Una giornata straordinaria
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Nelle periferie di grandi megalopoli o in piccoli villaggi rurali, in quartieri emarginati e periferici, dentro orfanotrofi o carceri, oppure lungo una spiaggia turistica da ripulire, sempre a contatto diretto con la popolazione del posto. Quattrocento ragazzi si stanno preparando così, in venti diverse località del sud-est asiatico, al Genfest 2018, che aprirà i battenti il prossimo 6 luglio al “World Trade Center” di Manila, con workshop dislocati in diverse università della grande città filippina. Una settimana di impegno sociale e di scambi all’insegna dell’interculturalità, che anticipa lo spirito di una manifestazione a cui parteciperanno seimila giovani da varie parti del mondo. Una grande opportunità per sperimentare concretamente l’abbattimento dei confini, prima di tutto quelli culturali, e per interagire con persone di culture e religioni diverse. Tutto questo è il “pre-Genfest”. «Il suo scopo – spiega Romè Vital, tra i coordinatori di questa impresa – è quello di offrire a questi giovani, che stanno per partecipare al Genfest di Manila, l’opportunità di fare una concreta esperienza “in miniatura” di fratellanza universale. Ed è anche quello di aprirli verso realtà sociali distanti molti chilometri dal loro Paese d’origine. Abbiamo voluto offrire loro la possibilità di saperne di più sulle diversità culturali presenti in Asia». Un gruppo di giovani sta facendo esperienza della vita frenetica dei quartieri periferici di megalopoli come Hong Kong e Seoul; altri stanno visitando delle aree rurali a Masbate o a Pangasinan, nelle Filippine; altri ancora stanno facendo un’esperienza di dialogo interreligioso, come a Chiang Mai (in Tailandia), a Medan (Indonesia) e a Yangon (nel Myanmar). A Coimbatore, in India, questa esperienza interculturale e interreligiosa è guidata dal motto di Gandhi “sii il cambiamento che vuoi vedere”, mentre a Taipei (Taiwan) i giovani stanno interagendo con gli abitanti indigeni dell’isola. Ad Aklan, nelle Filippine, si sta svolgendo una vera e propria “immersione” nella cultura della comunità di Atis (Aetas), tribù che si pensa sia tra quelle originarie dell’isola di Boracay. Ma vi sono anche iniziative improntate all’ecologia e alla tutela del territorio, come ad Hanoi, in Vietnam, dove i ragazzi stanno partecipando alla raccolta del riso, o a Palawan, nota località turistica delle Filippine, dove un gruppo sta ripulendo alcune spiagge». «In molte località – continua Vital – un percorso socio-culturale aiuta ad entrare profondamente nella storia di quel Paese. È il caso di Seoul, in Corea, dove i giovani presenti stanno approfondendo gli eventi che hanno portato alla divisione tra Corea del Nord e del Sud, con la guida di esperti che conducono dei workshop sulla pace, esportabili a qualsiasi latitudine. Anche altre località hanno accolto i ragazzi, come Mumbai (in India), Ho Chi Min (in Vietnam), Bangkok (in Tailandia), oltre a diverse città delle Filippine come Baguio, Cebu, Dumaguete, La Union e Tacloban. Fondamentale nella preparazione della settimana è stata la collaborazione con organizzazioni come “Bukas Palad” e “Façenda da Esperanza”, nelle Filippine, e “Shanti Ashram” in India». «Questa settimana “pre-Genfest” avrà un impatto indelebile nella vita dei giovani che vi stanno partecipando, perché la costruzione di un mondo unito inizia sempre con azioni concrete, come ha detto recentemente, durante la sua visita a Loppiano il 10 maggio scorso, anche Papa Francesco: “occorre allenarsi a usare insieme tre lingue: quella della mente, quella del cuore e quella delle mani”. Questo è un elemento fondamentale nella formazione delle nuove generazioni. Nella stessa occasione, il Papa ha invitato il Movimento dei Focolari a mettersi “al servizio di tutti, con lo sguardo che abbraccia tutta l’umanità, a cominciare da quelli che in qualche modo sono relegati nelle periferie dell’esistenza”. Quando arriveranno a Manila per il Genfest, questi giovani avranno già sperimentato su piccola scala cosa significhi “fratellanza universale”, perché il mondo unito ha bisogno delle mani di tutti. Allora sì che sarà una vera “esperienza di Dio”. E questo è lo scopo per cui è nato il Genfest». María Clara Ramírez
Nella sua seconda lettera alla comunità di Corinto, l’apostolo Paolo si confronta con alcuni che mettono in discussione la legittimità della sua attività apostolica, ma non si difende elencando i propri meriti e successi. Al contrario, mette in evidenza l’opera che Dio ha compiuto, in lui e tramite lui. Paolo accenna ad una sua esperienza mistica, di profondo rapporto con Dio (1), ma per condividere subito dopo la sua sofferenza per una “spina” che lo tormenta. Non spiega di cosa si tratti esattamente, ma si capisce che è una difficoltà grande, che potrebbe limitarlo nel suo impegno di evangelizzatore. Per questo, confida di aver chiesto a Dio di liberarlo da questo impedimento, ma la risposta che riceve da Dio stesso è sconvolgente: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. Tutti facciamo continuamente esperienza delle nostre e altrui fragilità fisiche, psicologiche e spirituali, e vediamo intorno un’umanità spesso sofferente e smarrita. Ci sentiamo deboli e incapaci di risolvere tali difficoltà, persino di affrontarle, limitandoci al massimo a non fare male a nessuno. Questa esperienza di Paolo, invece, ci apre un orizzonte nuovo: riconoscendo ed accettando la nostra debolezza, possiamo abbandonarci pienamente nelle braccia del Padre, che ci ama come siamo e vuole sostenerci nel nostro cammino. Proseguendo questa lettera, infatti afferma ancora: “È quando sono debole che sono forte” (2) . A questo proposito, Chiara Lubich ha scritto: “[…] La nostra ragione si ribella ad una simile affermazione, perché vi vede una lampante contraddizione o semplicemente un ardito paradosso. Invece essa esprime una delle più alte verità della fede cristiana. Gesù ce la spiega con la sua vita e soprattutto con la sua morte. Quando ha compiuto l’Opera che il Padre gli ha affidato? Quando ha redento l’umanità? Quando ha vinto sul peccato? Quando è morto in croce, annientato, dopo aver gridato: ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato’. Gesù è stato più forte proprio quando è stato più debole. Gesù avrebbe potuto dare origine al nuovo popolo di Dio con la sua sola predicazione o con qualche miracolo in più o qualche gesto straordinario. Invece no. No, perché la Chiesa è opera di Dio ed è nel dolore e solo nel dolore che fioriscono le opere di Dio. Dunque nella nostra debolezza, nell’esperienza della nostra fragilità si cela un’occasione unica: quella di sperimentare la forza del Cristo morto e risorto […]” (3) “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. È il paradosso del Vangelo: ai miti è promessa in eredità la terra (4) ; Maria, nel Magnificat (5) , esalta la potenza del Signore, che può esprimersi totalmente e definitivamente, nella storia personale e nella storia dell’umanità, proprio nello spazio della piccolezza e della totale fiducia nell’azione di Dio. Commentando questa esperienza di Paolo, Chiara così suggeriva ancora: “[…] la scelta che noi cristiani dobbiamo fare è assolutamente in senso contrario a quella che si fa ordinariamente. Qui si va, veramente, controcorrente. L’ideale di vita del mondo in genere consiste nel successo, nel potere, nel prestigio… Paolo al contrario ci dice che occorre gloriarsi delle debolezze […] Fidiamoci di Dio. Egli opererà sulla nostra debolezza, sul nostro nulla. E quando è Lui che agisce, possiamo star certi che compie opere che valgono, irradiano un bene durevole e vanno incontro alle vere necessità dei singoli e della collettività”.(6) Letizia Magri ________________________________________ 1 Cfr. 2 Cor 11, 1-7° 2 Cfr. 2 Cor 12, 10 3 Cfr. C. Lubich, La forza del dolore, Città Nuova, 44, [2000], 12, p.7. 4 Cfr. Mt 5,5 5 Cfr. Lc 1, 46-55 6 Cfr. C. Lubich, Dio opera sulla nostra debolezza, Città Nuova, 26, [1982], 11/12, p.59. (altro…)
Difesa dei confini, respingimenti forzati, alleanze di stati per proteggere identità nazionali ed economie, quote umane per il controllo dei flussi migratori. Cosa c’è dietro quelle che sono diventate le parole-chiave di questi ultimi giorni? “Spesso è la paura la madre di ogni steccato e atteggiamento protezionistico” – spiega Maria Voce, presidente dei Focolari. “Eppure per i giovani questa non sembra essere la soluzione definitiva. Credono invece che i confini siano orizzonti, punti di partenza, diversità di cui arricchirsi”. È per questo che i giovani dei Focolari hanno scelto per il loro prossimo evento mondiale che si terrà a Manila dal 6 all’8 luglio prossimi, il grande tema dei confini, come dice il titolo “Beyond all borders” (oltre ogni confine). Invitano a un coraggioso cambio di prospettiva con cui guardare popoli, culture ed economie; un capovolgimento necessario, dicono, in questi tempi di esasperazione dei particolarismi e chiusure sociali. Nato nel 1973 da un’idea di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, il Genfest giunge quest’anno alla sua undicesima edizione e per la prima volta si terrà fuori dall’Europa, nella capitale filippina, dal 6 all’8 luglio prossimi. Attesi 6.000 giovani da tutto il mondo, mentre altre migliaia partecipano alle 23 edizioni locali in corso. “Abbiamo scelto l’Asia perché nel mondo sei giovani su dieci vivono lì – spiega Kiara Lauren, filippina, dei Giovani per un Mondo Unito dei Focolari, promotori dell’evento. “Nonostante i problemi e il divario socio-economico, questo continente parla al mondo di speranza e di voglia di cambiamento. Non ci riconosciamo in questo contesto geo-politico internazionale che spesso sacrifica popoli interi a scapito di un élite. Vogliamo portare i singoli e le nostre nazioni a guardare fuori dal proprio perimetro personale, culturale, religioso, politico, per incontrare gli altri e lasciarsi contaminare dalla diversità. Il Genfest sarà un laboratorio unico al mondo: chi entrerà troverà gli strumenti per poter operare un cambio in sé stesso e nel proprio ambiente, per passare – come ha invitato recentemente papa Francesco a Loppiano – “dall’io al noi”.
Il programma: condividere e lavorare Largo spazio avranno le testimonianze: l’impegno congiunto di giovani statunitensi e messicani sulla frontiera dei loro paesi; gesti di aiuto e riconciliazione in situazioni di conflitto in Africa e Medio Oriente, attività di supporto alla popolazione in campi profughi e accoglienza nelle città, l’impegno per un nuovo modo di fare politica, il dialogo tra religioni diverse, ecc. Nel pomeriggio del 7 luglio il Genfest propone l’azione Hands for Humanity: i ragazzi potranno scegliere tra 12 attività di solidarietà, accoglienza e riqualificazione urbana da svolgere in diversi punti di Manila. Lo scopo è sperimentare che i piccoli gesti possono cambiare la realtà attorno a sé, oltre a raccogliere idee esportabili e imitabili nei propri paesi.
ExpLo e Forum: imparare e sperimentare la pace C’è poi la Explo, acronimo composto dalle parole “Exposition” e “Exploration”: si tratta di una mostra interattiva che conduce il visitatore attraverso un’esperienza sensoriale immersiva nella storia dell’umanità, raccontata dalla prospettiva della fraternità universale: “Non dunque la storia come la conosciamo – racconta Erika Ivacson, artista ungherese curatrice della mostra – fatta di guerre, conquiste, armistizi. Racconteremo invece ciò che ha permesso all’umanità di progredire dal punto di vista della pace, dell’amicizia tra persone, popoli e culture L’ultima tappa sarà interamente dedicata alla domanda: e io cosa posso fare?”. Saranno ben 110 i forum e workshop su temi chiave per la costruzione di società aperte e solidali: dalle tecniche di pulizia urbana e cura del territorio, alle forme di impresa sociale, alla gestione dei conflitti personali e politici, all’uso dei social media per la pace, e molto altro. Per seguire il Genfest Sarà possibile seguire la diretta streaming, trasmessa in inglese e con traduzioni in francese, italiano, portoghese e spagnolo, attraverso il sito dei Giovani per un Mondo Unito: http://www.y4uw.org/live Orari diretta streaming (ora di Manila, UTC/GMT +8 ore): 6 luglio: 16-18:30 e 20-21:45 7 luglio: 17:45-18:45 e 20-21:45 8 luglio: 10:30-13 I Social della manifestazione: Facebook: www.facebook.com/genfest/ o @genfest Twitter: https://twitter.com/genfest_en o @genfest_en Instagram: www.instagram.com/genfest.official/ Youtube: genfest-official or https://www.youtube.com/c/GenfestOfficial Il programma
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A tu per tu con Gesù Come sindaco, non c’è giorno senza che venga fermato per strada anche solo per un saluto. Perfino in chiesa, durante la messa, non riesco a trovare il modo per stare “a tu per tu” con Gesù. Una domenica sono andato a messa nella città vicina, sperando di passare inosservato. Ma ho trovato la chiesa gremita, per una liturgia lunghissima presieduta dal vescovo. Fuori dalla chiesa c’era una donna, a cui ho fatto l’elemosina. Solo pochi passi e un altro povero, con il volto sfigurato. Sono andato avanti. Poi un pensiero: “Mi cercavi? Eccomi, in quella povera donna e in quell’uomo dal volto sfigurato”. Sono tornato indietro. L’uomo era ancora lì, grato perché ero tornato a cercarlo. G. – Italia Superstizione Salgo sul taxi e noto che la macchina è piena di “ninnoli”, segno che il tassista doveva avere delle credenze superstiziose. Durante il tragitto, mi sono fatta coraggio e gli ho detto: “Io credo in Dio, la mia fiducia poggia solo in lui”. Guidando mi ascoltava in silenzio. Passa qualche tempo e di nuovo chiamo un taxi. Con grande sorpresa ritrovo lo stesso tassista nella stessa macchina. Ma con sorpresa noto che quegli oggetti erano spariti e una corona del rosario era appesa allo specchietto. N. – Svizzera In “equipe” Siamo una infermiera, un tecnico di laboratorio e un medico. Lavoriamo in reparti diversi dello stesso ospedale. Siamo convinti che il Vangelo vissuto non si limiti a trasformare l’uomo, ma possa rinnovare anche le strutture, i quartieri, gli ambienti di lavoro. Per questo quasi sempre, la mattina, prima di iniziare il lavoro, troviamo un momento per condividere fatiche e gioie. È una scoperta continua capire che possiamo trasferire nel nostro posto di lavoro questa carica di amore concreto verso tutti, vivendo quotidianamente il nostro compito professionale. E., L. e B. – Italia I soldi nel cuscino Uscendo di chiesa con mio figlio, ci ha avvicinati una donna, chiedendo l’elemosina. Ho aperto il portafoglio e le ho dato tutto quello che avevo con me: 20 euro. Mio figlio si è meravigliato, a suo dire era troppo, ma io l’ho rassicurato, dicendogli che in ogni povero c’è Gesù e mi ero sentita di dare a quella donna tutto quello che avevo con me. Arrivati a casa, mi sono messa a riordinare la stanza dove avevamo accolto una coppia venuta in città per trovare un parente malato. Mio figlio è venuto ad aiutarmi. Cambiando la federa al cuscino, sono caduti fuori 200 euro. Noi avevamo dato a quelle persone la possibilità di essere vicini a una persona che soffriva, e loro avevano voluto ricambiare così. M. G. – Italia Hockey sul ghiaccio Da patito di hockey sul ghiaccio, aspettavo con ansia, subito dopo scuola, di assistere in tv alla finale di un’importante partita. Allo squillo della campanella, sono partito a tutto gas sul mio motorino. Ma dopo qualche metro ho forato una ruota. In fretta ho cercato di rigonfiarla con la pompa. Ma dopo qualche centinaio di metri ero di nuovo a terra. Per di più si è messo a piovere. Mentre procedevo a piedi, spingendo a mano il motorino, cresceva in me l’irritazione. D’un tratto mi è balenato in mente un pensiero: Gesù ha sofferto così tanto sulla croce, e tu non sei capace di accettare questa piccola contrarietà? Questo pensiero mi ha ridato la pace. G. – Olanda (altro…)
L’associazione internazionale di giornalisti e operatori della comunicazione dei Focolari, Net-One, promuove il convegno. “Media per un mondo unito” è una rete internazionale di professionisti, studenti e operatori dei media, nata in Italia nel giugno del 2000 come risultato della “Comunicazione e unità” del Congresso promossa dal Movimento dei Focolari. Info NetOne
Dada la relevancia del invitado principal, Dr. Piero Coda, la actividad está dirigida a docentes y doctorandos, así como también al público en general interesado en estos temas. La inscripción de alumnos y oyentes debe realizarse a través haciendo click aquí Se entregarán certificados de asistencia a quienes participen en calidad de oyentes. Ante cualquier consulta, comunicarse con la Oficina de Extensión y Posgrado de la Facultad de Filosofía y Letras a través de la siguiente dirección electrónica: filosofía_eyp@uca.edu.ar, o bien telefónicamente al 4349-0200 (int. 2789/2844).
Come evitare che la preghiera per eccellenza, quella che Gesù ci ha insegnato, rimanga una semplice formula stereotipata? È possibile vivere un rapporto profondo, fecondo, significante con Dio semplicemente ripetendo delle parole apprese nell’infanzia? Siamo cresciuti, maturati, abbiamo studiato, ci siamo sposati, abbiamo generato e cresciuto dei figli, ma la nostra preghiera si è fermata lì, non è cambiata seguendo il procedere del nostro percorso umano. Il significato del Padre Nostro infatti non è immediatamente chiaro. Attraverso un autorevole approfondimento biblico l’autore restituisce pienezza alla madre di tutte le preghiere dei cristiani, aprendo le porte ad una preghiera in grado di favorire un incontro personale, intimo e vitale con Dio. Il Padre Nostro, ridiventa così lo strumento migliore per ricevere questa comunicazione di vita, non più semplici parole da recitare, ma come un programma da interiorizzare e vivere. L’AUTORE- Santi Grasso è professore di esegesi del Nuovo Testamento presso la Facoltà Teologica del Triveneto, presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Gorizia-Trieste-Udine, presso l’Istituto di Scienze Religiose di Udine e Gorizia. È rappresentante per la CEI e per l’Associazione Biblica Italiana alla Federazione Biblica Cattolica Mondiale. Tra le sue numerose pubblicazioni: Il Vangelo di Giovanni. Commento esegetico e teologico (Roma 2008), Il Vangelo di Matteo. Commento esegetico e teologico (Roma 2014), Gesù racconta la misericordia. Le parabole della misericordia nei Vangeli di Matteo e Luca (Bologna 2015), Se non si rinasce. Studio sulle frasi condizionali nel Quarto Vangelo (Padova 2016). Dirige la collana Attualità della Bibbia. NUOVA COLLANA: Attualità della Bibbia Temi teologico-esistenziali che hanno un forte richiamo all’attualità. Basato su una riflessione biblica, con uno stile mai accademico, ma rapido, essenziale, diretto. Il contenuto di ciascun volume pur conservando tutto il valore scientifico che gli argomenti trattati richiedono è il risultato di un lavoro di divulgazione da parte di specialisti di esegesi biblica presso le più importanti Facoltà teologiche italiane. Città Nuova Ed.
I ragazzi e i giovani di oggi possono diventare la prima generazione che riesce a sradicare la fame nel mondo. Lo dicono i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che il 25 settembre del 2015 i 193 Stati Membri delle Nazioni Unite hanno approvato impegnandosi ad attuarli entro quindici anni (2015-2030). Il secondo, l’“Obiettivo Fame Zero”, è al cuore del programma. E per poter quindi raggiungere questi obiettivi, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha accolto oggi, 22 giugno 2018, nella sede in Roma, 630 giovani ragazze (dai 9 ai 14 anni) del Movimento dei Focolari. Seguivano l’evento in collegamento live streaming, tante e tanti altri loro coetanei sparsi nei cinque continenti, in particolare 400 ragazzi riuniti in congresso a Loppiano in Toscana, la Cittadella internazionale dei Focolari. È la prima volta che le giovani generazioni del Movimento ideato da Chiara Lubich varcano i tornelli della FAO. Una grande emozione non solo per queste ragazze che hanno preso posto nella prestigiosa sala Plenaria, ma anche da parte della FAO. “Sono davvero felice di vedere questa sala piena di donne, di donne giovani” ha commentato Marcela Villareal, direttrice FAO per la divisione partenariati e cooperazione Sud-Sud. “Lavoro qui alla FAO da più di 20 anni, parlando infinite volte in questa sala Plenaria, ma non l’ho mai vista così bella, così piena di giovani donne. Grazie di questi vostri sforzi per contribuire a raggiungere l’obiettivo Fame Zero”. Oggi 800 milioni di persone al mondo soffrono la fame. Negli ultimi 10 anni questo dato era diminuito, mentre lo scorso anno a causa di guerre e cambiamenti climatici è ritornato a salire. “Per noi qui alla FAO è lo scandalo più grande che esiste – ha affermato Villareal –. E per questo noi ogni giorno lottiamo affinché queste persone abbiano il cibo necessario ma anche una vita bella, buona, dove i bambini possono avere una vita piena. Siamo convinti che con il nostro lavoro possiamo arrivare ad un mondo senza fame”. Nel settembre del 2015 le Nazioni Unite hanno firmato l’agenda dello sviluppo sostenibile, che comprende 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030. “Mai prima d’ora i leader mondiali avevano promesso di impegnarsi tutti insieme in un’agenda così ampia e così universale – ha affermato Sabina Zaccaro dell’ufficio FAO per la comunicazione istituzionale – . Per sconfiggere la fame del mondo (obiettivo n°2) abbiamo bisogno di sconfiggere la povertà (obiettivo n°1). Ma per fare questo dobbiamo vivere tutti in maniera sostenibile (obiettivo n°12), cercando di risolvere in concreto la lotta ai cambiamenti climatici (obiettivo n°13)”.
Le prime cittadine Fame Zero I giovani dei Focolari, sparse in tutto il mondo, possono dare un forte contributo personale e quotidiano per raggiungere l’obiettivo entro il 2030. La FAO il prossimo 16 ottobre compie 73 anni dalla sua nascita e sarà l’occasione per rilanciare quest’obiettivo. “Noi questo compleanno lo utilizziamo per comunicare dei temi che vadano sui giornali, in tv, nelle scuole, in strada”, ha ribadito Clara Vélez Capo ufficio FAO della diffusione delle attività di promozione. “Ogni anno parliamo di un tema (immigrazione, cambio climatico…) e quest’anno parleremo di fame zero. E sapere che voi oggi siete qui è bellissimo. Qui il prossimo 16 ottobre al posto vostro ci saranno i rappresentanti di tutti i paesi. E avranno il libro che voi avete avuto oggi, che spiega come in tante azioni quotidiane possiamo fare qualcosa per combattere la fame. Nell’ultima pagina del libro c’è un passaporto. Oggi diventerete le prime cittadine Fame Zero. Con dei diritti e dei doveri da rispettare”. Ma quali sono i doveri dei cittadini fame zero? “Un terzo del cibo al mondo si spreca e va nella spazzatura. Sono sicura che voi non volete essere parte di questo scandalo”, ha affermato Laura Hernández dell’ufficio FAO per la diffusione e attività di promozione. “Ci sono cose che potete fare a casa. Ad esempio quando vi avanza del cibo, potete congelarlo o mangiarlo il giorno dopo. Così al ristorante quando avanza del cibo potete portarlo a casa. Poi controllate le etichette dei cibi e non fatevi fregare. L’indicazione “scade il”, indica quando l’alimento non è più buono. Ma se c’è scritto “da consumarsi preferibilmente entro”, vuol dire che possiamo usarlo anche qualche giorno dopo quella data. Altra cosa importante è l’acqua, un bene preziosissimo e non va sprecato. E così quando laviamo i denti chiudiamo il rubinetto. Oppure ricordiamo a mamma e papà di usare la lavastoviglie a pieno regime, o la asciugatrice solo quando è necessaria”.
La carta d’Impegno delle Ragazze Infine la parola alle ragazze, rappresentate da Elena e Agnese: “Siamo molto onorate e felici di essere qui. Siamo sicure che da adesso ci impegneremo con tanto più entusiasmo per questo obiettivo. Ci sentiamo ormai parte della generazione fame zero. È un grande sogno immaginare che anche grazie al nostro contributo tra pochi anni non ci sarà più la fame nel mondo. Siamo molto contente di collaborare con la FAO perché solo unendo le forze, potremmo raggiungere un obiettivo così alto, come Fame Zero entro il 2030”. Alcuni ragazzi del Movimento dei Focolari di 11 nazioni hanno raccolto idee per capire come risolvere il problema della fame nel mondo. “Abbiamo riassunto queste idee con il motto delle tre H: head, heart and hands, (testa, cuore, mani) ed è nata la nostra Carta d’Impegno. Testa per noi significa informarsi e studiare la problematica sia a livello mondiale sia nella nostra città. Cuore, ovvero sensibilizzare noi stessi e tanti altri. Coinvolgere più persone possibili per raggiungere il nostro obiettivo. Infine metterci in azioni concretamente utilizzando le nostre mani. Al termine le ragazze hanno consegnato alla FAO la loro Carta d’Impegno. Poi il gesto simbolico del passaporto: le ragazze hanno scritto i loro impegni su questo piccolo documento e firmato. Sono diventate le prime cittadine #FameZero. Lorenzo Russo Video sintesi Rivedi la diretta streaming (altro…)