tanti altri paesi del mondo. (altro…)
https://vimeo.com/279278664 (altro…)
Il profeta Geremia è inviato da Dio al popolo di Israele che sta vivendo la dolorosa esperienza di esilio in terra babilonese ed ha perso tutto quello che aveva rappresentato la sua identità e la sua elezione: la terra, il tempio, la legge … La parola del profeta però squarcia questo velo di dolore e di smarrimento. È vero: Israele si è dimostrato infedele al patto d’amore con Dio, consegnandosi alla distruzione, ma ecco l’annuncio di una nuova promessa di libertà, di salvezza, di rinnovata alleanza che Dio, nel suo amore eterno e mai revocato, prepara per il Suo popolo. “Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele”. La dimensione eterna e irrevocabile della fedeltà di Dio è una qualità del Suo amore: Egli è il Padre di ogni creatura umana, un Padre che ama per primo e impegna se stesso per sempre. La Sua fedeltà tocca ciascuno di noi e ci permette di gettare in Lui ogni preoccupazione che può frenarci. È per questo Amore eterno e paziente che anche noi possiamo crescere e migliorare nel rapporto con Lui e con gli altri. Siamo ben coscienti di non essere già così stabili nel nostro impegno, pur sincero, di amare Dio e i fratelli, ma la Sua fedeltà per noi è gratuita, ci previene sempre, a prescindere dalle nostre “prestazioni”. Con questa gioiosa certezza possiamo sollevarci dal nostro orizzonte limitato, rimetterci ogni giorno in cammino e diventare anche noi testimoni di questa tenerezza “materna”. “Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele”. Questo sguardo di Dio sull’umanità fa emergere anche un grandioso disegno di fraternità, che troverà in Gesù il suo pieno compimento. Egli, infatti, ha testimoniato la Sua fiducia nell’amore di Dio con la parola e soprattutto con l’esempio di tutta la sua vita. Ci ha aperto la strada per imitare il Padre nell’amore verso tutti (Mt 5,43 ss.) e ci ha svelato che la vocazione di ogni uomo e donna è contribuire all’edificazione di rapporti di accoglienza e di dialogo intorno a sé. Come vivremo la Parola di vita di questo mese? Chiara Lubich invita ad avere un cuore di madre: «[…] Una madre accoglie sempre, aiuta sempre, spera sempre, copre tutto. […] L’amore di una madre infatti è molto simile alla carità di Cristo di cui parla l’apostolo Paolo. Se noi avremo il cuore di una madre o, più precisamente, se ci proporremo di avere il cuore della Madre per eccellenza: Maria, saremo sempre pronti ad amare gli altri in tutte le circostanze e a tener vivo perciò il Risorto in noi. […] Se avremo il cuore di questa Madre, ameremo tutti e non solo i membri della nostra Chiesa, ma anche quelli delle altre. Non solo i cristiani, ma anche i musulmani, i buddisti, gli induisti, ecc. Anche gli uomini di buona volontà. Anche ogni uomo che abita sulla terra […]».1 “Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele”. Una giovane sposa che ha iniziato a vivere il Vangelo in famiglia racconta: «Ho sperimentato una gioia mai prima provata e il desiderio di far traboccare questo amore al di fuori delle quattro mura di casa. Ricordo ad esempio come sono corsa all’ospedale dalla moglie di un collega che aveva tentato il suicidio. Da tempo ero a conoscenza delle loro difficoltà, ma tutta presa dai miei problemi, non mi ero preoccupata di aiutarla. Ora però sentivo mio il suo dolore e non mi sono data pace finché non si è risolta la situazione che l’aveva spinta a quel gesto. Questo episodio ha segnato per me l’inizio di un cambiamento di mentalità. Mi ha fatto comprendere che, se amo, posso essere per ognuno che mi passa accanto un riflesso, anche se piccolissimo, dell’amore stesso di Dio». E se anche noi, sostenuti dall’amore fedele di Dio, ci mettessimo liberamente in questo atteggiamento interiore, di fronte a tutti quelli che incontriamo durante la giornata? Letizia Magri _________________________________ 1 Cfr. C. LUBICH, Cercando le cose di lassù, Roma 19925, p. 41-42. (altro…)
[:de]Zu diesem Buch: 365 Texte von großer Intensität und poetischer Kraft, Frucht lebendiger Erfahrung, dem Jahreskreis zugeordnet. Aus dem Inhalt: Staunen über die Liebe Gottes – Neue Prioritäten – Tiefere Wurzeln – Eine österliche Gemeinschaft – Der hohe Wert des Menschen – Göttliche Kraft – Das Herz weit machen – Erkennungszeichen der Christen? – Solidarität ohne Grenzen – Vision „Einheit“ – Was bleibt – Leben mit dem menschgewordenen Gott. – Verlag Neue Stadt[:]
«La donna di Nazareth, una donna di casa, è un’enorme sfida per noi: ci spinge a congedarci da una spiritualità basata sul fascino dello straordinario per trovare una mistica del quotidiano. Da immaginazioni teoriche ad una realtà palpabile nella semplicità del quotidiano … Dio vi cammina in esso». (Ermes Ronchi: Le domande nude del Vangelo, p. 176) «… Noi abbiamo bisogno proprio della casa. La casa è importantissima. […] Essa va tenuta come Maria Santissima teneva la sua casa, che ospitava nientemeno che Gesù. Quindi, bisognava fare qualche cosa in armonia con Lui che era il Verbo di Dio, è la bellezza di Dio, è l’irradiazione, è la gloria, gloria vuol dire l’irradiazione di Dio. Non so se voi immaginate, per modo di dire, Dio come un sole che tramonta e i raggi che vengono su sono il Verbo, e quindi il Verbo di Dio fatto carne è Gesù. Quindi Lui è proprio la gloria, quindi il massimo della bellezza, lo splendore. E quindi Maria, […] quella casetta […] lei la sapeva tener bene, in modo che ospiti bene Gesù. […] La nostra vocazione, che è vocazione mariana, è quella della casa. Non si capisce Maria se non madre di casa, oltre che sede della sapienza, e quindi che sa tenere una casa». (Chiara Lubich, Loppiano, 30 maggio 1996, inaugurazione della casetta Gen) «La mamma è più oggetto d’intuizione del cuore che di speculazione dell’intelletto, è più poesia che filosofia, perché è troppo reale e fonda, vicina al cuore umano. Così è di Maria, la Madre delle madri, che la somma di tutti gli affetti, le bontà, le misericordie delle mamme del mondo non riesce ad eguagliare. Maria è pacifica come la natura, pura, serena, tersa, temperata, bella […]. Ed è forte, vigorosa, ordinata, continua, inflessibile, ricca di speranza. Maria è troppo semplice e troppo vicina a noi per essere “contemplata”. […] Porta il divino in terra soavemente come un celeste piano inclinato che dall’altezza vertiginosa dei Cieli scende alla infinita piccolezza delle creature». (Chiara Lubich, Disegni di luce, Ed. Città Nuova, pp. 84,85) (altro…)
«Abbiamo vissuto qui a Loppiano – scrivono gli organizzatori – giorni speciali nella prima scuola per operatori pastorali. Siamo in 75, provenienti da varie regioni italiane, e una rappresentanza dall’America Latina e dal Ruanda». Chiesa locale: comunione e missione – Percorsi pastorali alla luce della Evangelii Gaudium, è stato il titolo scelto per il corso che si è svolto, dal 15 al 21 luglio nella cittadella internazionale di Loppiano (Italia), promossa dal Movimento dei Focolari insieme al Centro Evangelii Gaudium (CEG), laboratorio di formazione, studio e ricerca, dell’Istituto universitario Sophia (IUS). «Ci siamo stupiti dall’effetto che questa proposta ha prodotto sui partecipanti: sia per la condivisione profonda e matura delle esperienze ecclesiali di ciascuno, sia per le risposte che la spiritualità dell’unità offre per i loro bisogni, sia per la presenza spirituale di “Gesù Maestro” che ha illuminato l’esperienza pastorale». «Di qualità e spessore – continuano – gli interventi dei relatori, frutto di una elaborazione comune e in sintonia gli uni con gli altri. I laboratori interattivi pomeridiani, poi, ci hanno messo a disposizione dei metodi adatti per concretizzare i contenuti che ci sono stati offerti».
La scuola aveva come obiettivo quello di proporre strumenti teorici e pratici a quanti sono impegnati a rendere la spiritualità dei Focolari “visibile e sperimentabile” nelle articolazioni della Chiesa italiana, consci che “si tratta di un dono che lo Spirito ha dato a Chiara Lubich per l’intera Chiesa del nostro tempo”. In apertura, c’è stata una ricca introduzione al “metodo trinitario” dell’ateneo di Loppiano, a carico di Mons. Piero Coda, direttore dell’Istituto, e un tema programmatico di S.E. Card. Giuseppe Petrocchi, Presidente del CEG, dal titolo Protagonisti nella vita della diocesi e delle parrocchie. Il commento di uno dei presenti: “Bellissima l’analisi del neo cardinale. Ogni concetto suscitava volti, emozioni… Credo di avere assorbito una certa mentalità umana, soprattutto per quanto riguarda l’annuncio a parole. Con la scusa di rispettare la libertà altrui, mi nascondo e privo gli altri del grande dono ricevuto. Il Card. Petrocchi ci ha parlato con forza e nella sua analisi si sentiva tutta la passione per la Chiesa, per l’umanità, e il segreto per contribuire a rinnovarla”. Altri importanti interventi sono stati svolti da Mons. Vincenzo Zani, segretario della Congregazione dell’Educazione cristiana e dal Prof. Vincenzo Buonomo, rettore magnifico dell’Università Lateranense. “La relazione di Mons. Zani – commenta un giovane – mi ha molto illuminato. Ci vuole un progetto: la Parola, mettersi alla scuola di “Gesù Maestro”, vivere relazioni nuove, esprimere la dimensione comunitaria della Chiesa, la dimensione del dialogo che genera fraternità universale”. Altri commenti:“Interessante questa scuola per riscoprire il valore della Parola incarnata e rinnovare le strutture umane della Chiesa”. “La nostra via missionaria passa attraverso la carità vissuta, e quindi, vedendola, altri desiderino parteciparvi”. “Bella ed esauriente la parte teorica di questa scuola. Oggi, terzo giorno, sono andata in crisi, dopo un esame di coscienza per ciò che mi sono spesso proposta e non riesco a fare. Quindi crisi costruttiva”. “Sento la necessità che tutti possiamo avere questa formazione perché il nostro agire sia supportato da questo tipo di conoscenza”. Il corso proseguirà con una seconda parte che si svolgerà nella prima metà di ottobre presso alcune chiese particolari, là dove sono in atto esperienze significative. Gustavo Clariá (altro…)
«Cinquant’anni dopo la pubblicazione, l’enciclica Humanae vitae di Paolo VI si presenta agli occhi degli uomini di oggi in modo completamente diverso: nel 1968 era un documento coraggioso — e quindi controverso — che andava contro l’aria del tempo, quella della rivoluzione sessuale, per realizzare la quale erano fondamentali un contraccettivo sicuro e anche la possibilità di aborto. Era anche il tempo in cui gli economisti parlavano di “bomba umana”, cioè del pericolo di sovrappopolazione che minacciava i paesi ricchi e poteva diminuire la loro prosperità», scrive su “Avvenire” Lucetta Scaraffia. Ma oggi il mondo è cambiato, conclude, perciò bisognerebbe rileggerla con uno sguardo diverso e come un “evento profetico”. L’enciclica è stata pubblicata il 25 luglio 1968, nel sesto anno di pontificato di Paolo VI, suscitando tante reazioni contrastanti. (altro…)
«Mio Dio, ricordo quei momenti, quando ero più giovane, in cui ti scrivevo delle lettere. Erano lettere piene di domande, per le quali volevo risposte immediate. Avevo 12 anni quando ho iniziato a vedere il mondo in un modo diverso. Ero nata in una bella famiglia, come quelle che si vedono nei film. Avevo una mamma premurosa che si svegliava presto per preparare la colazione, un papà amorevole e due adorabili sorelline più giovani, sempre felici delle piccole gioie della vita. Ma proprio come nei film, un giorno tutto questo è crollato. Appena sveglia, vidi che mia madre non c’era. Ricordo chiaramente, la domenica era il giorno del pancake, mio padre avrebbe preparato i pancake e mia mamma avrebbe cucinato uova e pancetta. Ma quel giorno vidi che mio padre beveva il caffè, da solo. Nessun pancake. Niente uova e pancetta. E mamma non c’era. Papà mi spiegò che lei ci aveva lasciato. Le mie sorelle avevano 8 e 6 anni. Me le sono abbracciate, promettendo al cielo che avrei fatto del mio meglio per prendermi cura di loro. In città, eravamo sulla bocca di tutti. I genitori, gli insegnanti, i bambini, tutti spettegolavano di noi. In tanti momenti avrei voluto solo andare al contrattacco, per proteggere le mie sorelle, o semplicemente piangere e lamentarmi con te. “Perché? Perché è capitato proprio a noi? Sono troppo giovane per affrontare tutto questo. Dio, dove sei?” Mio padre, la persona migliore del mondo, non se lo meritava. Ci trasferimmo dai nonni. Un giorno, mentre ero a scuola, in procinto di mangiare con i compagni, le mie sorelle si precipitarono da me per dirmi che la mamma era lì. Impossibile, pensai. La vidi venire verso di noi. Aveva una borsa piena di regali per me e le mie sorelle. Non sapevo cosa provare. La ignorai. “Perché ora? Perché sei tornata? Dopo aver lasciato la tua famiglia? Pensi di poter tornare indietro così? E che ti perdoniamo e accogliamo a braccia aperte? Pensando che i regali possano sostituire tutti i momenti in cui non c’eri? No”. Così ti chiesi, o Dio, di mandarmi i tuoi angeli come messaggeri. Non so come e quando, ma sentivo nel mio cuore che mi stavi ascoltando. Ricordo di aver scritto anche a Maria. Le dissi che avevo bisogno di una madre. E tu mi hai risposto davvero. Avvenne quel giorno, quando parlai con la nonna. Lei mi aiutò a capire che dovevo andare oltre il dolore che la mamma ci aveva causato. C’era Gesù dentro di lei. E nonostante tutte le cose brutte che possiamo fare nella vita, il Suo amore per noi non cambierà mai. Anche se cadiamo e facciamo degli errori, Lui ci amerà sempre, immensamente. Non è stato facile, ho dovuto liberare il mio cuore, e lasciarla entrare, poco a poco. Abbiamo iniziato a ricostruire un rapporto, e ora mia madre è di nuovo parte della mia vita. L’amore che ho per la mia famiglia è così grande che ci sarà sempre spazio per gli errori e l’accettazione. Posso non avere una famiglia come quella dei film, ma ho una storia che è reale, ed è migliore grazie a te, mio Dio, che l’hai guidata. E l’hai scritta. La vita non si ferma qui, ho ancora molte battaglie da superare, ci sono ancora tante sfide, ma una cosa è certa, ho fiducia nei tuoi piani per me. Potrei non capire subito, ma ho questa fede nel mio cuore: ci sarai sempre per me, non importa come». (altro…)