Mag 4, 2023 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo
Il viaggio in Asia e Oceania di Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente del Movimento dei Focolari, continua verso le isole Fiji dopo aver concluso la seconda tappa in terra nipponica. Ecco qualche aggiornamento sul loro soggiorno in Giappone. ありがとう Arigato Grazie 思いやり Omoiyari Attenzione verso l’altro 健康 Kenko Salute 平和 Heiwa Pace 美しさ Utsukushisa Bellezza 正直 Shojiki” Onestà
Secondo un’indagine della TV nazionale nipponica NHK, sono queste le sei parole più amate dai giapponesi. Descrivono bene l’anima di questo popolo e il valore che dà all’armonia nella vita sociale e con la natura. Ed è nella ricchissima cultura del Giappone che Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente del Movimento dei Focolari, insieme alla delegazione del Centro del Movimento, si sono immersi, per la seconda tappa del viaggio nella zona dell’Est Asia dal 25 aprile al 2 maggio 2023.
La Chiesa in Giappone: ricreare la comunità
Ad aprire loro le porte del “Paese del Sol levante” è l’arcivescovo di Tokyo, Mons. Tarcisius Isao Kikuchi, che definisce la Chiesa cattolica locale “piccola e silenziosa”. I cristiani sono 536.000; lo 0.4% su una popolazione di 130 milioni dove le religioni buddista e shintoista sono maggioritarie, ma stabilire quale sia quella principale è difficile, visto che molti giapponesi le seguono entrambi e vi è quindi la tendenza ad accomunare diversi elementi di varie religioni. Ha spiegato che lo stile di vita attuale sta portando ad una disgregazione della famiglia e questo provoca nelle persone solitudine e alienazione. “C’è bisogno di ricreare la comunità – ha detto – e il Focolare può essere un aiuto per la Chiesa. Vi incoraggio a far conoscere la vostra spiritualità prima di tutto ai vescovi (in Giappone sono 16), perché, attraverso di loro arrivi alle comunità”.
Con la visita a Mons. Leo Boccardi, Nunzio apostolico a Tokyo, il discorso è proseguito: in Asia i cristiani non sono che il 2%. Qual è dunque il loro ruolo? Anche il Nunzio incoraggia i Focolari a diffondere il carisma della fraternità. “In Giappone c’è ordine, rispetto tra le persone – spiega – ma c’è anche molta indifferenza. La pandemia ha lasciato una ferita aperta: dobbiamo recuperare i rapporti”.
“Ho visto la chiesa nascente”, aveva scritto Igino Giordani (Foco), già nel 1959, cogliendo la sacralità della storia cristiana di questo Paese, quando andò a Tokyo, su invito delle Suore Canossiane. Fu lui a gettare il primo seme della spiritualità dell’unità in questa terra. I focolari arriveranno solo nel 1976 e ’77 ed oggi sono tre, a Tokyo e Nagasaki, mentre la comunità conta circa un migliaio di persone sparse nelle cinque isole principali dell’arcipelago giapponese.
Tra modernità, tradizione e sete di spiritualità
Otto giorni, però, sono davvero pochi per conoscere nel profondo l’anima di un popolo, per questo ogni incontro e scambio è prezioso per Margaret Karram e Jesús Morán , come pure la visita ad alcuni luoghi di Tokyo come il Santuario shintoista Menji Jingu o il quartiere ultramoderno di Shimbuya. È così che il Giappone mostra il suo volto multiforme: è uno dei Paesi tra i più avanzati del pianeta, eppure saldamente legato alla tradizione. La società è molto omogenea e privilegia il bene comune rispetto all’individuo. Il popolo è dotato di sensibilità, delicatezza e attenzione verso l’altro ed anche di grande capacità lavorativa e senso del dovere.
I giapponesi sono guidati dal “sentire del cuore” che sa cogliere dai fatti concreti ciò che è essenziale. Ed è significativo che i primi ad incontrare la Presidente e il Copresidente dei Focolari siano stati proprio i giovani del Movimento, i Gen. Con loro hanno trovato una bella sintonia, raccontandosi reciprocamente, in un clima di semplicità e famiglia. La stessa profondità di rapporti e comunione che hanno sperimentato anche negli incontri con le focolarine e i focolarini e le volontarie e i volontari.
Gesuiti e Focolari insieme, segno di speranza per il mondo
Il 29 aprile l’ateneo cattolico di Tokyo, Sophia University, ospita l’atteso simposio “Can we be a sign of hope for the world?” (Possiamo essere un segno di speranza per il mondo?), a cui Margaret Karram e Jesús Morán sono invitati come relatori. Il seminario propone un incontro d’eccezione tra due carismi, quello “storico” di Sant’Ignazio, che ha portato il cristianesimo in Giappone nel XVI secolo e il carisma di Chiara Lubich. Al centro ci sono i temi del dialogo e dell’unità in un contesto sociale e religioso assetato di spiritualità. Gli altri oratori sono i padri Renzo De Luca, provinciale dei Gesuiti in Giappone, Augustine Sali e Juan Haidar, docenti presso l’università.
Dagli interventi emerge tutta la potenzialità di questa sinergia. Margaret Karram apre, dicendo che la speranza è ciò di cui l’umanità ha più bisogno e la si può ritrovare mettendo in atto il dialogo senza stancarsi mai, anche con chi è molto diverso da noi. E conclude: “I piccoli e grandi sforzi di dialogo che ciascuno di noi può compiere, di relazioni sentite e calorose, sono la solida base su cui costruire un mondo più fraterno”.
P. De Luca spiega come il dialogo sia parte del DNA dei cristiani giapponesi fin dagli inizi. “Durante le persecuzioni non hanno ricambiato la violenza ricevuta con altra violenza, per questo i Papi li hanno presentati al mondo come modello”. P. Sali riflette sulle sfide della Chiesa giapponese di fronte alla secolarizzazione che deve trovare nuove modalità di dialogo per offrire la spiritualità cristiana alla comunità globale.
E il Cammino sinodale che la Chiesa cattolica sta compiendo – spiega Jesús nel suo intervento – può essere una risposta, ma è tale solo se animato dalla comunione. “Comunione e sinodalità portano naturalmente ad un nuovo impulso nel dialogo, sempre più necessario data la crescente polarizzazione delle società a tutti i livelli”.
P. Haidar torna sul tema della speranza e assicura che “Non abbiamo motivo per perderla, perché il bene è più forte del male e Dio è sempre dalla parte del bene”.
Qualcuno dei partecipanti al simposio definisce questo riflettere insieme, Gesuiti e Focolari, come una “reazione chimica” che può produrre nuova vita. “Ho capito che per dialogare occorre coraggio, perseveranza e pazienza; soprattutto devo iniziare a farlo in prima persona”.
“Aprite il cuore a tutti”, la consegna di Margaret Karram alla comunità dei Focolari
“Siamo qui perché vogliamo condividere quello che abbiamo ricevuto in dono da Dio” dicono Natzumi e Masaki, aprendo l’incontro della comunità dei Focolari in Giappone, quello stesso pomeriggio. C’è gioia ed emozione nel ritrovarsi per la prima volta in presenza, dopo quasi tre anni e mezzo, in seguito alla pandemia. Le testimonianze dicono la grande fedeltà nel vivere il Vangelo nel quotidiano in un contesto sociale spesso ostile, per l’indifferenza o la distanza sociale. Una volontaria tocca un punto sfidante per tutti i cristiani in Giappone: la difficoltà nella trasmissione della fede, specialmente alle nuove generazioni. “Se vivi la Parola – risponde Jesús Morán – puoi stare sicura che stai trasmettendo Gesù. Noi vorremmo ottenere risultati, ma a Gesù questo non interessa perché Lui vuole toccare le persone con la Sua vita. DiamoGli tutto, poi Lui raccoglierà ciò che vuole e come vuole”.
“Avete un messaggio per la comunità dei Focolari in Giappone?” È l’ultima domanda a sorpresa per la Presidente e il Copresidente-.
“Il messaggio è il dialogo – risponde la Karram -. V’incoraggio ad una nuova apertura del cuore verso tutti. È vero che qui i cristiani sono una minoranza, ma la nostra vocazione, come membri dei Focolari, è andare verso gli altri con coraggio e aprire nuove strade per costruire la fraternità e un mondo in pace”.
“Il nostro specifico è vivere l’unità – continua Morán – per questo ciascuno di noi è in piena vocazione. Siamo ‘sacramento dell’amore di Dio’ per gli altri, come dice Chiara Lubich. Che nessuno si senta solo, ma andate avanti insieme, perché la fede si vive insieme”.
In visita alla Rissho Kosei-kai: siamo un’unica famiglia
Il 1 maggio scorso, 42 anni dopo Chiara Lubich, anche Margaret Karram e la delegazione dei Focolari che l’accompagna, entrano nella grande aula sacra del Centro della Rissho Kosei-kai (RKK).
È difficile descrivere la gioia e la commozione, visibili sui volti di tutti: è l’abbraccio tra fratelli e sorelle che da molti anni camminano insieme. Un calore espresso dal Presidente Nichiko Niwano e della figlia Kosho.
La Rissho Kosei-kai è un movimento buddista laico, fondato nel 1938 dal reverendo Nikkyo Niwano. Conta circa un milione di fedeli in Giappone, con centri in diversi Paesi. È molto attivo nella promozione della pace e del benessere attraverso azioni umanitarie e di cooperazione. Nel 1979 Nikkyo Niwano vede Chiara per la prima volta. “Ho incontrato una persona straordinaria con cui posso vivere in comunione” dirà di lei. Da allora il rapporto tra i due movimenti non si è mai interrotto. “Oggi siamo qui come un’unica grande famiglia – dice Margaret Karram nel suo indirizzo di saluto ai numerosi presenti e a quanti seguono la cerimonia via Web – ciò che sta più a cuore a tutta l’umanità è il valore supremo della pace. (…). Insieme possiamo essere un segno di speranza nel mondo; insieme, come un’unica famiglia, i nostri due Movimenti possono essere piccole luci che brillano nella società, vivendo la compassione e l’amore, che sono le nostre armi più potenti”.
“Oggi è un giorno che non dimenticheremo – fa seguito Nichiko Niwano – di cui essere grati perché i nostri movimenti si incontrano: sono fratelli e hanno così tanto in comune”. “E’ il dialogo tra noi a renderci tali – prosegue la figlia Kosho, futuro successore alla presidenza della RKK – ringrazio mio nonno Nikkyo Niwano che ha fatto del dialogo e dell’incontro il fondamento della mia vita”.
“Abbiamo vissuto una mattinata di raccoglimento e sacralità – conclude la Karram – e porto con me quanto ho imparato grazie a voi: essere sempre grata di quel che ricevo in dono. Rinnovo l’impegno dei Focolari ad andare avanti insieme per realizzare il sogno di un mondo migliore”.
Stefania Tanesini
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Apr 30, 2023 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
Giunta alla sua 28esima edizione, dal 1 al 7 maggio 2023, torna la Settimana Mondo Unito, il laboratorio ed expo globale di azioni e iniziative per la fraternità, l’unità e la pace tra le persone e i popoli, promossa dalle comunità del Movimento dei Focolari in tutto il mondo. Il 1 maggio l’inaugurazione, in diretta Youtube, dalla cittadella internazionale dei Focolari di Loppiano (Italia). Il 7 maggio la conclusione con la staffetta mondiale “Run4Unity”, sostenuta e promossa dalla Piattaforma di Iniziative Laudato Si’ del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede. Una comunità di Pont-à-Mousson, in Francia, convertirà lo sport e i chilometri percorsi in alberi da piantare nella parrocchia gemella in Burkina-Faso. Proprio lì, a Bobo Dioulasso, i Giovani per un Mondo Unito del Sahel cammineranno lungo le strade della città, per ripulirla dalla plastica, con cui costruiranno una simbolica “montagna della pace”. A S. Mauro Pascoli, in Italia, ragazzi e adulti, insieme promuovono sport ecologici per sensibilizzare alla cura dell’ambiente e raccogliere fondi per procurare attrezzature sportive ai giovani ciclisti in Ucraina. A Palawan, nelle Filippine, centinaia di persone puliranno le spiagge pubbliche, per curare la natura e la salute dei loro concittadini. Spiegano: “Crediamo che oggi più che mai, l’unità e la fraternità possono essere raggiunte solo se ci prendiamo cura, se ci prendiamo la responsabilità di occuparci insieme del pianeta, con azioni concrete, cominciando da dove siamo”. Dal Paraguay all’India, passando per il Togo, il Benin, il Libano, fino all’Australia, sono centinaia le iniziative come queste, di piccole e grandi dimensioni messe in campo con le stesse motivazioni ideali. È quello che succede ogni anno, in tutto il mondo, per celebrare la Settimana Mondo Unito. Sette giorni di laboratorio ed expo, promossi dalle comunità del Movimento dei Focolari nel mondo in sinergia con altri movimenti, associazioni, istituzioni locali che ne condividono i valori, per sensibilizzare l’opinione pubblica alla pace, alla cura dell’ambiente, alla conversione ecologica, alla cura integrale della persona che parte dalla fraternità concreta. Tema principale della 28° edizione è la cura dell’umanità e del pianeta. Si intitola infatti: “Dare to Care: le Persone, il Pianeta e la nostra conversione ecologica”. Temi resi ancora più urgenti dal presente che viviamo, con gli effetti catastrofici della crisi climatica e il proliferare di disumani focolai di guerra e conflitti un po’ ovunque nel Pianeta. Le iniziative che durante l’anno si attivano nel mondo su questi temi, trovano in questa settimana una vetrina in tanti appuntamenti, virtuali e in presenza, diversi a seconda dei luoghi e delle comunità che li promuovono: expo, rassegna di eventi culturali, laboratorio di dialogo e idee, azioni solidali o ecologiche, eventi sportivi. Se localmente si punta a incidere sull’opinione pubblica dei rispettivi Paesi, l’obiettivo internazionale è di illuminare di speranza la Casa Comune, partendo dalla perseverante e instancabile azione del popolo che si impegna per costruire la fraternità. Partner principale della Settimana Mondo Unito 2023 è il Movimento Laudato sì. La Settimana Mondo Unito è co-finanziata dall’Unione Europea attraverso il progetto AFR.E.SH”.
Gli eventi internazionali della Settimana Mondo Unito
La sera del 30 aprile, alle 21.00, ora italiana, si attenderà l’inizio della Settimana Mondo Unito con il concerto “The reason we care” (la ragione per cui ce ne prendiamo cura), della band internazionale Gen Rosso, trasmesso dal loro canale YouTube ufficiale (https://youtube.com/@GenRossoOfficial). Il concerto è frutto degli ultimi anni di lavoro della band che, attraverso la musica, ha portato avanti attività di accoglienza e formazione con giovani profughi e migranti in Bosnia-Herzegovina e Libano.
Il 1 maggio alle 12.00, un grande spettacolo, intitolato “Common Ground, me you and us“, trasmesso in diretta mondiale dal palco dell’Auditorium della cittadella di Loppiano (Italia), inaugurerà la 28sima edizione della Settimana Mondo Unito. La proposta? Riscoprire il valore della cura, del prendersi cura di sé e dell’altro, delle relazioni che ci legano e del rapporto con la Madre Terra. Nel programma, le testimonianze di giovani changemaker, italiani e di vari Paesi del mondo, impegnati in rete e, spesso, coraggiosamente controcorrente, nella cura delle persone e dell’ambiente, per il bene comune dei loro popoli. Come Mimmy del Burundi che, nell’ambito della lotta contro l’inquinamento della plastica, è stata eletta ambasciatrice “plastica zero”, perché, con la sua associazione, trasforma la plastica in lastre ecologiche e pianta alberi nel Parco Nazionale di Rusizi. O Ivan, che a Damaguete, nelle Filippine, con la sua comunità, si prende cura del suo popolo attraverso l’impegno in favore dell’ambiente marino e piantando mangrovie, perché dice: “Essendo uno dei Paesi più poveri dell’Asia, la pesca è un mezzo di sostentamento di molti. La nostra gente ha bisogno del mare per sopravvivere, per la vita quotidiana”. La diretta sarà visibile sul sito www.unitedworldproject.org.
Sabato 6 maggio sarà la volta di Peace Got Talent, evento artistico promosso dalla rete “Living Peace International” che, prendendo spunto dal noto format televisivo, darà spazio a giovani talenti impegnati nel promuovere la pace attraverso la musica, il canto e la danza. Ogni pezzo in gara è frutto ed espressione di progetti informali di educazione alla pace. Tra le scuole e i gruppi partecipanti, anche quelli provenienti da Ucraina, Siria, Russia, Myanmar, Congo: Paesi toccati dalla guerra e dai conflitti armati, che non hanno voluto rinunciare a portare i loro canti e le loro voci di speranza. La diretta sarà trasmessa sul sito www.unitedworldproject.org.
Domenica 7 maggio, più di 200.000 adolescenti, giovani e famiglie in molti Paesi e centinaia di città parteciperanno a “Run4Unity”, una staffetta mondiale che unirà in modo trasversale etnie, culture e religioni per costruire la pace e piantare alberi. Sostenuta e promossa dalla Piattaforma di Iniziative Laudato Si’ del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede, Run4Unity 2023 è guidata dai ragazzi del Movimento dei Focolari. I partecipanti di tutte le età si prenderanno cura del proprio corpo attraverso l’esercizio fisico e si prenderanno cura della Terra scambiando i chilometri percorsi o i minuti di esercizio con alberi da piantare in tutto il mondo (https://www.teens4unity.org/run4unity). Run4Unity prenderà il via dalle Isole Fiji, cioè dal primo fuso orario che dà inizio ad un nuovo giorno con un Paese ecologicamente simbolico, perché già fortemente colpito dal cambiamento climatico. Da lì, i giovani si passeranno il “testimone” virtuale da un fuso orario all’altro attraverso una serie di videoconferenze nelle 24 ore successive, per concludere con le comunità della California. I partecipanti correranno, faranno jogging, cammineranno o parteciperanno a eventi sportivi locali, alcuni dei quali si svolgeranno in luoghi simbolo della pace, ai confini tra Paesi o comunità in conflitto o in posti ecologicamente significativi, per testimoniare l’unità e la pace. Tra i partecipanti ci saranno alcune delle 1000 scuole della Laudato Si’ in tutto il mondo, impegnate nell’educazione ecologica attraverso la Piattaforma di Iniziative Laudato Si’, come pure gruppi e scuole che fanno parte del Progetto Living Peace International. Tutti gli eventi locali della Settimana Mondo Unito 2023 sono consultabili alla pagina: https://www.unitedworldproject.org/uww2023/.
Tamara Pastorell (Foto: Pixabay)
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Apr 28, 2023 | Testimonianze di Vita, Vite vissute
Un legame profondo in cui non c’è in gioco solo il nostro destino ma anche il destino dell’altro, la sua storia. È questa l’amicizia vera: un bene gratuito, a fondo perduto; una relazione autentica dove ciascuno, nel sostenere l’altro, alla fine ritrova sempre sé stesso. L’amico in difficoltà Stavo andando al lavoro in auto quando per la strada ho adocchiato un ex collega di università. Gli ho dato un passaggio e lui durante il tragitto mi ha raccontato i suoi problemi: a causa del Covid, aveva perso il suo lavoro di cameriere; inoltre, l’alloggio dove abitava era privo di acqua calda e di elettricità, perché non aveva pagato le bollette. Spontaneo il mio invito a farsi la doccia e lavare i vestiti da me, quando ne aveva bisogno. Lui ha accettato ben volentieri. Un giorno è venuto come al solito, non stava bene, ma non ha avuto il coraggio di dirmelo. Dopo due giorni, ho scoperto di avere il Covid. Quando l’amico l’ha saputo, ha capito che era stato lui a contagiarmi, per cui non se la sentiva di tornare a lavarsi da me. Io però l’ho rassicurato che non avevo niente contro di lui, e abbiamo ricominciato a frequentarci. Se ho trovato la forza di andare incontro a questo mio fratello, è stato perché come cristiano mi sento chiamato a fermarmi per cogliere le esigenze e i bisogni del prossimo, per aiutarlo e amarlo come Gesù ci dice nel Vangelo. (Steve – Burundi) Matrimonio in crisi Dal Brasile, patria del suo “grande amore”, Brigitte mi aveva scritto che suo marito, diventato alcolista, aveva abbandonato lei e i tre figli. Col consenso di mio marito decisi di andarla a trovare. Anche se il viaggio era una spesa pesante per la nostra economia, il desiderio di essere vicina a questa amica di lunga data prevalse. Ritrovai Brigitte distrutta, delusa, disorientata; si chiedeva perché quella sorte: lontana dalla patria e dai parenti, sola, fallita in tutti i sensi. Parlammo della possibilità di un ritorno in Francia. Lei però non vedeva positivo per i figli il totale allontanamento dal padre. Potevo capirla. Per la sua economia, mentre ero lì, contattai la casa editrice dove lavoro, che le affidò delle traduzioni in francese. Ma il vero dono per Brigitte, ed anche per me, fu che, ricordando la nostra gioventù, ripensando alle domande sulla fede e al desiderio di costruire un mondo più umano, sembrò che quel sogno si rianimasse. Finalmente lei stessa individuò il modo più concreto di impegnarsi per gli altri, una via verso la ricostruzione. Ripartii rinfrancata. (J.P. – Francia)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno IX – n.1- marzo-aprile 2023) (altro…)
Apr 27, 2023 | Focolari nel Mondo
Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente del Movimento dei Focolari, hanno appena concluso la tappa coreana del loro primo viaggio ufficiale in Asia e Oceania, che, a seguire, li condurrà in visita in Giappone, Isole Fiji, Australia e Indonesia, fino al 25 maggio prossimo. Ecco un breve aggiornamento su quanto accaduto in Corea.
“Insegnaci, Signore, a camminare insieme, con lo sguardo nella stessa direzione, uniti dalla stessa mèta, alla ricerca degli stessi valori verso Colui che ci ama e ci attende: è il fondamento di ogni nuova amicizia”.
Questa preghiera, che il 22 aprile scorso ha aperto l’incontro dei 160 focolarini e focolarine della zona dell’Est Asia (con diversi collegati online), esprime bene il senso del primo viaggio ufficiale di Margaret Karram e Jesús Morán in Asia e Oceania. La prima tappa è in Corea, poi visiteranno il Giappone, le Isole Fiji, l’Australia ed infine l’Indonesia. Li accompagnano Rita Moussallem e Antonio Salimbeni, consiglieri della zona e corresponsabili per il dialogo interreligioso dei Focolari. In Est Asia (la zona comprende la Corea, il Giappone e l’area geografica di lingua cinese), il Movimento è presente dalla fine degli anni ’60 – in Corea padre Francesco Shim ha portato la spiritualità dell’unità nel 1967 e ad Hong Kong si è aperto il primo focolare nel 1970. Tra membri interni e aderenti sono circa 10.000 le persone che in questo pezzo d’Asia vivono la spiritualità dell’unità.
Margaret Karram: ripartire dal dialogo
“Perché ha scelto proprio l’Asia per il suo primo viaggio?”, domanda a Margaret il reporter del “Catholic Chinmoon”, il principale settimanale cattolico coreano. “Sono qui per ascoltare, conoscere, imparare ma soprattutto per amare il ‘continente della speranza’” – risponde. La ricchezza spirituale di questi popoli sarà un dono per tutti. Sento che è importantissimo ravvivare nel Movimento la via del dialogo, lo strumento per eccellenza per costruire la pace, il bene di cui il mondo oggi ha più bisogno”.
Corea: tra contraddizioni e speranza di pace
Con i suoi quasi 10 milioni di abitanti, la capitale Seoul mostra il volto di una nazione che da 50 anni corre veloce e si è trasformata in uno degli stati più avanzati e tecnologici del pianeta. “Velocità, efficienza e competitività sono i caratteri distintivi della moderna società coreana – spiega Matteo Choi, giornalista e focolarino coreano – sia dal punto di vista economico che culturale, ma questo porta con sé molte contraddizioni”. “Qui si pone grande enfasi sul risultato – aggiunge Kil Jeong Woo, delegato del Movimento politico per l’Unita in Corea – con un sistema accademico altamente competitivo e una forte etica del lavoro. Abbiamo problemi di disuguaglianza sociale, ma è in atto uno sforzo per affrontare tutto questo attraverso riforme sociali e politiche, ma i progressi sono lenti a venire.”
La Chiesa coreana, ponte in una società divisa
L’Arcivescovo di Seul, Mons. Pietro Chung Soon-taek, evidenzia tra le sfide sociali anche conflitti intergenerazionali e l’invecchiamento della popolazione. “Nella Chiesa – spiega – il rischio è quello di chiuderci nelle nostre comunità. C’è bisogno di aprirsi ed è questo il contributo che i Focolari possono portare”. Margaret Karram e Jesús Morán hanno incontrato poi Mons. Taddeo Cho, Arcivescovo di Daegu, Mons. Augustino Kim, Vescovo di Daejeon e Mons. Simon Kim, Vescovo di Cheng-ju. Nel clima sociale e politico di forte polarizzazione tra progressisti e conservatori, la Chiesa cerca di essere un ponte e di agire come antidoto alla secolarizzazione che in particolare colpisce i giovani.
Dialoghi e ‘inondazioni’: il cammino è avviato
Il Movimento dei Focolari in Corea porta il suo contributo al dialogo ecumenico ed interreligioso, e nei vari ambiti culturali. Un esempio è stato l’evento del 14 aprile a Seoul, dal titolo: “Il dialogo diventa la cultura della famiglia umana”. Sono intervenuti rappresentanti di diverse Chiese cristiane, di varie Religioni, esponenti degli ambiti sociali, animati da uno spirito costruttivo di collaborazione per la riconciliazione sociale e la pace. “E’ molto importante che ognuno possa generare ambienti che aprono le porte al ‘dialogo della vita’ – ha detto Margaret Karram nel suo intervento – mettendo in pratica gli insegnamenti della propria fede religiosa”. Jesús Morán ha incoraggiato a proseguire su questo cammino comune: “Non importa la grandezza o piccolezza delle cose che si fanno. L’importante è che portino il germe del nuovo. Le testimonianze che avete presentato hanno questa impronta”. Sa Young-in, Direttrice dell’Ufficio ONU per il Buddismo Won, ha detto che da giovane sognava un “villaggio religioso” dove i credenti di varie religioni potessero condividere amore, grazia e misericordia. “Quello che io immaginavo – ha detto – mi sembra di vederlo realizzato qui, oggi”.
Gen 2: “Coraggio e avanti!”
Il 15 aprile erano in 80 giovani al Centro Mariapoli: 70 gen dalla Corea, 9 da Hong Kong e altri collegati dal Giappone e dalle aree di lingua cinese. Hanno portato a Margaret e Jesús il frutto del lavoro fatto in quattro workshop su come incarnare la spiritualità dell’unità nella vita di tutti i giorni; i rapporti dentro e fuori dal Movimento; le difficoltà nel trovare la propria identità umana e spirituale e su come “sognano” il Movimento. “La nostra identità è una – ha detto loro Margaret. Non siamo prima gen, poi diventiamo altro quando andiamo, ad esempio, all’università. Il dono della spiritualità che abbiamo ricevuto ci rende persone libere; ci dona il coraggio e la forza di annunciare ciò che siamo e quello in cui crediamo e vorrei dire anche a voi quello che il Papa ha detto a me, quando sono stata eletta presidente: ‘coraggio e avanti’”. “Dopo la partenza di Chiara Lubich – dice un gen – ci sono stati momenti in cui ho sentito nostalgia e buio. Oggi la vicinanza, la fiducia e l’ascolto di Margaret e Jesús mi incoraggiano molto. Mi fanno capire ancora una volta che l’eredità di Chiara è un dono di Dio adatto ad ogni epoca”.
Cittadella Armonia
Il 16 aprile scorso Margaret Karram e Jesús Morán sono andati sul terreno che il Movimento ha ricevuto in dono a una settantina di chilometri a Sud di Seoul, per realizzare un sogno già espresso da Chiara nella sua visita in Corea nel 1982: la nascita di una cittadella di formazione e testimonianza della vita evangelica e della spiritualità dell’unità per questo pezzo d’Asia. Alla presenza di circa 200 persone – membri dei Focolari, benefattori e amici che hanno contribuito nei modi più vari – il terreno è stato benedetto e a suggello, è stata interrata una medaglia della Madonna. “Affidiamo a Lei questa Opera – ha concluso Margaret – e chiediamole di aiutarci ad aderire ai piani di Dio che magari non conosciamo, ma Lui è più grande di noi e se Gli diamo la nostra disponibilità e generosità, potrà operare.”
In visita a Sungsimdang
Tutto è iniziato nel 1956, con due sacchi di farina per fare il pane al vapore da vendere davanti alla stazione di Daejeon. Oggi Sungsimdang è diventata l’impresa di ristorazione più famosa della città e, con i suoi 848 dipendenti, dal 1999 vive in tutto e per tutto lo spirito di Economia di Comunione (EdC). Margaret e Jesús l’hanno visitata, incontrando con gioia Fedes Im e la moglie Amata Kim, proprietari e volontari del Movimento. “Non ho studiato amministrazione o management – racconta Fedes – ma ho seguito Chiara”. “Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini”, è il motto che lei ha dato all’azienda che serve 10.000 clienti al giorno e da sempre vive la condivisione, portando quotidianamente il pane ad oltre 80 centri di assistenza sociale. Ma ciò che colpisce è lo stile delle relazioni e del lavoro: “Per noi – racconta la figlia Sole, a capo del settore ristorazione – tutte le persone hanno lo stesso valore: uomini e donne, ricchi e poveri, manager e dipendenti, fornitori e clienti. Cerchiamo di mettere la persona al centro di ogni nostra decisione”. Jesús Morán ha sottolineato l’importanza dell’impatto dell’azienda sul territorio, prerogativa delle imprese che operano secondo lo stile di EdC, e Margaret Karram ha paragonato la testimonianza di questa azienda a quella di una cittadella di cui si può dire “venite e vedete”. “E questa – ha detto – è la medicina più grande che il mondo attende”.
Ascoltare, conoscere, condividere
Le giornate coreane di Margaret e Jesús sono intense e varie: c’è tempo anche per una tappa turistica all’antico sito di Bulguksa, per conoscere le radici della cultura buddhista nazionale. Con i suoi templi millenari, immersi in una natura fresca è una giornata davvero rigenerante! Poi ci sono i numerosi incontri con i membri del Movimento di questa vasta zona, come il gioioso pomeriggio con i focolarini e alcuni membri dell’area di lingua cinese. Il momento con gli 80 sacerdoti, religiose e i religiosi è stato un’esperienza di ‘cenacolo’, con testimonianze di fedeltà e di vita evangelica autentica, in un colloquio intimo con Margaret e Jesús. Il 23 aprile, poi, è stata la volta dell’attesissimo incontro con tutti i membri del Movimento; erano presenti in 1.200, con circa 200 collegati online da vari Paesi. È una festa straordinaria, che raccoglie popoli e culture che difficilmente vedremmo danzare e cantare sullo stesso palco e gioire gli uni della bellezza e ricchezza degli altri. Forse è per questo che qualcuno definisce l’evento “un miracolo” e il seme di una società rinnovata dall’unità.
Nel dialogo, Margaret Karram e Jesús Morán rispondono su vari argomenti, insieme ai consiglieri Rita e Antonio: il “disegno” del continente asiatico, l’attualità del dialogo tra le religioni. Alla domanda su come avere un rapporto più profondo con Gesù Eucaristia, Jesús spiega che non si tratta di ‘sentire’ il rapporto con Lui, ma di viverlo, perché l’Eucaristia alimenta tutta la nostra persona e ci fa vivere a corpo, nell’amore agli altri”. A proposito del calo delle vocazioni nel Movimento, Margaret dice che per i giovani sono importanti i rapporti personali e la testimonianza autentica degli adulti. “Se la nostra vita è frutto dell’unione con Dio ed è coerente col Vangelo, loro saranno attirati, perché prendono ispirazione da chi ‘osa’ vivere per Dio e così comprenderanno dove Lui li chiama”. All’ultima domanda su come devono essere i nostri rapporti per poter dialogare con tutti, Margaret Karram risponde con un’esperienza: “Questo anno abbiamo approfondito la nostra vita di preghiera e l’amore verso Dio, un amore ‘verticale’ potremmo dire, come quei pini i cui rami vanno verso l’alto. L’altro giorno, passeggiando, ho visto un albero che mi è piaciuto moltissimo: i suoi rami erano aperti, si estendevano verso fuori; si intrecciavano con altri alberi. Così dovrebbero essere i nostri rapporti: le nostre braccia dovrebbero essere sempre aperte, andare verso gli altri; dovremmo avere il cuore spalancato sulle gioie, i dolori e la vita di tutte le persone che ci passano accanto”. “È l’ora dell’Asia”, aveva scritto Chiara Lubich già nel 1986, durante il suo primo viaggio in queste terre; sono parole che oggi manifestano tutta la loro attualità e il valore profetico.
Stefania Tanesini
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Apr 20, 2023 | Collegamento, Testimonianze di Vita
Jean Paul è un giovane burundese che nel 2015, in un momento di ripetuti conflitti interni nel Paese, subisce un agguato che mette in serio pericolo la sua vita. Un’esperienza in cui il dolore viene trasformato dalla fede e sorretto dall’amore di tanti nel mondo, diventando così terreno fertile dove testimoniare concretamente l’amore di Dio. https://www.youtube.com/watch?v=I1X3Mgzmvcc&list=PL9YsVtizqrYvw5ZXc6BHbs8vczVhp5xz6 Copyright 2023 © CSC Audiovisivi (altro…)
Apr 17, 2023 | Cultura, Sociale
Da quasi dieci anni si è avviato un progetto di dialogo tra socialisti/marxisti e cristiani europei che porta il nome di DIALOP. Abbiamo incontrato alcuni dei protagonisti di questo dialogo pochi giorni fa, in visita al Centro Internazionale dei Focolari a Rocca di Papa (Italia) “Penso che con l’elezione di papa Francesco la situazione sia cambiata completamente, sostanzialmente. Non solo per la Chiesa cattolica, ma anche per tutte le forze filosofiche e culturali che si sentono in opposizione
al neoliberismo. Perché quello che insegna il Papa è – direi – un modo di unire, che è contrario al consumismo individuale. Questo porta il Papa e le parti della Chiesa che lo seguono in una posizione vicina alla posizione della sinistra, che cerca di enfatizzare i valori collettivi comuni”. Così si esprime Walter Baier uno degli esponenti di DIALOP, un progetto di dialogo tra socialisti/marxisti e cristiani, che coinvolge intellettuali, accademici, politici, attivisti e studenti di diversi Paesi europei. “Crediamo che il dialogo sia il modo migliore per realizzare un vero cambiamento e lavoriamo per trasformare il mondo in un posto migliore in cui vivere”, dicono. L’esperianza di DIALOP ha avuto inizio durante l’udienza privata che papa Francesco ha concesso a due politici di sinistra: Alexis Tsipras della Grecia e Walter Baier dell’Austria, insieme a Franz Kronreif del Movimento dei Focolari, il 18 settembre 2014. In quell’occasione la conversazione si è incentrata sulla crisi ambientale e sulla crisi sociale mondiale. Al termine dell’udienza papa Francesco li ha invitati ad avviare un dialogo trasversale, capace di coinvolgere gli strati più ampi della società e soprattutto i giovani. “Rappresento il partito della Sinistra Europea da tre mesi – si presenta Baier -. Sono un principiante. Il Partito della Sinistra Europea è ora composto da 35 partiti provenienti da 27 Paesi europei. I Paesi appartengono all’Unione europea e direi che la nostra comprensione dell’Europa deve essere veramente molto più ampia che guardare solo alla parte privilegiata dell’Europa, se lo vogliamo. Prendiamo sul serio il paneuropeismo, che dobbiamo comprendere, cioè l’Europa non solo è diversa, ma è anche lacerata da profonde divisioni sociali ed economiche. E una delle richieste fondamentali della sinistra dovrebbe essere quella di realizzarlo. Raggiungere un tenore di vita dignitoso in tutte le parti d’Europa per la nostra famiglia. Qualcosa che abbiamo imparato anche attraverso l’essere insieme ai nostri amici cristiani in dialogo è il consenso differenziato e il dissenso qualificato che sono davvero un metodo molto, molto utile”.
Cornelia Hildebrandt appartiene a Trasform! Europe di fronte alle guerre in corso non dubita: “L’affermazione di papa Francesco che ogni guerra è un fallimento della politica è condivisa da noi di sinistra. In questi tempi ricchi di conflitti, pensiamo, che il dialogo non sia solo una necessità urgente, ma un imperativo categorico. Ci vuole tutta la nostra forza per imporre una pace sostenibile contro la distruzione dell’ambiente, le condizioni di vita delle persone contro l’imbarbarimento”. Dialogare significa accogliere l’altro nella propria casa. É diventare ospite dell’invitato. Non è solo uno strumento, ma un incontro costante, un percorso di esperienza intellettuale e spirituale condivisa, in cui la peculiarità dei rispettivi partner non scompare, ma si dispiega e si sviluppa più chiaramente. Con questi incontri, gli opposti diventano complementari. Ed è proprio Hilodebrandt che spiega il concetto del consenso differenziato e del dissenso qualificato: “Adottiamo e adattiamo un metodo che viene utilizzato nell’ecumenismo tra le Chiese cristiane. Le affermazioni di base formulate in modo incoerente della società umana e del mondo devono formare una solida base. Affinché i partner possano parlare e agire insieme, le dichiarazioni di base comuni devono fare esplicito riferimento a testi originali per essere compatibili con le rispettive tradizioni della Chiesa cattolica e della sinistra di Transform! Europe e oltre. E poi si tratta di formulare domande con precisione. E da qui può partire la ricerca di dichiarazioni chiare comuni, che rispecchino la propria tradizione e si arricchiscano”.
Angelina Giannopoulou, è una giovane greca di Tranform! Europe, che con decisa veemenza racconta la propria esperienza di camino in Dialop e sottolinea l’importanza della presenza giovanile, per il presente ed il futuro di questa realtà. Fa inoltre presente anche il “Progetto DialogUE”, in collaborazione con la Comunità Europea e un consorzio di 14 Organizzazioni della società civile, che avrà uno spazio importante alla Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona (Portogallo) con una giornata dedicata alla comunicazione che vedrà la partecipazione di politici, esperti e giovani. Seguiranno in altri momenti altri simposi su ecologia e politiche sociali. “Non possiamo adattarci alla situazione in cui ci troviamo oggi in Europa e nel mondo, penso che questa sia la vocazione più forte di Dialop” conclude Walter Baier.
Carlos Mana
Per maggiore informazione e accedere al “DIALOP Position Paper” si può visitare il sito di Dialop (https://dialop.eu/). (altro…)
Apr 16, 2023 | Chiara Lubich
In occasione della Giornata dedicata alle buone azioni, condividiamo il messaggio di Pace e di speranza racchiuso nella “Regola d’oro”, lanciato da Chiara Lubich ai tantissimi ragazzi riuniti al Colosseo in occasione del Supercongresso dei Ragazzi per l’unità, il 26 maggio 2002. https://youtu.be/rYJMco7Tkis (altro…)
Apr 15, 2023 | Parola di Vita, Spiritualità, Vite vissute
Per un cristiano la Risurrezione è un fatto concreto, qualcosa che accade, un incontro che cambia ogni umana prospettiva; è l’evento che ci ricorda che la nostra cittadinanza è in cielo ed è lì che la nostra vita deve puntare, in alto, testimoniando li dove ci troviamo quei valori che Gesù per primo portò sulla terra. L’altro come qualcuno da amare Studio medicina e frequento il quarto anno. Nell’ambiente dell’ospedale il malato quasi sempre viene utilizzato come oggetto di studio. Ognuno è un “caso”, rappresenta una malattia. Di solito durante le lezioni pratiche ogni paziente viene esaminato da trenta studenti. Quanto a me, ho fatto presto a rendermi conto che per il paziente una simile norma può risultare scomoda e molte volte dolorosa, per cui quando toccava a me prendere parte alla lezione replicavo: “No, non vado, il malato ha già sofferto molto. Non mi piacerebbe essere trattata così. Quando arriverà il prossimo paziente, sarò la prima ad esaminarlo”. I miei compagni controbattevano che facendo così non avrei mai imparato e non sarei mai diventata un buon medico, ma dopo, senza che io lo sapessi, hanno proposto loro stessi al professore titolare che ogni paziente venisse esaminato soltanto da cinque studenti al massimo. Tutta la classe ha voluto firmare la richiesta e il professore è stato d’accordo. La conclusione è che con questo metodo s’impara meglio e i malati si sentono rispettati. (Regina – Brasile) Aprire una finestra A volte una caduta con frattura alla spalla ti cambia improvvisamente la vita: vacanze, occuparmi dei nipoti, fare le spese… Tutto ora ricade su mia moglie che da quando è in pensione ha anche smesso di usare l’auto. Un giorno la nipotina, con la quale tante volte abbiamo fatto un gioco che consiste nel cercare il positivo nel negativo, mi chiede dov’è il positivo in questa immobilità non voluta. Rispondo che la mia nuova condizione mi sta facendo scoprire che prima facevo tante cose trascinato come un pezzo di legno in un fiume. Esiste sempre un’altra possibilità oltre a quella programmata, come una finestra nuova che si apre nella tua camera e ti mostra un paesaggio che prima non vedevi. La nipotina tace pensierosa. Poi, come svegliata da una scoperta, riprende: “Nonno, ho una compagna di classe con un brutto carattere. Oltre a dire parolacce è sempre arrabbiata con tutti. Tutti evitiamo di parlare con lei e si è creato una specie di muro che la isola. Forse anche io devo aprire una finestra verso di lei”. Non potevo sentire parole più belle. (H.N. – Slovacchia)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno IX – n.1- marzo-aprile 2023) (altro…)
Apr 14, 2023 | Centro internazionale, Sociale, Tutela minori
Proponiamo l’intervista realizzata da Adriana Masotti di Vatican News a Joachim Schwind, focolarino e membro del Consiglio generale al Centro Internazionale dei Focolari. È stato pubblicato nei giorni scorsi sul sito internazionale del Movimento il primo resoconto sui casi di abuso su minori e adulti vulnerabili e su quelli di tipo spirituale e di autorità avvenuti al suo interno. Oltre ai dati sulle segnalazioni, presenta le misure di riparazione, le nuove procedure d’indagine e le attività di formazione alla tutela integrale della persona. Nell’intervista, Joachim Schwind, focolarino sacerdote e membro del Consiglio generale, spiega il cammino intrapreso “Vi scriviamo per dare un resoconto pubblico sui dati relativi alle segnalazioni e sulle misure che abbiamo intrapreso come Movimento dei Focolari, a causa della piaga degli abusi sessuali su minori e persone vulnerabili e abusi di coscienza, spirituali, di autorità su adulti, che ha colpito anche noi”. Così, in una lettera aperta pubblicata sul sito del Movimento, la presidente Margaret Karram e il copresidente Jésus Morán presentano il primo report sulla gestione dei casi di abuso accaduti all’interno del Movimento. Il documento, che avrà cadenza annuale, arriva ad un anno dall’incarico affidato nel 2020 a GCPS Consulting di indagare sui gravi casi di abuso sessuale ad opera di un ex focolarino francese, J.M.M., caso che ha dato il via ad una presa di coscienza del problema e quindi alla decisione di dare inizio ad un percorso, su più fronti, per garantire la prevenzione e la salvaguardia integrale della persona in tutti gli ambiti e ambienti in cui si svolgono le attività dei Focolari e per contrastare questo crimine. Le vittime al centro: la richiesta di perdono Nella lettera, presidente e copresidente chiedono innanzitutto perdono a ciascuna vittima a nome di tutto il Movimento. Esprimono alle vittime e ai sopravvissuti una profonda gratitudine, come anche alle famiglie e alle comunità coinvolte, non solo in Francia, ma in tutti i Paesi dove sono emersi casi di abuso, perché grazie alla loro collaborazione e soprattutto al coraggio nell’affrontare e portare alla luce questi crimini, il Movimento oggi sta portando avanti con maggiore consapevolezza nuovi impegni e procedure riguardo la tutela delle persone. Le persone che hanno subito abusi occupano in questo processo un posto centrale e prioritario. L’ascolto, la richiesta di perdono, l’offerta di aiuto e il percorso riparativo sono il punto di partenza. La nuova Commissione Indipendente Centrale Il resoconto si compone di diverse parti e presenta i dati relativi agli abusi pervenuti alla Commissione per il Benessere e la Tutela della Persona (CO.BE.TU.) dal 2014 anno, della sua costituzione e dunque della raccolta sistematica delle segnalazioni, fino a dicembre 2022. Un’altra sezione è dedicata alle misure messe in atto o in fase d’implementazione, in risposta alle raccomandazioni dell’indagine indipendente di GCPS Consulting. Nel testo si annuncia che, a partire dal 1° maggio 2023, per la gestione delle segnalazioni entrerà in carica la Commissione Indipendente Centrale e terminerà il compito della CO.BE.TU. Il resoconto presenta inoltre il “Protocollo per la gestione dei casi di abuso nel Movimento dei Focolari” e le “Linee di sostegno e riparazione finanziaria in caso di abusi sessuali su minori/adulti vulnerabili”. E’ previsto infine un Organo di Vigilanza nominato dalla presidente e formato da almeno cinque membri esterni al Movimento. Alcuni dati presentati nel resoconto Secondo i dati riportati nel testo pubblicato il totale delle segnalazioni di abusi ammonta a 61. Quanto alle vittime: 17 denunce si riferiscono a adulti vulnerabili, 28 a giovani tra i 14 e i 18 anni, 13 a meno di 14 anni, 2 segnalazioni riguardano il possesso di materiale pedopornografico. 66 il totale degli autori di abusi di cui 63 uomini e 3 donne. 20 dei responsabili di abusi accertati sono stati dimessi, 9 sottoposti a sanzioni, altri casi sono ancora pendenti. Infine, 39 casi sono avvenuti in Europa, 15 nelle Americhe, 3 tra Asia/Oceania e 4 in Africa. Per il capitolo sugli abusi sessuali, di coscienza, spirituali e di autorità nei confronti di adulti, le segnalazioni sono state 22, 31 gli autori più alcuni non ancora identificati, 12 sono uomini e 19 donne. La distribuzione delle segnalazioni per area geografica vedono: 16 casi in Europa, 3 nelle Americhe, 2 in Africa e 1 tra Asia e Oceania. Una rete per l’accoglienza e l’ascolto delle vittime All’interno del Movimento dei Focolari verranno rafforzate o istituite le Commissioni locali per il benessere e la tutela dei minori e delle persone vulnerabili con la presenza di professionisti negli ambiti del sostegno psicologico, legale, pedagogico e formativo, con il compito di accogliere denunce, testimonianze e di avviare i procedimenti d’indagine. Le commissioni locali potranno offrire anche un punto d’ascolto per chiunque desideri condividere la propria esperienza di abuso, violenza, disagio di vario tipo, avvalendosi anche – se richiesto – di una consulenza per un percorso successivo. In alcuni Paesi, come in Francia, in Germania e in altre nazioni, questi punti di ascolto sono già attivi. Inoltre, verrà istituita una Commissione disciplinare centrale, composta in maggioranza da professionisti esterni, al fine di valutare la responsabilità dei dirigenti del Movimento dei Focolari nella gestione degli abusi di vario tipo. Schwind: una vergogna che richiede un grande cambiamento Joachim Schwind è un sacerdote del Movimento dei Focolari, teologo e giornalista di origini tedesche. E’ membro del Consiglio generale del Movimento e co-responsabile della Commissione incaricata per la realizzazione delle raccomandazioni del rapporto redatto da GCPS Consulting. Ai nostri microfoni ripercorre quanto è stato fatto sulla questione degli abusi, a partire da quell’indagine, e descrive come i responsabili e le comunità del Movimento hanno vissuto ciò che è emerso: Qual è stato il punto iniziale di questo nuovo percorso a tutela della persona? Da che cosa si è partiti? Non so se parlare di un punto iniziale, ma piuttosto di un punto decisivo. E quello è stato senz’altro, un anno fa, la pubblicazione del rapporto della società inglese GCPS che ha indagato su questo caso di abuso in Francia. Non era il punto iniziale perché già dal 2011 erano in atto delle misure, ma assolutamente insufficienti, insoddisfacenti. Invece questo rapporto ha provocato un grande shock e una grande vergogna in tutto il Movimento, per l’estensione, per la durata di questo caso, per il numero delle vittime, ma anche per il fallimento nella nostra gestione di questa situazione, nel coordinamento delle nostre strutture organizzative e governative. Ed era importante la scelta di pubblicare questo rapporto “senza se e senza ma”, anche se qualcuno avrebbe desiderato discutere alcune parti, però per noi significava accettare l’umiliazione che conteneva questo rapporto, accettare il fatto che non siamo meglio di altri. Però va detto che alla base di questo non stava la nostra scelta, ma il coraggio delle vittime che avevano fatto la denuncia e che avevano segnalato quanto era accaduto. Deve essere stato molto doloroso venire a conoscenza di casi di abusi sessuali perpetrati all’interno del Movimento. Quali sono state le prime reazioni? Quali in particolare le reazioni dei responsabili del Movimento a livello centrale? Certo, come ho detto è stato profondamente doloroso, scioccante e vergognoso. Le prime reazioni sono state quelle di riconoscere i fatti, di chiedere perdono. Questo l’avevano già fatto l’allora presidente, Maria Voce, nel 2019 e l’ha fatto di nuovo l’attuale presidente, Margaret Karam e il nostro co-presidente Jésus Morán. Dire poi quali sono state le reazioni di un Movimento mondiale non è facile, perché siamo diffusi in tutto il mondo, in tutti i contesti culturali e perciò abbiamo vissuto tutto il ventaglio di reazioni che possono esserci: shock, incredulità, vergogna, però anche ricerca di giustificazioni. C’era chi cercava di spiegare la situazione come un caso singolare, dicendo che gli autori erano malati, che queste cose non ci toccano, o che non riguardavano il proprio Paese ecc… C’era la rabbia, la rabbia dei genitori che avevano affidato al Movimento i loro figli, le loro figlie. Ci sono state alcune persone che sono uscite dal Movimento, altre che volevano andare a fondo di queste situazioni, c’era chi sentiva di dover fare qualche cosa e poi di “voltare pagina”. E in questo contesto è stato molto indicativo quanto ci ha detto il nostro co-presidente in un incontro, che “questa pagina va letta fino in fondo prima di girarla”. Davanti a questa realtà, quali sono state le decisioni prese, prima di tutto riguardo alle denunce che erano arrivate? La prima cosa che abbiamo fatto al livello di responsabili è stato un pellegrinaggio insieme, con una liturgia di richiesta di perdono, di riconciliazione davanti a Dio. Abbiamo creato una Commissione, della quale sono membro, che aveva il compito di specificare le misure da intraprendere. Abbiamo cercato in tanti, a partire dalla presidente e dal co-presidente, il contatto con le vittime, e anch’io personalmente devo dire che i contatti con le vittime e i sopravvissuti sono state le cose più preziose di tutto questo percorso. La decisione forse più importante è stata poi quella della riforma della Commissione indipendente che ha avuto il compito di indagare sui casi di abuso. E in quella riforma la parte più evidente e più importante è che d’ora in poi ogni abuso sessuale verrà segnalato alle autorità giudiziarie. Nei Paesi dove c’è l’obbligo di denuncia la segnalazione viene fatta immediatamente appena arriva da noi e, dove la legge non lo prevede, si fa una specie di indagine e di accertamento sulla verosimiglianza, fatta questa, viene passata anche lì la segnalazione alle autorità giudiziarie. Poi, con la riforma di questa Commissione, abbiamo cercato di accelerare le procedure, sempre pensando alle vittime che non devono aspettare troppo tempo una volta che hanno preso il coraggio di segnalare. Abbiamo cercato anche di liberare questa Commissione da altri compiti, in particolare quello della formazione, per garantire un percorso più veloce di tutte le procedure, mentre la formazione passa ad una Commissione apposita. Poi abbiamo creato in diverse nazioni punti di ascolto per rendere più facile procedere alle segnalazioni, perché spesso non è così facile prendere il coraggio per farlo. L’altro fronte di impegno è stato quello della prevenzione degli abusi e della formazione alla tutela integrale della persona di tutti gli appartenenti al Movimento. C’è stata in questo una mobilitazione importante…. Certo, quello della prevenzione è il punto forse più importante e in questo contesto ci ha aiutato anche qualche esperto esterno, perché dopo la pubblicazione del report GCPS, eravamo tentati di cercare di realizzare tutto, però c’era anche il rischio di perderci un po’ nel mare delle misure che intendevamo intraprendere. E ci è stato consigliato di concentrarci prima di tutto sul fatto di creare degli ambienti sicuri nel Movimento, cioè che gli spazi del Movimento, gli incontri, i posti, i luoghi siano spazi sicuri. Certo, la sicurezza al 100% non esiste mai, però si deve aumentare a tutti i costi l’attenzione e la sensibilizzazione di tutti e questo richiede formazione, formazione, formazione. La nostra scelta è stata non solo quella di continuare la formazione per gli stessi formatori, gli educatori e gli animatori, che era già in atto, ma di creare percorsi di formazione per tutti i membri del Movimento e abbiamo lanciato la sfida molto ambiziosa che entro due anni ogni membro del Movimento dei Focolari deve aver fatto almeno un corso base per la prevenzione e la protezione dei minori contro gli abusi sessuali. Non solo abusi di tipo sessuale su persone vulnerabili, ma anche spirituali e di autorità. Anche di questo si parla nel resoconto pubblicato. E qui entriamo in un ambito forse più sottile, più difficile da decifrare. Che cosa può dirci a questo proposito? Come si configurano e ci sono state denunce in merito a questo? È molto importante parlare di abusi spirituali, di autorità, di potere, di coscienza. Importante perché gli abusi sessuali quasi sempre sono abusi di potere. Allora il problema che sta alla base non è la questione della sessualità, ma proprio l’abuso della coscienza, l’abuso spirituale, l’abuso di dipendenze legate al potere. Ed è vero, come dice lei, che è molto difficile decifrare che cosa è abuso spirituale. Già il termine non è ancora chiaro e ben definito e penso che questo si rispecchia anche nei numeri relativamente bassi di casi di questo tipo che abbiamo pubblicato nel nostro resoconto. C’è un percorso da fare che è iniziato e in questo ci aiuteranno i punti di ascolto dei quali ho già parlato. Poi ci sono anche persone che hanno sofferto un abuso di potere e che non vogliono fare una segnalazione presso una commissione, ma che chiedono proprio di parlare con chi ha fatto loro del male. Chiedono mediazione, colloquio, magari anche un percorso di riconciliazione. E poi ci sono altri che non hanno ancora trovato il coraggio di denunciare. In tutto questo penso sia molto importante un cambiamento di cultura e per noi c’è stato un momento molto significativo quando, nel settembre scorso, i responsabili del Movimento di tutte le zone del mondo si sono incontrati nel nostro Centro internazionalee insieme con il Consiglio generale, e per diversi giorni abbiamo parlato delle nostre esperienze, abbiamo preso noi il coraggio dell’ascolto, il coraggio della parola e abbiamo cercato di creare una nuova cultura di apertura, di ascolto, di racconto. Poi anche lì ci vuole formazione, distinzione del foro interno e foro esterno, come consiglia il Papa alla Chiesa, formazione alla coscienza, formazione alla prevalenza assoluta della dignità umana. Sappiamo che il potere porta sempre un rischio, allora il nostro è un percorso che è iniziato e lo stiamo ancora raffinando. Vanno riviste le procedure di scelta dei responsabili e ora c’è molto più coinvolgimento della base nella scelta dei candidati e poi va realizzata anche l’alternanza nei ruoli di governo. Che cosa significa per il Movimento dei Focolari rendere pubblico ciò che riguarda la questione abusi? Avrebbe potuto anche scegliere di non farlo… Quale il messaggio che si vuol lanciare? Io non direi che vogliamo lanciare un messaggio con questo resoconto, perché questo potrebbe sembrare che vogliamo curare la nostra immagine. Penso che prima di tutto dobbiamo chiedere perdono ad ogni persona che ha sofferto per l’inadeguatezza delle nostre forme di governo, di controllo, di responsabilità. E poi dobbiamo ringraziare coloro che hanno trovato il coraggio di denunciare e di farci sentire anche la loro rabbia. A loro soprattutto, con la pubblicazione di questo resoconto, vogliamo dire che non l’hanno fatto invano e che il cammino della nostra conversione e riparazione è solo iniziato ma durerà. E penso che uno dei segnali più forti di questo resoconto stia nel semplice fatto che è l’inizio di una serie perchè ci siamo impegnati a pubblicare d’ora in poi ogni anno una tale relazione. E questo permette alle vittime e all’opinione pubblica di seguire e di controllare il nostro percorso e anche all’interno del nostro Movimento, e questo fatto ci costringerà a non mollare mai.
Adriana Masotti – Città del Vaticano
Fonte: Vatican News (altro…)
Apr 10, 2023 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
- Data di Morte: 11/04/2023
- Branca di Appartenenza: Volontaria
- Nazione: Italia
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