Movimento dei Focolari
Il Genfest 2018 in Asia

Il Genfest 2018 in Asia

Genfest2018È partita dalla convinzione di voler riscrivere una nuova geografia che punta ad abbattere limiti e steccati personali e planetari la marcia mondiale dei Gen e Giovani per un Mondo Unito verso l’undicesima edizione del Genfest che si terrà dal 6 all’8 luglio 2018 a Manila (Filippine). Il programma centrale si terrà al World Trade Center Metro Manila, mentre tutti i workshops si svolgeranno presso l’Università De La Salle e altri atenei. Il titolo sarà “BEYOND ALL BORDERS” (oltre ogni frontiera). Sarà dunque l’Asia, il continente del futuro e dei giovani ad ospitare questa convention. Secondo i dati del U. S. Census Bureau, sono tre miliardi i giovani nel mondo di età inferiore ai 25 anni e il 60% di loro vive in Asia. Quindi, quasi la metà della popolazione asiatica (oltre 4 miliardi di persone) è under 25. «Dunque non poteva svolgersi che nel nostro continente», – spiega Kiara Cariaso filippina, del team organizzatore. «Vogliamo mostrare al mondo la rete di progetti, campus, azioni di solidarietà, di sostegno alla legalità, il no alla guerra e agli armamenti, ma anche alla solitudine, all’abbandono e ai rapporti superficiali, che le migliaia di giovani sparsi per il mondo stanno già portando avanti». Aleppo, Betlemme, Turunga, Mumbai: il Genfest riparte dalle periferie del mondo. «Anche questa volta il Genfest sarà una pietra miliare, imprescindibile al cammino verso un mondo unito – spiegano  Maria Guaita e Marco De Salvo della segreteria centrale GMU – sia per condividere gli sforzi di pace e unità in atto, sia per prendere forza e coraggio gli uni dagli altri. Tanti dei giovani vivono in territori di guerra, conflitto, disagio sociale. È questa la prima linea che molti hanno scelto per iniziare a cambiare il mondo». «Ci muoviamo su fronti numerosi e diversi: siamo nelle periferie, ma ci occupiamo anche di formazione, di sport, di solidarietà – precisa Rafael Tronquini, brasiliano, del team Marketing del Genfest, a Manila già da 5 mesi –. Vogliamo esserci laddove avvertiamo i bisogni o le grida di aiuto della nostra gente, a tutte le latitudini. Potremmo riassumere il logo del Genfest con il motto “less is more” (meno è meglio): le sfide e le barriere sono infinite, ciò che conta è superarle insieme e fare passi avanti verso l’unità». Sito ufficiale: y4uw.org/ https://youtu.be/C8NvjNYgNEc (altro…)

Collegamento CH: “Riaccendiamo l’amore”

https://vimeo.com/233846549 1. Apertura e saluti; 2. A colloquio con Maria Voce (Emmaus) e Jesús Morán; 3. Breaking Rays; 4. India: The Rainbow Kids; 5. Diventare cittadini del mondo; 6. Telefonata con Marilia del Brasile (giovani in Corea per la pace); 7. Filippine: il sogno di Serafin; 8. Turchia: la Mariapoli incontra il Patriarca Bartolomeo; 9. Nigeria: Mariapoli di Lagos e Abuja; 10. Italia: In famiglia nell’era digitale; 11. Roberto Cipollone – Ciro, artigiano ed artista; 12. Chiara Lubich: Riaccendiamo l’amore; 13. Conclusione. (2366M) Copyright 2017 © CSC Audiovisivi – All rights reserved (altro…)

Colombia: dopo la visita di Francesco

Colombia: dopo la visita di Francesco

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Foto: Jose-MIguel-Gomez – Conferenza Episcopale Colombiana

Gli occhi del mondo, credenti e non, nei giorni scorsi sono stati puntati sulla Colombia. Anche la comunità dei Focolari ha partecipato attivamente, attraverso le parrocchie, alla preparazione e allo svolgimento della visita del Papa. Susan Nuin, focolarina, membro dell’equipe di Antropologia Trinitaria  del Celam (Consejo Episcopal Latinoamericano), organismo della chiesa cattolica che raggruppa i Vescovi dell’America latina e dei Caraibi, spiega: «Alcuni elementi sono emersi in maniera molto forte. Il primo, la presenza dello Stato, nella persona del presidente e di tutti i rappresentanti del governo. In passato, il Governo, molto debole e fagocitato dal narcotraffico e dalla guerriglia, ora è impegnato in prima linea nel processo di riconciliazione. Il secondo, il tema della riconciliazione popolare, legato a quello della giustizia sociale: la Colombia è infatti il Paese con la maggiore percentuale di disuguaglianza sociale». Sole Rubiano, responsabile dell’editrice Ciudad Nueva, spiega in un’intervista all’AGI: «In teoria tutti sono a favore della pace, ma non tutti capiscono che c’è bisogno dell’inclusione e dell’equità». In Colombia si è reso possibile un fatto che altrove non ha precedenti: «: Vittime e Carnefici – spiega Susanna Nuin – hanno pregato, si sono perdonati, riconciliati insieme e si sono abbracciati. Nemmeno in Sudafrica e nelle dittature latinoamericane vittime e carnefici si erano messi sullo stesso piano,nello stesso scenario,alla pari. Non bastano le leggi e gli accordi istituzionali perché si risolvano i conflitti, ci vuole l’incontro personale tra le parti. Papa Francesco ha creato una coscienza popolare che prima non c’era». A Villavicencio (500.000 abitanti, a sud est di Bogotà), il Papa ha incontrato 3 mila rappresentanti delle vittime di violenza (150 mila solo in città), militari, agenti di polizia ed ex guerriglieri. È il momento centrale della visita, l’incontro di preghiera per la riconciliazione nazionale nel Parque Las Malocas. Al centro della scena, sull’altare, il Crocifisso spezzato e amputato di Bojayá (che il 2 maggio 2002 assistette e patì il massacro di decine di persone rifugiate nella chiesa) esprime il dramma delle vittime. Si susseguono testimonianze dei membri delle ormai ex Farc (Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia), di paramilitari, di una donna che ha subito soprusi di ogni tipo. Nello stesso giorno (8 settembre), in una lettera, il leader delle Farc aveva scritto al Papa, chiedendo perdono per “ogni dolore provocato al popolo della Colombia”. Una giovane, Nayibe, scrive: «Mi hanno molto colpito le parole di Papa Francesco di fronte al Cristo di Bojayá: “per noi il Cristo amputato è ancora più Cristo, perché ci dimostra che è venuto a soffrire per il suo popolo”». Una giornata definita da molti storica, in cui sono emersi il coraggio e la capacità di soffrire e di ricominciare del popolo colombiano. Cartagena de Indias, nel Nord della Colombia, affacciata sul Mar dei Caraibi, ospita il Santuario di San Pietro Claver (1581–1654, proclamato santo nel 1888), il gesuita spagnolo che si è dedicato alle vittime della tratta degli schiavi. Su proposta dei gesuiti, dopo l’accordo di pace tra il governo e le Farc, che ha messo fine a un conflitto durato più di 50 anni, con 200 mila morti e decine di migliaia di dispersi, è la naturale capitale dei diritti umani. Qui il Papa ha visitato i quartieri più poveri, recandosi anche a casa di una donna, Lorenza Perez, che a 77 anni cucina e distribuisce i pasti per chi ne ha bisogno. «Sono la più povera dei poveri – è lei stessa a parlare – ma il Papa ha scelto proprio casa mia per dire al mondo di amare di più chi è scartato». Spiega Susanna Nuin: «I discorsi del Papa hanno avuto due dimensioni: una concettuale, con chiarimenti precisi e forti con testimonianze; e una gestuale, per esprimere vicinanza a un popolo che ha molto sofferto. La sua partenza ha lasciato in noi una forte nostalgia, ma anche un senso di pienezza. La sua visita ha istillato nel cuore del popolo colombiano un nuovo modo di vivere, non in posizione passiva, attendendo una pace che non arriverà mai, soccombendo a una polarizzazione che rende impossibile una convivenza pacifica». Fondamentale il ruolo dei giovani, che si sentono investiti del compito loro affidato. Yolima Martínez ricorda l’appello del Papa: “Voi giovani avete una sensibilità particolare per riconoscere la sofferenza degli altri”. E Laura Isaza: «La pace è un percorso che coinvolge tutte le generazioni, ma la nostra in modo particolare». Le fa eco Manuel: «La visita del Papa ha chiarito ai colombiani che la pace non è un contenuto politico, ma una cultura da costruire. Come membri dei Focolari ci sentiamo ancora più impegnati ad ascoltare Papa Francesco quando parla di cultura dell’incontro, che dobbiamo continuare a promuovere e costruire». (altro…)

Torna LoppianoLab 2017

Torna LoppianoLab 2017

Terre_di_LoppianoLoppianoLab è promosso annualmente da Città Nuova, il Polo Lionello Bonfanti, l’Istituto Universitario Sophia e dalla cittadella di Loppiano, che ospita l’evento. Prenotati nel seguente link: www.schedaprenotazione.it/ll.asp ________________________________________________________________________________ PRENOTAZIONI PASTI AL POLO LIONELLO BONFANTI presso Terre di Loppiano telefono 055-8330888 – info@terrediloppiano.com – pagamento di 12€ direttamente sul posto, per garantire un miglior servizio consigliamo la prenotazione anticipata dei pasti che si vorranno consumare presso la nostra struttura. _______________________________________________________________________________ Speciale PRE-LOPPIANO LAB: EdC e lavoro! Per gli appassionati al tema dell’Economia di Comunione e per gli animatori di comunità del Progetto Policoro, abbiamo pensato ad una giornata in più di riflessione iniziando il 29 settembre e poi, a seguire, il programma del LoppianoLab. Per approfondire cliccare qui www.pololionellobonfanti.it/speciale-pre-loppianolab-edc-e-lavoro/ Programma di LoppianoLab _______________________________________________________________________________ Per info  tel. 055 9051102 loppianolab.accoglienza@loppiano.it Per scaricare l’invito LoppianoLab 2017   LoppianoLab_sponsors 1 LoppianoLab_sponsors 2

Cambiare il mondo è nelle tue mani

Cambiare il mondo è nelle tue mani

Milonga_ProjectMigliaia di giovani si preparano al Genfest 2018 cogliendo occasioni di fraternità disseminate in tutto il pianeta. Meno rumorose delle guerre e degli attentati, meno “ghiotte” per i mezzi di comunicazione rispetto ai fatti di cronaca nera, ma efficaci e concrete in ordine alla realizzazione di un mondo senza confini di filo spinato, odio e indifferenza. Mille progetti sociali promossi nel mondo, una sola rete di comunicazione. È il Progetto Milonga. Non il celebre ballo dal ritmo veloce e sincopato, anche se del calore e della generosità del popolo latinoamericano conserva i tratti, ma un programma di volontariato internazionale rivolto ai giovani. Milonga sta per Mille Organizzazioni Non Governative in Azione, acronimo che contiene l’immensa realtà di tante organizzazioni sociali ispirate al carisma dell’unità, tutte con l’obiettivo di andare incontro alla voglia – sempre più diffusa tra i giovani, che non lasciano scadere il passaporto in un cassetto – di fare un’esperienza di volontariato, donando se stessi, ma aprendosi, con il cuore largo, alle ricchezze di altre culture. Il Progetto, promosso dall’Associazione Internazionale New Humanity e dai Giovani per un mondo unito, dopo una fase pilota in America Latina (Argentina, Bolivia, Brasile, Messico, Paraguay, Venezuela e Uruguay), attualmente è attivo anche in Europa (Italia, Croazia), in Giordania, nelle Filippine e nel continente africano (Kenya, Tanzania). Milonga_Project_cDal 5 all’11 agosto scorso, presso la Mariapoli Ginetta in Brasile, si sono riuniti i referenti di 8 cittadelle internazionali dei Focolari e di varie ONG per condividere le strategie per un ulteriore sviluppo del network, approfondendo aspetti strategici e gestionali del programma, la selezione e accompagnamento, il monitoraggio, la comunicazione, e offrire così una proposta formativa di qualità con ricadute positive, sia a livello individuale che presso la comunità di accoglienza. 60 i giovani che hanno già usufruito di questa opportunità nella fase pilota, realizzando il desiderio di fare un’esperienza di volontariato all’estero. Il programma Milonga fornisce moduli di preparazione alla partenza, con una proposta formativa personalizzata sui bisogni del volontario e dell’ente ricevente; prevede che il giovane venga accompagnato da un tutoraggio in tutte le fasi (dalla preparazione, alla permanenza, al rientro nel proprio Paese di origine) e sia accolto presso le cittadelle e comunità dei Focolari, consentendogli di vivere un’esperienza di relazione con il contesto locale. Ogni partecipante ha la possibilità di interagire con i propri coetanei a livello mondiale, collegandosi con United World Project. Milonga_VolunteeringL’approccio di Milonga nasce dall’esperienza maturata in diversi anni e dall’impatto che esperienze di volontariato stanno generando in diversi ambiti. È una particolare forma di azione sociale, in cui il legame fraterno tra i vari attori ne è la chiave. Ed è proprio lo spirito di fraternità a motivare l’incontro con le diverse comunità in situazioni di vulnerabilità, per realizzare con esse un’esperienza di comunione, dialogo e vero scambio interculturale, da cui trovare, insieme, soluzioni non “calate dall’alto”, ma il più possibile condivise, in un’ottica di reciprocità. «Non è facile esprimere in poche parole cosa ho vissuto nella “Casa de los Niños” nella città di Cochabamba in un mese – racconta una giovane uruguayana che ha fatto la volontaria presso una ONG in Bolivia –. Dopo capodanno sono andata verso un’avventura che avevo in mente da tempo, con i miei risparmi e preparando il cuore. Volevo andare in una ONG dove lo spirito dei Focolari fosse presente, e mi ha sorpreso la fratellanza che si vive in ogni momento». «Ho conosciuto una realtà sociale molto diversa da quella che viviamo noi – è la riflessione di una ragazza spagnola – una realtà molto forte, che mi ha aiutato non tanto a conoscere certe problematiche, perché magari già le sapevo, ma a riconoscere e accettare che, al di là da dove veniamo, quanti soldi abbiamo, dove abitiamo, siamo tutti uguali». (altro…)

Da Atlanta scrivono

Dopo il passaggio di “Irma” dalle isole caraibiche che ha causato morte e distruzione, il violento uragano ha colpito lo Stato della Florida, dichiarato in stato di emergenza. Oltre 5,8 milioni le persone rimaste senza elettricità, acqua corrente, o servizio internet. Almeno cinque i morti accertati. Ora, declassato a categoria 1 (con venti fino a 136 chilometri l’ora), Irma si dirige verso Atlanta (Georgia). La comunità dei Focolari di quella città scrive: “Siamo in contatto costante con le nostre comunità del sud di Florida. Tanti hanno dovuto lasciare le loro case e si trovano in posti più sicuri. Ci raccontano che stanno cercando di aiutare chi è solo, i propri vicini, e mettendosi in contatto con i parenti che sono all’Estero; lo stesso per le comunità colpite nelle isole. Ad Atlanta è previsto l’arrivo dell’uragano per lunedì o martedì, forse solo con abbondanti piogge e forti venti. Dietro la sofferenza, sentiamo l’amore di Dio, e costatiamo che questa emergenza ci ricorda che siamo tutti fratelli, e che possiamo aiutarci l’un l’altro al di là degli scontri sociali che, in questo momento, diventano secondari”. (altro…)

Ad amare ci si educa

Ad amare ci si educa

Ad amrare ci si educaViaggio nell’affettività e nella sessualità  per bambine e bambini dai 4 ai 7 anni. È il primo di due volumi. Ciascuno completato da una guida per educatori e genitori. Anche è in cantiere la realizzazione di un blog nel quale gli autori dialogheranno on line con i lettori I VOLUMI: Un viaggio alla scoperta dell’affettività e della sessualità per le bambine e i bambini dai 4 ai 7 anni, il primo, dai 7 ai 11 anni, il secondo. Un itinerario pensato per raccontare come l’educazione sessuale non sia un fatto intimo, privato e nascosto, ma una possibilità di far esprimere la persona negli affetti, nei legami, nelle relazioni. Educare alla sessualità significa educare alla bellezza: la bellezza di vivere, di amare, di sentirsi amati. I libri per bambini, a colori e interamente illustrati sono completati da una guida per educatori e genitori, progettata per affrontare il tema dell’educazione affettivo-sessuale tenendo conto delle specifiche esigenze, educative e cognitive, dei bambini. GLI AUTORI Ezio Aceti è psicologo, psicoterapeuta e formatore, è docente e formatore presso molti enti e associazioni. È autore di numerose pubblicazioni per Città Nuova, tra cui ricordiamo: Crescere è una straordinaria avventura (2016); Nonni oggi. Se non ci fossero bisognerebbe inventarli (2013); Educare al sacro. Una risposta alla crisi della società post-moderna (2011, 20154); I linguaggi del corpo. Per un rapporto armonioso con sé e con gli altri (2007, 20133); Comunicare fuori e dentro la famiglia. Una risposta alle sfide della società (2004, 20155). Stefania Cagliani, psicologa, consulente e formatrice, da più di dieci anni si occupa di educazione ai bambini e genitori in qualità di coordinatrice di Centri per l’infanzia.   Città Nuova editrice

Maria, il nome femminile dell’Amore

Maria, il nome femminile dell’Amore

20170909-01Maria. I filologi lo interpretano in tanti modi, tutti belli; ma il significato suo più denso di bellezza è quel suo indicare particolarmente, inconfondibilmente, lei: l’unica tra le donne: Maria. Un nome che non si finisce mai di pronunziare; e che ogni volta dona gioia. Nella salutazione angelica, che solca la vicenda umana come una fontana di letizia, milioni di creature ogni giorno più volte così la chiamano. E così la chiamavano i genitori e i parenti e i vicini di casa a Nazareth. E così ad ogni ave torniamo tutti a chiamarla familiarmente, allo scopo di chiedere la sua intercessione in questo esperimento della vita che culmina nella morte, varco alla perenne vita. «Maria»: al pronunziare quel nome il cuore balza in petto come il bambino nel seno di Elisabetta, «ed Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo». «Maria», dicevano pastori e artigiani quando si affacciavano sul vano di quella sorta di spelonca che era l’abitazione della sacra famiglia nella collina di Nazareth, per chiederle un favore: ella era così servizievole con tutti, così ricca di risorse per ciascuno. E se non avevano nulla da domandarle, s’affacciavano per la gioia di salutarla: la gioia di dire quel nome che aduna tante cose belle, poiché riassume i misteri dell’amore. Il nome femminile dell’Amore. A distanza di secoli, noi, a mo’ dell’arcangelo e di Giuseppe, a mo’ di tutti i santi e di tanti peccatori, seguitiamo a chiamarla così: Maria; cinquanta, cento e più volte al giorno, senza scortare mai quel nome con titoli di nobiltà, epiteti di boria, patenti di primato. A noi piace — come piace a lei — di avvicinarla, non di distaccarla, per avvicinare lo Sposo, che con lei fa unità. La ressa delle strade, il turbine delle passioni, la traccia dello spirito sono venati, solcati da quel nome, su cui transita l’amore da terra a cielo. L’umiltà avvicina e l’amore unifica; ed è il più grande tributo. Noi ci sentiamo di casa nella Chiesa di Cristo, noi ci sentiamo di casa nella comunione dei santi, nello stesso ambito della SS. Trinità, anche perché c’è Maria; c’è la madre e dunque c’entrano i figli. Dov’è Maria è l’amore: e dove è l’amore è Dio. E dunque dire quel nome in ogni circostanza e ambiente è penetrare di colpo in un’atmosfera di divino, è accendere una stella nella notte; aprire una sorgiva di poesia in una plaga tecnologica; far fiorire di gigli una palude. È un restituire il calore della famiglia in un campo di lavori forzati. Maria ama: e nell’amore si nasconde. Il vero amore è contemplazione della persona amata. Anche in questo, imitando la giovinetta nazarena, si può essere contemplativi, stando nel mondo, in una stamberga di contadini o in un appartamento di città. L’amore in lei è stato così grande che ci ha dato Dio: Dio che è amore. Lei lo ha quasi strappato dal cielo per darlo alla terra; dal solo divino per farlo anche uomo, a servizio degli uomini. E veramente amare è farsi uno con l’Amato: e Maria si fece talmente uno con Dio che Dio si donò a lei, per donarsi, mediante lei, a tutti gli uomini. In definitiva si sta nel mondo, in posizioni diverse, con vestiti d’ogni sorta; ma, standoci come Maria, si prepara sempre e dappertutto la stanza per Gesù. (Igino Giordani, Maria modello perfetto, Città Nuova, Roma 2012, pp. 17-20) (altro…)

Messico, maxi-terremoto

Il Messico è stato spesso colpito da movimenti sismici perché si trova sul punto di incontro di 5 placche tettoniche. Ma questo dell’8 settembre è stato il terremoto più violento finora registrato (8.2 della scala Richter). Con l’epicentro al largo della costa occidentale, al confine con il Guatemala, il sisma è stato avvertito fino a Città del Messico. Gran parte della capitale è rimasta senza luce e tanti hanno abbandonato le case e sono scesi in strada al buio. Almeno 15 i morti, anche se “il bilancio è destinato a salire”, ha detto il presidente Enrique Peña Nieto. Oaxaca lo Stato più colpito. Scrivono i vescovi messicani: “Dio ci rafforzi come fratelli nella fede per mostrarci disponibili nei confronti di chi ha sofferto a causa di questo forte terremoto”. In Guatemala si registra almeno una vittima. (altro…)