Ago 23, 2017 | Focolari nel Mondo
[:de]Schuld angesichts weltweiter Verbrechen: Gibt es Vergebung? Wer spricht sie zu? Wie wird sie wirksam? Lässt sich Schuld löschen? Über „das Verzeihen des Unverzeihlichen“ spricht die Religionsphilosophin Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz am 18. Oktober um 19 Uhr in Wien. Günter Gmeiner, Leiter des Dopingkontroll- Labors Seibersdorf, geht am 29. November um 19 Uhr den Fragen nach: Kann Doping eingedämmt werden? Was sind die Erfolge und Herausforderungen der Antidopingarbeit? Sein Vortrag heißt: „Doping im Sport: Fiktion und Realität“. Kosten jeweils 10 Euro. www.amspiegeln.at[:]
Ago 23, 2017 | Focolari nel Mondo
[:de]Menschen im fortgeschrittenen Alter mit unterschiedlichen Lebensentwürfen berichten, wie sie ihr Leben meistern; Vorträge greifen die Themen Schönheit, Hoffnung, Begrenzung und Entgrenzung auf: Eine Studientagung vom 15. bis 17. Oktober vom Zentrum für Spiritualität (ZSP) in Ottmaring bei Augsburg beleuchtet das Alter unter dem Titel „Erfülltes Leben in jeder Lebensphase“. Sie wendet sich an Priester und Laien, die ältere Personen begleiten oder selbst Senioren sind. Kosten: EZ 160 €, DZ 130 €, ohne Übernachtung 60 €. Anmeldung bis 30. September: Sekretariat ZSP, Beate Neubert, zsp.ottmaring@gmail.com[:]
Ago 23, 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
Per una settimana, dal 26 agosto al 2 settembre, nei dintorni di Amatrice e Borbona, due dei centri colpiti dal terremoto nel Centro Italia, si terranno iniziative per bambini, ragazzi e anziani curate dai giovani del Movimento dei Focolari nell’ambito di un programma promosso dalla Caritas per sostenere in maniera continuativa la comunità del posto. In arrivo circa 25 ragazzi da tutta Italia. (altro…)
Ago 23, 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
I-tornare, RI-conoscere, RI-vedere, RI-abbracciare, RI-cordare. Torno a Ostiense con le farfalle nello stomaco. Cerco i miei amici come una disperata. In questi mesi in cui ho lasciato Roma e la sua grande bellezza (quella ai bordi delle stazioni ferroviarie), per consolarmi, alcuni hanno usato delle espressioni rassicuranti tipo “ma tanto i poveri, gli ultimi, i senza tetto, li trovi ovunque…”. Io non ho amato i poveri e gli ultimi … Io ho amato Samir, Fulvio, Gian Paolo, Gabriele, Jazmin (…). Si chiama amicizia, signore e signori. Claudio mi tratta con la tenerezza di un soffio, essendo storicamente il più grezzo, scottante e aggressivo di tutti. A distanza di un oceano mi rendo conto che l’amicizia ha trasformato lui, ma soprattutto ha trasformato me. Parlo, ascolto, mi siedo, mi sento a casa davvero. Questo senso di ri-entro e ri-torno ha forse il sapore di quello che chiamiamo paradiso… ri-averci dopo esserci persi. Ri-sento le loro storie e assurdi. Io che in questi mesi ho acceso dentro me pressanti domande sul senso dei percorsi, il paradosso delle decisioni, l’interruzione dei progetti, il tremore sulla propria missione… io, che mi perdo in tutte queste pretese, vedo che i miei amici non hanno né percorsi, né missioni, né scelte, nemmeno sanno narrarsi. Io che mi sono persa in tutte queste borghesi richieste, io, qua e ora, smetto di perdermi. Loro sono i miei amici e non sarebbe giusto avere per me qualcosa che loro non possono permettersi. Si chiama amicizia, signore e signori. Mentre scendo dal mio io, dal mio volere, dal mio pretendere, non smetto di chiedere per loro, per me, per tutti, il filo … il filo che lega tutto sotto questo cielo, le proprie e tutte le storie in un Unico progetto. Lo chiedo umilmente. Ri-abbraccio me stessa, mi saluto con gli occhi umidi e mi dico: Ciao Paula, bentornata! (altro…)
Ago 22, 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Ero sposata da poco quando mio marito si ammalò gravemente. Nello stesso momento scoprii di aspettare un bambino». Comincia così il racconto di una giovane donna nigeriana. Lontana dalla propria famiglia e sola, si appella alla famiglia del marito. Ma trova la porta chiusa. «Quello che abbiamo vissuto dopo è stato un inferno». Fortunatamente, in seguito, altre porte si sono aperte. Quelle di Casa Alba. E per lei, come per tante altre giovani donne in difficoltà, è cominciato un nuovo giorno. «Non so come sarei sopravvissuta diversamente. Ora, grazie a Dio, le cose sono migliorate». Casa Alba è un progetto del Movimento dei Focolari in Nigeria. Dapprima, per molti anni, è chiamata semplicemente “Casa Gen” (Generazione nuova). Solo successivamente Chiara Lubich propone di chiamarla “Alba”, con l’auspicio che possa diventare una vera casa per tante ragazze in difficoltà provenienti da tutta la Nigeria. Qui in tante, alcune sottratte dalla strada, trovano accoglienza e imparano un mestiere. Le attività del cucito (poi trasformatosi in un corso) e del batik (arte della colorazione del tessuto), che inizialmente servono a racimolare qualche soldo, diventano un vero e proprio progetto di recupero. La formazione morale e spirituale è parte integrante del programma. Fine maggio 2017. Nel centro Mariapoli di Onitsha si festeggia il 25˚ anniversario di Casa Alba, un intero fine settimana e una messa conclusiva all’aperto. 400 gli invitati, molti dei quali indossano il tipico coloratissimo costume africano, dipinto proprio con la tecnica batik. Celebra la messa il Vescovo Ausiliare, il Rev. Denis Chidi Isizoh. «Focolare significa fuoco – dice durante l’omelia -. Il fuoco dell’incoraggiamento, dell’evangelizzazione, dell’amore». Descrive gli incontri personali avuti con Chiara Lubich, mentre lavorava con il card. Arinze al Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Poi continua: «Uno scolaro francese ha scritto “Penso dunque sono”. Un africano non lo direbbe mai. Gli africani direbbero “Siamo quindi sono”. Sono una persona perché appartengo a una comunità, a un gruppo. Questo è quanto i membri del Movimento dei Focolari ci dicono: quando siamo uniti come una comunità allora ritroviamo noi stessi».
Un passo indietro. Qualche tempo prima, Elde de Souza, responsabile di Casa Alba, si reca dal Vescovo Denis per informarlo delle difficoltà economiche del progetto e della sua imminente sospensione. Per tutta risposta, il vescovo rinnova la sua fiducia e rilancia. Al posto della chiusura, propone di festeggiare in grande stile il 25˚ anniversario di attività della Casa: «Il Focolare in Nigeria è troppo silenzioso!». L’intera comunità si mobilita, non potendo restare insensibile a una tale proposta. Tutti, grandi e piccoli, si mettono al lavoro. L’entusiasmo del Vescovo Denise è contagioso: «La Nigeria è un luogo felice. Noi siamo gente felice. Alcuni però non lo sono. Sono veramente in difficoltà. Questa è l’esperienza della vita», ma tutti possiamo unire le nostre sofferenze a quella di Gesù sulla croce, conclude. Tutte le “ragazze” di Casa Alba sono presenti. Alcune sono adolescenti, altre già nonne. La festa è l’occasione per ri-intrecciare percorsi e storie. «Ha cambiato me e la mia vita». «Prima ero una persona collerica, qui mi sono rasserenata». «Quello che ho vissuto qui mi ha aiutato per tutta la vita». «Una meraviglia ascoltare come questo piccolo seme abbia dato tanti frutti» commenta “Mama Regina”, 83 anni, una delle prime educatrici. Il giorno dopo, il quotidiano dell’arcidiocesi di Onitsha (due milioni di cattolici) definisce l’anniversario «uno spettacolare evento colorato». Si legge: «Il Movimento dei Focolari ha asciugato le lacrime di giovani senza speranza, che ora vivono al di sopra del livello di povertà grazie alle abilità acquisite a Casa Alba». Canali radio e TV ne parlano. Il giornale regionale stampa un appello per raccogliere fondi per rilanciare il progetto. Comincia un nuovo giorno anche per Casa Alba. (altro…)
Ago 21, 2017 | Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Eugene è un ingegnere, Ann un tecnico informatico. «Ma – precisa lei – dopo 10 anni di brillante carriera ho deciso di dedicarmi completamente al nostro progetto di famiglia. Subito dopo questa decisione, l’attesa di un bambino ci ha riempito di gioia». A novembre 2009 la felicità per la nascita di Erin dura poco. Dopo due settimane, il 6 dicembre, notando una certa difficoltà a nutrirla, decidono di portare la piccola in ospedale. Dopo alcuni accertamenti, la diagnosi parla di sepsi neonatale e meningite, potenzialmente letale. Eugene e Ann rivivono quei momenti con commozione. «Era il 7 dicembre – ricorda Eugene – il mattino presto abbiamo rinnovato il nostro “sì” alla volontà di Dio. Subito dopo il medico ci informa che l’infezione era in uno stadio avanzato e la bambina in condizioni critiche. Il pomeriggio, Erin ha ricevuto il battesimo». Il giorno dopo, il battito è debole, gli occhi insensibili alla luce. I medici consigliano di trasferirla in un ospedale più attrezzato, e più costoso. Sempre Eugene: «Ann mi ha aiutato a compiere un atto di fede, accettando di fare tutto e di preoccuparci delle spese in seguito. Ho chiesto a Dio: “Perché?”. In ambulanza cercavo di stimolarla, accarezzandola e cantandole la ninna nanna. Il battito stava cessando. Ma in fondo continuavamo a credere che ci fosse una ragione, anche se incomprensibile. Ancora una volta pronunciamo il nostro “sì”. Al pronto soccorso, vedendo il suo corpicino pieno di aghi e tubicini, non potevamo non piangere, rendendoci conto della gravità della situazione. Era l’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione di Maria. Nella cappella dell’ospedale Le affidiamo la nostra piccola». Ann: «La situazione era critica, l’infezione sembrava aver raggiunto il cervello. In passato, ci dicono i medici, altri pazienti in analoghe condizioni non erano sopravvissuti o erano rimasti handicappati. Ci restava solo da sperare e pregare. Ancora prove, trasfusioni, ulteriori esami. Erin sembrava un piccolo Gesù crocifisso, sofferente e impotente. Potevamo solo stare anche noi “ai piedi della croce”, come Maria».
Riprende Eugene: «Ci guardavamo, assicurandoci l’un l’altro il nostro amore e il desiderio di restare uniti. Quella notte, ci siamo chiesti se fossimo davvero pronti a qualsiasi cosa. Ann si ricordò di Abramo, pronto a sacrificare il figlio Isacco. E di Giobbe, fedele anche quando aveva perso tutto: “Il Signore dà, il Signore prende”. Erin non era nostra, apparteneva a Dio». Ann si illumina: «Con il passare dei giorni, notavamo però dei miglioramenti. Erin rispondeva bene alle cure. Un esame approfondito rivelò che l’attività cerebrale era normale, nonostante la gravità dell’infezione. Presto i medici e gli infermieri lo definirono un piccolo miracolo. Giorno dopo giorno, diventava sempre più forte, una piccola donna che combatteva coraggiosamente per vivere. Grazie a lei, abbiamo imparato che “essere” è più importante di “avere” o “fare”. Ci stava insegnando la vita». Eugene: « In ospedale abbiamo trascorso il nostro primo Natale in tre. In mezzo a tante incertezze ci siamo ricordati quello che Chiara Lubich aveva detto: “Solo Dio è fonte di gioia e di felicità piena”. Ci sostenevano la presenza di Gesù in mezzo a noi, la comunità dei Focolari, la famiglia e gli amici. Dopo 23 giorni siamo tornati a casa. Erin era guarita del tutto». Conclude Ann: «Come tutti, abbiamo anche noi le nostre preoccupazioni. Ma sappiamo che le nostre figlie appartengono prima di tutto a Dio. Compito di noi genitori è accompagnarli nella scoperta del disegno che Dio ha su di loro». Mentre parlano, Erin, vivacissima, gioca allegra con la sorellina Anica. 7 e 5 anni di gioia e spensieratezza. (altro…)
Ago 20, 2017 | Focolari nel Mondo
La Giornata Mondiale di Preghiera per il Creato (1˚ settembre) venne istituita dalla Chiesa Ortodossa nel 1989. Da allora, molte altre Chiese cristiane si sono unite alla celebrazione, tra cui la Chiesa Cattolica, dopo la Lettera enciclica di Papa Francesco Laudato sì sulla cura della casa comune. La tutela e la salvaguardia dell’ambiente, la responsabilità e l’attenzione verso ogni uomo e verso l’ambiente in cui vive, con particolare riguardo ai poveri e ai dimenticati, saranno i temi al centro delle iniziative e della preghiera comune che si svolgeranno in diversi Paesi. (altro…)
Ago 19, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo
O encontro de formação, com foco na reflexão do tema “Fraternidade” e sua aplicação no Direito, terá como um de seus palestrantes o Ministro do Superior Tribunal de Justiça (STJ), Reynaldo da Fonseca, tendo como público-alvo magistrados, membros do ministério publico, advogados, graduandos, além de outros profissionais da área. De acordo com a desembargadora Maria do Perpétuo Socorro Guedes Moura, o congresso é uma das atividades do grupo Comunhão e Direito, que atualmente contempla operadores do direito dos mais diversos ramos, como juízes promotores, advogados, defensores públicos, delegados, alunos, professores universitários, dentre outros.
“É um congresso que está sendo organizado criteriosamente e que pretende contribuir para a formação da comunidade acadêmica, trazendo à baila a temática Direito e Fraternidade que consideramos imprescindível para o estudo e aplicação do Direito atualmente”, destacou a magistrada.

A desembargadora frisou que o grupo Comunhão e Direito tem avançado significativamente na capital amazonense e o congresso Norte-Nordeste será uma das muitas ações práticas do colegiado. “Estamos, há aproximadamente dez anos trabalhando no grupo que, no último ano evoluiu de forma significativa, inclusive com um grupo de estudo e de pesquisa científica que hoje agrega todos os coordenadores de curso de Direito que se reúnem mensalmente e que dentre alguns avanços conseguiram trazer a temática da Fraternidade para o centro das discussões acadêmicas.” Tendo como tema “Direito e Fraternidade: em busca da concretização”, o 3º Congresso Norte-Nordeste de Comunhão e Direito, por meio de painéis de discussão e diálogo tratará dos seguintes temas:
- “Comunhão e Direito: proposta e trajetória de um percurso”,
- “A fraternidade como categoria jurídica”,
- “Fraternidade e Filosofia do Direito”,
- “Fraternidade e Direito Constitucional”,
- “O papel da Justiça na Proteção do Direito das Minorias”, dentre outros temas.
O congresso contará ainda com palestras do Ministro do Superior Tribunal de Justiça (STJ), Reynaldo da Fonseca e dos professores doutores, profissionais e especialistas na docência de Ciências Jurídicas: Carlos Augusto Alcantara Machado, Olga Oliveira, Luciane Barzotto, Luis Barzotto, Paulo Muniz, Josiane Verones, Geralda Rossetto, Clara Machado, Stéphano Pedroso, Carlos Eduardo Santos, Fábio Miranda e Munir Cury. O congresso conta com a mobilização da comunidade acadêmica das faculdades FAMETRO, UniNilton Lins, UNINORTE/Laureate, ULBRA, Martha Falcão/DeVry, CIESA, UNIP, além da Universidade Federal do Amazonas (UFAM) e Universidade do Estado do Amazonas (UEA).
Serviço: Data: 23, 24 e 25 de agosto Local: Avenida André Araújo, s/nº, Aleixo. Auditório Des. Arthur Virgílio do Carmo Ribeiro, situado no 2º andar do edifício Des. José de Jesus Ferreira Lopes – anexo à sede do TJAM.
Ago 19, 2017 | Centro internazionale, Spiritualità
Il pregare non consiste, propriamente, nel fatto di dedicare tempo, durante il giorno, alla meditazione o nel leggere qualche brano della Sacra Scrittura o di testi di santi, e nel cercare di pensare a Dio o a se stessi per una nostra riforma interiore. Questo non è il pregare nella sua essenza. Così pure la recita del rosario o delle preghiere del mattino e della sera. Sono espressioni senz’altro tutte atte a farci entrare in rapporto con Dio e ad estrinsecarne la realtà intima, ma che tuttavia non coincidono mai completamente con essa. Al limite, una persona può fare queste cose durante tutto il giorno e non aver mai pregato un minuto. Fra la preghiera e le preghiere passa infatti una differenza sostanziale che cercherò di illustrare iniziando dalla preghiera più inconscia, ma non per questo meno essenziale. Quando di notte i nostri occhi si alzano a guardare il cielo stellato, vedono un universo di sterminata bellezza che incanta e stupisce nella sua tacita obbedienza a una legge: la legge di vita e di armonia che fin dall’inizio lo ha costituito e che in ogni attimo lo sostiene; legge che da sola testimonia il Creatore. Se così è degli astri del cielo, così è delle piante e dei fiori, che ‘sanno’ quando sbocciare e fiorire, quando fruttificare e morire. Una profonda relazione lega dunque tutti gli esseri viventi a Dio; relazione che – oso dire – è profonda preghiera perché essi, con il loro solo esistere, inconsciamente lo riconoscono e lo seguono “narrandone la gloria”. (Sal 18,2). Ma questa recondita preghiera trova espressione – e la più alta, perché cosciente e libera – anche nell’uomo. È la preghiera che nasce quando questi, ancor prima di entrare in colloquio con Dio, lo riconosce come Padre che lo ha creato e lo sostiene nell’essere al pari di tutto l’universo. Il rapporto con Dio si staglia allora nella sua realtà di fondamento vitale e medicinale insieme. Un rapporto quindi che l’uomo è chiamato a stabilire quotidianamente con lui o a domandarglielo, così come alcuni maestri dello spirito, in un‘originale esegesi dell’invocazione del Padre Nostro: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, invitano a fare. Il pregare, per essere veramente tale, esige innanzitutto un rapporto con Gesù: andare con lo spirito al di là della nostra condizione umana, delle nostre occupazioni, delle nostre preghiere, pur belle e necessarie, e stabilire questo rapporto intimo, personale con lui. […] Vediamo allora i diversi modi in cui tale rapporto può svilupparsi. Inizio da una forma di preghiera, che apparentemente può non sembrare tale, è la preghiera di offerta. La vive chi, prostrato dalle sofferenze fisiche o spirituali, incapace di tutto, perfino di parlare, offre a Dio, anche se in uno spazio di un solo istante, tutta la sua esistenza. Per questo tale forma di preghiera può considerarsi come la più profonda, perché innesta l’anima in quel punto ove il contatto con Dio si fa immediato e diretto. Ma anche il lavoro può assumere la forma di una preghiera di offerta. Penso in particolare a coloro che durante il giorno sono sopraffatti dalla fatica fisica, tanto da essere quasi impossibilitati a raccogliere le forze necessarie per dedicarsi a pregare. Ebbene anch’essi, se al mattino con una semplice intenzione offriranno a Dio la loro giornata, avvertiranno di vivere in continua relazione con lui e alla sera, nel silenzio di un pur breve raccoglimento, troveranno l’unione con lui. È questo, in fondo, ciò cui l’umanità di oggi si mostra particolarmente sensibile, che cioè tutto l’universo e quanto in esso si compie si possa trasformare in una grande preghiera che incessantemente si leva a Dio. Pasquale Foresi, da “Luce che si incarna” – Ed. Città Nuova, Roma 2014, pagg. 31-32-33. (altro…)
Ago 18, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Chi, come me, pur volendo dare sempre il meglio di sé, si è trovato in difficoltà? Volevamo trattare bene chi avevamo intorno ma abbiamo risposto male, volevamo aiutare ma siamo stati di intralcio, volevamo dare ma è prevalso l’egoismo. È per questo che io e alcuni miei amici abbiamo pensato a una possibile soluzione. Tutto è iniziato da due di noi che avevano riscontrato delle difficoltà a dare sempre il meglio di sé, allora hanno capito che il modo migliore per applicarsi era un supporto reciproco: è più facile voler bene e rispettare gli altri sapendo che qualcuno da qualche parte sta cercando di fare lo stesso. Stava iniziando a nascere una prima forma di “patto” per cui ognuno si impegnava nella sua realtà ad essere costante nella sua sfida a dare il meglio di sé nei rapporti con gli altri. Questa promessa però non si è fermata a loro, infatti ce l’hanno raccontata poco tempo dopo e, confrontandoci, ci siamo ritrovati nei loro panni.
A quel punto abbiamo preso parte alla promessa anche noi mettendoci del nostro. Abbiamo, infatti, trovato un simbolo che ci aiutasse a ricordare il “patto” quotidianamente e che, di conseguenza, ci fosse di sostegno: un braccialetto di spago bianco. Abbiamo interiorizzato questo “patto” e lo abbiamo inserito nella nostra vita. Dato che ci è stato di grande aiuto, abbiamo deciso di diffonderlo nella nostra città raccontando l’esperienza a tutti quelli che conoscevamo. Da qui si è innescata una reazione a catena e la notizia di questo “patto” ha iniziato a diffondersi in tutta Italia. Nell’ultimo mese abbiamo ricevuto molte foto e racconti di esperienze di persone che hanno aderito; perciò adesso vogliamo invitare chiunque sia interessato ad attaccarsi al polso il braccialetto bianco e incominciare con noi questa sfida. Se volete altre informazioni oppure condividere con noi ciò che vivete, quello che di bello vi è successo a vivere così dando il meglio di voi ogni momento, scriveteci a: ilpattobraccialetto@gmail.com Le più belle testimonianze troveranno spazio anche sul nostro giornale “Teens”. Da Teens online (altro…)