Movimento dei Focolari
Chiara Luce: premio Solidarity

Chiara Luce: premio Solidarity

Al via la prima edizione del premio annuale promosso dalla Fondazione Chiara Badano Ti piace aiutare concretamente gli altri? Hai un’idea su un progetto di solidarietà e non vedi l’ora di avviarlo? Bene, c’è un’iniziativa che potrebbe interessarti. Il 29 ottobre 2022 durante l’anniversario della nascita della Beata Chiara Luce Badano, la Fondazione che tiene viva la sua memoria ha istituito la prima edizione del Premio Solidarity. È un evento annuale per promuovere progetti di solidarietà in ogni parte del mondo. Chiara Luce fin da piccola ha mostrato la sua passione per i più bisognosi, i più deboli, gli emarginati della società, anziani e bambini in particolare. Per questo motivo la Fondazione Chiara Badano ha deciso di istituire questo premio. L’obiettivo è infatti di sostenere e incentivare progetti per la promozione di azioni positive rivolte alle fasce deboli della popolazione (anziani, persone con disabilità, immigrati…) e azioni volte al contrasto dello sfruttamento e della violenza su donne e bambini, nuove povertà e per la salvaguardia del pianeta. Il premio individuerà ogni anno un progetto innovativo su specifiche tematiche di rilievo sociale, con l’obiettivo di diffonderne i contenuti per farne patrimonio comune. Lo scopo sarà sostenere il progetto attraverso un contributo economico di 2mila euro, incentivarlo attraverso una comunicazione efficace sui social media e aprirlo a nuove forme di sostegno. Al premio possono aderire organizzazioni e gruppi, anche informali, composti in maggioranza da giovani under 30, con un progetto che promuova e sostenga la cultura e la pratica della solidarietà. La scadenza per la presentazione dei progetti (20 gennaio 2023) è stata prorogata al 20 febbraio. Per maggiori info leggi il bando. La Fondazione Chiara Badano promuove inoltre anche il Premio Art, un’iniziativa per dare ai giovani la possibilità di esprimere – attraverso talenti artistici – quanto lo stile di vita di Chiara Luce li abbia affascinati e ispirati. A marzo 2023 uscirà il bando per la sesta edizione. www.chiarabadano.org

Lorenzo Russo

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Bambini per la pace

KidsAction4Peace è l’iniziativa alla quale aderiscono i più giovani del Movimento dei Focolari, i e le Gen4 ed i e le Gen3, che invitano i bambini e le bambine a mettersi in gioco per costruire la pace. Un modo semplice ma concreto per guardare a chi, in questo momento, vive la sofferenza e l’ingiustizia della guerra. Per dare un contributo, abbiamo tempo dal 25 al 30 gennaio 2023 Ciao a tutti! Siamo alcuni bambini e ragazzi che ci impegniamo a costruire la pace a scuola, a casa, nello sport cercando di essere gentili e di aiutare chi ha bisogno. Come possiamo aiutare i nostri amici che si trovano in mezzo alla guerra? Chiediamo ai nostri capi di Governo o di Stato di aiutare i popoli in guerra a fare la pace! Vuoi darci una mano anche tu?

  1. Fai un disegno, o scrivi una poesia o una letterina sulla pace.
  2. Scrivi sopra lo slogan #KidsAction4Peace (puoi anche chiedere a un adulto di fare la foto e metterla sui social con questo slogan).
  3. Spediscila tra il 25 e il 30 gennaio all’indirizzo postale del tuo capo di Governo o di Stato. Puoi anche farne di più e mandarli ad altri Governanti. Qui trovi la lista per Paese. (Il 30 gennaio è anche la giornata scolastica della non violenza).
  4. Chiedi ad almeno altri 5 bambini di fare lo stesso e fai girare questo messaggio.

Abbiamo saputo che il 9 e 10 febbraio molti di questi Governanti si incontreranno a Bruxelles, così speriamo che le nostre lettere e disegni arrivino al loro cuore. Ciao!! Sofia (12), Agnese (10), Matteo (10), Costanza (10), Nicola (9), Mattia (8), Teresa (8), Cristina (7), Anastasia (7) dell’Italia; Leonor (11), Margarida (9), Leonor (9), Joao (8), Leonor (8) del Portogallo; Thiméo (12), Mathilde (11), Adéline (8), Aurélien (5) del Belgio https://www.youtube.com/watch?v=4_I2pOTDzVU (altro…)

Vangelo Vissuto: “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia” (Is 1, 17)

Imparare a fare il bene vuol dire impadronirsi di un alfabeto che ci permette di cogliere la volontà di Dio nella nostra vita e andare incontro all’altro. È un alfabeto fatto di gesti e la giustizia non è che il tesoro prezioso da ricercare, la gemma desiderata e la meta di questo nostro agire. L’incidente Stavo tornando a casa per il pranzo quando la macchina davanti a me ha preso a sbandare per poi capovolgersi. Mi fermo ed esco dall’auto per prestare aiuto. Grazie anche all’arrivo di altri soccorritori gli infortunati vengono estratti dal veicolo, insanguinati: sono un’anziana signora, un uomo giovane e un bambino. Per timore di essere coinvolto nell’incidente nessuno però si è fatto avanti per portarli in ospedale. Toccava dunque a me! Sono molto emotivo e talvolta la vista del sangue mi ha fatto perdere i sensi. Ma stavolta c’era da farsi coraggio e agire. Al pronto soccorso per accettare i feriti chiedevano una somma che in quel momento non avevo; vero che avrei potuto fare un assegno: era un rischio, ma non potevo abbandonarli. Così ho firmato l’assegno e dopo essermi assicurato che i feriti erano ben sistemati (come il buon samaritano), sono ripartito. Mi sentivo leggero, come dopo un esame: avevo superato l’ostacolo della mia emotività ma soprattutto ero stato d’aiuto a dei fratelli in un momento cruciale. Ho provato la gioia vera del Vangelo. (Marciano – Argentina) Rinascita L’adolescenza ribelle di uno dei nostri figli, la sua depressione, gli attacchi di panico, le amicizie distruttive, le dipendenze avevano aperto una grande ferita nella nostra famiglia. Dentro di me cresceva un fiume di rabbia, di sentimenti ostili che, sommati, mi facevano agire negativamente verso mio marito e gli altri figli. Come madre consapevole di essere fallita, mi sono sempre più chiusa in me stessa. Una cara amica, vedendomi in tale stato, mi ha consigliato di parlare con un sacerdote. La grazia è arrivata proprio in quel colloquio. Come se Dio rompesse le spesse pareti del cuore dove erano rinchiuse le mie lacrime, ho pianto a lungo, ho gridato tutte le cose terribili accadute a nostro figlio nel corso degli anni. Quel giorno la liturgia riportava una frase di Ezechiele che confermava la mia rinascita: “Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne” (Ez 36, 26). Nella preghiera ho ritrovato la pace per poter essere accanto ai figli come un punto sicuro. (W.Z. – Polonia) Perdono Una mia conoscente aveva ricevuto dal fratello un messaggio che le annunciava la morte improvvisa della moglie e la pregava di andare a trovarlo. Lei però non era mai stata in buoni rapporti con la cognata, specialmente da quando aveva impedito al marito di andare a trovare la madre sul punto di morire. Anche certe amiche le dicevano che faceva bene a non andare da un fratello che non si era comportato bene con tutta la famiglia. La donna, a modo suo molto religiosa, ha cominciato a pregare per la cognata, a far celebrare messe di suffragio… ma non si è mossa: non riusciva a perdonare il fratello. Come convincerla dell’incongruenza del suo cristianesimo? Proprio quel mese la Parola di vita era incentrata sull’amore scambievole. Come tentativo ho portato alla mia conoscente il foglietto con il commento che spiegava come vivere quel comando evangelico. Dopo alcuni giorni, la vedo arrivare in casa mia tutta sorridente: era per raccontarmi che dopo aver letto quel foglietto non aveva più potuto resistere, era andata dal fratello e si era riconciliata con lui. (D.P. – Brasile)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno IX – n.1- gennaio-febbraio 2023) (altro…)

Lisbona 2023: un passo verso la Giornata Mondiale della Gioventù

Lisbona 2023: un passo verso la Giornata Mondiale della Gioventù

Aver “fretta” di andare verso l’altro, come la Vergine Maria. È questo il cuore del messaggio della prossima Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) che si svolgerà a Lisbona (Portogallo) dall’1 al 6 agosto 2023. Alcune curiosità sui preparativi. “Cari giovani, sogno che alla GMG possiate sperimentare nuovamente la gioia dell’incontro con Dio e con i fratelli e le sorelle. Dopo lunghi periodi di lontananza e isolamento, a Lisbona – con l’aiuto di Dio – ritroveremo insieme la gioia dell’abbraccio fraterno tra i popoli e tra le generazioni, l’abbraccio della riconciliazione e della pace, l’abbraccio di una nuova fraternità missionaria!”. È questo l’augurio con il quale Papa Francesco, dalla Basilica di San Giovanni in Laterano (Roma) si è rivolto ai giovani di tutto il mondo il 15 agosto 2022, in occasione della Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, spiegando il significato profondo del tema scelto per la prossima Giornata Mondiale della Gioventù: Maria si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39). In tempi così difficili, in cui l’umanità, provata dal trauma della pandemia, è straziata dal dramma della guerra, l’episodio evangelico della Visitazione è la strada sulla quale si muoveranno i passi di tantissimi giovani che dall’ 1 al 6 agosto 2023, prenderanno parte a Lisbona all’incontro internazionale; un momento di grande gioia e l’occasione per poter testimoniare, meditare e condividere insieme sui passi di Maria. Ma come procedono i preparativi di questa GMG? Ce ne parla Mariana Vaz Pato, una giovane designer di Lisbona, parte di un’équipe del Movimento dei Focolari che si occupa dell’organizzazione: Quando ho saputo che la GMG si sarebbe svolta in Portogallo, ho reagito a questa notizia con grande gioia. Ho deciso subito di far parte di questa squadra perché sentivo di poter dare il mio contributo, dedicare il mio tempo per la costruzione di questo grande evento”. Mariana, cosa succede dietro le quinte in questo momento? Dietro le quinte c’è molto da fare e lo spirito generale è di grande entusiasmo. In questo momento, l’attenzione maggiore è rivolta alle iscrizioni, che sono appena state aperte, e dobbiamo spargere la voce per non lasciare nessuno fuori. La mia équipe ha lavorato su diversi momenti del programma della GMG. Una di queste è la preparazione di una catechesi proprio alla luce del carisma dell’unità e in questa fase stiamo lavorando sui contenuti legati al tema della GMG, seguendo le linee guida del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. Ci stiamo occupando della realizzazione di uno stand nella Città della Gioia (Fiera delle Vocazioni), dove i pellegrini troveranno contenuti interattivi ed esperienze da tutto il mondo, legate alle varie fasi della vita di Maria e con il complesso internazionale Gen Verde stiamo preparando un altro momento – i laboratori Start Now – che si svolgeranno in un quartiere sociale, in una zona periferica di Lisbona, e culmineranno in una delle tappe del Festival della Gioventù. Oltre al programma principale della GMG, sentiamo il bisogno di offrire un incontro post-GMG, dove i partecipanti possano fare un’esperienza di riflessione di tutto ciò che hanno vissuto durante la Giornata. L’incontro si svolgerà presso la Cittadella Arco-Íris ed è aperto a tutti coloro che desiderano partecipare. Inoltre, siamo anche impegnati in altri gruppi per l’accoglienza dei pellegrini, la gestione dei volontari e il coro ufficiale. Cosa significa per un giovane oggi “alzarsi” e partire in fretta? Il tema di questa giornata ci chiama ad andare in missione, avendo come esempio Maria, che ha risposto alla chiamata di Dio. Penso che per i giovani “alzarsi” significhi essere missionari. Cioè, essere pronti a partire, a uscire da sé stessi (dalla comodità di stare seduti), per andare verso il prossimo, non rimanendo indifferenti ai problemi che esistono intorno a noi. Anche questa GMG è affidata ad alcuni Santi Patroni o testimoni della fede, figure di riferimento che hanno in corso questo processo. Perché è così importante oggi aspirare alla santità? Penso che aspirare alla santità sia aspirare alla felicità. Per i giovani è importante avere un modello di riferimento e i santi sono la prova che è possibile avere uno stile di vita cristiano e diverso da quello che vediamo intorno a noi. La figura che mi colpisce di più, ad esempio, è la Beata Chiara Badano. Il modo in cui ha vissuto, controcorrente e con grande fiducia in Dio, sono fonte di ispirazione e ci mostrano che è possibile farsi santi anche nel mondo di oggi. Per maggiori informazioni visita il sito: JMJ Lisboa 2023

Maria Grazia Berretta

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Luisetta, la maestra

Luisetta, la maestra

Il 31 dicembre 2022 ci ha lasciato Luisa Del Zanna, una delle prime focolarine di Firenze. Era nata nel 1925 in una famiglia cristiana con 8 figli. Conosciuta la spiritualità dell’unità subito l’ha fatta propria. Nel 1954 entra a formar parte del focolare di Firenze. Negli anni successivi ha visto nascere e seguito le comunità del Movimento in tutte le vocazioni e si è dedicata ad essi con amore, intelligenza, sensibilità e delicatezza. Dal 1967 sarà a Rocca di Papa dove Chiara Lubich l’ha chiamata per occuparsi della sua segreteria e l’archivio, che ha coordinato fino al 2007, e la nascita del Centro Santa Chiara, per la comunicazione, insieme a Vitaliano Bulletti. “Custode dei ‘tesori dei Focolari’ – si legge in un articolo del 2008 su Città Nuova – Luisetta, un nome che ti accarezza, che ti fa pensare ad una creatura delicata e gentile. E lo è davvero nella sua figura minuta, Luisa Del Zanna, una di quelle persone alle quali si affidano solitamente compiti importanti per la loro discrezione, competenza, fedeltà, del cui valore non sempre ci si rende conto perché non appaiono ma senza le quali certi ingranaggi finirebbero per incepparsi…”. Nei suoi primi anni di vita di focolare lavorava come maestra in un paesino tra le montagne che raggiungeva facendo un pezzo di strada in groppa a un asino dovendo stare fuori tutta la settimana. E’ proprio di quegli anni la esperienza che ha scritto nel 1958 che e pubblichiamo a continuazione. “Per favore, la strada per Bordignano?[1]” Dopo quattro ore di corriera ero arrivata al Comune Capoluogo di quel paese che sulla carta topografica (scala 1:100.000) non ero riuscita a trovare. Nessuna agenzia d’informazioni ne sapeva dare notizia, né gli orari dei vari mezzi di trasporto lo menzionavano. Eppure, il foglio di nomina parlava chiaro: “La S.V. è invitata a prendere servizio venerdì 7 ottobre nella scuola elementare di Bordignano del Comune di Firenzuola”. E il nome era scritto a carattere stampatello, non ci si poteva sbagliare. La persona alla quale avevo rivolto la parola – un omone alto e robusto – mi squadrò con aria interrogativa: “Come ha detto?” e mi fece ripetere la domanda. Credeva d’aver capito male. Allora indicò lontano: “Vede quel colle laggiù? Dietro ce ne sono altri due e poi c’è B…. Io ci vado anche ora a portare la posta”. Non esitai un momento a capire che vi andava a piedi: gli stivaloni che calzava e il suo viso abbronzato lo facevano intravedere chiaramente. Ebbi un attimo di sgomento: riguardai quel colle, gli stivali di quell’uomo, capii che non c’erano altri mezzi, mi feci coraggio. “Vengo con lei”, dissi decisa.  Il portalettere parve non capire, come prima, ma io mi misi in cammino e lo seguii. Furono tre lunghe ore di viaggio, interrotto solo da brevi momenti di sosta in cima alle salite ripide; c’erano raffiche impetuose di vento dove la vallata si apriva. Alla fine, arrivai: tre case di pietra allineate e su, in cima a una stradina alberata, la chiesa col campanile. Salutai un vecchietto, seduto con la pipa in bocca, sulla soglia di casa. Gli dissi che ero la maestra.  Si alzò e si mosse per accompagnarmi. Entrammo per una porta sconnessa nella seconda di quelle case in fila, tutte proprietà del vecchietto; la prima era la bottega, fornita di tutto (tranne di poche cose che non avevo e che proprio mi sarebbero servite). C’erano scarpone chiodati, fiammiferi, trappole per topi (di tante specie, quelle), pane raffermo, quaderni, di tutto insomma. Salimmo una scaletta e si entrò nella scuola. Uno stanzone, pochi banchi accatastati in un angolo (non ne avevo mai visti di quel genere: ci stavano in uno solo di quelli anche sei bambini), una sedia spagliata, una lavagna rotta: era tutto l’arredamento. – Di qua c’è la sua abitazione – mi spiegò il vecchietto – può essere contenta! Quest’anno c’è l’acqua corrente. L’ho fatta mettere io, a mie spese! M’introdusse in una cucinetta; in un angolo spiccava il caminetto spento. Avevo freddo. Cominciava a imbrunire: cercai l’interruttore della luce per accenderla, ma non c’era. (Imparai, nei giorni che seguirono, ad usare la lampada a carburo e a lavorare e a scrivere alla luce di quella linguetta di fuoco tremolante). Cercai quel giorno stesso il Pievano (seppi che era la Pieve la sua chiesa, la più bella tra quelle della vallata e dei poggi circostanti) e lo pregai di bandire alla Messa domenicale, che la scuola iniziava. “Eh, Signorina, è tempo di raccolta. Ora ci sono le castagne e poi le olive; i ragazzi aiutano molto in questi lavori.  Di scuola – aggiunse – se ne parlerà a gennaio”. Mi parve impossibile. Avevo imparato da qualche tempo a non indietreggiare nelle difficoltà, anzi – mi avevano detto – servono da pedana di lancio – e avevo visto che era vero. Trovai un altro modo per far sapere che ero arrivata. Individuai le abitazioni dei miei alunni tra quelle casette sparse, isolate e vi andai. La prima fu la casa di Angiolino e Maria. Mi è rimasto di quella un ricordo vago di nero e di fumo. C’era Maria accoccolata in un cantuccio tra la cenere del focolare (aveva male alla gola), teneva il braccino alzato sul viso perché non la vedessi. Angiolino era in piedi: in un angolo con la testa bassa, seguiva il discorso che facevo con la mamma. Durante il colloquio conobbi la sfiducia di quella gente nella scuola e più ancora nell’insegnante. Ascoltai molto, in silenzio. Mi sforzavo di capire il parlare di quella donna in un dialetto duro, astioso, quasi incomprensibile. Seppi che il ragazzo da due anni aveva lasciato la scuola, senza aver compiuto gli studi elementari, per le monellerie che perpetrava a danno dei maestri. Dissi poche cose: ero venuta per loro, la scuola era gratuita, i ragazzi avrebbero avuto il pomeriggio libero per aiutare nel lavoro dei campi. “Vedremo – disse la donna – manderò Maria”. Nel congedarmi salutai il ragazzo: “Vorrei far bella la scuola per i piccoli che verranno, se puoi venirmi ad aiutare… t’aspetto”. Non ci fu bisogno di molti altri inviti. I bambini arrivavano uno ad uno, a coppie i fratellini, incerti, timorosi. Si erano dati la voce incontrandosi per i giuochi, nei campi, durante la custodia del gregge, o trovandosi insieme nel bosco curvi per la raccolta delle castagne. “Vieni anche tu? È bello, sai!” “Ci si sta bene, la maestra non batte!” La scuola diventò accogliente in breve tempo con l’aiuto valido di Angiolino. La natura di ottobre offriva un ricco materiale di ornamento nel colore vario delle sue foglie. Incominciò il lavoro. Avevo conosciuto una maestra: la sua scuola si ispirava a quella del Maestro Divino. Volli fare anch’io come lei. Nei pochi anni precedenti del mio insegnamento avevo cercato di conoscere i metodi pedagogici più in voga e di farli miei. Ogni anno però terminava con un senso di fallimento e di sconfitta. Ma questo era il metodo pedagogico di un Dio: non poteva fallire. Stabilii i miei rapporti con gli alunni e i rapporti degli alunni tra loro sul comando di Gesù: “Amatevi scambievolmente…”. Fu la base di tutto il lavoro di quell’anno. La scuola divenne un piccolo paradiso. Il libro preferito fu il Vangelo e le intelligenze di quei bambini, inusate e chiuse al ragionamento umano, si aprivano alla logica evangelica con una spontaneità sorprendente. Era impegnativo quel metodo. “Pro eis sanctifico me ipsum” (Per loro santifico me stesso), l’aveva detto Gesù, altrimenti non aveva efficacia. Era una battaglia e occorreva esser forti; c’era però l’Alimento che le dava la forza e non ne feci a meno, mai. Anche quando gli uffizi funebri nelle parrocchie lontane richiedevano la presenza del Pievano ed egli se ne partiva a cavallo assai prima dell’alba, non mancava l’appuntamento nella chiesetta per avere Gesù, e valeva la pena sfidare per questo il buio e l’abbaiare dei cani lungo il sentiero. Mi accorsi alla fine dell’anno che la vita evangelica dei piccoli non si era fermata entro le mura della scuola, ma si era riversata a casa, nella famiglia. Me ne accorsi dal saluto riconoscente dei genitori che non erano rimasti indifferenti a quel soffio di vita gioiosa che i bambini, tornando portavano tra loro. Era scomparsa dagli animi la scorza rude che me li aveva fatti sembrare insensibili e, inconsciamente in loro era entrata quella stessa vita.

                                                                       Esperienza di Luisa Del Zanna

[1]     Bordignano, nel comune di Firenzuola (Firenze, Italia).   (altro…)

Benedetto XVI: il ricordo di Maria Voce

Benedetto XVI: il ricordo di Maria Voce

Durante il suo incarico come Presidente del Movimento dei Focolari, dal 2008 al 2021, Maria Voce ha avuto la possibilità di conoscere ed incontrare più volte Papa Ratzinger. In un’intervista ci ha raccontato del suo rapporto con il Papa emerito e la sua impressione sul contributo del pontificato di Papa Benedetto alla Chiesa e al mondo. “L’impressione, quando fui ricevuta in udienza nel suo studio, fu quella di entrare come in un salotto di casa dove si poteva parlare ed essere accolti con amore, direi, con amorevole attenzione. Nello stesso tempo con signorile finezza, tatto, delicatezza”. Alla notizia della dipartita di Papa Benedetto XVI i ricordi di Maria Voce, già Presidente del Movimento dei Focolari, corrono subito a quel 13 aprile 2010, quando, insieme all’allora Copresidente dei Focolari, d. Giancarlo Faletti, fu ricevuta dal Papa. Era il secondo anno dopo la morte della nostra fondatrice, Chiara Lubich – continua Maria Voce – Insieme al Copresidente siamo andati a mettere nelle mani del Papa la vita del Movimento. E ci siamo accorti che lui aveva tante realtà molto presenti. L’abbiamo anche aggiornato del viaggio in vari Paesi asiatici dal quale eravamo appena rientrati. Ha mostrato il suo compiacimento anche per la tappa fatta in Cina, giacché questo Paese era una grande frontiera per la Chiesa. Si è rallegrato per quello che il Movimento faceva per aiutare il cammino di riconciliazione tra i Vescovi cinesi e il Papa. Ci ha dato la sua benedizione e ci ha spronati ad andare avanti nel cammino della santità. Personalmente, mi ha fatto sempre impressione la sua fine gentilezza e nello stesso tempo la calorosa e familiare accoglienza. Aveva un grande senso di armonia, forse dato dal suo amore per la musica, che si rivelava anche nell’arredamento del suo studio: un luogo accogliente come una casa, sacro come una chiesa”. In quali altre occasioni ha incontrato Papa Benedetto XVI come Presidente dei Focolari? “Nel 2008 ha ricevuto me e il Copresidente Faletti, subito dopo l’Assemblea Generale dei Focolari nella quale eravamo stati eletti, la prima dopo la morte della nostra fondatrice. Mi ha poi invitata, viaggiando nello stesso suo treno insieme a numerose personalità, alla “Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo” tenutasi ad Assisi il 27 ottobre 2011, a 25 anni dalla prima giornata realizzata da Papa Giovanni Paolo II nell’86. Infine, ho partecipato alla sua ultima udienza il 27 febbraio 2013 dopo l’annuncio delle sue dimissioni”. Quali riflessioni suscitò in lei quella sua decisione?   “Quando si è accorto di non avere più le forze per adempiere il suo compito, ha avuto il coraggio di lasciare il posto ad altri che, a suo giudizio, avevano più forze e possibilità di fare meglio. Una scelta che, come dissi anche allora, mi sembra abbia offerto un distillato della sua riflessione teologica e spirituale. Ha evidenziato il primato di Dio, il senso che la storia è guidata da Lui. E ci ha indirizzato a cogliere i segni dei tempi e a rispondervi con il coraggio di scelte sofferte, ma innovative. Con una chiara nota di speranza per “la certezza che la Chiesa è di Cristo”.  Penso di non sbagliare affermando che la Chiesa alla quale Papa Benedetto ha sempre guardato, anche nel compiere questa scelta, è una “Chiesa-comunione”, frutto del Vaticano II ma anche prospettiva, “sempre più espressione dell’essenza della Chiesa” come aveva lui stesso sottolineato.  E quel “sempre più” ci dice che ancora non l’abbiamo pienamente realizzata e invita ciascuno di noi a lavorare in quella direzione con sempre maggiore responsabilità”. All’indomani della sua elezione a Pontefice, Chiara Lubich aveva scritto: “Per la conoscenza diretta che ho di lui, avendo doti particolari per cogliere la luce dello Spirito, non mancherà di sorprendere e superare ogni previsione”. A suo avviso, qual è stato il contributo più significativo portato alla Chiesa da papa Benedetto XVI? Cosa dice alla Chiesa di oggi e a quella che il Sinodo sta preparando per il futuro? “Papa Ratzinger ha saputo cogliere la realtà dei Movimenti nella Chiesa come la “primavera dello Spirito”. Fondamentale il suo discorso, ancora da Cardinale, al Congresso dei Movimenti prima del grande incontro della Pentecoste 1998 con Papa Giovanni Paolo II. Un suo testo del 1969 contenuto in un ciclo di lezioni radiofoniche è impressionante pensando ai tempi di oggi; rivela la sua profonda spiritualità ed essenzialità ed una prospettiva che sarà stata presente al suo cuore in tutto il pontificato. Egli affermava infatti che per la Chiesa si stavano preparando tempi molto difficili, che la sua vera crisi era appena incominciata e doveva fare i conti con grandi sommovimenti. Ma, l’allora card. Ratzinger, si diceva anche certissimo di ciò che rimarrà alla fine: non la Chiesa del culto politico, ma la Chiesa della fede. Essa non sarà più la forza sociale dominante nella misura in cui lo era fino a poco tempo fa. Ma la Chiesa conoscerà, concludeva, una nuova fioritura e apparirà come la casa dell’uomo, dove trovare vita e speranza oltre la morte”.

Anna Lisa Innocenti

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Benedetto XVI: riformatore in continuità

Benedetto XVI: riformatore in continuità

Il teologo Piero Coda ricorda Papa Benedetto VI e lo straordinario contributo di sapienza da lui dato al cammino della Chiesa nel nostro tempo. Mons. Coda, nel 1998 al Congresso Mondiale dei Movimenti ecclesiali, l’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, card. Joseph Ratzinger, fece uno storico discorso sul ruolo dei Movimenti ecclesiali. Quali, secondo lei, i punti essenziali di quell’intervento? Quanto quelle parole hanno contributo a cambiare il ruolo dei movimenti nella Chiesa? Sì, fu davvero un discorso storico! Lo ascoltai dal vivo, essendo presente al Congresso. La grande competenza teologica e la conoscenza della storia della Chiesa, così come l’esperienza del Concilio e poi – nel ruolo da lui svolto in Vaticano – della sua implementazione a livello universale permisero a Ratzinger di collocare con chiarezza il significato dei Movimenti ecclesiali nella missione della Chiesa. Il punto centrale da lui proposto consiste nel riconoscere in essi l’azione dello Spirito Santo che lungo i secoli sempre di nuovo, con ondate successive, rinnova il Popolo di Dio col dono dei carismi: da San Benedetto agli Ordini Mendicanti nel Medioevo, dalla Compagnia di Gesù agli Ordini missionari negli ultimi secoli, sino appunto all’inaspettata fioritura carismatica in concomitanza col Concilio. Di qui l’affermazione di Giovanni Paolo II, in sintonia con l’insegnamento del Vaticano II, secondo cui la Chiesa è edificata grazie alla co-essenzialità dei “doni gerarchici” – il ministero conferito dal sacramento dell’Ordine – e dei “doni carismatici” – la libera elargizione di grazie speciali di luce e di vita tra tutti i discepoli di Gesù. In occasione della morte di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, Papa Benedetto XVI scrisse un ampio messaggio di cordoglio. Quale rapporto aveva avuto la Lubich con lui? Chiara – me lo disse personalmente – fu molto colpita da quel discorso del Cardinale del 1998 di Ratzinger e gliene fu sempre grata. Del resto, visitando il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo (Roma) e celebrandovi la Santa Messa nella Festa dell’Immacolata, l’8 dicembre del 1989 riprendendo la parabola evangelica, egli disse di vedere la crescita di un grande albero nato da un piccolo seme, in cui trovano riposo gli uccelli del cielo… I primi anni del pontificato di Benedetto XVI coincisero con gli ultimi della vita di Chiara: che non poté più incontrarlo di persona e gioire del fatto che, a un anno dalla sua morte, nell’enciclica Caritas in veritate, Papa Ratzinger faceva menzione dell’economia di comunione. Cosa dice il pensiero e la vita di papa Benedetto XVI alla Chiesa di oggi e a quella di domani, che il Sinodo attuale sta contribuendo a delineare? Suo imperdibile contributo è stato richiamare con la sua autorevolezza di uomo di Dio e di grande teologo una decisiva verità: l’opera di rinnovamento messa in moto dal Vaticano II va promossa in presa diretta col nucleo vivo del Vangelo di Gesù e nell’alveo della Tradizione ecclesiale. Come ha puntualizzato nel magistrale discorso alla Curia romana del dicembre 2005 – primo anno del suo pontificato – quando dell’evento conciliare ha tracciato la risolutiva chiave d’interpretazione: “riforma nella continuità”. Non è un caso che il libro più noto dell’ancor giovane teologo Ratzinger, apparso in prima edizione nel 1968 e tradotto nelle principali lingue, porti il titolo di Introduzione al cristianesimo. A segnalare che la pedana di lancio per un profetico salto in avanti è la fede di sempre in Gesù. Né è senza significato che, da Papa, abbia voluto riservare tre encicliche alle virtù teologali: la carità, la speranza, la fede. Sottolineando con forza il primato della prima, perché evoca il nome stesso del Dio che si rivela in Gesù. Quel Gesù cui ha dedicato un’appassionata trilogia come invito all’incontro con il principio vivo della fede, che non è appunto una bella idea, ma Lui stesso. Fedeltà, dunque, al patrimonio della fede. Ma perché da essa si sprigionino la ricchezza e la novità del Vangelo. Questo il segreto della forza e del fascino durevole del magistero di Benedetto XVI. E lei personalmente, quale è il ricordo più bello che porta con sé di papa Ratzinger? L’ho incontrato molte volte, prima da Cardinale e poi da Papa, sperimentando sempre la sua grande cordialità e la sua squisita attenzione. Ho anche avuto l’occasione di conversare a lungo con lui di teologia, nel contesto di una serie di seminari con altri studiosi, a livello internazionale, quand’era Prefetto della Dottrina della Fede, rendendomi conto (con crescente gratitudine a Dio) dello straordinario contributo di sapienza da lui dato al cammino della Chiesa nel nostro tempo. D’accordo con Chiara comunicai a Papa Benedetto l’idea di dar vita all’Istituto Universitario Sophia: “Una bella cosa… – esclamò – se ce la fate…”. Ricordo, infine, la sua gioiosa sorpresa quando, incontrandolo nel corso di un’udienza con il primo gruppo degli studenti, Caelison, uno studente non-vedente, spontaneamente gli confidò: “A Sophia abbiamo trovato la luce!”.

Stefania Tanesini

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“L’ultima parola della storia del mondo sarà la comunione”

“L’ultima parola della storia del mondo sarà la comunione”

Le parole di Margaret Karram, presidente del Movimento dei Focolari in occasione della dipartita di Sua Santità, Papa Benedetto XVI Stima, riconoscenza e grande commozione riempiono ora il mio cuore mentre esprimo la più profonda gratitudine per l’opera e la vita di Papa Benedetto XVI, a nome mio e del Movimento che egli ha seguito e accompagnato con vicinanza e amore.  Con tutta la Chiesa ci stringiamo attorno a papa Francesco nel ridonarlo a Dio, certi che sia già  stato accolto nella gloria del Cielo e lo farò di persona, il 5 gennaio prossimo, partecipando alle esequie in Piazza San Pietro. Ho avuto il dono di accogliere Papa Benedetto, nel maggio 2009, a Gerusalemme, partecipando a varie tappe del suo pellegrinaggio in Terra Santa. Due momenti mi rimangono particolarmente impressi, le sue parole al Santo Sepolcro: “La pace qui è possibile”. “la Tomba Vuota – ha continuato – ci parla di speranza, quella stessa che non delude, perché è dono dello Spirito della vita”. Molto forte per me è stata anche la partecipazione ad una messa privata nella Delegazione Apostolica di Gerusalemme, celebrata proprio da papa Benedetto XVI. Ho colto la sua tenerezza paterna e la grandezza della sua carità che si esprimeva con un gesto di riconoscenza per tutto ciò che il Movimento dei Focolari aveva fatto per preparare la sua visita. Nel 1989, poi quando era ancora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il Card. Joseph Ratzinger fu invitato da Chiara Lubich per un dialogo con le focolarine, riunite in occasione degli esercizi spirituali annuali, a cui anch’io stavo partecipando. Rispose a domande molto varie ed a un certo punto pronunciò parole che non ho dimenticato. A proposito del futuro della Chiesa e dell’umanità disse: “L’ultima parola della storia del mondo sarà la comunione, sarà il diventare comunione, non solo tra noi ma, essendo incorporati nell’amore trinitario, diventare comunione universale, dove Dio è tutto in tutti” [1]. Oggi, nel momento in cui l’amato Papa Benedetto XVI è tornato alla casa del Padre, questa sua espressione risuona in me quasi come un testamento spirituale. Sono parole di un’attualità straordinaria, che oggi gettano luce e speranza su un’umanità afflitta da conflitti di cui non vediamo la fine. Ci siamo nutriti del suo pensiero così illuminato, quello di un grande teologo che, ancora giovanissimo, partecipò al Concilio Vaticano II, trasmettendo e presentando negli anni la novità di una chiesa-comunione, fatta di conoscenza della Parola e di carità tradotta in pratica. All’indomani della sua elezione a Pontefice, Chiara Lubich così si espresse: “Per la conoscenza diretta che ho di lui, avendo egli doti particolari per cogliere la luce dello Spirito, non mancherà di sorprendere e superare ogni previsione” [2]. Non dimenticheremo poi il ruolo chiave che ebbe nel 1998, quando Papa Giovanni Paolo II in occasione della festa di Pentecoste, convocò in piazza San Pietro i Movimenti ecclesiali e Nuove Comunità. In quell’occasione, il card. Ratzinger tenne una lezione magistrale dal titolo: “I movimenti ecclesiali e la loro collocazione teologica”, in cui delineò il profilo dei movimenti e delle nuove comunità e il rapporto imprescindibile con la Chiesa. Alcuni passaggi del suo intervento continuano ad essere per me e per il Movimento, di grande luce per poter essere strumenti di comunione nella Chiesa e braccia di Cristo per l’umanità: “(…) è molto evidente che lo Spirito Santo è anche oggi all’opera nella Chiesa e le concede nuovi doni – disse allora – grazie ai quali essa rivive la gioia della sua giovinezza (cfr. Sal 42, 4). Gratitudine per quelle tante persone, giovani e anziane, che aderiscono alla chiamata dello Spirito e, senza guardarsi né attorno né indietro, si lanciano gioiosamente nel servizio del Vangelo. Gratitudine per i vescovi che si aprono ai nuovi cammini, fanno loro posto nelle proprie rispettive Chiese, dibattono pazientemente con i loro responsabili per aiutarli a superare ogni unilateralità e per condurli alla giusta conformazione[3]. Insieme alla Chiesa tutta, ringrazio Dio per il dono che Papa Benedetto XVI è stato per il nostro tempo e prego che sappiamo cogliere e tradurre in vita la profondità del suo pensiero teologico, la fedeltà al Vangelo e il coraggio di una testimonianza di vita capace di condurre la Chiesa sui sentieri della verità, della fratellanza e della pace.

Margaret Karram Presidente del Movimento dei Focolari

[1] Visita del Card. Joseph Ratzinger all’incontro delle focolarine, risposte alle domande. Castel Gandolfo, 8 dicembre 1989. Archivio Chiara Lubich in Archivio Generale Movimento dei Focolari. [2] Dichiarazione di Chiara Lubich in: Comunicato Stampa Movimento dei Focolari, 20 aprile 2005 [3] I movimenti nella Chiesa. Atti del Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali, Roma, 27-29 maggio 1998, Coll. Laici oggi 2, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1999 (altro…)

Gen Rosso in Madagascar e Libano

Gen Rosso in Madagascar e Libano

Due tappe fondamentali per vivere scambi culturali, formare percorsi di inclusione attraverso l’arte e valorizzare talenti musicali. Yann Dupont è un professore francese. Insegna all’istituto Sainte Catherine di Villeneuve-Sur-Lot, in Francia. Aveva un sogno nel cassetto: portare alcuni suoi studenti in Madagascar, a Moramanga per uno scambio culturale con la scuola di Antsirinala. Per caso un giorno Dupont incontra Valerio Gentile del Gen Rosso. Un dialogo vivace, semplice, sincero. Nasce un’idea: perché non andare insieme in Madagascar, Gen Rosso e cinque suoi studenti per uno scambio culturale e umanitario? Detto fatto! I giovani francesi sono stati così inseriti nel gruppo di formazione “train the trainer” dove hanno partecipato anche alcuni giovani interessati alle arti dello spettacolo. Avevano come motto le parole vissute poi durante i workshop in Madagascar: “chiamare per nome, mettersi nelle scarpe dell’altro, vivere l’uno per l’altro con gioia, ricominciare”. Un tour a novembre di 8 giorni – grazie al sostegno economico della ONG Edugascar – in 4 città diverse: Ambatondrazaka, Moramanga, Antsirinala, Antingandingana. Le giornate sono trascorse fra workshop di danza, percussioni, canto e concerti. Oltre 500 giovani coinvolti. “Crediamo che tutti abbiamo sperimentato un pezzetto di mondo più unito qui in Madagascar – affermano dal Gen Rosso -. Abbiamo scoperto un popolo che trasmette speranza, pazienza, senso di adattamento, serenità e coraggio nell’affrontare la vita con le sue sfide quotidiane”. Nancy Judicaelle, giovane malgascia racconta: “Da un lato sono triste che il tempo con loro sia stato così breve, ma sono tanto felice e profondamente commossa, sperimentando una gioia inspiegabile”. Angel, uno dei giovani partecipanti aggiunge: “Il concerto è stato formidabile, perché abbiamo fatto uno scambio sulla musica, sull’educazione dei figli, il rispetto dell’ambiente. È stato uno spettacolo grande in cui anche i bambini hanno potuto dare il loro contributo per tutta la nostra comunità”. I cinque studenti francesi insieme al Gen Rosso hanno proseguito il tour, prima ad Antsirinala dove li ha accolti – in un clima di festa e cordialità – una scuola di 200 bambini e ragazzi gemellata con la scuola di Villeneuve, e poi ad Ambatondrazaka. Qui l’incontro con la comunità dei Focolari, in festa perché era la prima volta che il Gen Rosso sbarcava in Madagascar. “Ho vissuto momenti incredibili, di scambio culturale avvenuto in maniera del tutto naturale tra il Gen Rosso e il popolo malgascio umanitario – afferma Dumoulin Nicolas, reporter francese che ha seguito il tour -, includendo un gruppo di studenti francesi presente qui per uno scambio. È stata una grande avventura di vita”. Tappa in Libano Altro importante viaggio per la band internazionale è il Libano per il progetto HeARTmony. Dopo l’esperienza in Bosnia, questo programma formativo nel mese di novembre ha fatto tappa a Beirut, per giovani interessati alle metodologie dell’inclusione sociale per migranti e rifugiati attraverso l’arte. Uno sprone per rafforzare le competenze interculturali e riflettere sulle cause e gli effetti delle migrazioni nel Mediterraneo. Adelson, Michele, Ygor e Juan Francisco, in rappresentanza del Gen Rosso si sono ritrovati con i giovani di Caritas Egypt, Caritas Lebanon e membri di Humanité Nouvelle Lebanon. Atterrati a Beirut sono stati accolti calorosamente dai membri dei focolari. Lo scopo principale del viaggio era quello di imparare ad utilizzare la musica e l’arte come strumenti per avvicinare le persone, soprattutto chi vive ai margini della società come ad es. i migranti, per farle sentire accolte in una comunità. “L’arte è un mezzo potente, – sottolinea Adelson del Gen Rosso – la musica arriva dove noi spesso non riusciamo con le parole. Una persona si può sentire amata e rispondere all’amore in tanti modi”. Il metodo è quello di sempre: attraverso workshop di canto, musica, percussioni si cerca di valorizzare i talenti dei partecipanti in vista della costruzione dello spettacolo finale. Una sera la band e i partecipanti al progetto sono stati invitati ad una festa organizzata dalla comunità dei focolari di Beirut: fare musica e conoscersi. È stata l’occasione per condividere alcune esperienze di vita e scoprire meglio la realtà che oggi vivono i giovani libanesi. “Voglio andarmene via, ma sento che il Libano cambierà solo se io ho il coraggio di restare, se metto in pratica quanto ho imparato” racconta una giovane ragazza durante la serata. “In questo momento è difficile dire ai giovani di restare, ma le parole di questa ragazza mi hanno colpito profondamente – continua Adelson -. Penso che da qui si possa ripartire: mettere l’amore nelle cose che facciamo, per diventare protagonisti della propria realtà. Forse non vedremo i risultati subito, ma sono certo che presto il Libano rinascerà, come una fenice”!

Lorenzo Russo

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Il 2022 attraverso gli occhi del Gen Verde

Il 2022 attraverso gli occhi del Gen Verde

Le emozioni vissute in un anno indimenticabile e le prospettive per il nuovo anno Il 2022 difficilmente lo dimenticheremo. La guerra in Ucraina, paragonabile ad un virus ancora senza vaccino ci ha segnati ogni giorno di quest’anno che volge al termine. È stata però un’occasione per tanti artisti nel dare messaggi di pace e speranza. E così è nato il brano “We Choose Peace”, inciso dal gruppo artistico internazionale Gen Verde proprio con l’inizio del conflitto in Ucraina. Il videoclip, registrato insieme ai giovani della cittadella di Loppiano e lanciato durante la Settimana Mondo Unito, è stato di forte attualità durante tutto il 2022, soprattutto ai vari concerti in giro per l’Europa. La band ha inciso anche un altro brano, “Walk On Holy Ground”, scritto in particolare per i seguaci di San Vincenzo de’ Paoli ma anche per tutti quelli che si sentono chiamati a seguire Gesù. “Sentirmi guardata ed amata da Colui che mi ha scelta così come sono – racconta dal Gen Verde Andreína Rivera cantante Venezuelana – mi ha dato la forza di continuare con ancora più convinzione”. Quest’anno è stato anche caratterizzato dal ritorno dei concerti nelle piazze e nei teatri, con workshop e laboratori, dopo poco più di due anni di stop dovuto dalla pandemia. Vari i concerti del Gen Verde in Italia e in uno speciale tour europeo. L’esperienza più forte si è vissuta nel carcere femminile a Vechta, in Germania. “Per la prima volta sono stata in grado di non sentirmi in prigione. Era così bello – ha raccontato una detenuta al termine del concerto -. Non ho sentito nessuna differenza, loro erano come noi. Alcune di loro avevano anche le lacrime negli occhi. Ci hanno capito davvero”. E ancora: “Molte canzoni erano così adatte alla nostra situazione, soprattutto la canzone “On the other side” perché aiuta a non giudicare chi è diverso da te”. Un’altra detenuta sottolinea come “il tempo è passato così in fretta e non volevamo che finisse. Le storie delle canzoni sono anche il mio passato ed è per questo che non mi sento sola con il mio dolore. Ora so che anche altre persone con le stesse storie, con lo stesso dolore, sono riuscite a ritrovare la felicità”. Dicevamo del ritorno dopo la pandemia. Per il Gen Verde è stato emozionante riprendere con lo Start Now Workshop Project, cioè ritrovare i giovani nei laboratori artistici e salire sul palco insieme a loro. “È stato forte incontrare i giovani da diverse parti d’Europa – confida dal Gen Verde Raiveth Banfield, cantante panamense -. Donando le nostre esperienze tanta luce riaffiorava nei loro occhi. Una conferma che vale la pena vivere per la fratellanza universale”. A queste parole fanno eco quelle di due giovani ragazze slovacche: “Prima di venire non sapevamo bene a cosa andassimo incontro. All’inizio non volevamo neanche uscire da noi stesse. Poi nei workshop abbiamo scoperto che tutti avevamo tanto in comune, anche se non ci conoscevamo o non potevamo capirci per le lingue diverse. Così abbiamo scoperto che ognuno di noi ha una piccola luce dentro di sé, nonostante qualche piccola oscurità. Questa esperienza è indimenticabile: la porteremo con noi per il resto della vita”. Al Gen Verde si comincia a intravedere un 2023 pieno di sorprese e novità. “Ci prepariamo da vari mesi perché sarà carico di viaggi, tour, concerti e anche di varie sorprese – afferma Alessandra Pasquali, cantante e attrice italiana -. Non possiamo svelare ancora molto perché ci sono cose in elaborazione, tanto lavoro in corso”. Nei primi mesi del 2023 il Gen Verde sarà di nuovo in Germania e poi in Austria, Romania e d’estate in Portogallo per la Giornata Mondiale della Gioventù, oltre che in varie città italiane. Tra queste ultime il 24 febbraio ad Assisi ci sarà un concerto dedicato alla pace.

Lorenzo Russo

Info: https://www.genverde.it/ (altro…)