L’unità agli albori del Movimento dei Focolari
«Cos’è l’unità? Ah, questa è una cosa meravigliosa! Perché l’unità, quella che Gesù pensa quando dice “amatevi …” in modo da morire, anche pronti a morire l’uno per l’altro, quell’unità che Gesù dice ‘dove due o più sono uniti lì sono io, non è un miscuglio di persone, non è un gruppo di persone, lì c’è Gesù, e questo è il punto. L’unità veramente manifesta, porta Gesù. E io mi ricordo, ho trovato delle piccole lettere di tempi antichi quando incominciavamo a vivere così e sperimentare in certo modo la presenza di Cristo in mezzo a noi. Che stupore! Perché noi non l’avevamo provato, il nostro cristianesimo era molto individuale prima. Ecco cos’è scritto lì. per esempio: “Oh l’unità, l’unità, che divina bellezza! Chi potrà mai azzardarsi a parlare di lei? E’ ineffabile! Si sente, si vede, si gode, ma è ineffabile. Tutti ne godono della sua presenza, tutti ne soffrono della sua assenza. E’ pace, è gaudio, è ardore, è amore, è clima di eroismo, di somma generosità. E’ Gesù fra noi!” Come si spiega questa realtà? Vedete, Gesù risorto ha detto una frase favolosa: “Io sarò con voi per tutti i tempi fino alla fine del mondo” (cf Mt 28,20). Tutti i giorni ha detto che sarà con noi. Ma dove è? senz’altro nella Chiesa, perché la Chiesa è il corpo di Cristo; e in modo speciale con quelli che annunciano il Vangelo perché Gesù l’ha detto a loro; noi sappiamo che Gesù, per esempio è particolarmente presente nell’Eucaristia, è lì, c’è Gesù nella sua Chiesa e anche nella sua Parola per esempio, le parole di Gesù non sono mica come le nostre, sono una presenza di Gesù e noi nutrendoci di quelle ci nutriamo di Gesù; Gesù è con i successori degli Apostoli, con i nostri vescovi, è lì dentro, parla attraverso di loro; Gesù è nei poveri, per esempio, ha detto che è dietro ai poveri che egli si nasconde insomma, con tutti quelli che soffrono. Ma Gesù ha detto anche: “Dove due o più sono uniti”, nella comunità, ecco, è anche qui. E io mi sono resa conto che oggi il mondo che non crede o che crede diversamente è particolarmente toccato da questa presenza di Gesù. “Da questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete” (Gv 13,35). E’ una forma oggi sentita di testimonianza di Cristo, perché, vedete, l’unità cosa fa? lo ha detto Paolo VI in una parrocchia di Roma, l’unità genera Cristo in mezzo a noi, l’unità lo esprime, lo manifesta, lo svela. Gesù non è una realtà di venti secoli fa, è nella sua Chiesa adesso e ripete a noi le sue parole. Gesù è attuale e l’unità ha questo di bello, che lo mostra. Tanto vero che Gesù ha detto: “Che siano uno affinché il mondo creda”. E’ cosi. Ecco il Movimento ha cercato in tutti questi anni di mantener fede a questa presenza di Gesù, del Risorto in mezzo a noi. E noi attribuiamo alla sua presenza questa diffusione universale del Movimento, è lui che s’è fatto strada, è lui che ha testimoniato il cristianesimo. E allora, cosa dobbiamo fare, cosa tirare di conclusione da questa giornata? Io so come ho avuto modo in questi giorni di prendere contatti con tanti olandesi e ho ammirato una cosa che non trovo in altre nazioni: come in ogni cuore di questi olandesi c’è l’amore per l’Olanda e un grande amore per la sua Chiesa. E allora, cosa facciamo? Bisogna che questo amore diventi concreto. Allora cerchiamo di mettere la presenza di Gesù risorto nelle nostre famiglie, nelle parrocchie, dappertutto, con questo amore reciproco che era il segreto dei primi cristiani. E se c’è il Risorto cosa sarà la conseguenza? una nuova primavera, e tutto risorge. Ecco, questo è il mio augurio. E i frutti quali saranno di questa presenza di Gesù? Quelli stessi che abbiamo costatato noi quando abbiamo incominciato il Movimento: una grande gioia, pace, quelli che sono i frutti dello Spirito. Ecco, il mio augurio è questo, di partire, ma che nei vostri cuori ci sia questo desiderio: farò di tutto perché il Risorto sia in mezzo a noi! Ecco, così.» (altro…)Chiara Lubich in Olanda, marzo 1982
Assisi 2011: intervista a Maria Voce
Un’impressione al termine di questi giorni ad Assisi e a Roma. Un’impressione molto positiva. Un pensiero innanzi tutto a Giovanni Paolo II e a Chiara Lubich per la loro lungimiranza nel campo dell’apertura al dialogo. Hanno capito che valeva la pena investire in persone e in strutture per portare avanti il discorso del dialogo. Mi riferisco, in particolare, ad organismi che lavorano per questo: i vari Pontifici Consigli (per l’Unità dei cristiani, il Dialogo Interreligioso, per la Cultura, Giustizia e Pace, all’interno della Chiesa) ed i Centri che si occupano dei vari dialoghi in seno al nostro Movimento. È venuto in evidenza quanti rapporti si sono costruiti in questi anni. Questa mi sembra sia stata una novità rispetto agli incontri tenuti in passato. In questi anni ognuno ha fatto molto, anche se lì per lì poteva sembrare poco, rispetto al risultato ottenuto. In sintesi, mi pare si sia arrivati ad un punto dove ci sono delle vere relazioni di amore reciproco. Alcuni piccoli fatti significativi che tutti abbiamo notato. Quando al Patriarca Bartolomeo è caduto il libretto, il Primate della Chiesa d’Inghilterra, il Dott. Rowan Williams, si è chinato a raccoglierlo; il papa spesso sorrideva e si volgeva ora all’uno ora all’altro. Sembrano cose piccole, ma sono atti che tutti notano e danno una testimonianza. Poi, la presenza di persone di altre convinzioni non religiose. Questa era davvero una novità di sostanziale importanza, soprattutto per come l’ha presentata il papa nel senso della ricerca della verità comune. Ha sottolineato che la verità ci trascende tutti e nessuno può dire di possederla completamente. Era molto bello come lui la presentava. Questa era chiaramente una novità. Assisi 2011 non è stato solo un venirsi incontro in uno spirito di fraternità e di pace, per costruire qualcosa di bello, è stato anche un elevarsi in una ricerca che andava al di là di questo. Con Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e con Julian Carrón, attuale responsabile di Comunione e Liberazione, siete stati invitati a viaggiare sul treno del Papa con le delegazioni ufficiali. Un riconoscimento significativo per i Movimenti e le nuove Comunità ecclesiali. Come vedi il ruolo dei movimenti e, in particolare, dei laici nel dialogo? Tanti dei cardinali e dei vescovi sono venuti a ringraziarmi per i rapporti delicati e discreti che costruiamo con le persone delle diverse religioni. Era, quindi, un riconoscimento per quanto il nostro movimento ed i movimenti in genere fanno nel campo del dialogo. Ho trovato molto apprezzamento anche per come i laici conoscono le situazioni concrete e i diversi contesti e tradizioni delle religioni e dei credenti. I laici vivono più facilmente a contatto quotidiano con coloro che seguono altre fedi e, quindi, ne conoscono aspetti vitali e tradizioni. Questo può aiutare anche la Chiesa istituzionale a muoversi nei rapporti con fedeli di altre religioni. Non tutti possono conoscere tutti e tutto. Un esempio. Mi sono trovata a pranzo con un rappresentante della delegazione sikh, che non aveva timore di dire a tutti che conosce il focolare e partecipa agli incontri che esso promuove. E, come questo, molti altri. I rapporti che i movimenti hanno costruito con questi leaders religiosi venivano in evidenza in modo molto spontaneo. La gerarchia della Chiesa mi sembra ne sia molto contenta e grata. Dall’inviato Roberto Catalano (altro…)
[:ot]Kelma tal-Ħajja – Novembru[:]
[:ot]Download “Kelma tal-Ħajja” (Word of Life in Maltese)
Ġesù kien għadu kif ħareġ mit-tempju. Id-dixxipli, kollhom kburin, urewh id-daqs u s-sbuħija tal-bini. U Ġesù qal: “Qegħdin tarawh dan kollu? Tassew, ngħidilkom, hawnhekk ma tibqax ġebla fuq oħra li ma tiġġarrafx!”2. Imbagħad tela’ fuq l-għolja taż-Żebbuġ, qagħad bilqiegħda u, huwa u jħares lejn Ġerusalemm, beda jitkellem fuq il-qirda tal-belt, u fuq tmiem id-dinja. “X’se jiġri fi tmiem id-dinja?”, staqsewh id-dixxipli, “u meta se jseħħ?” Din hi mistoqsija li kienu jagħmlu anki l-ġenerazzjonijiet insara li ġew wara. Hi mistoqsija li jagħmilha wkoll kulħadd. Infatti l-ġejjieni hu misterjuż u ħafna drabi jbeżżagħna. Illum issib ukoll ’il min imurlek għand xi saħħar, u ’l min ifittex fl-oroskopju biex ikun jaf il-ġejjieni, x’se jiġri… It-tweġiba ta’ Ġesù hi ċara għall-aħħar: tmiem id-dinja għad iseħħ mal-miġja Tiegħu. Hu, is-sinjur tal-istorja, għad jerġa’ jiġi. Għalina hu Dak li jdawwal il-ġejjieni tagħna. Meta se sseħħ din il-laqgħa? Ħadd ma jaf. Tista’ sseħħ kull ħin. Infatti ħajjitna tinsab f’idejh. Hu tahielna, u Hu jista’ jeħodha lura anki ħin bla waqt, bla ebda avviż ta’ xejn. Madankollu jwissina: jekk intom tishru, tkunu qegħdin tħejju ruħkom għal din il-ġrajja. “Ishru, mela, għaliex la tafu l-jum u lanqas is-siegħa.” Qabel xejn, b’dan il-kliem Ġesù qed jgħidilna li Hu għad jerġa’ jiġi. Ħajjitna fuq din l-art għad tintemm u mbagħad tibda ħajja ġdida, li ma tintemm qatt. Illum il-ġurnata ħadd ma jrid jitkellem fuq il-mewt… Kultant nagħmlu minn kollox biex ninsewha u nintefgħu nagħmlu x-xogħol tagħna ta’ kuljum, sa ma ninsew ’il Dak li tana l-ħajja u li għad jitlobhielna lura biex idaħħalna fil-milja tagħha, f’rabta sħiħa ma’ Missieru, fil-Ġenna. Aħna lesti li niltaqgħu miegħu? Il-musbieħ tagħna se jkun mixgħul, bħal dawk ix-xebbiet għaqlin li kienu jistennew il-wasla tal-għarus? Fi kliem ieħor, inkunu qed inħobbu? Jew inkella l-musbieħ tagħna jkun mitfi, ħtija tal-ħafna affarijiet li rridu nagħmlu, tal-ferħ ta’ ftit ħin, tal-ġid ta’ din id-dinja, li nessewna l-unika ħaġa li hi tassew meħtieġa: l-imħabba? “Ishru, mela, għaliex la tafu l-jum u lanqas is-siegħa.” Kif għandna nishru? L-ewwelnett, u dan diġà nafuh, jishar tajjeb min iħobb. Bħal dik il-mara li tistenna ’l żewġha li jdum ma jasal mix-xogħol jew li jkun ġej lura minn vjaġġ twil. Kif tagħmel dik l-omm li tinkwieta fuq binha li għadu ma daħalx lura d-dar. Kif tagħmel dik it-tfajla li għandha seba’ mitt sena sa ma tiltaqa’ mal-maħbub tagħha… Min iħobb jaf jistenna, anki jekk l-ieħor idum ma jasal. Nistennew ’il Ġesù jekk aħna nħobbuh u nkunu nixtiequ ħafna niltaqgħu miegħu. Nistennewh billi nħobbu b’mod konkret, per eżempju billi naqduh f’dawk in-nies li jgħixu qrib tagħna, jew billi nimpenjaw ruħna biex nibnu soċjetà aktar ġusta. Dak li qed jistedinna ngħixu hekk hu Ġesù nnifsu li jirrakkonta l-parabbola tal-qaddej il-fidil li, hu u jistenna li jasal sidu, jieħu ħsieb il-qaddejja l-oħra u l-ħtiġijiet tad-dar. Jew inkella kif insibu fil-parabbola tal-qaddejja li, huma u jistennew ’il sidhom jasal lura, jagħmlu ħilithom biex jużaw tajjeb it-talenti li ngħatawlhom. “Ishru, mela, għaliex la tafu l-jum u lanqas is-siegħa.” Propju għaliex la nafu l-jum u lanqas is-siegħa tal-wasla tiegħu, nistgħu għalhekk nikkonċentraw aktar fuq il-jum li jingħatalna, fuq dak li nagħmlu llum, fuq il-mument preżenti li l-Providenza t’Alla qed toffrilna ngħixu. Xi żmien ilu jiena dort lejn Alla u, ħin bla waqt, tlabtU hekk.
“Ġesù,
agħmel li kliemi ngħidu
bħallikieku kien l-aħħar kliem tiegħi
fuq din l-art.
Agħmel li dak li nwettaq
ikun bħallikieku
kien l-aħħar ħaġa
li nagħmel.
Agħmel li t-tbatija tiegħi nġarrabha
bħallikieku kienet l-aħħar tbatija
li għandi x’noffrilek.
Agħmel li nitlob dejjem
bħallikieku kien l-aħħar ċans
tiegħi li nitkellem
miegħeK f’din id-dinja”.
Chiara Lubich
1 Parola di vita, novembre 2002, pubblicata in Città Nuova, 2002/20, p.7. 2 Mt 24,2.[:]
Novembre 2011
“Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”
Con queste parole Gesù ci ricorda innanzitutto che Lui verrà. La nostra vita sulla terra terminerà ed inizierà una vita nuova, che non avrà più fine. Nessuno oggi vuole parlare della morte… A volte si fa di tutto per distrarsi, immergendosi completamente nelle occupazioni quotidiane, fino a dimenticare Colui che ci ha dato la vita e che ce la richiederà per introdurci nella pienezza della vita, nella comunione con il Padre suo, nel Paradiso. Saremo pronti ad incontrarlo? Avremo la lampada accesa, come le vergini prudenti che attendono lo sposo? Ossia, saremo nell’amore? Oppure la nostra lampada sarà spenta perché, presi dalle tante cose da fare, dalle gioie effimere, dal possesso dei beni materiali, ci siamo dimenticati della sola cosa necessaria: amare?
“Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.”
Ma come vegliare? Innanzitutto, lo sappiamo, veglia bene proprio chi ama. Lo sa la sposa che attende il marito che ha fatto tardi al lavoro o che deve tornare da un viaggio lontano; lo sa la mamma che trepida per il figlio che ancora non rincasa; lo sa l’innamorato che non vede l’ora d’incontrare l’innamorata… Chi ama sa attendere anche quando l’altro tarda. Si attende Gesù se lo si ama e si desidera ardentemente incontrarlo. E lo si attende amando concretamente, servendolo ad esempio in chi ci è vicino, o impegnandosi alla edificazione di una società più giusta. È Gesù stesso che ci invita a vivere così raccontando la parabola del servo fedele che, aspettando il ritorno del padrone, si prende cura dei domestici e degli affari della casa; o quella dei servi che, sempre in attesa del ritorno del padrone, si danno da fare per far fruttificare i talenti ricevuti.
“Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”
Proprio perché non sappiamo né il giorno né l’ora della sua venuta, possiamo concentrarci più facilmente nell’oggi che ci è dato, nell’affanno del giorno, nel presente che la Provvidenza ci offre da vivere. Tempo fa mi venne spontaneamente di rivolgere a Dio questa preghiera. Vorrei ora ricordarla.
“Gesù, fammi parlare sempre come fosse l’ultima parola che dico. Fammi agire sempre come fosse l’ultima azione che faccio. Fammi soffrire sempre come fosse l’ultima sofferenza che ho da offrirti. Fammi pregare sempre come fosse l’ultima possibilità, che ho qui in terra, di colloquiare con Te”.
Chiara Lubich
1° Novembre: festa dei Santi
Lanciati all’infinito[1]
I santi sono dei grandi
che, vista nel Signor la loro grandezza,
giocano per Iddio, da figli suoi,
ogni loro cosa.
Danno senza richieder.
Danno la vita, l’anima, la gioia,
ogni terreno legame, ogni ricchezza.
Liberi e soli
lanciati all’infinito
attendono che l’Amore l’introduca
nei Regni eterni;
ma già da questa vita
sentono empire il loro cuore d’amore,
del vero amore, del solo amore
che sazia, che consola
di quell’amore che infrange
le palpebre dell’anima e dona
lacrime nuove.
Ah! nessun uomo sa chi sia un santo.
Ha dato ed ora riceve;
e un flusso interminato
passa fra Cielo e terra,
lega la terra al Cielo
e cola dagli abissi,
ebbrezza rara, linfa celeste
che non si ferma al santo,
ma passa sugli stanchi, sui mortali,
sui ciechi e paralitici nell’alma
e sfonda e irrora,
solleva e attrae e salva.
Se vuoi saper l’amore chiedilo al santo.
Chiara Lubich
Thailandia: la speranza in mezzo alle alluvioni
Più di due mesi di piogge incessanti, superiori di gran lunga a quelle previste ogni anno, stanno flagellando laThailandia e circa otto milioni di persone. Le province più colpite sono quelle di Ayutthaya, Pathum Thani e Nakhon Sawan, dove il livello d’acqua ha superato i quattro metri di altezza. Alcuni membri dei Focolari che abitano a Bangkok, ci scrivono: «Le conseguenze di quanto è successo sono sotto gli occhi di tutti: interi villaggi evacuati, zone industriali invase dall’acqua con la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro, scuole chiuse per un periodo indeterminato. Ci vorranno anni per recuperare quanto abbiamo perso». Ma anche in questa drammatica situazione accadono fatti che parlano di una speranza ancora possibile, di una voglia di rinascita più forte del dolore. Così continuano a scrivere da Bangkok: «Quello che nessuno s’aspettava, almeno in queste dimensioni, è l’amore concreto, l’aiuto che tantissima gente sta dando a chi soffre. Una reporter della CNN ha definito “un incredibile effetto sociale” quello che sta accadendo in Thailandia. Ed è così. Tutti si aiutano, tutti cercano di fare qualcosa per chi è stato colpito; migliaia di volontari hanno lavorato 24 ore su 24 per preparare 1.200.000 di sacchi di sabbia che servono a riparare o alzare gli argini di alcuni importanti canali nelle zone di deflusso. Chi ha lavorato erano in maggioranza giovani, i quali hanno voluto dare il loro contributo per salvare ciò che era salvabile». L’opera dei Focolari per portare aiuti materiali, spirituali e morali, fa parte di questo lavoro comune che coinvolge tutto il Paese, incoraggiando esperienze di fraternità che rendono credibile ogni speranza. Fra le tante testimonianze che stanno arrivando in redazione, abbiamo scelto quella di S.C., docente universitario, che così racconta: «Ho cercato di capire con i miei studenti cosa fare per le vittime dell’alluvione. I ragazzi si sono consultati e hanno deciso di raccogliere soldi avvicinando la gente per strada, salendo sui treni. Ci voleva un po’ di coraggio, eppure…Una ventina di loro si sono invece dati appuntamento davanti ai grandi magazzini, muniti di cartelloni, una scatola e due chitarre. Sono tutti giovani buddisti convinti dell’ importanza di fare del bene agli altri. Li ho incoraggiati a vivere prima di tutto la fraternità fra di loro, offrendo difficoltà e stanchezze per il bene del Paese. La raccolta ha superato le aspettative, 17.700 bath, una grossa somma per la nostra economia. Ma soprattutto ha contribuito ad allargare i cuori dei ragazzi sui bisogni degli altri. Questo loro impegno sta continuando a dare i suoi frutti». (altro…)
Spiritualità dell’unità: Unità

A Fiera di Primiero nei primi tempi del Movimento dei Focolari

Chiara Luce Badano: una santità 2.0
È passato un anno dalla sua beatificazione, vissuta da più di ventimila giovani presenti a Roma per l’occasione, e da molti altri che l’hanno seguita in diretta da tutte le parti del mondo. Oggi sono tanti che vogliono conoscerla e imitarla. La forte testimonianza di Chiara Luce Badano, la gen di Genova (Italia) che la Chiesa ha riconosciuto beata, sembra aver fatto tornare di moda la santità. I suoi “diciannove anni pieni di vita, di amore, di fede”[2 ( Papa Benedetto XVI), risveglia in tanti giovani – e non solo – il desiderio di spendere la vita per cose grandi. Scoprono che la santità può essere vissuta nel quotidiano. “Chiara Luce ci ha insegnato che anche noi possiamo amare sempre e incondizionatamente”. Questa è una delle impressioni raccolta in Brasile, in una delle tante serate che, anche attraverso il Musical “Life Love Light”, si sono moltiplicate nel mondo: dall’Italia alla Spagna – durante la GMG – e ad altri paesi europei; dal medio Oriente all’Asia; arrivando poi, alle Americhe, all’Australia e a diverse nazioni dell’Africa. Innumerevoli le richieste ai genitori, Maria Teresa e Ruggero Badano, di raccontarne la storia. Ognuno la sente viva, una persona con la quale si può stabilire un rapporto. Ma, come bene si esprime una giovane: “Chiara Luce mi ha insegnato una cosa molto forte: non posso farmi santa da sola, dobbiamo essere santi insieme.” E Chiara Lubich, la fondatrice dei Focolari così si esprimeva presentando la splendida figura di questa giovane beata: “Il fine del Movimento dei focolari è quello di cooperare con la Chiesa a realizzare il testamento di Gesù ‘che tutti siano uno’. Chiara Luce aveva scoperto già da piccolina che i dolori erano perle preziose che andavano colte con predilezione lungo le giornate…. Per cui con Gesù ha vissuto, con Lui ha trasformato la sua passione in un canto nuziale. Sì, Chiara Luce è una gen realizzata, testimone coerente del nostro ideale già maturo in lei a 18 anni.” La sua storia viaggia usando tutti i mezzi: oltre 30.000 copie del libro “Io ho tutto” e oltre 15.000 di “Dai tetti in giù” editi in varie lingue. Sono migliaia, poi, le copie di DVD e CD musicali sulla sua vita e sulla festa di beatificazione. Ma è soprattutto su internet che si manifestano quanti la conoscono, oppure la scoprono nelle circostanze più impensate, e vogliono vivere come lei. La sua pagina su Facebook conta numerosi fans che interagiscono, inserendo posts, commenti, foto, condivisioni. Il sito “Life Love Light” è diventato un punto di riferimento per tanti che vogliono comunicare la propria scoperta del perché della vita di Chiara Luce e della sua felicità come lei stessa lo ha espresso nelle ultime parole: “Mamma, ciao. Sii felice perché io lo sono”.
Ulteriori informazioni e foto gallery: Area Stampa Canale ufficiale su You Tube: http://www.youtube.com/user/ChannelChiaraLuce